Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare

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Martina248 Opinione inserita da Martina248    26 Dicembre, 2020
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Vola solo chi osa farlo!

Poco prima di spirare, una povera gabbianella, impregnata di petrolio, scongiura un gatto pelandrone, affidandogli il compito più importante, un compito vitale per la sua piccola cucciola, che non avrà opportunità di vedere: quello di accudirla e di insegnarle l’arte del volo. Parrebbe una beffa: un gatto che insegna a volare. Invece questo libro è una storia densa di significato: pullula di solidarietà, di incontro del diverso, ma anche di libertà e di coraggio.

Mi sono accostata a questo testo e, devo ammetterlo, a questo autore, solo ora, a vent’anni, e me ne dispiaccio perché sono convinta che questa favola moderna sarebbe tanto piaciuta alla me bambina.
Però, al tempo stesso, questi anni in più mi hanno permesso di vedere questo libretto in un’altra luce: mi hanno permesso di cogliere quei rimandi letterari in questo contesto fiabesco, tra cui il simpatico gatto Diderot, tramite cui Sepùlveda pare strizzare un occhio al lettore adulto.
E non manca nemmeno una rilettura su un tema, oggi a noi purtroppo caro: quello dell’inquinamento e degli uomini-distruttori che “Spesso con le migliori intenzioni causano i danni peggiori”. Eppure Sepùlveda lo fa senza pesantezza. Enzo Biagi diceva: “Le verità che contano, i grandi principi, alla fine, restano sempre due o tre. Sono quelli che ti ha insegnato tua madre da bambino”. Parafrasandolo, potremmo dire che le verità che conosciamo da bambini sono quelle che più si imprimono nel nostro essere e nella nostra forma mentis: per questo è tanto importante far conoscere la lettura fin da piccoli e, per questo, questo libro è così prezioso.
Ma ciò non preclude una rilettura da “grandi”. Leggere questo libretto, mi ha ricordato il piacere smodato per la narrazione proprio dei bambini, l’immaginazione che negli anni spesso langue. Ma mi ha anche divertito con il suo tono ironico e al tempo stesso sincero. Mi ha fatto tornare voglia di volare, proprio come la gabbianella. E non è proprio il poter tornare a volare, sognando, il proprium di ogni libro?
Consiglio di cuore questa storia a chi vuole riscoprirsi bambino, cullato dalla narrazione prima di tornare ai sogni della notte.

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Liv Opinione inserita da Liv    21 Giugno, 2020
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Un sorso di dolcezza

Questo libro abita nella mia libreria da chissà quanti anni e non capisco perché non l’avessi ancora letto, avrò forse pensato di essere troppo grande per una favola dal sapore esopico o che per un libretto così esile avrei sempre avuto tempo, un giorno.
Menomale che poi nella vita dei lettori arrivano quei momenti in cui si desidera solo un sorso di dolcezza e ci si rivolge agli amati scaffali cercando una poesia di Salinas, una striscia di Quino con Mafalda e Nando, una favola…
È così che finalmente è avvenuto l’incontro tra me e “Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare” di Sepùlveda.

Sono stata molto indecisa se classificare questo gioiellino della letteratura cilena come romanzo breve o racconto lungo, ma ho infine capito che la definizione migliore è poesia in prosa.
Ha una brevità, una scansione in capitoletti che paiono strofe, una pregnanza di significato che l’esperienza di lettura assomiglia molto di più a quella permeante di un componimento poetico che a quella avvolgente di un romanzo.
Leggi e pensi, pensi e senti, sorridi e ti intristisci profondamente, ogni poche parole una corda della tua anima si mette a vibrare, a volte amplifica il suono della precedente, a volte con essa si accorda, altre volte segna un controcanto o una distonia.

Si tratta di una piccola storia che dura un piccolo tempo eppure ci mette di fronte a grandi tematiche universali: c’è solo un gatto che cova, svezza e accudisce per qualche giorno una pulcina di gabbiano orfana finché lei non volerà via eppure si parla di ambientalismo, convivenza fra le specie viventi, rispetto per il diverso, rifiuto dei pregiudizi, genitorialità di fatto, fiducia nell’esperienza dei vecchi e nella cultura dei saggi, contrasto alle prepotenze, al body shaming e all’omofobia, potenza della collaborazione e dell’unità di intenti, sostegno alla costruzione dell’autostima dei giovani e alla loro ricerca del proprio posto nel mondo.

