Shantaram Shantaram

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Jaeger Opinione inserita da Jaeger    27 Luglio, 2022
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Lungo, lento e prevedibile

Come molti altri all'inizio la mole del libro mi ha un po' spaventato. L'ho preso per via delle tante recensioni positive ma l'ho messo da parte a lungo prima di iniziarlo.
A differenza di altri però non l'ho trovato così scorrevole, soprattutto la prima metà l'ho letta un po' a fatica. Se non ci fosse stato un personaggio molto divertente (Prabaker) a fare da spalla al protagonista probabilmente avrei persino gettato la spugna. La seconda metà invece scorre più liscia, finalmente si riescono a memorizzare i nomi dei tanti personaggi e si è più dentro la storia. La parte migliore è senza dubbio l'ambientazione, un'India affascinante e assolutamente ben descritta.

Sulla trama ho provato un po' di scetticismo dall'inizio alla fine, dovrebbe essere un libro autobiografico ma trovo impossibile che tutto quello che viene raccontato sia veritiero... è un continuo susseguirsi di sfighe terribili e incredibili colpi di fortuna, e tutti coloro che incontra il protagonista casualmente avranno un ruolo chiave per aiutarlo in futuro.
E comunque bastava la metà delle pagine per raccontare tutto, togliendo i continui discorsi filosofici ripetitivi. La sola "teoria della tendenza alla complessità dell'universo" viene ripetuta svariate volte, potrei recitarla a memoria. Persino un orso e i suoi due domatori sono una piccola saga a puntate all'interno del libro, a dir poco superflua.
Nonostante tutto ciò, quando si arriva alla fine il finale è ben poco conclusivo, quasi un nuovo inizio che lascia un po' sospesi e perplessi.

Il secondo problema per me, oltre alla lunghezza, è che quelli pensati come colpi di scena della trama in realtà sono davvero telefonati, tutti molto prevedibili. In particolar modo quelli riguardanti Karla (personaggio a dir poco insopportabile), Abdel Khader Khan, Madame Zhou e Abdullah.
Mi spiace dirlo ma per me il romanzo non è stato niente di memorabile, è tutto "troppo".
Non è una brutta lettura e non è certamente scritto male ma davvero non mi sentirei di consigliarlo.

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C.U.B. Opinione inserita da C.U.B.    31 Agosto, 2021
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Vivere...e sorridere dei guai

Shantaram è il nome indiano che gli hanno attribuito, uomo di pace, significa.
Eppure, avvinghiandoci alla lunga avventura che è la vita dell’australiano più indiano mai esistito, non pace ma tormento scopriamo scorrere nelle sue vene. Il supplizio di colpe mai sanate, di rimpianti mai sopiti, di efferate umiliazioni mai superate, sofferenze mai cicatrizzate e una fame atavica di redenzione. La forza di Linbaba si riversa nella sua lealtà e nel coraggio di donarsi ai più deboli. E scelte sbagliate per il motivo giusto.
In un racconto di eventi, ma anche di afrori e di colori, di sentimenti e di passioni, l’India di Roberts si pressa fra i denti, e stringendo il morso non sono solo parole che si spremono dalle sue carni.
E’un paese di corruzione e violenza, di fame e sporcizia, di odori nauseabondi e profumi esotici, di concretezza e spiritualità, ma soprattutto nucleo della bellezza del vivere indefesso.

Lo vedi quel sorriso irresistibile di Prabaker, nonostante le difficoltà di una vita nello slum, nonostante la brutalità di un destino avverso?

Sorriso indomabile che una volta scomparso ci fa capire che non dobbiamo temere di perdere l’amore in sua presenza, piuttosto della nostra incapacità di smettere di amare nell’assenza eterna, quando la morte ci strapperà l’oggetto del nostro affetto, fino a toglierci il fiato. Poveri o ricchi, in ogni luogo del mondo,
“Fino a quando il destino CE LO CONSENTE, continuiamo a vivere. Che Dio ci aiuti. Che Dio ci perdoni. Continuiamo a vivere.”

Da Bombay con le sue immani contraddizioni fino ai monti dell’Afghanistan dove si compie la brutale guerra santa, dall’amore sulla sabbia di Goa baciata dal tramonto a un lurido buco dove ci si ammazza lentamente di eroina, il voluminoso numero di pagine non spaventi chi legge libri di esile corporatura, perché le vicende avvincenti e la fluidità di scrittura lo classificano come un lunghissimo libro breve.

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Valery78 Opinione inserita da Valery78    03 Aprile, 2021
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Mal d'India

Shantaram è un romanzo che racconta una vita straordinaria, un viaggio all'interno di un Paese e del suo popolo, l'India, e contemporaneamente un viaggio introspettivo all'interno della propria coscienza e del senso della vita. 1174 pagine, potrebbe sembrare una lunghezza scoraggiante, ma si fa leggere con grande fluidità, ben scritto. ipnotico, cattura l'attenzione e diventa difficile non divorare il romanzo per sapere come l'azione andrà a finire.
La storia narra le esperienze vissute in India dall'autore, Gregory David Roberts, questo ovviamente conferisce ancora più potenza ai sentimenti, alle riflessioni, alle considerazioni scaturenti dal libro. E' un'opera con un punto di forza: non può lasciare indifferenti, costringe a guardarci dentro e a riflettere, a prendere in considerazione cose che davamo per scontate.
Il protagonista ha visitato un Paese di bellezza straordinaria, ma è entrato a contatto con le persone più povere della terra, con gangster della malavita, è andato in guerra per sua scelta in Afganistan per un conflitto che non era il proprio. Eppure ha trovato cuore, bellezza, purezza dove non immagineremmo mai, amore fraterno, paterno, filiale nei luoghi più incredibili.
Forse per giudicare persone e azioni è necessario andare oltre l'inutile superficie del perbenismo...?
Secondo me uno dei 100 libri da leggere assolutamente una volta nella vita, bisogna solo scegliere gli altri 99.

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cristiano75 Opinione inserita da cristiano75    17 Aprile, 2020
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Il buon Johnny Depp ci aveva fatto la bocca

Si narra, che quando, quasi 10 anni fa, questo enorme romanzo, fece il suo debutto nel mondo, il grande attore americano e idolo di tante ragazzine e donne sparse per il globo, aveva avuto l'idea di farci un film, nel quale naturalmente avrebbe fatto la parte del protagonista che salva il globo tutto.
Poi a causa di insormontabili difficoltà economiche legate alle produzione, il bel Johnny aveva deciso di metterci una pietra sopra, mandando in frantumi i sogni e i desideri tante ragazze sparse per il pianeta terra.

Effettivamente il romanzo ha un suo fascino, un suo alone di mistero.
A me garbò molto, soprattutto per quanto riguarda la parte relativa all'India, poichè è si un racconto ma è anche per certi versi un trattato antropologico e sociale di come si vive in alcune relatà dimenticate delle megalopoli dell'est, abbandonante a un destino, che ahimè è quasi sempre privo di speranza.

La seconda parte del racconto, invece la trovo abbastanza stucchevole e che enfatizza in maniera anche un poco puerile le gesta del protagonista, che diviene una sorta di Rambo, al limite del Mission Impossible del sorriso che abbaglia, Tom Cruise.

Dopo averlo una volta letto, non ho mai più avuto fantasia di riprenderlo in mano, anche se a differenza di altri libri non l'ho regalato o messo al macero.

Ora con questo isolamento, che darebbe tedio anche a un monaco tibetano, ho deciso di rileggerlo e purtroppo la prima idea che mi ero fatto rimane la stessa: un buon libro, nel quale però alla fine lo scrittore tende troppo a compiacersi a esaltare il prode protagonista che mette nell'ombra tutti gli altri interpreti. Per questo sarebbe perfetto per una sceneggiatura di Hollywood, l'addove negli Studios sono i maestri assoluti nel rendere mito un bel paio di occhi e un sorriso che conquista!!

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Pelizzari Opinione inserita da Pelizzari    15 Aprile, 2020
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Lasciarsi trasportare dalla vita

Libro autobiografico, affresco bellissimo di un mondo molto lontano da quello nostro occidentale. La storia è quella di un fuggiasco, che trova la sua nuova dimensione e nuova vita in India, a Bombay, pur con il trambusto pulsante che contraddistingue la città, foresta di corpi, miscuglio di qualsiasi tipo di odore e qualsiasi tipo di colore. Il protagonista si abbandona agli eventi, non tiene il timone della sua stessa vita, ma si lascia trasportare dal fiume della vita, dagli incontri casuali che cambiano per sempre i suoi giorni, portandolo, senza alcuna colpa, prima a soffrire in una prigione indiana, poi sulle montagne dell’Afghanistan. La narrazione è fluida, ti cattura. Così come ti ammaliano sia i personaggi, belli e positivi, che incontra lungo il suo cammino, sia quelli più enigmatici ed anche pericolosi. Il protagonista è un uomo che vuole dimenticare se stesso per sopravvivere, ma forse questo è il modo migliore per ritrovare il vero se stesso.

