Molto forte, incredibilmente vicino Molto forte, incredibilmente vicino

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Valepepi Opinione inserita da Valepepi    12 Novembre, 2021
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ROMANZO FRAMMENTARIO

L’inizio del romanzo appare interessante: un evento drammatico che si chiude, o meglio, si socchiude, lasciando uno spiraglio oltre il quale si intravedono un non detto (i messaggi in segreteria telefonica) e un non risolto (una chiave sul fondo di un vaso). Al giovane Oskar, il compito di far luce.
Un materiale ricco di potenzialità che purtroppo Safran Foer disperde, vagando attorno a dialoghi fatui e a una seconda, improbabile, storia familiare.
Lo sviluppo della trama diventa così farraginoso e confusionario e al lettore viene molto più facile distrarsi che concentrarsi.
Giunti sul finale, le storie si ricongiungono e i misteri si dipanano, ma avendo questi perso ritmo e corposità, arrivano in fondo scarichi, propinando facili soluzioni che tradiscono la fragilità di una trama ambiziosa nelle premesse, ma altrettanto sbrigativa nelle conclusioni.
Adolescenziale e frammentaria, infine, la prosa: è tutto un “lui disse”, “lei disse”, “perché no?”, “perché no, cosa?”, elocuzioni queste che oltre ad affaticare e nevrotizzare la lettura, privano i personaggi di empatia e la storia di fluidità.
In definitiva, un libro che non ho apprezzato.

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Mian88 Opinione inserita da Mian88    24 Aprile, 2019
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Molto forte, incredibilmente vicino, incredibilmen

«Avevo conosciuto la gioia, ma non abbastanza, può essercene abbastanza? La fine del dolore non giustifica il dolore, e il dolore è infinito, che macello che sono, pensai, come sono stupido, stupido e meschino, e inutile, misero, patetico, come sono disperato. Nessuno dei miei animali conosce il proprio nome, che razza di persona sono, io? Alzai il suo dito come se fosse la puntina di un giradischi e sfogliai all’indietro, una pagina alla volta…»

Il suo nome è Oskar Schell ha nove anni anche se soventemente ne dichiara dodici, è inventore, designer di gioielli, fabbricante di gioielli, entomologo dilettante, francofilo, vegano, origamista, pacifista, percussionista, astronomo dilettante, consulente informatico, archeologo dilettante, collezionista di monete rare, farfalle morte di morte naturale, cactus in miniatura, cimeli dei Beatles, pietre semipreziose e altro, ma soprattutto, è colui che risolverà l’enigma di quella chiave misteriosa rinvenuta per caso e di nascosto e il cui unico indizio è “Black”. Certamente non sarà semplice giungere alla risoluzione dell’arcano, ma lui non può arrendersi, non può perché quella chiave così particolare è legata a suo padre, il padre che ha perso nel modo peggiore e che per questo, sfruttando un’intelligenza rara ma preziosa, lo ha indotto a creare un suo universo fatto di metafore, obiettivi e tanti lividi con cui far fronte a questa perdita così inspiegabile e soprattutto inaccettabile.

«Servono tasche enormi, tasche abbastanza grandi per le nostre famiglie, e per i nostri amici, e anche per le persone che non sono nelle liste, gente che non abbiamo mai conosciuto ma vogliamo proteggere. Servono tasche per i distretti e per le città, una tasca che possa contenere l’universo. Otto minuti e trentadue secondi…»

E poi ci sono loro, donne e uomini che sono voci di un passato che non è stato dimenticato, che è sinonimo di dolore, di amore, di perdita. Perdita perché la guerra è un qualcosa di nefasto sia che accada negli anni duemila a causa dei terroristi, sia che accada negli anni ’40 per una diversa forma di follia umana. È un cancro che non si esaurisce mai, un male che non termina al cessare del conflitto bellico, è un fantasma che persiste anche a lustri di distanza e che si porta dietro spettri, spiriti, ombre e apparizioni. Per quegli amori non vissuti, per quelle vite uccise per mano propria, per quelle vite perite innanzi ai nostri occhi, per quei legami strappati, per quei figli mai nati, per quei figli defunti. E sono proprio queste ombre che ci affiancano passo passo a non concederci una vita normale, a toglierci la voce, a far sì che si creino luoghi del nulla e luoghi del qualcosa, che il terrore sia tale da impedire all’individuo di restare. Sono proprio queste che spesso ci fanno commettere gli errori più grandi, sbagli che non hanno rimedio e con cui dobbiamo fare i conti per quel che sono.

«Non smetto di pensare a quella notte, ai grappoli di candelotti rossi, al cielo che era come un’acqua nera, e che solo poche ore prima di perdere tutto avevo tutto. […] Ho tanta paura di perdere qualunque altra cosa amata, che non voglio amare niente, e forse questo avrebbe reso possibile l’impossibile. Forse, ma non ne sono stato capace, avevo sepolto dentro di me troppe cose, e troppo a fondo.»