Gli animali della storia, armati di senso dell’onore e di lealtà, profonderanno un grande impegno per raggiungere il lieto fine ma l’apporto risolutivo è affidato dall’autore alla capacità artistica umana e in particolare ad una poesia.

E con questo chiudo il cerchio: cercavo un po’ di poesia e ho trovato un libro poetico che celebra la Poesia.

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Pelizzari Opinione inserita da Pelizzari    25 Mag, 2020
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Il suo più bel volo

Con le sue storie, con protagonisti gli animali, parla ai bambini, agli adulti, al mondo. Smuove i più buoni sentimenti. Riconduce ai veri valori della vita. L’amicizia. La lealtà. Il rispetto. Il valore di una promessa. Il gatto nero protagonista, un po’ cicciotto, è un animale buono e di nobili sentimenti. Una gabbiana color argento gli atterra improvvisamente sul balcone, dove muore per colpa dell’uomo, perché la peste nera, ovvero il petrolio che si è attaccato alle sue ali, non le permette più di volare. Fanno in tempo a stringere una promessa che sa di continuità, di vita, di gioia. E’ emozionante il modo in cui il gatto diventa “mamma” della piccola gabbianella, come la protegge, come l’aiuta a crescere. L’autore umanizza gli animali e dimostra una grande sensibilità. Anche nel suo stile espressivo veste su di loro espressioni tipicamente umane, che fanno sorridere nel leggere le sue storie. La gabbianella alla fine impara a volare, vince le paure che la bloccano e vola, come sa fare solo chi osa farlo. Anche Sépulveda è volato via. Ma continueremo a leggere le storie dei suoi animali provando una piccola stretta, che sarà quella che ci riporterà sempre alla parte più vera e più bella di noi stessi.

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cesare giardini Opinione inserita da cesare giardini    10 Mag, 2020
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Vola solo chi osa farlo.

Una bellissima favola, commovente, che vorrei leggere ai miei nipotini per far loro comprendere il senso della vita, la tolleranza verso tutti e la coraggiosa capacità di affrontare le avversità. E’ la storia di una gabbiana scivolata in un mare impregnato di petrolio (siamo alla foce dell’Elba, nei pressi di Amburgo): prima di morire, riesce a deporre un uovo, che verrà preso in custodia da un gattone nero, Zorba, e da alcuni suoi compari, gatti del porto, una combriccola affiatata che, dopo aver dato degna sepoltura al volatile defunto, decidono solennemente di provvedere al nascituro, che sarà femmina e verrà chiamata Fortunata. La neonata chiama mamma il gatto che si è preso la briga di covarla, si affeziona al gruppo, soprattutto a Zorba, che riesce a proteggerla, in casa e nei locali del porto, da pericoli e dalla fame di gattacci sbandati. Ma ecco il momento decisivo: bisogna insegnare alla gabbianella l’arte del volo e chi può dare consigli meglio di Diderot, gatto saggio, e della sua poderosa biblioteca (ovvio!) in più volumi. I tentativi falliscono, resta un’ultima opzione: consultare un famoso Poeta, parlargli nella lingua degli uomini (Zorba conosce tutte le lingue!), sapendo però di infrangere un ancestrale tabù. E così avviene. Il Poeta ( che”vola con le parole”) legge al gattone alcuni versi di una poesia di Bernardo Atxaga, il maggior scrittore basco vivente, versi che esprimono tutta la struggente “umanità” dei gabbiani: “… ma il loro piccolo cuore … per nulla sospira tanto come per quella pioggia sciocca che quasi sempre porta il vento, che quasi sempre porta il sole”. E in una notte piovosa, dalla cima del campanile della Chiesa di San Michele, al cospetto degli amici gatti e del Poeta, la gabbianella spiccherà finalmente il volo, librandosi felice nel cielo piovoso della notte amburghese. E qui un lettore sensibile non può non essere colto da un brivido di commozione.
Commozione ed emozione per la favola bella che Sepulveda ci ha regalato, un lungo racconto che riesce a toccare le corde profonde dell’animo umano. Un racconto su storie di animali che insegna tante cose anche a noi umani. In primis ci ammaestra che non bisogna temere la diversità, cercando di andare d’accordo anche e soprattutto con chi non è come noi: il gattone Zorda e la timida gabbianella sono un pratico esempio. Ci educa anche sul comportamento nei confronti di alcune specie di animali, che, quando assumono caratteristiche particolari, vengono ghettizzati o sfruttati : vedi i pappagalli parlanti chiusi in gabbia, certi animali esibiti nei circhi o negli zoo, i delfini costretti a fare i pagliacci nelle piscine. Infine un grande mònito: non avere paura di sperimentare o affrontare l’ignoto, e la gabbianella è un esempio per tutti, umani compresi. “Vola solo chi osa farlo”, miagola Zorba, con le lacrime dell’addio che annebbiano i suoi occhi gialli “di gatto nero, grande e grosso, di gatto buono, di gatto nobile, di gatto del porto”.
Da leggere senz’altro, e, per chi l’ha già letto, da rileggere, per riflettere e capire.