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Vincenzo1972 Opinione inserita da Vincenzo1972    01 Ottobre, 2018
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Una donna, una città ed un pizzico di fortuna..

"Questa storia inizia come tante altre: una donna, una città ed un pizzico di fortuna".
Ma a differenza di tante altre storie che muoiono dimenticate, Shantaram riscuote un successo editoriale a livello internazionale risollevando le sorti della turbolenta esistenza dell'autore Gregory David Roberts alla cui vita il romanzo è ispirato.
Eppure Shantaram non può essere considerato, a mio parere, un capolavoro: un capolavoro è sinonimo di perfezione mentre Shantaram non è esente da difetti: eccessiva prolissità e ripetitività di contenuti che hanno sicuramente rimpinguato la mole del libro rendendo però noiosa oltre misura la lettura di alcuni capitoli; una costante e spesso stucchevole propensione verso note mielose tali da rendere sin troppo platonica e e finta la storia d'amore che si svilupperà durante l'intera trama e che poco realisticamente non sfocia mai in momenti di più 'carnale' passionalità; infine, la figura del protagonista esageratamente mitizzata, a tratti paradossale, una sorta di super-eroe dalle mille e una vite in grado di evadere dal carcere australiano di massima sicurezza in cui era rinchiuso per rapina a mano-armata, atterrare a Bombay sotto il falso nome di Lindsay, trovare rifugio in una delle misere baracche dello slum alla periferia di Bombay dove viene osannato quasi fosse un santone assistendo centinaia di indiani grazie all'esperienza 'medica' acquisita curando ferite in carcere, riesce ad infiltrarsi nella più grande organizzazione criminale di Bombay diventando in poco tempo un guru nell'arte del riciclaggio, della contraffazione e del traffico di armi, sopravvive alle più terribili torture che mente umana possa concepire, diventa manager di Bollywood e, dulcis in fundo, partecipa a missioni suicide contro l'esercito russo in Pakistan e Afghanistan, a dispetto quasi dell'appellativo 'Shantaram' (ossia 'uomo di pace' in lingua marathi) che gli viene attribuito durante la sua permanenza in un villaggio indiano.
Non saprei ora quanto ci sia di autobiografico in tutto ciò e quanto sia frutto di fantasia ma credo che il piatto della bilancia sia fortemente inclinato verso questa seconda opzione.
Dunque ci sarebbe da chiedersi: perché Shantaram ha avuto così tanto successo?
Perché è magico. Perché riesce a trasmettere emozioni, riesce a magnetizzare il lettore catapultandolo in India, a Bombay, tra le sue strade, tra i suoi milioni di abitanti, un caleidoscopio sociale multi-etnico in cui trovano posto esseri umani di ogni razza ed estrazione amalgamati in un improbabile miscuglio. Shantaram è una finestra sull'India, la sensazione che si prova leggendolo è analoga a quella ben descritta dal protagonista appena atterrato a Bombay e sopraffatto dall'aria di quella città:
"La prima cosa che mi colpì di Bombay, il giorno del mio arrivo, fu l'odore diverso dell'aria. E' l'aroma impregnato di sudore della speranza, è l'aroma acre e soffocante dell'avidità, è l'azzurro aroma di pelle del mare. Fiuti il trambusto, il sonno ed i rifiuti di sessanta milioni di animali, in gran parte topi ed essere umani. Fiuti lo struggimento, la lotta per la vita, i fallimenti cruciali e gli amori che creano il nostro coraggio."
Leggere Shantaram è come guardare un film di Bollywood che ti avvolge con le sue scenografie dai colori sfarzosi e le struggenti melodie di amore: perché come scoprirà lo stesso protagonista durante la sua permanenza a Bombay, nonostante la violenza, le ingiustizie e la criminalità che imperversa in tutta la città, gli indiani credono fermamente e senza alcuna remora nell'amore e nella speranza che porta con sé:
"Erano poveri, stanchi e preoccupati ma erano indiani, e ogni indiano è pronto a dirvi che anche se l'amore non è stato inventato in India è qui che ha raggiunto la perfezione. E' così che questo posto pazzesco sta insieme - grazie al cuore. Duecento fottute lingue diverse e un miliardo di persone. L'India è il cuore. E' il cuore che ci tiene insieme."
Non mi resta quindi che augurarvi buon viaggio attraverso l'India e le Mille e 165 pagine di Shantaram.

"Ho imparato che bisogna saper cogliere ed esprimere a parole i momenti di affetto e sincerità, perché potrebbero non ritornare mai più. Se rimangono inespressi, accantonati ed inutilizzati avvizziscono e, quando dopo troppo tempo, la mano del ricordo vorrebbe coglierli, si sgretolano fra le sue dita."

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AsiaD Opinione inserita da AsiaD    25 Aprile, 2017
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LA GIUSTA RAGIONE

In più di mille pagine di racconto pregno di storie, passioni, dolori e orrori le pagine che mi sono rimaste più impresse sono la prima e l’ultima, perché nelle prime pagine racconta del suo arrivo nella frenetica e sovrappopolata Bombay dove si scontra, immediatamente sceso dall'aereo, con un’ondata di calore e umidità che toglie il fiato e che ti attacca i vestiti addosso e che imparerà ad amare; l’ultima , senza fare spoiler, è la summa di questo viaggio incredibile che, anche se l’autore ha ribadito essere inventato, ripercorre esattamente le tappe della sua incredibile vita che gli ha per forza di cose ispirato questo racconto immenso e a me piace pensare che il sorriso di Prabaker fosse reale e che la vita avvolgente dello slum ricca di emozioni e di affetti e di senso di comunità così come viene descritta da Roberts sia esattamente quello che si può incontrare in un viaggio in India. Un libro pieno di amore, leggere un uomo che esprime il proprio amore in maniera cosi diretta verso un amico affermando di amarlo con tutto se stesso non è una cosa da poco.
Tra le tante vite vissute dal nostro Lin (ho sinceramente dimenticato il suo nome reale) fuggitivo ricercato australiano, quella vissuta nello Slum nel suo ambulatorio in veste di dottore è senza dubbio quella più piena. E’ emblematico il momento in cui torna nello slum in una delle sue tante visite e si rende conto della sensazione di casa che quelle strade gli trasmettono così lontana dalla prima sensazione di paura e ribrezzo con cui si era avvicinato la prima volta. Ecco, questa ritrovata sensazione è la stessa che provavo io leggendo; quanti pregiudizi abbiamo nel pensare che coloro che vivono in condizioni di povertà lontane dalle nostre vite borghesi non possano condurre una vita “normale” fatta delle nostre quotidiane abitudini solo con maggiore inventiva e meno comodità. E’ questa la più grande conquista a mio parere di questo meraviglioso romanzo, avvicinare alla normalità condizioni umane di vita al limite dell’accettabile, fatta di baracche senza intimità , spazi adibiti a bagni condivisi, lotte contro inondazioni , tutto normale , tutto facente parte del normale ordine delle cose.
E dopo mille avventure alcune particolarmente dolorose anche e non solo fisicamente, dopo aver conquistato i cuori della mafia indiana, dopo essersi follemente innamorato di Karla, donna dalla dubbia verità sempre al limite della menzogna, dopo aver lottato in Afghanistan al fianco di Kadherbai , uomo adorato e guida spirituale prima che guerriera, alla ricerca costante della propria identità ormai confusa tra i nomi e passaporti falsi, tra le mezze verità raccontate sulla vita pregressa, è solo nello Slum che Lin riesce a trovare un po’ di pace, dove riesce ad ottenere uno scambio sincero di affetto. La gente dello Slum lontano dai crimini efferati della Mafia indiana non scende a patti con essa nonostante possa rendere la loro vita solo un più semplice.
Leggere dell’India è stato davvero illuminante, paese pieno di odori e colori che l’autore, tramite Didier , uno dei tanti personaggi fuggito dalla sua passata vita per ritrovarsi in India, in una pagina molto divertente paragona alla nostra Italia: “Sia in India che in Italia ogni uomo diventa cantante quando è felice e ogni donna ballerina quando va a fare la spesa dietro casa. Per questi due popoli il cibo è musica nel corpo, e la musica cibo nel cuore”.
Rincorrendo tra le pagine l’avventura di Lin, ho dimenticato fosse un criminale, ho imparato a comprendere il suo animo umano sofferente che a causa di rocamboleschi giri che alla volta la vita fa, si ritrova ad essere un ricercato in patria, un fuggitivo nella sua nuova patria ma, nonostante tutto, con una eticità distinta che impressiona dapprima gli ignari amici indiani dello slum e poi i criminali che incontrerà nella sua strada. Non ho trovato dei grandi personaggi negativi al 100%, a parte qualche apparizione di poco conto, ma ogni personaggio è presentato con tutto il suo bagaglio di storia personale che in qualche modo è portato a giustificazione delle azioni compiute.
“Si può combattere una guerra in modo onorevole e mantenere la pace in modo riprovevole”.