È un romanzo intenso e stratificato “Molto forte, incredibilmente vicino”, un romanzo che divide e che fatica ad arrivare subito a causa di una narrazione molto confusionaria (soprattutto nella prima parte) che alterna passato e presente senza presentare i personaggi, se non il piccolo Oskar, che non mostra, bensì, scarica. Scarica, sì. Un sostantivo che può apparire inappropriato ma che in realtà è emblema perfetto di quel che fa Foer. Perché il lettore ha la percezione di trovarsi innanzi ad un qualcosa di complesso, metaforico e filosofico al contempo, tuttavia, questo qualcosa che all’inizio sembra sfuggire alla sua percezione successivamente gli si scaraventa addosso con una forza devastante e inesauribile. Lo stesso mistero che trova quella che è la più logica delle soluzioni proprio perché ricavato dalla normalità e per questo percepibile quale plausibile e concreto da chi legge (che aspettandosi magari di più può restarne deluso), ha un significato recondito, diverso. Gli stessi incontri del bambino hanno una morale e una connotazione specifica da non trascurare.
Ci sono passaggi davvero duri, passaggi che invitano a riflettere sul proprio vivere, sul nostro io, sui nostri sensi di colpa, su quel che ci circonda, sull’umanità e molto altro ancora. Un libro forte, incredibilmente vicino, ma anche un libro vero e fortemente empatico che merita di essere letto. Un invito: non arrendetevi nonostante la difficoltà della lettura.

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La Lettrice Raffinata Opinione inserita da La Lettrice Raffinata    20 Giugno, 2017
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Un crescendo

Devo ammettere di aver iniziato la lettura di questo romanzo con l’idea sbagliata: pensavo si sarebbe rivelato più o meno affine allo stile di John Green, che in genere fa leva su temi ad alto impatto emotivo per catturare i lettori; in questo volume invece il contesto sociale e storico ha molta meno rilevanza di quanto promesso nella sintesi introduttiva, dove forse si è calcata la mano per ragioni di marketing.
In ogni caso, nella prima metà del romanzo mi sono davvero sentita combattuta, perché da un lato avevo letto delle recensioni a dir poco entusiaste, ma dall’altro trovavo lo sviluppo della trama parecchio confuso e le situazioni in cui si trovava ad essere il protagonista inverosimili. Soltanto nei capitoli finali si ottiene una spiegazione chiarificatrice, benché personalmente ritengo alcuni comportamenti ed azioni al limite dell’irrealtà, come ad esempio il fatto che la maggior parte dei Black di New York siano disposti ad assecondare un bambino (e sua madre): è mai possibile che non abbia incontrato nessuna persona violenta, o perlomeno non disponibile?
Voglio elencare subito anche gli altri elementi a mio giudizio negativi, per poi passare a quelli che mi sono piaciuti. E tanto.
Penso che Foer abbia un po’ esagerato nell’uso delle metafore, infatti se le sommiamo ai tanti comportamenti bizzarri di buona parte dei personaggi, si arriva al punto di non poter capire cosa accade veramente e cosa no; questo tipo di “confusione” può essere piacevole a piccole dosi, ma qui mi è sembrata eccessiva e poco naturale, come se l’autore studiasse le sue scelte a tavolino.
Non mi è piaciuta neppure la risoluzione del mistero della chiave: l’ho trovata troppo semplice, e non capisco come si possa optare per una scappatoia del genere dopo aver curato tanto i dettagli nei capitoli precedenti. Questa scelta dell’autore è stata senza dubbio molto deludente.
Il disappunto più grande è stato però causato dalla superficialità con cui Foer parla dell’autolesionismo in un bambino delle elementari! E anche questo è un elemento irreale, perché se può essere verosimile lasciare il proprio figlio libero di esplorare la città, non lo è di certo ignorare i lividi che si procura in svariate occasioni.
Questi in linea di massima sono i motivi per cui non urlo al miracolo assieme agli altri fan di Foer. Riconosco comunque la maestria con cui si è creato un proprio stile distintivo, che dimostra di padroneggiare soprattutto quando fa ricorso più volte alle stesse parole e alle stesse frasi, per creare un’atmosfera particolare o per dare l’illusione che siano parte del lessico comune. Molto interessante anche quando accosta vari punti di vista dello stesso evento per colmare con le informazioni di uno i buchi narrativi dell’altro.
Geniale la scelta di impaginare in modo diverso le lettere dei nonni di Oskar: se da un lato abbiamo Thomas Senior che scrive tutto il testo attaccato, abituato a non sprecare neanche un centimetro di carta nei suoi quaderni, dall’altro la nonna lascia degli spazi tra le parole e le frasi, trasposizione delle lunghe pause nel suo parlato.
Infine, il maggior pregio dei questo romanzo si riscontra nella magistrale cura della parte grafica, con le fotografe che accompagnano piacevolmente la lettura e permettono di sentirsi un po’ più vicini ad Oskar.
Sul “fronte delle lacrime”, spero di non essere considerata un mostro, ma mi sono commossa soltanto al racconto di William Black e, soprattutto, leggendo l’intervista alla donna di Hiroshima.

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Opinione inserita da Sara90    24 Gennaio, 2017

Sulle tracce di te

Una storia straziante, capace di smuovere gli animi più duri. Un bambino e il meraviglioso legame che ha con il padre sono il fulcro attorno al quale ruota ogni cosa, fino a quando papà Thomas perde la vita nell'attentato alle Torri Gemelle. Una morte inaccettabile per il piccolo Oskar che da quel drammatico giorno non farà altro che cercare tracce del padre in ogni angolo della casa, del quartiere e dell'intera città di New York. Ecco allora delinearsi storie di vita ricche di dialoghi, immagini e flussi di coscienza che lasciano il lettore con il fiato sospeso, come se una risposta esauriente alla fine di tutto fosse impossibile da raggiungere. Si vedrà, poi, che ogni tassello di questo immenso puzzle troverà il suo posto più adatto, nonostante l'impostazione del racconto non sia propriamente lineare. L'intera storia si svolge in una cornice di legami famigliari tanto forti quanto difficili, ma di questo se ne acquisirà piena consapevolezza solamente nelle ultime pagine.
Un testo, insomma, che merita di essere letto, non fosse altro che per avere l'opportunità di calarsi a pieno nelle profonde riflessioni di un bambino di nove anni, capaci di strapparci alla routine quotidiana con la genuinità e la rabbia di chi ha subìto una perdita così grande.