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"Storia di un cane che insegnò a un bambino la fedeltà", "Storia di una lumaca che scoprì l'importanza della lentezza", e "Storia di un gatto e del topo che diventò suo amico" dello stesso Autore.
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Opinione inserita da EC_Shivers'    14 Marzo, 2017

Una bellissima favola

La favola è da sempre contenitore di verità; lo sapevano anche le civiltà più antiche, che affidavano a miti e leggende i loro valori, perché potessero essere tramandati in eterno. Attraverso l’artificio di una favola, in cui i protagonisti sono spesso animali, si può infatti raccontare la realtà in modo del tutto naturale e diretto, arrivando al cuore di chi legge, o perché no, di chi ascolta.

Sepúlveda, in questo libro, si mostra consapevole del potere delle favole e ce ne regala una bellissima, che scalda il cuore e ci insegna a superare il pregiudizio della diversità, a rispettarci gli uni gli altri, e a lottare per ciò che si ama.

La gabbiana Kengah, sorvolando con il suo stormo la foce dell’Elba, nel mare del Nord, si tuffa per pescare delle aringhe, ma finisce in una macchia di petrolio. Trascinandosi a fatica, riesce ad atterrare ormai in fin di vita sul balcone del gatto Zorba, al quale strappa tre importanti promesse: di non mangiare l’uovo che sta per deporre, di averne cura e di insegnare a volare al piccolo che nascerà.

Alla morte di Kengah, il timoroso Zorba, che mai si sarebbe aspettato una cosa del genere, cova con premura l’uovo, ed una volta schiuso, presenta la neonata gabbianella alla particolarissima comunità felina del porto di Amburgo, che la accoglie con generosità. Ogni gatto amico di Zorba ha una sua personalità ed un carattere ben delineato, che si rivela già nel nome: Diderot, ad esempio, è l’intellettuale del gruppo ed è pratico di enciclopedie, Colonnello è colui a cui spetta sempre l’ultima parola, Bubulina è la gatta bianca di cui tutti sono innamorati.

Ma come può un gatto insegnare a volare? Zorba deve mantenere la terza promessa, ma per farlo avrà bisogno dell’aiuto di tutti, non solo dei suoi amici felini, ma anche dell’uomo.

Il grande scrittore cileno, in questa storia apparentemente semplice ed ingenua, tocca i temi a lui più cari: l’amore sconfinato per la natura e il dovere di difenderla, la generosità disinteressata, e la solidarietà, anche (e soprattutto) fra «diversi». Un storia quindi che ben si adatta al mondo di oggi, dove troppo spesso si dimenticano i sentimenti. Grazie al coraggio e all’amore, invece, si possono compiere miracoli; grazie alla solidarietà persino un gatto può insegnare ad una gabbianella a volare.

Lo stile di Sepúlveda vi colpirà per la sua essenzialità; c’è infatti chi di lui ha detto: “sa essere lirico, pur mantenendosi essenziale; crede nella parola e non ha paura di usarla”, e questa credo sia una dote molto rara in uno scrittore. Se è vero che leggere aiuta a crescere (e io sono fermamente convinta che lo sia) questo è un libro che riesce a far crescere non solo i bambini, che imparano da esso l’amore per la natura e il rispetto degli altri, ma anche gli adulti, che se osservassero più spesso il mondo con la semplicità e la spontaneità dei bambini, riuscirebbero a fare grandi cose.