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Kvothe Opinione inserita da Kvothe    05 Settembre, 2016
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L' ORA DEL CHAI

Shantaram è un romanzo basato sulla vita dell’ autore, Gregory David Roberts; un rapinatore tossicodipendente evaso dal carcere australiano di Pentridge, divenendo da quel momento in avanti uno degli uomini più ricercati dell'Australia. Come dichiarato da Roberts il libro è semi-autobiografico, basato su persone e fatti realmente esistiti; ovviamente, per rendere il tutto più appetibile condito da episodi di fantasia. Il libro mi è stato consigliato caldamente da un mio amico, indicandomi Shantaram e manoscritto Q, come i libri più belli che avesse mai letto. Convinto, sono andato a comprato e sono rimasto subito colpito dalla sua mole imponente, ben 1177 pagine. Prendo coraggio faccio un respiro e inizio il libro. Appena finito, dico solo una parola WOW, Che romanzo, un capolavoro della letteratura del xxi secolo secondo me. A questo libro non manca niente, lo stile è fluente e scorrevole; la trama è intrigante e per nulla scontata, ben supportata anche dai flashback del protagonista della sua vita passata. I personaggi sono descritti e caratterizzati molto bene, tutti con una storia alle spalle; fuggiasca, oscura e alcuni misteriosa. I momenti romantici e magici non mancano e rendono il tutto più indiano e stile Bolliwood. La filosofia permea il romanzo con discorsi: sulla condizione umana, su Dio, l'universo, il fato. I dialoghi fra Khaderbai e Lin sono molto interessanti e profondi. Questo romanzo, per me, è un opus magnum, sull’ India è scritto così bene e con tanto amore per questo paese che automaticamente ti viene voglia di partire e scoprire questo paese meraviglioso. Roberts è riuscito nell’ arduo compito, di saper cogliere appieno, con le parole e le esperienze vissute, lo straordinario, contraddittorio e magico mondo indiano. Affrettatevi a comprarlo, non ve ne pentirete, ne vale veramente la pena, fidatevi perché libri così ce ne sono uno su un milione …… vi rapirà l’ anima


L’anima non ha cultura, non ha nazione.
L’anima non ha colore, accento, stile di vita.
L’anima è per sempre.
L’anima è una.
E quando il cuore prova un momento di verità e di dolore l’anima non sa restare immobile.



P.S: Depp ha acquistato i diritti del libro da tanti anni, speriamo che faccia in fretta e faccia un buon lavoro.
Intanto inizio il secondo libro sperando che sia bello quanto il primo.

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cosimociraci Opinione inserita da cosimociraci    04 Mag, 2015
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L'amore, l'India e gli Orsi.

Forse è l'unico libro a cui metterò tutti 5. Parto dalla fine. Quando ho finito di leggere il libro ho fatto l'errore di cominciarne subito un altro. E' stata un'abitudine, sbagliata in questo caso. Non dirò il nome ne l'autore del libro che ho letto dopo ma vi dirò che non mi è piaciuto molto, nonostante fosse il mio genere. La colpa è stata tutta di Shantaram che non sono riuscito a togliermelo dalla testa. In qualche modo ho avuto la pretesa di provare e trovare nel nuovo libro le stesse sensazione che Shantaram mi ha lasciato.
Shantaram è un libro molto profondo, scritto molto bene e che mi ha lasciato molti insegnamenti. Inutile dire che adesso amo l'India ed ho voglia di andarci. Ho voglia di immergermi tra i suoi colori, i suoi odori e la sua povertà, più ricca di sentimenti e onestà di quanto si possa immaginare. Inoltre il libro è pieno d'azione, di amore, di cultura, di cibo e di musica.
Forse solo noi italiani possiamo capire bene questo libro perché come dice l'autore "Gli indiani sono gli italiani d'Asia... Per questi due popoli il cibo è musica nel corpo, e la musica cibo nel cuore".

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simmi17 Opinione inserita da simmi17    28 Ottobre, 2014
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Incantevole

Bellissimo. Un vero grande tomo che non fa perdere la voglia di leggerlo nemmeno un istante. Un personaggio quasi irreale, umano e diabolico al tempo stesso che attraverso il suo amore per l'India sa farsi amare. Lo stile è a volte poetico a volte crudo ma sempre scorrevole. Il contenuto è a dir poco coinvolgente e l'india viene ben dipinta anche nei suoi aspetti meno allettanti. Un libro da non perdere davvero.

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Opinione inserita da ch82    10 Settembre, 2013

iperbolico, da prendere con le pinze

come altri, spaventato dalla mole iniziale del libro! occorre però dire che leggendolo, scorre davvero molto velocemente, ci si stupisce della mole di pagine che scorrono tra le mani.
Lo stile della narrazione è a mio parere a tratti naif: tutte queste metafore iperboliche, questo senso di predestinazione, fanno perdere di tono e credibilità a quella che poteva essere una bella avventura.
come ha detto un altro utente, è una sorta di misto tra gesu e superman: le donne più belle hanno storie d'amore con lui, i più potenti boss malavitosi lo prendono sotto l'ala, ogni incontro casuale in quella megalopoli si rivela essere focale - oggi è un boss, domani un guerriero, poi un bimbo prodigio; sto un po' esagerando ma leggendolo ho avuto proprio la sensazione di dire: ma insomma! non ti capita mai di pestare una cacca di cane e di andare a casa con la scarpa sporca?
si rivela poi un gran dottore, un gran filosofo, gli staccano la pelle non mangia da un mese ma nonostante tutto riesce a pestare energumeni due o tre volte lui! lo attaccano i cani ma viene salvato all'ultimo, aiuta un tassista, ecco che è un potente killer che ovviamente diventa suo amico... sembra davvero immortale, illuminato, l'uomo della provvidenza!

in alcuni punti ci si chiede se sia davvero necessario entrare tanto nei dettagli per spiegare particolari irrilevanti per la storia, il libro poteva avere anche solo 600 pagine (spiegate la trama ad un amico: vedrete che in poche righe avrete esaurito il racconto, segno che alla fin fine la sovrastruttura narrativa è piuttosto importante rispetto agli eventi)

Resta un libro piacevole specialmente per l’estate, in ogni caso, ma va affrontato a modo giusto.

Per favore però non dite che sia un’autobiografia!
Consiglio a tutti, sulla pagina inglese di wikipedia vi è un link ad un tassista indiano che spiega tutte le menzogne raccontate nel libro. http://shantaram.co.in/?p=14

Racconta pure che gregory nella vita reale non possa recarsi nello slum di persona senza guardie del corpo per non venire aggredito in quanto si è dipinto come un eroe immeritatamente.

Gregory è stato davvero a bombay ma era tossicodipendente e assolutamente un poco di buono.

Consiglio davvero a chi si è lanciato in parole di amore per il libro, di approfondire con la vera storia dell’autore.
Nulla toglie al libro, ma rendiamo giustizia almeno ai personaggi di cui ha narrato la vita!