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MATIK Opinione inserita da MATIK    06 Aprile, 2016
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Molto forte, incredibilmente vicino.

"Quel segreto era il buco al centro di me stesso, dove cadeva ogni felicità."
Un libro che racconta del dolore, quello di un ragazzino che ha perso il padre nell'attacco terroristico delle Torri Gemelle e di quello del suo nonno che è sopravvissuto alla seconda guerra mondiale, ma che dallo shock ha perso l'uso della parola.
"La vita è più spaventosa della morte."
Oskar è un bambino molto intelligente e pieno di fantasia, ama profondamente il padre, che con lui organizza giochi enigmistici per sviluppare le sue facoltà intellettive, ma un maledetto giorno, New York subisce un attacco che cambierà non solo la sua vita, ma quella di un intero pianeta.
"Tutto quello che è nato deve morire, e questo significa che le nostre vite sono come i grattacieli. Il fumo sale a velocità diverse, ma le vite sono tutte in fiamme, e tutti siamo in trappola."
Le immagini trasmesse e ritrasmesse dalle tv, di quegli aerei che vanno a sbattere contro le due Torri e il loro successivo crollo, delle persone che per sfuggire alla morte per incendio decidono di buttarsi nel vuoto, sono negli occhi di tutti noi e purtroppo quella "guerra" continua da quel terribile 11 settembre 2001, a quel disastro se ne sono sommati altri a Parigi, a Bruxelles, ad Ankara e in tante tante altri parti del mondo, persone innocenti muoiono "in nome di un Dio" e chi resta soffre della mancanza e dell'affetto di un padre, di una madre, di un figlio, di una sorella, di un fratello, di un amico ecc., quanto è crudele vivere oggi, tutti noi rischiamo di essere schiacciati sotto il peso di tutte le vite che non stiamo vivendo.
"La guerra! Continuiamo a ucciderci l'un l'altro senza uno scopo! E' la guerra fatta dall'umanità all'umanità, e finirà solo quando non ci sarà più nessuno da combattere! Fa male.".
Un libro forte, incredibilmente vero, che ci fa riflettere e pensare, tutti noi vorremmo aiutare Oskar a risolvere l'ultimo enigma che gli ha lasciato il padre, per cercare di farlo tornare a vivere, senza sensi di colpa e ritrovando un po'di felicità e di serenità.
"Cercare di vivere."
Assolutamente da leggere, particolare la sua impaginazione e apprezzabile anche il film!

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Pigottina Opinione inserita da Pigottina    22 Giugno, 2015
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La ricerca di un bambino

Il protagonista indiscusso del romanzo è il piccolo Oskar con la sua intelligenza e le sue fobie, che lo rendono dolorosamente troppo adulto per i suoi 9 anni.
Oskar ha perso il suo papà nell'attentato alle Torri Gemelle e, per sentirlo ancora vicino, inizia la ricerca di tutti quelli che si chiamano Black a New York, poiché ha trovato una chiave con quel nome in un vaso nel ripostiglio del padre. Lo seguiremo nel suo cercare, rideremo a volte delle sue considerazioni, ci commuoveremo per le sue paure e intanto scopriremo qualche cosa in più della sua famiglia.

Non avevo mai letto nulla di Jonathan Safran Foer, ma questo libro mi è entrato dentro piano piano; all'inizio non riuscivo a capire quale fosse il filo conduttore tra le varie voci narranti, ma poi una volta che ogni tassello occupa il proprio posto allora il libro decolla e non lo abbandoni più.

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Mario Colandrea Opinione inserita da Mario Colandrea    20 Ottobre, 2014
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Dresda,febbraio1945-New York,settembre 2001

Un libro che nella sua prima parte tende a scoraggiare a proseguirne la lettura. Qui la trama appare estremamente complicata ed il suo filo conduttore difficile da afferrare.
Ma poi il puzzle comincia a comporsi e dopo aver sistemato faticosamente i primi 500 tasselli dei 1000 necessari, gli altri si sistemano da se con impeto,senza più alcuno sforzo da parte nostra, ma certamente con tanta sofferenza, emozione, rabbia e tenerezza.
Un aspetto sicuramente suggestivo del romanzo è la sua dimensione storica non priva di denuncia sociale e politica.Impossibile non mettere in relazione il bombardamento di Dresda operato dagli angloamericani nel Febbraio del 1945 con l'attentato terroristico alle Torri Gemelle del Settembre 2001. D'altra parte questi due avvenimenti seminano abissi di dolore nelle quattro generazioni di una stessa famiglia protagonista del romanzo.
Non appaia troppo forzato il parallelismo fra questi due episodi storici di inaudita violenza, perchè anche a proposito del massacro di Dresda, stimato dagli studiosi in 25000 vittime, si è parlato di "terrorismo aereo".
Questo giudizio è stato formulato da Liddell Hart,esperto di storia militare e capitano inglese che così ha riassunto quella vicenda: "Verso la metà di febbraio la lontana città di Dresda fu sottoposta, col deliberato intento di seminare strage fra la popolazione civile, ad un micidiale attacco contro i quartieri del centro, non contro gli stabilimenti o le linee ferroviarie."
Nell'attacco alle Twin Towers operato dai terroristi di Al-Qaeda perirono circa 3000 persone di 70 nazionalità diverse. Fin qui alcuni stralci di analisi e di statistica. E le vicende private?
Facile capire che da tutto quell'orrore furono colpite mamme, bambini, mogli, mariti, nonni, fratelli... come quelli del romanzo di Jonathan Safran Foer.
Dirà il bambino protagonista della narrazione a proposito di una foto che ritrae un corpo che cade dai grattacieli schiantati: "C'era tutto un mondo li dentro.Era papà(quello che cadeva)? Forse. Chiunque fosse era qualcuno".
E che chiunque tu sia,tu sei qualcuno,il piccolo Oskar l'aveva scoperto pellegrinando per New York, alla ricerca di persone che potessero fargli sentire più vicino il suo papà morto "nel giorno più brutto".
Stile immaginifico. Pensiero bambino: devastante, accusatorio, drammaticamente vero.