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kiko Opinione inserita da kiko    01 Dicembre, 2014
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Impariamo a volare! Superiamo le diversità!

Una storia che vede protagonista la gabbiana Kengah che, dopo un tuffo nel Mare del Nord alla ricerca di cibo, si ritrova imprigionata in una macchia di petrolio.
Con uno sforzo immane, riesce a spiccare il volo e a raggiungere Amburgo, ndove precipita su di un balcone.
Quì incontra un grosso gatto nero, di nome Zorba, a cui affida in punto di morte il suo uovo, strappandogli la promessa che lo avrebbe covato, si sarebbe preso cura del piccolo e infine, cosa più difficile di tutte, gli avrebbe insegnato a volare!
Così ha inizio una storia bellissima e commovente, che ci porta a riflettere sull'inquinamento ambientale, sull'importanza di una promessa, ma sopratutto su come l'accoglienza, la solidarietà e l'aiuto reciproco possano davvero fare miracoli, attraverso il coraggio e l'amore si può superare qualsiasi diversità permettendoci di "imparare a volare".
"E' molto facile, sai, accettare chi è uguale a noi, ma con chi è diverso è molto difficile.Tu sei una gabbiana e devi seguire il tuo destino di gabbiana.
Devi volare!
Quando ci riuscirai sarai felice.
I tuoi sentimenti verso di me ed i miei verso di te non cambieranno, anzi saranno più belli, più genuini e più forti e testimonieranno che esiste l'affetto tra esseri completamente diversi".

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Bruno Elpis Opinione inserita da Bruno Elpis    03 Luglio, 2014
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Genesi di una favola

Luis Sepulveda rivela la genesi de “La gabbianella e il gatto” in “Un’idea di felicità”, un saggio scritto dallo stesso scrittore cileno con Carlo Petrini.
“Andai alla biblioteca pubblica per prendere i libri che i miei figli dovevano leggere per quel trimestre… erano libri per piccoli idioti… non contenevano alcun valore…”
La reazione di Sepulveda è orgogliosa: “Voglio scrivere qualcosa per condividere con i piccoli lettori, con questa umanità di pochi anni, i valori che sono importanti per me… Così è nata la mia prima favola, Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare, che è diventata una sorta di libro generazionale…”
L’obiettivo dichiarato dell’opera: “Una storia scritta per raccontare valori, tra cui il dovere che abbiamo tutti, di proteggere chi è più debole di noi… E un altro valore fondamentale, ovvero il rispetto verso chi è diverso, la capacità di vivere gioiosamente la diversità della vita e del mondo, senza averne paura.”

La storia della gabbiana morente, perché contaminata da una macchia di petrolio, che affida al gatto Zorba il compito di covare il suo uovo e quello ancor più improbo di insegnare a volare al pulcino, è ampiamente nota anche grazie alla trasposizione cinematografica in cartoon.
Dopo la rilettura della favola, ho compiuto quest’operazione: ho spigolato tra le notizie di cronaca di un quotidiano on line e ho individuato i seguenti titoli (si riferiscono al 3/7/2014, giorno in cui ho scritto questo commento):
1) California: figlio undicenne autistico viveva in gabbia, arrestati i genitori.
2) Meriam: «Ho partorito in catene». La figlia forse non potrà camminare.
3) Una app per scoprire la Milano «gay friendly»: l’applicazione, ideata da quattro startupper, si potrà scaricare dal sito del Comune.

Se l’opera di Sepulveda è giunta alla “sessantatreesima ristampa”, ci sarà un motivo, vero?

Bruno Elpis

“Zorba rimase sul balcone, accanto all’uovo e alla gabbiana morta… Si sentiva ridicolo… Pensava a quando lo avrebbero preso in giro i due gatti rissosi se per caso l’avessero visto. Ma una promessa è una promessa, e così… si addormentò con l’uovo bianco a macchioline azzurre ben stretto contro il suo ventre nero.”

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Pia Sgarbossa Opinione inserita da Pia Sgarbossa    23 Ottobre, 2013
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SE CREDI IN ME ... IO OSO...E SPICCHERO' IL VOLO !