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paola melegari Opinione inserita da paola melegari    30 Mag, 2013
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tornare a casa , cambiati dentro

Bellissimo: A me servirebbero almeno 20 vite per avere tanto da raccontare.
Letto quasi d'un fiato, per modo di dire, data la mole del volume. Però non era sufficente, avrei voluto di più.Leggere ancora e ancora su ques'uomo strabiliante, così pieno di qualità da non credere al suo passato di galeotto.Avrei voluto avere altre pagine da leggere per tenerlo ancora un pò sul mio comodino.
Medico, promosso sul campo,attore , mafioso, soldato di ventura.............
Ho letto questa autobiografia, appena uscita,ciò che mi resta adistanza, è l'esperienza nello slum, il suo amore per i malati e il suo inserirsi a incastro in una realtà così degradata, ma ricca di sentimento e umanità. L'orso ballerino, poveraccio.
Qualcuno ha scritto che di questo libro rimane poco al lettore. Forse è vero, non si ha il tempo di metabolizzare la gran quantità di avvenimenti. Troppo per un solo libro?? Forse avrebbe dovuto scrivere una trilogia? una saga?
Se è tutto vero: complimenti !
Bravi a tutti gli opinionisti, siete tutti entusiasti, positivi,
In effetti questa lettura ti attira in un vortice emotivo, avventuroso, sensazionale. Ricordo che ad un certo punto leggevo con l'atlante a lato , così potevo rendermi conto del percorso , a me sconosciuto, verso l'Afganistan.
Casualmente poi, parlando con una persona che era stata India da poco, tutto ciò che avevo letto, era corrispondente a realtà.
Bello, se devo trovare un difetto, manca qualcosa, come qualcuno degli opinionisti ha detto.Forse ho capito: C'e' TROPPO ! Per una sola vita, per un solo libro. Però questo libro non si può perdere . E' imperativo!
Paola

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amedh74 Opinione inserita da amedh74    08 Febbraio, 2013
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voglia di India.........

Mi ha fatto venire voglia di andare in India. Non ci troverete grosse descrizioni di paesaggi, ma una serie di sensazioni che vi verrà voglia di vivere in prima persona: l’abbraccio caldo di una città affollata intorno a voi, che vi illuda di sciogliere i nodi del vostro cuore, ad esempio.

Il lucente sfolgorio dei sorrisi della gente che pullula nelle strade di Mumbai. E che sorride, sempre e nonostante tutto quello che noi potremmo classificare come ‘bruttura’, e tormentosa prova per i nostri sensi, come gli invadenti odori delle strade, o la povertà estrema dell’abbigliamento dei più.

Vi verrà voglia di vedere le buie colline dell’Afghanistan, magari, dopo aver letto del periodo passato dal protagonista in mezzo ai combattenti mujaeddin, fra i mondi di quel tormentato paese. E vi verrà voglia di continuare a leggere, man mano che proseguirete nella lettura di queste splendide 1150 e rotte pagine.

Pagine in cui conoscerete il senso di smarrimento mentale a cui porta l’amore vero, e gli errori a cui può condurre il viscerale bisogno di sostituire un padre assente da sempre. O gli abissi in cui si può cadere dopo essere stati separati dai propri figli, come accade al protagonista.

Per la cronaca, il protagonista ha impiegato 13 anni per scrivere questo libro, le cui prime 600 pagine di bozze sono state composte in prigione, e sono andate distrutte, nella loro prima stesura. Gregory D. Roberts è infatti un ex professore di filosofia australiano che, disperato per la fine del suo matrimonio e l’allontanamento di sua figlia, si è dato alla droga, per poi finire in carcere con una condanna a venti anni per rapina a mano armata.

E’ riuscito poi, a soli 30 anni, a fuggire da un carcere di massima sicurezza approfittando della presenza di alcuni operai calandosi dalla porta principale con una fune. Roberts ha veramente passato vari anni in India, dove ha abitanto (come racconta) anche in uno slum, riuscendo a conoscere nonostante il suo carattere apparentemente schivo, miriadi di persone. E lì ha ricevuto il suo nuovo nome, Shantaram.

Personaggi che gli hanno colorato la vita di fuggiasco di battute ironiche e memorabili, sorrisi ampi come il mondo (impossibile non innamorarsi della sua guida indiana, il meraviglioso Prabaker, che vi metterà di buonumore con le sue battute).

“Anche mentre venivo torturato nella peggiore prigione indiana pensavo: prima o poi questo lo scriverò in un libro”, ha dichiarato una volta lo scrittore, che tutte le sere, nella sua vita ‘balorda’, come la definisce, ha sempre trovato tempo per annotare su un taccuino frasi impressioni e ricordi della sua giornata. Dopo 13 anni ne è nato un libro. Imperdibile

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Fioresilson Opinione inserita da Fioresilson    28 Gennaio, 2013
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amaro in bocca

L'ho finito pochi giorni fa.
Ho iniziato a leggerlo e subito ho pensato"WOW"ho scelto un super libro. Andando avanti ho però perso un po' di entusiasmo.
Stile scorrevole anche se devo dire che alcune parti mi sono sembrate un po' lente e troppo descrittive. Le 1200 pagine volano e l'India sembra un paese magico (ma lo è realmente?) dove vorresti subito andare a vivere.
La vita dell'autore è veramente incredibile anche se per sua stessa ammissione certe parti sono inventate. I personaggi (anche questi inventati) sono descritti in modo formidabile e sembra quasi che li abbia conosciuti realmente nella sua vita.
Perchè il titolo amaro in bocca? Quando ho iniziato a leggere questo libro pensavo che una volta finito e chiusa l'ultima pagina avrei pensato lo stesso "WOW" che mi era passato per la testa mentre leggevo le prime pagine. Invece devo dire che non mi ha lasciato molto, certo lo reputo comunque un bel libro e lo consiglio, però una persona che ha vissuto tutte queste esperienze pensavo potesse lasciare una sorta di messaggio o di morale ai lettori. insomma non mi ha convinto pienamente.

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Venenix Opinione inserita da Venenix    22 Ottobre, 2012
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Fuori dal coro

Il libro mi è stato consigliato dalla madre di una mia cara amica che, entusiasta per il fatto che stessi cercando qualcosa da leggere per l'estate, non vedeva l'ora di darmi il suo libro preferito per farle sapere cosa ne pensassi.
Partendo dal presupposto che mi sono non poco spaventata per la mole del libro e dal carattere relativamente piccolo in cui era stato stampato, il libro parte sotto buoni auspici: uno stile molto scorrevole e fluente che accompagnano eccellenti descrizioni, tanto che mi sembrava proprio di poter toccare e sentire ogni odore, per quanto molesto a volte, dell'India stessa.
Già dalle prime pagine vediamo il protagonista, Greg [nonché autore del libro, ricordiamo che questa è un'autobiografia], affiancato da un personaggio che ispira simpatia già dalle prime battute, Prabaker, per gli amici Prabu. La storia seguirà il corso della vita in India di questo fuggitivo, che verrà ribattezzato con il nome Lin e in seguito, nel villaggio natio del suo nuovo amico, Shantaram.
A questo personaggio, senza rischio di svelare niente, capita praticamente di tutto: viene picchiato, finisce di nuovo in prigione, e poi finisce nella mafia indiana, e poi gli sparano, e poi... insomma, un sacco di cose, un'accozzaglia [in senso non maligno, ovviamente] di eventi che sono uno più incredibile dell'altro, tant'è che a volte mi dovevo fermare e chiedermi se davvero fossero successe tutte queste cose all'autore.
Nonostante tutti questi avvenimenti, io sono arrivata alla fine del libro perplessa.
Sì, perché al protagonista capita di tutto, ma proprio di tutto, eppure quando chiudi un libro del genere, sai già che qualcosa ti rimarrà dentro. E invece a me non è rimasto niente.
Forse perché sono successe tante di quelle cose insieme, una dopo l'altra che non fai in tempo ad assimilarle, sembra quasi incredibile. E giungi alla fine che senti che manca qualcosa, non sai esattamente che cosa, ma manca QUEL particolare che ti fa chiudere il libro e gridare nella tua testa:"WOW!".
I personaggi sono uno più bello dell'altro, emotivamente e fisicamente descritti alla perfezione; si creano nella testa e si stampano sulla retina come se non si stesse leggendo un libro, ma guardando un film in tutto e per tutto; lo stile con cui è scritto è semplicemente perfetto, uno dei più belli con cui abbia mai avuto a che fare... eppure per me è stato come aver fatto un lungo viaggio la cui fine non mi ha portato proprio a niente.
Penso che la piacevolezza di un libro vari da persona a persona, poiché alla madre della mia amica ha commosso molto e ha lasciato il segno. Io personalmente ho sentito la mancanza di qualcosa, purtroppo.

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Opinione inserita da Claudio    18 Settembre, 2012

Avvincente

Non so se l'India descritta in questo libro esista tuttora (e per molti versi mi auguro di no) però, se così fosse, vien voglia di prendere il primo aereo in partenza destinazione Bombay! Ho trovato il libro bellissimo, avvincente, fluido; con personaggi stupendi e descrizioni di luoghi (lo slum, la prigione, il villaggio) assolutamente coinvolgenti fino alla sofferenza. Trovo anche molto riusciti i numerosi aforismi e discussioni "filosofiche" che riesce ad inserire fra un'avventura e l'altra ed anche se non sempre il fine può giustificare i mezzi per raggiungerlo è altresì vero che agendo in maniera sbagliata si possa perseguire il Bene (e viceversa!). Insomma un libro da non perdere e fra i più significativi che abbia letto.