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Giuliacampy Opinione inserita da Giuliacampy    29 Luglio, 2014
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molto bello incredibilmente vero

La dolcezza, la cruda sincerità, l'intelligenza incredibile e la fervida immaginazione di Oskar Shell lasciano il lettore sorpreso e allo stesso tempo divertito fin dalla prima pagina del romanzo. Oskar, con le sue scarpe pesanti, le bizzarre invenzioni e le ingiustificate paure, conquista chiunque e colora il libro con il verde della sua infinita speranza. In realtà ciò che ho apprezzato di più di questo romanzo incredibilmente originale e unico nel suo genere, non è soltanto la figura di Oskar ma anche quella dei nonni, con il loro linguaggio silente fatto di sguardi ed espressioni, la loro strana abitudine di ingannare costantemente se stessi non riuscendo mai a comprendere veramente cosa condividano. Condividono tutto ma allo stesso tempo nulla, qualcosa di ineffabile, che nemmeno le centinaia di quaderni di Thomas riescono ad esprimere. Si tratta quindi di una continua ricerca: di una serratura, di una ragione di vita, di affetto e comprensione, di qualcosa che accomuna tutti gli uomini di ogni secolo. Per questo, riprendendo il titolo dell'ultimo capitolo, ritengo che il libro sia molto bello ed incredibilmente vero, poiché con la sua semplicità e l'autenticità dei personaggi è in grado di trasmettere un messaggio profondo e universale riuscendo ad emozionare anche il più cinico dei lettori.

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Minuscola Opinione inserita da Minuscola    07 Marzo, 2014
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Profondo e triste

Questo libro mi è piaciuto molto. E' molto profondo, un po' strano e abbstanza triste.
Oskar è un bambino il cui padre muore nell'attentato alle torri gemelle del 11 settembre 2001. Oskar è un bambino problematico che inventa cose molto divertenti ed utili.
Vive interiormente il lutto per la morte del padre e cerca di fare qualcosa per lui (almeno io l'ho compresa così la storia). Va alla ricerca del signor o signora Black, dopo aver trovato una chiave in un vaso nel ripostiglio del padre. E vaga e pensa e cammina e ragiona e ci fa vivere la sua vita delicata in punta di piedi.
Non è facile da comprendere, ma, quando lo si capisce appieno, fa riflettere e commuovere.

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diogneto Opinione inserita da diogneto    29 Gennaio, 2014
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molto, forse troppo alla fine semplice!

Compra un puzzle da 10000 pezzi, di quelli pieni di colori e strade magari con un tramonto sfumato. Fatto? Ecco ora torna a casa, non toglierti le scarpe perché, appena varcata la porta, devi aprire la scatola del puzzle e lanciare, tutti i piccolissimi pezzi, per terra e, velocemente uscire, come se niente fosse.

Torna dopo 24 ore e mettiti a lavoro.

Questa è la sensazione che mi ha dato la lettura di "Molto forte incredibilmente vicino", scritto da Jonathan Safran Foer [GUANDA2005]. Nei punti in cui la mia pazienza di lettore veniva meno riuscivo a trovare quei pezzetti che componevano parte del puzzle e davano senso ad una storia che mescola stupore, amore, devozione, tragedia e voglia di vivere.

Oskar è orfano di un mondo costruitogli intorno dal padre morto nell'attacco alle Torri dell'11 settembre. Dopo un anno esatto si mette alla ricerca della serratura che dovrebbe essere aperta da una chiave trovata nel ripostiglio del padre messa li, forse, per un gioco che, solitamente, legava padre e figlio. La Chiave si trova in un vaso dentro una busta con sopra scritto Black... Black sarà il cognome del proprietario di questa chiave???? Da questa domanda, dalla volontà di sentire ancora il padre vivo e dalle vicende della famiglia Schell partono diversi filoni narrativi che ti portano indietro nel tempo, fino a toccare il bombardamento di Dresda in uno splendido parallelo temporale, regalandoti scorci lontani e prossimi capaci di comporre, al termine di una attenta e serena lettura, un puzzle sensazionale di emozioni vere.
La figura di Oskar, in questo girovagare alla ricerca del Black giusto, insieme alla caratterizzazione proprio dei Black, ricorda un po' il Piccolo Principe mentre vaga tra i pianeti del sistema solare. Anche Oskar incontrerà la sua volpe.... ma non vorrei raccontarvi il finale di un libro che parla al cuore e che va letto, come scrivevo sopra, con pazienza e devozione senza perdere la speranza di riuscire, con il tempo giusto, a finire questo splendido puzzle di vita.

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Nadiezda Opinione inserita da Nadiezda    09 Gennaio, 2014
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Oskar e le sue invenzioni

È l’11 settembre 2001, una data memorabile per tutto il mondo.
Una data che ha fatto sconvolgere tutto il mondo.
Una data che ha messo sotto gli occhi di tutto il mondo delle immagini forti ed angoscianti.