Una storia tenerissima...dolcissima...bellissima.
Immaginate una gabbianella ferita e un gattone nero...a cosa pensate?
Beh io prevedo già che sarà sicuramente la fine per la povera gabbianella, se non sarà veloce a scappare via ... a volare via.
E invece no...la parola d'ordine di questo racconto è : OSARE !
PROVARE CIO' CHE GLI ALTRI NEANCHE POSSONO IMMAGINARE!
E così assistiamo alla capacità di saper morire per amore...alla solidarietà tra diversi, ma tanto diversi eh?...al saper promettere una cosa assurda...alla totale volontà di voler mantenere una promessa...per giungere ad osare persino di volare.
L'autore sa andare oltre la logica e lo scontato succedersi degli eventi in natura...regalandoci regole naturali più intime e belle , che possono essere colte , catturate e lette da animi attenti e sensibili...
...e come un poeta che osa volare con le parole...anche lui osa , ma lo fa in modo talmente semplice da poter essere capito da tutti...coloro che sono pronti e desiderano capire che :
l'amore non ha confini, è un sentimento talmente nobile che può prendere qualsiasi strada...qualsiasi direzione...andare ovunque...sempre...tra tutti; l'amore non si ferma anche quando incontra ostacoli,che non ascolta la zizzania che inevitabilmente tenta di bloccarlo...No! Niente e nessuno fermerà l'amore autentico...è bellissimo crederci...e anche se fosse un sogno...non sarà bello aver vissuto credendoci? In cambio cosa si riceverà? Più coraggio e tanta forza per affrontare ogni momento di vita...che merita sempre di essere vissuta fino in fondo .
"I sentimenti saranno più intensi e più belli , perché sarà l'affetto tra esseri completamente diversi"...un nuovo amore inventato.
Un libro che invita a buone riflessioni.
Viene affrontato anche l'argomento dell'inquinamento ambientale; si parla del male inferto dall'uomo alla natura; si fa riferimento all'amore materno che come asseriva Lorenz, viene spontaneo da subito anche tra esseri diversi.
E' un libretto che merita sicuramente di essere letto da grandi e piccini...un libro per tutti!
Buona lettura .
Pia

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Opinione inserita da Cristina    27 Settembre, 2013

Un libro che insegna

Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare è un libro di Luis Sepùlveda. Molto conosciuto anche per il cartone animato “La gabbianella e il gatto” ispirato proprio dal libro.
L'autore si rivolge principalmente ad un pubblico di più piccoli, ma sicuramente l'intera storia ha molto da insegnare anche ai più grandi, che spesso hanno minor sensibilità dei bambini.
In molti conoscono la storia, quindi farò una breve sintesi, ovviamente non rivelando nulla del finale.
La gabbiana Kengah mentre si rifocilla di pesce nel mare viene investita dal buio, dal terrore del mare: il petrolio. La gabbiana cerca di far di tutto per ripulirsi e riprendere a volare, ma le è impossibile, così contando sulle sue ultime forze decide di affidare il suo uovo ad un gatto, al quale prima di morire gli strappa tre promesse solenni: di non mangiare l'uovo, di averne cura e, infine, di imparare a volare al piccolo che nascerà.
Ma come può un gatto far volare un gabbiano?
Così inizia l'intera storia, che vede protagonisti il gatto nero Zorba e la gabbianella Fortunata. Dovranno affrontare diverse avventure, ma per fortuna non sono soli. Soprattutto per mantenere la terza promessa Zorba dovrà ricorrere all'aiuto di tutti i gatti del quartiere e soprattutto, all'aiuto di un uomo.
L'autore utilizza un linguaggio molto semplice, proprio per poter essere compreso anche dai più piccoli, con dialoghi brevi. Riesce anche ad inserire momenti di suspance, che riescono a tenere con il fiato sospeso i bambini.
Ovviamente, si può leggere in brevissimo tempo. E mi sento di consigliarlo a tutti i lettori, di tutte le età, soprattutto se avete voglia di una lettura leggera e breve.
Con una storia molto semplice Luis Sepùlveda riesce a toccare e a parlare di temi davvero importanti: l'amore per la natura, la generosità disinteressata e la solidarietà, anche fra “diversi”.