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Robbie Opinione inserita da Robbie    23 Luglio, 2012
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Il sorriso di Brubaker, il sorriso dell'India

Tutto sommato un ottimo libro, ben 1184 pagine che scorrono velocemente, appassionano, indignano e che in qualche occasione fanno riflettere.

E' come se l'autore, Roberts, ci invitasse a prendere un tè nel suo salotto e cominciasse a parlare con noi, il suo migliore amico, raccontando le sue rocambolesche avventure, le sue esperienze di vita, in una terra lontana e misteriosa come l'India. Al lettore, rapito dal lungo racconto, non resta che seguire le vicende descritte sorseggiando il suo tè fumante, assaporando a piccoli sorsi le fraganze indiane in esso disciolte e che ora sprigiona. A volte il tè potrà sembrare dolcissimo, altre invece amaro, altre ancora il profumo della mistura avrà un sapore indefinibile, come forse alla fine dei conti è indefinibile l'India, caleidoscopio dai mille e mille volti. Paese multietnico e multicolore, poliedrico. Una terra divisa da grandi contraddizioni, vedremo la povertà e la ricchezza coesistere, si parlerà di amore e di odio, troveremo grande onestà e dignità in persone umilissime, con cui la vita è stata parca di soddisfazioni. Lealtà e slealtà, amicizia e inimicizia, facce della stessa medaglia, yin e yang all'indiana.

Interessanti inoltre gli accenni al fato, la teoria sul bene e sul male e sulla tendenza alla complessità.
Quindi se Roberts dovesse invitarvi nel suo salotto, accettate, prendetevi il tempo necessario per gustare il suo tè, chiudete gli occhi e viaggiate, fatevi trasportare nell'India misteriosa degli anni '80.

"E' con la sofferenza che mettiamo alla prova il nostro amore, e in particolare il nostro amore per Dio."

Ora attendiamo i restanti tre libri che l'autore ha dichiarato di voler scrivere e pubblicare. Uno collocato temporalmente prima di Shantaram e gli altri successivi. Sperando che abbia qualcosa da raccontare e non sia solo un modo per rimpinguare le proprie casse.

P.S.
Il protagonista però mi è parso tutt'altro che “Shantaram”. Cosa vuol dire? ...ne discuteremo dopo che l'avrete letto!

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biografie avventurose
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DanySanny Opinione inserita da DanySanny    15 Luglio, 2012
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Shantaram

L'uomo ha sempre una scelta. Basta osare, sbilanciarsi, fare un passo avanti.

Un matrimonio distrutto, una figlia che probabilmente non rivedrai. Droga. Rapine. Sei in carcere, 19 anni di pena. Troppi. Decidi di fuggire, in pieno giorno. Ormai hai scelto, hai voltato definitivamente pagina. Ora cerchi di non strapparla. Di là del muro c'è la libertà.
Ora sei fuori, in India. Puoi ricostruire la tua vita, la tua identità.
Respiri l'aria di Bombay, ti muovi tra mendicanti, povertà, violenza e solidarietà. Là, tra le strade ti senti libero, protetto dal mandato di cattura sulle tue spalle, pronto per ripartire. Lì ti senti libero.
Ma il senso di colpa è dietro l'angolo, famelico, pronto a reclamare il suo tributo. Perché sai di aver fatto del male. Sai di aver tradito la fiducia delle persone che amavi. Sai che le hai perse per sempre. Non hai mai ucciso, no, molto peggio: hai tradito gli altri. E perdonare se stessi, è la cosa più difficile.

Shantaram non è un semplice romanzo. E' il resoconto della vita di un uomo, una vita avventurosa, pervasa dalla ricerca di libertà, di cui il carcere ti ha privato. Di cui i tuoi gesti ti hanno privato. Ma presto capirai che la libertà non è soltanto quella fisica. E' semplice averla: un passaporto falso, un posto sicuro all'interno della mafia di Bombay, denaro e amici. Ma la vera libertà è quella morale, capace di liberarti da un fardello che ti opprime. Hai bisogno di redenzione. Altrimenti rischi di soccombere, di cedere allo sconforto. Al suicidio. Solo una cosa può salvarti: l'amore.

L'amore di un sorriso che abbraccia il mondo, quello di Prabeker. L'amore dell'amicizia: quella di Didier, quella di Abdullah. L'amore di un padre, quello di Khader. L'amore per una donna, quello di Karla. Due occhi verdi che ti lasciano senza fiato. Occhi enigmatici che ti scrutano nel profondo dell'anima.

Il romanzo è la storia di Greg, Lin o Shantaram. Chiamatelo come volete, è sempre lui. Una storia epica, intensa, coinvolgente, capace di fermare il tempo intorno a te e di dilatare quello della lettura. E' un testo capace di sostituire il tuo universo con il suo. 1177 pagine, quante ne merita una vita?

Seguendo la picaresca vita di Lin, vi districherete fra trame, sotto trame, amori, amicizie, tradimenti, gesti di solidarietà, discussioni filosofiche, guerre, torture, omicidi e droga. Speranza e sconforto. Odio e perdono. E' un libro sulla vita, sui desideri e sulle emozioni dell'uomo. Tutti i personaggi, in maniera diversa, costituiscono tanti tipi di persone, descritte nel profondo. Ciascuna ha un compito, ciascuna lotta contro i fantasmi del passato. Tutti hanno bisogno di aiuto, tutti vogliono essere salvati.

E' un testo da leggere, per riflettere su come ci comportiamo, su come agiamo, UN libro per pensare su temi svariati, dall'intelligenza alla perseveranza, dall'odio al perdono, dalla vita alla morte. E molto altro. Se non altro questo è un grande merito. Perché si può anche non essere d'accordo su quello che dicono i personaggi, si può controbattere. Ma ci si crea sempre un'idea personale e solo questo basta a fornire un motivo sufficiente per intraprendere questa lettura. Forse lo stile non è dei migliori, un po' contraffatto, soprattutto all'inizio, coinvolgente ma non sempre incisivo. Forse un po' neutro. L'unico vero difetto è in realtà uno: la luce. E' tutto troppo chiaro, troppo palese. Non mi riferisco alle vicende, ma alle interpretazioni. L'autore sembra garantirsi che il lettore interpreti bene il racconto e si sente in dovere di spiegare. Ecco l'unico difetto: la mancanza di ombre, di nebbia, d’interpretazione. Il resto si può perdonare.
Ruberete minuti alla notte per leggerlo, lo afferrerete appena alzati e vi dispiacerà distaccarvene. Perché forse in realtà, oltre che di Lin, Shantaram è un percorso interno a tutti noi. Perché in questo romanzo rivivono le nostre esperienze. Perché forse, alcuni dei nostri perché si disvelano. Perché forse, in qualche modo, questo romanzo parla di NOI, delle nostre vite.
"Ad ogni battito del cuore si apre un universo sconfinato di possibilità”.

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Opinione inserita da claudia vazzoler    14 Giugno, 2012

Uno spaccato di vita e di India

Ho scoperto per caso Gregory David Roberts, autore di "Shantaram".
Una vita travagliata la sua: in seguito ad una rapina con una pistola giocattolo viene condotto nel carcere di Pentridge, dal quale fuggirà nel 1978 per poi finire a Bombay e ancora dopo in Afghanistan, a combattere con i mujaheddin in Pakistan.
Conoscerà nuovamente il carcere, questa volta quello di Preungesheim, dopo essere arrestato a Francoforte. Verrà estradato in Australia e poi...creerà Shantaram.
L'incipit del romanzo, nel quale c'è tantissimo di lui, è il seguente:

"Ho impiegato molto tempo e ho girato quasi tutto il mondo per imparare quello che so dell'amore, del destino e delle scelte che si fanno nella vita. Per capire l'essenziale, però, mi è bastato un istante, mentre mi torturavano legato a un muro. Fra le urla silenziose che mi squarciavano la mente riuscii a comprendere che nonostante i ceppi e la devastazione del mio corpo ero ancora libero: libero di odiare gli uomini che mi stavano torturando oppure di perdonarli. Non sembra granchè, me ne rendo conto. Ma quando non hai altro, stretto da una catena che ti morde la carne, una libertà del genere rappresenta un universo sconfinato di possibilità.E la scelta che fai, odio o perdono, può diventare la storia della tua vita."