Oskar proprio quel giorno riceve un messaggio da suo padre.
Nel messaggio il genitore fa riferimento alle Torri Gemelle.
Proprio quel giorno infatti era andato a fare una commissione in quel dannato posto.
In un primo momento il ragazzino non aveva dato molta importanza al messaggio del padre, ma purtroppo con il passare del tempo Oskar capirà di aver perso l’adorato papà.
Non potrà più annusare il suo buon odore di pulito, non potrà più fargli le domande alle quali lui sapeva sempre rispondere ed inoltre non potrà più ascoltare le sue bellissime storie.
Un giorno quasi per caso, Oskar, questo piccolo grande protagonista, si ritrova a curiosare tra le cose dell’amato papà e per errore rompe un bel vaso che contiene una misteriosa chiave.
Oskar vuole a tutti i costi sapere a chi appartiene la chiave e cosa apre.
Inizierà una forsennata ricerca che condurrà il protagonista a conoscere le storie di molti altri personaggi ed a conoscere anche il suo passato.

Si tratta di un libro pieno di amore e dolcezza. La dolcezza del piccolo Oskar e la sua intelligenza lasciano stupito il lettore e piacevolmente meravigliato.
Un libro forte e talvolta angosciante, ricco di figure che fanno riflettere, pieno di parole dette o magari solo pensate.
Un libro da non lasciarsi scappare.
Un libro che desidero fortemente consigliarvi.

Che altro dire?
Vi auguro una piacevole lettura!

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cuspide84 Opinione inserita da cuspide84    05 Ottobre, 2013
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UNA CHIAVE PER CRESCERE, UNA PORTA PER ANDARE OLTR

Una chiave che apre qualcosa.

Un bambino.

Una torre che brucia.

Un aereo che si schianta contro la torre.

La torre che crolla.

Una chiave che apre che cosa?

Anche l’altra torre crolla.

Oskar è un bambino il cui papà era in una di quelle torri, in quel maledetto 11 settembre.

Oskar è un bambino la cui vita è cambiata in un soffio, in un attimo, in uno schianto, in un crollo.

Oskar è un figlio, un nipote, un inventore, un bambino che trova una chiave in un vaso in una busta con scritto solo una parola: Black; da questo momento inizia la ricerca della serratura che solo quella chiave aprirà.

Un romanzo scritto con uno stile particolare, brevi dialoghi tra persone o complessi pensieri di un bambino, parole su parole legate le une alle altre da un filo invisibile, da un senso che spesso solo chi è ancora bambino può capire.

Un romanzo accompagnato da immagini, centinaia di chiavi per una sola serratura, uccelli che volano liberi, immagini forti di persone che pur di non morire bruciate si sono gettate dalle torri in fiamme…

Prima o poi ci ritroviamo tutti a camminare con le scarpe un po’ più pesanti di ieri, è il naturale scorrere degli eventi che porta a dover affrontare questa condizione: è la vita, talvolta crudele, talvolta dolcissima.

Purtroppo a volte ci si trova in queste situazioni troppo presto, ma il fatto vero è che non si è ma pronti ad affrontare una perdita, qualsiasi sia la nostra età.

Una lettura particolare, per trovare l’unica chiave che apre la porta che ognuno di noi non vuole ancora aprire.

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Carpineti Opinione inserita da Carpineti    26 Settembre, 2013
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Crescita come accettazione


Oskar Schell e' un bambino che ha perso suo padre l'11 settembre a New York.
Un giorno per caso, mentre rovista nel guardaroba del papà trova dentro ad un vaso una busta con dentro una chiave e una scritta. Cosa apre quella chiave? Perché suo papà l'aveva nascosta? Che segreto cela?
Oscar Schell e'un bambino caparbio e intelligente, è convinto che scoprire quale serratura apre quella chiave segreta lo aiuterà a capire, ad accettare meglio il suo triste destino che si trascina ogni giorno. Ma cosa aprirà quella chiave, una porta? Una cassetta di sicurezza? Un armadietto? Un lucchetto?
E' deciso, inizia una ricerca metodica di quella serratura partendo da quell'unica parola scritta sul retro della busta bianca che contiene la chiave. Ma quante serrature ci sono a New York? Come trovare quella giusta, a nove anni?
La ricerca sarà un modo di crescere, di conoscere luoghi e persone con delle vite, dei problemi e in un caso anche La soluzione.
C'è molto dolore in questo racconto, un dolore talmente grande e difficile da accettare per un bambino che ha nitido e cristallino l'ultimo scampolo di vita di suo padre nella Torre prima del crollo, ogni giorno e' un domandarsi perché sia successo e cosa succederà quando finalmente quella chiave...
E'un racconto diverso dal solito, ci sono fotografie, invenzioni, speranze nelle pagine che sfogli, ci sono i ragionamenti di un bambino, gli interrogativi di un bambino che spesso rimangono irrisolti, ci sono degli amici adulti.
Oskar ha una mamma che lotta per andare avanti e per avvicinarsi ad un figlio che la morte del padre ha in qualche modo allontanato, c'è una nonna che vive per il nipote e c'è un nonno che non parla, ma per comunicare scrive solamente. Ci sono le ceneri di un dramma antico a Dresda, durante la guerra che permea nella storia, e tante lettere, tanti pensieri, tanti gesti e dialoghi talmente personali e privati che sembra di affacciarsi in casa Schell e ascoltare, di vivere nella famiglia e ridere o piangere della forza di un bambino.
La ricerca come crescita, la crescita come accettazione, e in fondo poi la meta finale, la scoperta, potrebbe rilevarsi meno importante di una manciata di serenità guadagnata da un'avventura.