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Nadiezda Opinione inserita da Nadiezda    27 Settembre, 2013
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Zorba e la gabbianella Fortunata

Lo so benissimo che si tratta di un libro per bambini, ma è una storia così bella che ogni volta che la rileggo mi fa tornare bambina come per magia.
Attraverso le parole dell’autore conosciamo la storia della sfortunata Kengah, una gabbiana che è andata incontro alla maledizione dei mari, una macchia di viscido petrolio.
Prima di esalare il suo ultimo respiro però è riuscita ad affidare il suo uovo al gatto Zorba e si è fatta promettere che non l’avrebbe mangiato e che avrebbe insegnato al pulcino la nobile arte del volo.
Zorba farà da mamma adottiva alla piccola gabbiana allo stesso tempo però incontrerà parecchie difficoltà, si sa che per un felino un pulcino può essere un delizioso bocconcino, ma questo gatto è diverso e cercherà in tutti i modi di portare a termine l’impegno preso.
Si tratta di una storia dolcissima scritta con estrema semplicità.
La povera Kengah ha perso la vita per colpa del disinteresse dell’uomo verso la natura, ma è riuscita a trovare un gatto d’animo buono che le accudisse la sua piccina.

Che altro dire?
È un libro che voglio consigliare a tutti anche se si tratta di una storia per i più piccini.

Buona lettura!

“Nella tua vita avrai molti motivi per essere felice, uno di questi si chiama acqua, un altro si chiama vento, un altro ancora si chiama sole ed arriva sempre come ricompensa dopo la pioggia.”

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Morena V Opinione inserita da Morena V    02 Novembre, 2012
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ZORBA E FORTUNATA

E’ realmente esistito un gatto grande, grosso e nero di nome Zorba. Era il gatto della famiglia Sepulveda quando l’autore abitava in Germania. Un viaggiatore, amante del mare, un amico fedele che accompagnava lo scrittore anche durante la stesura delle sue opere e la cui morte è stata raccontata con amore e dignità in un altro racconto (questo per segnalare quanto Luis ci tenesse).
Zorba aveva un cuore grande – dice Sepulveda, quindi quale miglior protagonista per una favola moderna come questa ? Una favola semplice perché rivolta ai ragazzi (e allora che senso avrebbe scrivere come Eco ?), ma utile anche agli adulti. I primi lettori de “La gabbanella e il gatto che le insegnò a volare” sono stati proprio i figli dell’autore, che hanno elargito le loro critiche e i loro consigli per migliorare il testo. A me questa semplicità piace, anche perché è ricca di spunti. Sepulveda ci parla della natura calpestata dall’uomo: la madre di Fortunata (la gabbianella della storia) muore a causa dell’inquinamento, qui descritto per una volta dal punto di vista delle vittime. Cosa può provare un gabbiano ricoperto di petrolio? Lo scrittore cerca di immaginarlo. C’è poi il tema della tolleranza: il diverso viene accolto, ci si dà da fare per comprenderlo, infatti la comunità dei gatti del porto si prende cura di Fortunata e scomoda addirittura l’Enciclopedia per insegnarle a volare. Non meno importante è il discorso sulla lealtà: Zorba promette tre cose alla madre di Fortunata e le mantiene tutte. Il grande gatto nero è un predatore, per lui sarebbe facile, anzi normale, mangiarsi la gabbianella (tanto la madre è morta), eppure sceglie la strada più impegnativa, sceglie di sovvertire le regole del conformismo, sceglie la sfida. Mi sembra un messaggio interessante per i ragazzi in un mondo come il nostro dove vince sempre il più furbo e non il più onesto. C’è il coraggio di essere sé stessi: Fortunata è convinta di essere un gatto perchè è nata tra i gatti e da loro viene accudita, ma Zorba sa che non è giusto e la spinge a cercare la sua vera natura, anche se ciò significa osare, come del resto ha osato Zorba fin dall’inizio del racconto.
Credo che una delle morali possibili per questa storia sia accettare e rispettare la diversità, propria e altrui.
Ecco ciò che leggo ogni volta che prendo in mano questo libro, se questa è semplicità, allora ben vengano storie semplici come questa. E magari speriamo che riescano a far crescere degli Zorba e delle Fortunata anche tra gli uomini.