Roberts ci immerge sin dall'inizio nel cuore della sua vita, per poi accompagnarci gradualmente alla scoperta dell'India. Ne sentiamo l'odore, il trambusto, la lotta per la vita, il calore e " i volti diversi di quel bizzarro assortimento", il "contrasto tra il consueto e l'inconsueto".
Sarà l'odore acre e intenso di Bombay e l'azzurro del mare a fare da sfondo ad una parte di vita del protagonista. Greg passerà dall'allestire un ospedale per i mendicanti e gli indigeni, a stringere relazioni con la mafia indiana, all'innamorarsi di Karla del cui incontro così ci scrive:

" I miei occhi erano attratti soprattutto dalla sua perfetta bellezza.La guardavo e mi toglieva il fiato.Una morsa mi serrava il cuore, come se un pugno lo stringesse.
Le antiche leggende sanscrite narrano di amori predestinati, di connessioni karmiche fra anime destinate a incontrarsi , urtarsi e incantarsi a vicenda. Le leggende dicono che l'amata si riconosce all'istante perchè si ama ogni suo gesto, ogni suo pensiero,ogni movimento, ogni suono e ogni stato d'animo che balena nei suoi occhi. La riconosciamo dal fatto che lo struggimento per lei annienta ogni altro desiderio d'amore.
Queste leggende avvertono anche che simili amori predestinati possono possedere e ossessionare una, e una sola, delle due anime che il destino ha fatto incontrare. Ma in un certo senso la saggezza è l'opposto dell'amore. L'amore sopravvive in noi proprio perchè non è saggio."

Una scrittura, quella di Gregory David Roberts, a mio avviso magistrale. Tagliente e commovente. Dura e dolce. In poche parole appassionante.


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Tutto sull'India, ma in genere a chi ama la vita.
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Opinione inserita da Cristian    06 Mag, 2012

Romanzo Geniale e anche spirituale

Fantastico.
Storia ricca e piena di colpi di scena.
Non paragonabile a nessun altro libro, né tantomeno a Flash Katmandu il grande viaggio.
Libro che spiega la realtà indiana dell'epoca.
Dialoghi veri tra le persone, forse lento ma che mette in risalto le qualità umane dei personaggi, anche di quelli più ignobili.
Racconta anche l'eterno conflitto, tra bene e male un confronto che ci portiamo dietro da secoli.
Libro per menti aperte e prive di barriere perbenistiche.
Non vedo l'ora che esca il secondo libro della trilogia, già in cantiere da anni.
"A volte si fanno cose sbagliate per il motivo giusto", questa è una delle tante frasi che mi è rimasta impressa.
Ho aprezzato molto i lunghi discorsi tra Linbaba e Kadherbabi.
Mi è piaciuto un sacco e mi dispiaceva talmente tanto finirlo, che le ultime trecento pagine le ho "centellinate".

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Lady Libro Opinione inserita da Lady Libro    30 Novembre, 2011
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Il buonismo in persona con Superman

Sarò anche un'accanita lettrice, ma in questi casi mi piace essere onesta: la mole di questo romanzo mi ha spaventata non poco.
-"Guerra e pace", "I miserabili", "Il conte di Montecristo" e "Via col vento" gli fanno un baffo!- ho pensato vedendolo ma, indotta dall'immensa quantità di recensioni positive, non ci ho più pensato e mi sono buttata, tutta fiduciosa e a capofitto, nella lettura di "Shantaram".
Inoltre la trama mi sembrava accattivante, coinvolgente, ricca d'azione, avventura e colpi di scena.
Ebbene, devo ammettere che non è stato come mi aspettavo: mi ha delusa.
Per quanto la storia cercasse di attenersi il più possibile alla realtà (e sapendo che fosse vera in gran parte), a me ha dato l'impressione di essere fin troppo surreale: al protagonista ne succedono di ogni, viene picchiato, si droga, sfiora la morte, si caccia in una miriade di guai e, nonostante ciò, continua a cavarsela e ad uscire incolume in ogni situazione!
Una specie di misto fra Superman, Gesù Cristo e James Bond! Indiana Jones ne ha passate molte di meno nei suoi quattro film!
Per non parlare poi del fatto che il protgonista, un criminale che continua a compiere lavori e atti illeciti, filosofeggia come un saggio eremita tibetano! Almeno mettesse in pratica tutti quegli aforismi che sputa ogni tre per due!
Oltre che immortale è anche ipocrita!
Ho provato più o meno lo stesso nei confronti di Karla, che ho trovato un personaggio insopportabile, terribilmente saccente e privo di spessore: come se non bastasse, anche lei non risparmia nemmeno una volta le sue cosiddette "perle di saggezza" che mi facevano venire il nervoso...
Nel complesso il romanzo non mi ha coinvolta per nulla, soprattutto all'inizio che mi è sembrato esageratamente lento.
Il libro l'ho trovato pesante, pieno di corpose, prolisse ed inutili parti, ed eccessivamente stucchevole e buonista.
So che per colpa di questa recensione mi farò un sacco di nemici e mi guadagnerò tanti commenti di disapprovazione, ma non posso farci niente. A me "Shantaram" non è proprio piaciuto.

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eleonora. Opinione inserita da eleonora.    06 Novembre, 2011
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vita intensa

“Da giovani pensiamo che il dolore sia causato dagli altri. Quando invecchiamo, e in un modo o nell’altro ci viene sbattuta la porta in faccia, comprendiamo che la vera sofferenza si misura con ciò che abbiamo perduto.”

Sono questi concetti che mi hanno reso la lettura piacevole e interessante, sono da queste frasi che si intuisce lo spessore del trascorso dello scrittore e di conseguenza la sua vita riflessa in Lin, il protagonista del libro.
L’aspetto che ho apprezzato di più, è l’aver colto leggendo la storia di Lin, l’autenticità di una vita realmente vissuta, dove nonostante il libro sia un romanzo e non una autobiografia, si percepiscono perfettamente i sentimenti, le sensazioni che trapelano dagli aneddoti della vita del protagonista, che in qualche modo, seppure in maniera diversa, ha vissuto anche Gregory, l'autore.
Sentire e sapere del "legame" tra il personaggio ed il suo "creatore", è stato per me fondamentale, per non rimanere spiazzata da una trama cosi piena di avvenimenti.
Il protagonista vive una vita intensa, mutevole, con colpi di scena continui, intrecciando rapporti con svariati personaggi, ben strutturati e diversificati. Molti aneddoti sono raccontati in maniera molto dettagliata, altri più sommariamente come quando ad esempio Lin prende con sé il nipote di Khanderbhai per fargli da insegnante di inglese, a volte nello stile di scrittura sento che non c'è equilibrio nel precisare alcuni elementi o nel passare oltre. Ma questa è una considerazione molto soggettiva me ne rendo conto ...!
L’ immedesimazione nel personaggio acquisisce una forza e un significato maggiore, a mio giudizio, cogliendo questo aspetto di intreccio tra vita vissuta e vita raccontata. Non è sempre cosi giustamente, quando si legge un libro, ma ho voluto puntualizzare questo aspetto, perché il racconto in alcune sue parti si perde un pò, ma passa in secondo piano, rispetto alla forza emotiva che l'autore è riuscito a trasmettermi. Una forza emotiva che credo attinga dalla sua esperienza personale e da una capacità di scrivere in parole concetti di vita.

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gio gio 2 Opinione inserita da gio gio 2    30 Settembre, 2011
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Il cammino di un Uomo in India...------

Cercare di "esporre" un'opinione che contenga la moltitudine di significati, episodi, emozioni che questo romanzo mi ha suscitato, non fa altro che portare i miei pensieri ad immaginarmi alle prese con un bagaglio infinito di abiti, tesori e accessori di vario genere, da raggruppare ed inserire in una valigia troppo piccola per poterli contenere tutti insieme...
Ho dunque deciso di partire dal modo più semplice, da ciò che potrebbe apparire forse "eccessivamente classico", scontato o addirittura ordinario - come se l'amore si potesse considerare tale... -. Eppure... ciò potrebbe risultare "mieloso" se ci fosse proposto in modo prolisso, potrebbe appparirci come la più "scontata" delle storie, anche se, in cuor suo pure il letterato più ardito è in grado di riconoscere che la "ricerca dell'amore" è, è stata e sempre sarà, protagonista di capolavori indiscussi.