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BettiB Opinione inserita da BettiB    22 Agosto, 2013
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Vite segnate intrecciate

Oskar, un particolare ed introverso bambino di 9 anni, perde il padre nell'attacco terroristico dell'11 settembre. Il padre non era solo un genitore, per lui, era il suo migliore amico e la persona a cui teneva di più al mondo - come lui stesso rivela nel corso della narrazione.
Oskar non riesce ad accettare la morte del padre: sostiene che la vita sia inutile, pesante e che non vi sia scampo alla sofferenza che vivere comporta. Fino a che, frugando tra le cose del padre, non scopre una chiave e un nome, "Black". Da lì partirà la sua ricerca, che si estenderà su tutta New York. Oskar incrocerà centinaia di persone diverse nel tentativo di fare chiarezza, ognuno con una sua storia, ognuno con qualcosa da dare - a livello emotivo. La ricerca materiale che ha lo scopo di svelare il "mistero" della chiave cela la più personale ricerca di un padre che non c'è più.
Parallelamente scorre la storia di due personaggi secondari, ma nemmeno troppo: la nonna di Oskar, a cui il bambino è molto affezionato e con cui passa più tempo, e "l'inquilino", un misterioso individuo che vive a casa della nonna. Senza svelare troppo posso dire che questa (seconda) storia è la storia di un figlio perduto, un amore mancato e le difficoltà di voler essere ed accettare di essere felici.

A parere mio Foer ha composto un piccolo capolavoro moderno. Con uno stile scorrevole ma non semplicistico, con frasi degne di nota e poetiche tanto da poter essere riutilizzate come citazioni con vita propria, ha saputo dipingere una storia metropolitana che si svolte sì nelle strade di una New York devastata dal terribile attacco, ma anche e soprattutto nel profondo di ciascun personaggio. Personaggi, oserei dire, vivi. Realistici e a tutto tondo, umani e capacissimi di sbagliare, fallire, non essere all'altezza e allo stesso tempo amare, aver paura d'essere amati, desiderare la felicità e razionalizzarla fino a fuggirla.

Una storia commovente, coinvolgente, a tratti umoristica, a tratti amara. Va in scena la storia di un uomo spaventato, una donna che ama troppo, e un bambino che cresce con un terribile peso "nelle scarpe". Fantastica.

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PICCOLO P. Opinione inserita da PICCOLO P.    10 Dicembre, 2012
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VITE SEGNATE

Oskar, un bambino, un ragazzo, un adulto. Una trasformazione naturale che richiede un percorso di anni viene affrontata dal protagonista in pochissimi mesi. La domanda che mi sono posto è: " con quali conseguenze?". Molto meno devastanti di quanto ci si aspetterebbe perchè Oskar, nonostante il destino lo abbia colpito in maniera orrenda privandolo del padre, ha la "fortuna" di appartenere ad una famiglia speciale. Una famiglia che ha visto i nonni sopportare la devastazione di un bombardamento nella città natia di Dresda che devierà la loro vita in maniera definitiva. Una famiglia di cui faceva parte suo padre, Thomas Schell, rimasto intrappolato nel crollo delle Torri Gemelle nel "giorno più brutto". Ed è partendo da un dettaglio apparentemente insignificante (il ritrovamento di una chiave appartenuta a papà) che Oskar intraprende un viaggio nella New York post 11 settembre, incontrando persone tra loro diversissime ma con un filo invisibile che le unisce. Un viaggio che il lettore può intraprendere entrando in simbiosi con il ragazzo, dato che lo scrittore è molto abile a porre chi legge nella sfera più intima della personalità del ragazzo. Per ovvi motivi non rivelo come si concluderà questo viaggio di ricerca, ma posso fin da ora rivelare che ciò che più conta non sarà la destinazione ma il cammino intrapreso per raggiungerla. Chi proverà una forte emozione apprezzerà in pieno il capolavoro di J. Safran Foer; chi dovesse restarne deluso avrebbe dovuto leggerlo in un momento di maggior predisposizione emozionale. Ma difficilmente deluderà. Buona lettura.

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"Bianca come il latte, rossa come il sangue"
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Opinione inserita da niky    30 Giugno, 2012

Molto bello, incredibilmente emozionante

Avevo letto opinioni completamente contrastanti a proposito di questo libro.
Alcuni lo avevano amato, altri lo hanno detestato.
Ho acquistato comunque il romanzo, e l'ho letto in un pomeriggio ed una serata. Non sono riuscita a staccarmi dalle sue pagine. L'ho trovato vero, pieno di spigoli ma anche di morbidezza, pieno di sensibilità, di delicatezza, e crudezza allo stesso tempo.
Lo consiglio vivamente a chiunque ama le storie dense di sentimento vero, non di melassa, non di finzione, a chi ama le cose piccole ma importanti, a chi si sente bisognoso di compagnia, a chi ha bisogno di risposte, che non troverà, ma che amerà cercare.
E' un libro molto bello, incredibilmente emozionante.
Qualcosa che mi ha toccata e colpita molto profondamente.
Non è facile che un libro ti entri dentro così, nonostante in alcuni passaggi sia faticoso da seguire, ma proprio per questo ti lega alle pagine, non ti lascia scampo, ed è questa la magìa di un racconto emozionante, quella di non volerlo mai veder finire......
Sì, come ogni libro che ho molto amato, avrei voluto che questo racconto continuasse all'infinito. Ora che è terminato, mi sento un po' più sola, ma comunque più ricca.

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C l a r a Opinione inserita da C l a r a    27 Aprile, 2012
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L'occasione per dire un "ti voglio bene" in più!