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rondinella Opinione inserita da rondinella    12 Mag, 2012
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sei Fortunata quando trovi qualcuno che ti capisce

È un libro semplicissimo.
Stile elementare, linguaggio senza alcuna ricercatezza, contenuti improbabili.
Il classico libro per bambini per intenderci.
Io però l'ho letto adesso, alla veneranda età di diciassettenne, perché da piccola nessuno me la lesse, ma dovetti accontentarmi del cartone (molto bello tralaltro).
Ebbene, a me questo Sepuvelda così 'leggero' è piaciuto, perché tramite questo suo modo estremamente sintetico di descrivere le cose ha voluto insegnare ai suoi figli ( a cui l'opera è dedicata) e anche a noi, che aiutare chi è diverso è diventata un'occasione per arricchirsì dentro, per imparare nuove cose, per essere buoni.
Un gruppo di anonimi gatti che, invece di infischiarsene o mangiarsi l'uovo da cui sarebbe nata la dolce e ingenua Fortunata, decidono all'unanimità di crescerla forte, bella e... gabbiana.
Contro pregiudizi, tabù e incomprensioni, l'autore ha voluto narrarci la storia incredibile di un grosso gatto nero che aiuta una gabbianella a diventare se stessa, ciò che vuole essere.
Sono sicura che la storia acquisti più valore se invece di avere come protagonisti gli animali ci fossero le persone; o gli uomini stanno dimenticando come prendersi cura di chi ne ha bisogno?
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mixo Opinione inserita da mixo    04 Agosto, 2011
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Da leggere con gli occhi di un bambino

Un libro brevissimo eppure dolce e denso di attimi intensi. La storia della gabbianella che in punto di morte affida ad un gatto il suo uovo, chiedendogli di prendersene cura e di aiutarlo a volare potrebbe sembrare più adatta ad un bambino che ad un adulto. Certo la mia prima lettura, quella di tanti anni fa mi aveva trasmesso emozioni molto diverse oltre ad un po’ di commozione, quella di oggi mi rallegra nel riscoprirmi ancora capace di apprezzare un messaggio forse ovvio che vede nel superamento delle barriere fisiche, nell’accettazione delle diversità e nel rispetto degli altri, la strada per imparare a volare o a non smettere di farlo.

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kiki44 Opinione inserita da kiki44    14 Febbraio, 2011
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La gabbianella e il gatto

Sono pochi i libri che mi hanno colpito come mi ha colpito questo, l'ho letto che avevo 12 anni e ancora adesso ne conservo imperituro il ricordo, specialmente dell'ultima scena che lessi con le lacrime che mi calavano sulle guance:la pioggia che batte, il campanile e la paura della gabbianella che si tramuta in gioia quando questa finalmente si lascia andare e ...vola.
Riletto con un ottica da adulto può sicuramente risultare ingenuo e semplicistico, ma i temi importanti che lo rendono un incantevole racconto di formazione ci sono tutti: l'aiutare chi è in difficoltà, l'accettazione del diverso, il rispetto dell'ambiente; ma c'è anche un altro tema che all'epoca della prima lettura non colsi e che invece colgo bene adesso: la metafora del volo come raggiungimento dell'età adulta;la gabbianella una volta diventata grande, dopo molte difficoltà, impara a volare abbandonando anche la paura che il distacco dalla famiglia porta con sé.
Per la me bambina è stato un libro magico, e la sua riapertura in occasione di questa recensione ha fatto riaffiorare intatti la commozione e l'incantamento provati allora; da leggere anche se non avete 12 anni!

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Storie di animali e altri viventi di Asor-Rosa
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barch76 Opinione inserita da barch76    13 Febbraio, 2011
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Vola solo chi osa farlo

E’ difficile recensire un libro poco più lungo del suo titolo,e che in esso descrive tutta la trama,ovvero il gatto che insegnò alla gabbianella a volare,non ci vuole neppure tanto a dedurne il significato,ovvero che con l’amicizia,la dedizione,il superamento delle diversità si può volare,superare ostacoli a prima vista insormontabili. Impossibile scrivere altro,senza riscrivere la trama,lo si legge in un’oretta e mezza,il messaggio e importante e profondo,niente da dire,ma perché non metterci un po’ più di impegno. Lo stile e povero e asettico,probabilmente un libretto delle scuole elementari ha testi più complessi e strutturati. Un bambino di dieci anni avrebbe saputo far di meglio.Va bene che ti chiami Sepulveda però.....

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