"Ma la mia storia non parte da quegli uomini, nè dalla mafia:
inizia dal primo giorno a Bombay. Il destino ha calato la mia carta su quella città. La foruna ha distribuito le mie e mi ha portato a Karla Saaranen. E io ho cominciato a giocarla, quella mano, fin dal primo momento in cui ho guardato i suoi occhi verdi. Insomma, questa storia inizia come tante altre: una donna, una città e un pizzico di fortuna."...

Ho amato in modo immediato queste semplici parole, questa frase che , a parer mio, fa da "vera introduzione" all'opera di Gregory David Roberts, approdato in India in seguito all’evasione da un penitenziario in Australia.

Il nostro personaggio non è un "eroe", è un uomo che ha intrapreso un percorso travagliato, una vita che ha iniziato col condurre nel migliore dei modi, dedicandosi agli studi e agli ideali politici per poi calarsi, invece, nel tunnel dell'eroina, in una devastante autodistruzione che lo ha trascinato verso l'allontamento delle persone a lui più care.
La "ruota" del destino lo conduce a Bombay dove l'amore per una donna segnerà il suo percorso in questa terra densa di odori che si insinuano immediatamente dentro di lui, cosi come la tradizioni, la moltitudine di colori, contraddizioni e lingue che presto adotterà come fossero da sempre sue.

Il suo "cammino" in questa terra ci apparirà "variegato", come l'infinita gamma di personaggi con i quali condividerà sentimenti, emozioni, amore, odio, riflessioni.
La sua vita in India sarà un'immersione a 360 gradi in questo strano Paese dove regnano, in modo sorprendentemente parallello, due universi totalmente contrapposti: la totale miseria e la più spregiudicata e sfacciata ricchezza.
Un lusso sfrenato, prodotto dal potere della mafia.

Egli sarà protagonista di entrambe i mondi, nei quali scoprirà, in ognuno di essi, le sfumature della gente che li compone,denudandosi agli occhi di chi si presta ad avventurarsi in questa gigantesca saga, mostrandoci ogni sua angoscia, pensiero, illusione, un'attenta analisa rivolta a se stesso e a ogni ESSERE UMANO che entrerà a far parte della sua NUOVA VITA ... Ne emegerà il ritratto di un uomo che è in cerca di REDENZIONE, DI LEALTA',AMICIZIA,ONORE, AMORE... in una terra travagliata ma insieme RICCA di quella IMMENSA UMINITA' di cui ha sempre avuto sete, dove verrà appunto "battezzato" con il nome di ciò che in fondo, dentro di sè, è sempre stato disperatamente alla ricerca: Shantaram: UOMO DI PACE.

Un lungo romanzo dove l'autore narra, in prima persona,le proprie esperienze mescolandole a fatti, che scaturiscono dalla sua fantasia, nella quale, riesce a dar forma a sensazioni e sentimenti, indubbiamente vissuti, con totale trasporto e passione.

..."Lanciamo i nostri cuori coraggiosi nelle promesse di un nuovo giorno. Con amore: l'appassionata ricerca di una verità diversa dalla nostra. Con struggimento: il puro, ineffabile anelito di essere salvati. Poichè fino a quando il destino ce lo consente, continuaimo a vivere. Che Dio ci aiuti. Che Dio ci perdoni. Continuamo a vivere".

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silvia71 Opinione inserita da silvia71    13 Settembre, 2011
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Shantaram

Niente al mondo plasma l'anima di un uomo come l'esperienza maturata nel corso di una vita difficile e travagliata.
Con questo romanzo, in cui episodi realmente accaduti vengono rielaborati con uno straordinario tocco di fantasia, l'australiano Roberts racconta al mondo la sua storia, aprendo l'anima e dandole voce, mettendo in gioco le emozioni più segrete, quelle che fanno vibrare il cuore e la mente sia di chi le ha vissute sia di chi le ascolta.
Una vita rocambolesca, segnata da percorsi duri come il carcere, la droga, la scelta di evadere e di ritrovarsi in un mondo nuovo, venendo a contatto con una realtà forse peggiore di quella lasciatasi alle spalle.
L'India è lo sfondo totalizzante del romanzo, con i suoi colori, i suoi odori, un crogiolo di razze e di culture, di stridenti contrasti tra ricchezza di pochi e povertà dilagante; sono pagine di eccezionale bellezza, in cui si avverte forte l'amore per questa terra da parte del narratore,poiché questo suolo l'ha accolto tra la propria gente e l'ha cambiato.
La permanenza indiana servirà a Roberts per conoscere a fondo se stesso, per riscoprire valori quali l'amore, la generosità, l'amicizia, la lealtà, entrando in contatto con un'umanità variegata
da cui rimarrà profondamente colpito. Una galleria di personaggi di squisita caratura, colti nella pienezza di un vivere complicato, forti e deboli, vincitori e perdenti, onesti e sfruttatori, vittime e carnefici, tutti indissolubilmente legati dalla ricerca di una felicità: ossia la propria, poiché ogni essere umano ha aspettative diverse e un modo del tutto personale per raggiungerla.
Una fluidità narrativa sconvolgente accompagna la lettura di questo lungo romanzo, senza far mai avvertire cali di tensione, al contrario, aumentando il ritmo strada facendo, con un coinvolgimento totale del lettore , grazie allo spirito avventuroso che anima il racconto e alla profondità espressiva da cui è pervaso. Le pagine sono dense di riflessioni sulla vita e sul destino, elaborate con saggezza e supportate da una discreta conoscenza filosofica, così da creare un lavoro di buon livello letterario.
Commovente e palpitante la vicenda di Roberts, un uomo che decide di mettersi a nudo senza temere il giudizio altrui, senza cercare vane giustificazioni per gli errori di cui si è macchiato, un uomo peccatore che ha provato sulla pelle il dolore della dannazione, ma che è riuscito a ritrovare la voglia vivere.

“Uno dei motivi per cui abbiamo un terribile bisogno d'amore e lo cerchiamo disperatamente, è perché l'amore è l'unica cura per la solitudine, la vergogna e la sofferenza. Ma alcuni sentimenti si nascondono così profondamente nel cuore che solo la solitudine può aiutarti a ritrovarli. Alcune verità sono così dolorose che solo la vergogna può aiutarti a sopportarle. E alcune circostanze sono così tristi che solo la tua anima può riuscire a urlare di dolore “

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per chi volesse approfondire la conoscenza del'India, consiglio la lettura de La città della gioia.
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sommo Opinione inserita da sommo    28 Agosto, 2011
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L'uomo di pace

E' difficile dare un voto ad un libro come Shantaram. Posso dire che è il libro che ho regalato di più tra tutti i libri che ho letto. Che la copia che ho in casa è talmente consunta da aver perso la copertina.Che mia figlia ha fatto la tesina di maturità sulle pagine di Gregory David Roberts. Che a volte l'avventura riesce a legarsi ad una profonda consapevolezza ed umanità e che dalle pagine di un libro talvolta impariamo qualcosa sulla nostra vita ed è il caso di questo volume di 1200 pagine. Che anche soltanto guardando su internet le foto dell'autore ci rendiamo conto della sua peculiarità.Alla fine per farmi capire voglio citare le prime righe del libro, come già hanno fatto altri parlandone.."Ho impiegato molto tempo e ho girato quasi tutto il mondo per imparare quello che so dell’amore,del destino e dellle scelte che si fanno nella vita. Per capire l’essenziale, però, mi è bastato un istante, mentre mi torturavano legato a un muro. Fra le urla silenziose che mi squarciuavano la mente riuscì a comprendere che nonostante i ceppi e la devastazione del mio corpo ero ancora libero: libero di odiare gli uomini che mi stavano torturando oppure di perdonarli.........

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Gondes Opinione inserita da Gondes    28 Luglio, 2011
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SHANTARAM

Guardando fisicamente la mole di questo libro per la prima volta si rimane un attimino sconcertati . Un “blocco” da 1200 pagine, tanto è vero che il negoziante, dove ho acquistato il libro, mi ha consigliato un sacchettino rinforzato per il trasporto fino a casa!!! A parte le apparenze, il libro è molto bello e scorrevole e forse necessitava addirittura di qualche altra pagina in più.
Leggendolo sembra quasi impossibile che tutte le vicissitudini descritte possano succedere ad unica persona e specialmente in un una sola vita. L’autore, nonché il protagonista racconta in prima persona la propria storia dal momento dell’evasione da un carcere di massima sicurezza in Australia fino al fuga in India dove vive per alcuni nella clandestinità. La prima parte del libro, secondo il mio parere, la più bella in assoluto, descrive la vita quotidiana della povera gente alle prese con il sopravvivere, con la prospettiva solamente di arrivare al giorno successivo, lasciando da parte ogni tipo di programmazione e sicurezza nel futuro. La descrizione dei luoghi e oserei dire degli odori è molto dettagliata e fa riflette per le colossali differenze con la nostra cultura e grado di benessere. (anche si il libro è ambientato negli anni ’80). Poi però ci si accorge che molte persone anche con poco possono trovare la felicità e la voglia di vivere. Questo libro fa sicuramente riflettere e lascia sicuramente qualcosa dopo la sua piacevole lettura.