Ho finito di leggerlo ieri sera.
Mi mancavano poche pagine e ho pensato quindi di finirlo.
Non so se sia stata una buona idea.
Ho pianto.
Ho pianto per non so quanto tempo...
Per me è terribilmente difficile trovare le parole adatte per descrivere il "diluvio" di emozioni che ho provato nel leggere questo romanzo. Non a caso utilizzo proprio la parola "diluvio" visto che se non altro in quanto a lacrime , non nascondo , di averne versate davvero tante... (e poi ho riso perchè ho subito pensato a che livello sarebbe arrivato il laghetto di Central Park in cui Oskar, il protagonista, vorrebbe far confluire le lacrime di chi piange sul cuscino prima di dormire).
È un libro che ti cambia, che ti graffia l’anima come solo la verità può fare.
Perché ti rende vulnerabile.
Perchè sai che ogni singola parola non è un'invenzione.
Perché sai che da un momento all'altro anche tu potresti perdere le persone che ami.
Perché sai che nulla dura davvero per sempre se non il ricordo e il sentimento.
E allora vorresti poter fermare il tempo, poter sentire per sempre il rumore del respiro della tua mamma che riposa vicino a te sul divano.
Ed un vecchio scontrino ritrovato nella tasca della borsa ti costringe a pensare a quell'esperienza felice che hai fatto con i tuoi amici.
Ed il profumo del tuo compagno sul cuscino ti spinge a sperare che possa essere per sempre così.

"Molto forte incredibilmente vicino" è un libro che racchiude molte storie: un figlio alla ricerca del padre o, meglio, alla ricerca di un ricordo del padre che ne plachi il dolore della scomparsa, un padre che scrive lettere al figlio che non ha mai conosciuto, una nonna che scrive al nipote della propria vita. Il denominatore comune di tutto ciò è sempre il dolore per la perdita di qualcuno, che sia qualcuno perso nella notte del bombardamento di Dresda, o a Hiroshima dopo la bomba atomica o a New York dopo l'11 settembre, o semplicemente si è allontanato da te perchè non lo hai abbracciato sufficentemente forte.
E allora ho deciso che farò così: comprerò tante copie di questo libro e ne regalerò una ad ogni persona che mi è vicina, una persona senza cui la mia vita non sarebbe quella che è oggi, per ringraziarle, per commuoverle, per abbracciarle metaforicamente e per ricordare che, anche se spesso, mi dimentico di dirlo: "vi voglio bene e ho bisogno di voi da oggi all'infinito".

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Marghe Cri Opinione inserita da Marghe Cri    04 Agosto, 2011
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Un bimbo all'ombra delle torri distrutte



NY 11 settembre 2001, una data che il mondo non potrà mai dimenticare: ciascuno ricorda dov’era e cosa faceva quando cominciarono ad arrivare le prime immagini della tragedia. Impossibile dimenticare, anche se l’orrore non ci ha toccato da vicino, anche se non abbiamo dovuto piangere un affetto.
Ma Oskar, nove anni, quel giorno perse il padre ed ora lo cerca. O meglio cerca una traccia per risolvere un mistero, quasi un gioco postumo da giocare col suo papà: ha trovato casualmente una chiave ed una traccia scritta che fa risalire a lui e vuole vedere dove lo porterà la soluzione di questo mistero.
Oskar è un bimbo speciale, i suoi affetti sono affetti speciali, i suoi occhi leggono il mondo in modo speciale e nell’inseguire il misterioso segreto del padre, scoprirà pian piano tanti altri segreti, più vicini a lui, che almeno in parte addolciranno il dolore per la perdita del genitore che ha profondamente amato e gli faranno accettare un lutto che rimarrà per sempre in sospeso, come accade quando non abbiamo un corpo su cui piangere.
È un libro ricco di personaggi sorprendenti, di scoperte grandi e piccole, per Oskar ma anche per chi legge. Il linguaggio con cui è scritto e le immagini che fanno parte integrante del racconto sono assolutamente in sintonia col personaggio principale e soffondono l’intero racconto di un dolore sognante, seppur profondo, di sorrisi ed affetti, di grandi prove d’amore.

"Ho pensato a tutte le cose che tutti ci diciamo l'un l'altro, e che tutti dobbiamo morire, o fra un millisecondo, o fra giorni, o fra mesi, o fra 76 anni e mezzo se uno è appena nato. Tutto quello che è nato deve morire, e questo significa che le nostre vite sono come i grattacieli. Il fumo sale a velocità diverse, ma le vite sono tutte in fiamme, e tutti siamo in trappola."

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a chi ha visto cadere le torri e non ha smesso di pensarci
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gracy Opinione inserita da gracy    26 Novembre, 2010
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Foer...hai toccato il cuore!

Extremely Loud & Incredibly Close
...Libro molto forte, per l'ironia e la profondità del messaggio;
....incredibilmente vicino ad Oskar.
Ma Oskar è solo un bambino? No, è uno di noi, con le scarpe pesanti ed il vuoto nello stomaco come quando cerchiamo la verità ed a volte pensiamo che basti una chiave che apra uno scrigno per trovare la felicità.
.... Non si può amare niente più di quello che ci manca...

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chicca Opinione inserita da chicca    23 Ottobre, 2010
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toccante

Oskar Schell è un ragazzino di 9 anni che dopo aver perso il padre nell'attentato alle Torri Gemelle parte alla ricerca di qualcosa da aprire con una chiave trovata tra le cose del genitore.
Nel romanzo si alternano le vicende di Oskar, supportate anche da fotografie, alle lettere del nonno e della nonna che ricordano l'infanzia a Dresda, il loro incontro e l'arrivo a New York.
Un romanzo non facile, molto sincopato, ma certamente affascinante. Se cercate un racconto sull'undici settembre ne rimarrete delusi. Questo libro tratta con grande sensibilità il tema della perdita e della capacità da parte di chi sopravvive di elaborare il lutto.
L'undici settembre come il bombardamento di Dresda, come la bomba su Hiroshima lasciano tantissimi morti, ma anche tante parole non dette, tante spiegazioni non date e altrettanti cuori in attesa di trovare quella risposta, quella parola che troveranno alla fine di un lungo percorso, solo in loro stessi.

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lulo Opinione inserita da lulo    10 Marzo, 2010
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Molto forte, incredibilmente vicino

Un libro entusiasmante, senza eguali. l'autore in questione non è un qualunquista ma un uomo ambizioso ed estroverso. Un libro che colpisce, è difficile pensare che un singolo uomo possa scrivere e creare un personaggio ,Oskar, così complesso ed esilarante. Foer parla di questa storia, del fatto che un ragazzo perde il padre e non riuscendo a dimenticarlo cerca in qualche modo di farlo vivere nella propria mente, iniziando così un'avventure pirotecnica. La psiche del ragazzo è complessa, infatti egli si fa "lividi" piange spesso ecc...ma tali fatti vengono affrontati con ironia e semplicità. Un risultato unico, grande libro, grande autore. Splendidamente riuscito come libro! unico...

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andrea70 Opinione inserita da andrea70    09 Marzo, 2010
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Originale, drammatico, tenero

Foer non è un autore comune, il suo è un linguaggio fatto di immagini, non si limita a raccontarti una storia, cerca di farcela sentire addosso perchè la si possa capire.
Oskar è un bambino che perde il padre nell'attentato alle torri gemelle e da quel giorno inizia una personale ricerca della soluzione di quello che dovrebbe essere un enigma.
Una chiave trovata in un vaso e della quale non si sa che porta apra, Oskar inizia una meticolosa indagine, come quando con il papà faceva quei bellissimi giochi di ingegno ed intuizione.
Ma cosa significa veramente quella chiave ? E c'è davvero un enigma ? O Oskar sta solo cercando di riempire uno straziante vuoto lasciato dalla persona che più amava ? Un bambino curioso e spontaneo , lacerato nell'anima e con uno strano rapporto con la sua famiglia che incontra personaggi a loro volta tormentati da qualcosa , a loro volta "dall'altra parte" rispetto alla vita di tutti i giorni di una persona qualunque.
Anime perse , consapevolmente o meno, in uno spicchio di realtà privato e inviolabile , dove il dolore è un compagno di viaggio.
Paralellamente alle vicende di Oskar scopriamo la vita della sua famiglia, attraverso le lettere scritte dal nonno al figlio (il papà di Oskar) mai conosciuto.
Oskar scoprirà il mistero della chiave , che aprirà le porte di una rivelazione materialmente utile però a qualcun altro.
A lui, regalerà la liberazione da un assurdo senso di colpa , nascosto nel suo cuore di bambino e la voglia di tornare a sognare, accompagnato da una nonna dolcissima, da un nonno alla ricerca di un impossibile espiazione e da una mamma che non da risposte ai perchè del figlio, in quanto sa che le uniche risposte che guariranno le piaghe del suo giovane cuore sono quelle che lui troverà da solo.
E' un libro dove le immagini si mescolano alle parole , le accompagnano e danno loro forza. Le ultime 15 pagine sono il sogno di Oskar e fanno più rumore di un boato allo stadio.
E' un racconto che ti prende lentamente per mano e ti accompagna a fare i conti con quello che hai lasciato indietro, con le cose non dette ed il dolore della perdita che da una misura alla sconfitta di chi rinuncia ad amare.
A suo modo è una poesia , ma non è leggera o facile, è come mangiare la liquirizia, ma non la rotella dolce e morbida, piuttosto il bastoncino di legno grezzo : devi rodere e assaporare la conquista di ogni morso.

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ELISA E LA BETTA Opinione inserita da ELISA E LA BETTA    02 Aprile, 2009
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L'ANIMA BELLA DEI BAMBINI

Bellissimo. Dall'impaginazione alla storia. Una riflessione vista dagli occhi di un bambino sul crollo delle torri gemelle. Prima che un dramma vissuto a livello mondiale questa è la storia di un dramma personale. Di come improvvisamente una falda grandissima s'insinui nel cuore di un bambino, che perde il padre in maniera tanto stupida. E' la voglia di rinascere, la speranza e la scoperta, a partire da un avvenimento eclatante, di persone e fatti che in altre condizioni, se nulla fosse accaduto non sarebbero mai emerse.

E' un libro che non va raccontato, rovinerebbe il gusto della lettura. Alle tradizionali immagine espresse tramite la descrizione, Foer alterna pagine grafiche per descrivere un pensiero o un accaduto. Indescrivibili le ultime pagine accompagnate dal pensiero del piccolo protagonista. Un libro che fa riflettere e piangere molto!

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kabubi81 Opinione inserita da kabubi81    17 Ottobre, 2008
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da leggere

La ricerca di una serratura diventa per un bambino problematico il mezzo per sentire ancora vicino l' adorato padre, morto nel crollo delle Torri Gemelle... Alla storia del piccolo Oskar si legano quelle di altri personaggi, tutti complessi ed affascinanti, che vengono descritte con sentimento e originalità dall' autore... Forse a tratti può sembrare poco chiaro, l' uso della prima persona tiene nascosto l' io narrante e l' impaginazione può spiazzare, ma fare la conoscenza del curioso protagonista, e scoprire se esista davvero quella certa serratura, merita di andare fino in fondo... Molto bello anche il richiamo e la descrizione dei bombardamenti di Dresda..

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