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gracy Opinione inserita da gracy    20 Dicembre, 2010
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Shantaram

"Ho impiegato molto tempo e ho girato quasi tutto il mondo per imparare quello che so dell'amore, del destino e delle scelte che si fanno nella vita"...

Il libro inizia così e dura ben 1177 pagine. L'India che fa da sfondo è vista dagli occhi di un australiano Lin, che per pochi aspetti ricorda Vallanzasca, per molti altri ad un istrionico uomo carismatico dai mille volti. Emerge il lato debole dell'India, quella che da esilio alla "felce" che proviene da tutto il mondo: europei e medio-orientali, uomini e donne che sono scappati dalle loro nazioni perchè colpevoli di reati non scontati debitamente nel loro paese di origine. Una società legata alla mafia al traffico di droga, alla prostituzione, al riciclaggio, al traffico d'armi, alla ricettazione. Durante questo viaggio si incontrano tanti personaggi, col rischio a volte di fare confusione, poi si riallacciano i dialoghi e tutto torna, non mancano gli scivoloni leziosi e le metafore filosofiche un pò troppo forzate. Personaggi che ricorderò sono l'indiano Prabu e l'orso Kano. Il pregio di questa lettura è stata l'abilità dell'autore di farmi incollare nelle sue pagine e di apprezzare alla fine la buona volontà del protagonista per quello che ha fatto, che pur essendo un criminale è "Shantaram", un uomo di pace.

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katia 73 Opinione inserita da katia 73    13 Agosto, 2010
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Indimenticabile

Quando l'ho comprato mi sono chiesta se valesse la pena dedicare tanto tempo a un libro così lungo, ma quando ho cominciato a leggerlo ho capito subito che la risposta era si , si shantarem vale tutte le sue 1074 pagine. Un capolavoro, intenso, commovente, tante sono le pagine e tanti i contenuti e le emozioni.
Gregory è un uomo in fuga, evaso da un carcere in Australia arriva a Bombay, e dopo essere stato rapinato dei suoi soldi trova ospitalità in una baraccopoli, vive di espedienti e allestisce un punto di soccorso per gli abitanti dello slum, impara a farsi amare e apprezzare da loro, ma lui vive in questo modo, privandosi di tutto perchè è un uomo in cerca del perdono, cerca di perdonare se stesso per gli errori del passato. Gregory sa guardare dentro di sè, e analizza le sue emozioni e le sue paure con disarmante sincerità, vive scappando dalle autorità (per non essere rimpatriato)ma mai da se stesso, è questa la forza di questo personaggio.
Dopo essere arrestato per colpa di una vendetta viene rilasciato e incomincia la seconda fase della sua vita, entra a far parte della malavita, qui trova amici veri e una nuova "famiglia", ricorre spesso la frase "fare la cosa sbagliata per la ragione giusta", e per lui la ragione giusta sono i suoi compagni e la lealtà verso di essi.
Bellissimo anche il personaggio di Karla, una donna che porta con sè un grande fardello che ha inaridito il suo cuore, Gregory l'amerà con tutto se stesso, ma quando si trova davanti alla scelta o lei o la lealtà per i suoi compagni lui sceglie qusti ultimi, anche perchè non può permettersi di perdere la dignità, è tutto ciò che gli rimane.
A volte ci sono dei passaggi un pò lunghi e si perde un pò di fluidità nella lettura, ma questi sono compensati da pagine talmente belle e profonde che mi sono ritrovata a leggere e rileggere.
E' difficile recensire un libro così bello, si può solo leggere.

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alb Opinione inserita da alb    14 Mag, 2010
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Indimenticabile

Sono passati già alcuni anni da quando ho letto Shantaram, ma ancora ricordo perfettamente le sensazioni e le emozioni che mi derivavano dalla lettura di questo eccezionale romanzo.
Il romanzo è lunghissimo (oltre 1000 pagine) ma la lettura è scorrevole e rapida, grazie all'impeccabile stile del grande Gregory David Roberts. Ciò che è magico è come l'autore abbia trasmesso la vita di Bombay, la società, i problemi.
Davvero consigliatissimo!

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sabrinat2601 Opinione inserita da sabrinat2601    26 Aprile, 2010
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no..non sarà...un' avventura!

Splendido romanzo sulla cultura, la spiritualità, le persone, gli individui che fanno di un paese come l'India un luogo affascinante. Narra la storia quasi leggendaria di un uomo che scappa da un carcere in Australia e si ritrova a vivere in uno slum, una baraccopoli, di bombay, diventando un amato medico e uno di loro. Il viaggio prosegue e si infittisce di personaggi dalla forte personalità e con una storia da raccontare. Un'avventura di 1200 pagine, in alcuni punti magari un po pesante alla lettura, ma veramente un ottimo scritto che va assolutamente letto.

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andrea70 Opinione inserita da andrea70    25 Aprile, 2010
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Splendido

Difficile scrivere una recensione in cui le parole non sviliscano la grandezza di un racconto come se ne leggono pochi.
Un uomo arriva in India dopo essere evaso da un carcere australiano , qui finisce in breve tempo a vivere in uno slum , la parte più povera e miserabile di Bombai spintovi dalla indigenza ma soprattutto da una voglia di riscatto mai sopita.
Farà il medico degli ultimi , dei fondi di caffè di una umanità comunque dignitosa e mai doma incontrando personaggi straordinari.
Lavorerà per la malavita locale che ha le lunghe mani ovunque soprattutto in una città come Bombai specchio delle contraddizioni di un intero popolo.
Conoscerà la tranquilla vita di un villaggio indiano lontano dal rumore delle grandi città ed i valori di una spiritualità semplice quanto profonda.
Andrà in prigione per una tremenda vendetta, affronterà i suoi spettri aiutato da amici improbabili .
Combatterà una guerra non sua e scoprirà che il cuore di ogni uomo è un profondo abisso dove ciò che ti abbaglia può nascondere il tradimento ma dove nel buio più assoluto puoi trovare una luce inaspettata .
E' un libro di 1000 pagine ed oltre ma non pesa mai, non ha un attimo di stanca, l'avventura è ai massimi livelli, ma soprattutto è grande la capacità dell'autore di raccontare un paese, un popolo, una umanità varia e sorprendente .
Ci sono nel libro momenti di grande durezza ma si è sempre in compagnia di personaggi straordinari , momenti drammatici, altri divertenti, altri ancora commoventi.
Uomini persi legati da un codice d'onore e di lealtà ferreo, uomini come il protagonista che perseguono il bene e la redenzione pur agendo spesso al di fuori della legalità.
Non è il classico romanzetto d'avventura ispirato da uno stucchevole buonismo in cui dopo mirabolanti e poco realistiche vicende i "buoni" vivono felici e contenti.
Personaggi indimenticabili muoiono , altri non riescono a ricostruirsi una vita finchè non sconfiggono i propri demoni e non trovano una ragione per perdonare se stessi.
E' un viaggio lungo e impervio, ma bellissimo ed emozionante dentro una umanità ai più sconosciuta ma che ti coinvolge come pochi racconti sanno fare.
L'autore poi ha una penna ispirata che ci regala pensieri ed aforismi, che a tratti ricordano Victor Hugo (fatte le debite proporzioni).
Quando ho chiuso il libro dopo aver letto l'ultima pagina ho provato la stessa tristezza di quando saluti un amico che non rivedrai per un pò.
Veramente splendido.

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Victor Hugo - I Miserabili
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leadger Opinione inserita da leadger    25 Aprile, 2010
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Un lungo viaggio

Impossibile descrivere in poche righe il contenuto di questo libro. Leggendolo in alcuni momenti ci si sente opprimere dall'aria soffocante di Bombay, si prova affetto ed ammirazione per persone materialmente povere ma con una ricchezza interiore incredibile e ci si ritrova a sperare che non accada loro nulla di male.
Questo libro parla di svariati temi: amicizia, amore, vendetta, droga e tanti altri argomenti.
Mi ha trasmesso, già dalle prime pagine, una moltitudine di sensazioni.
Mi sono affezionata ai personaggi e man mano che mi avvicinavo alla fine sapevo già che mi sarebbero mancati.

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