L'isola sotto il mare
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Zaritè e la storia di un popolo
E' il terzo libro di Isabel Allende che leggo e mi lascia un po' interdetta. Ho profondamente adorato il primo, "La figlia della fortuna", mentre la lettura del secondo, "La casa degli spiriti", è stata veramente ostica. Non so dirne il motivo, perché la scrittura della Allende è sempre molto pulita, semplice, altamente descrittiva. Forse, per una volta, la vera differenza la fa la trama.
L'isola sotto il mare è la storia di Zaritè, una schiava cresciuta in quella che oggi è Haiti, di proprietà di un ricco francese padrone di una piantagione da zucchero e numerosissimi altri schiavi.
Ma è anche la storia di Santo Domingo, della colonia e della rivoluzione che ha cambiato la storia di migliaia di persone, schiavi e proprietari terrieri. E' la storia di francesi, spagnoli e americani, di un'America in divenire, degli schiavi e delle loro esistenze. E' la storia della storia, di un popolo. E dentro a tutto ciò è la storia di tante vite che si intrecciano e crescono e, in alcuni casi, muoiono.
Zaritè viene prima acquistata da una bellissima mulatta che mantiene sé stessa e la fedele Loula grazie alla sua bellezza, poi venduta a Valmorain, con cui vivrà per la maggior parte della sua vita: con la prima moglie, accudendone i figli, innamorandosi di un suo schiavo, aiutandolo a fuggire quando i ribelli assaltano la piantagione, seguendolo a New Orleans e vedendolo ricostruire la sua vita con una nuova piantagione, una bella casa in città, una nuova moglie. Tenendo duro, con impressionante dignità ma mai sfacciataggine, Tetè riesce a conquistarsi la libertà, a vivere per sé stessa, sempre pensando però al prossimo prima che a sé stessa, sempre felice nonostante le atroci difficoltà che è chiamata ad affrontare.
Questa la storia a grandi linee: non scendo nei particolari perché 1. sarebbe impossibile riassumere fedelmente tutte le delicate storie che la Allende intreccia in questo romanzo e 2. non voglio rubare a nessuno il piacere di conoscere e seguire da vicino le avventure di tutti i personaggi di questo libro.
Perché non solo Tetè, ma Gambo, Tante Rose, Violette, Rosette, lo stesso Valmorain, e Maurice, e Sancho... tutti sono personaggi completi, vivi, che si muovono davanti agli occhi del lettore, hanno personalità e vita propria. Sono veri, credibili, realistici. Da questo punto di vista la Allende ha sempre avuto una capacità incredibile: tratteggiare un mondo e delle persone che ci vivono dentro tanto realistiche da sentirle accanto. Per questo seguirne le storie è un piacere: il romanzo non è che un grande sguardo sul tempo che scorre, su una famiglia che si crea e cresce e sopravvive in qualche modo.
Lo stile è fluido e scorrevole, linguaggio molto semplice. Forse unica pecca per la lettura le la narrazione in stile descrittivo dell'interno romanzo: pochi dialoghi ma molte pagine che raccontano i fatti per come si svolgono, rendendo appunto il libro un racconto in divenire ma molto "statico", manca di dinamicità, di azione, rendendo a me personalmente a volte la lettura un po' noiosa. I fatti sono lì, le emozioni stentano a trasparire perché solo "raccontati" e non propriamente vissuti in diretta dai personaggi.
La trama stessa, sempre a mio parere, non è nulla di veramente originale. Non dico che le vicende siano totalmente prevedibili, ma molte situazioni sono cliché che ho ritrovato in molti altri libri ambientati nello stesso periodo storico... La trattazione dei fatti rimane sulla traccia di tutta la letteratura di genere; la storia, per quanto intrinsecamente bella, non è niente di "sconvolgente": una schiava che nonostante tutto mantiene alta la sua dignità, porta sulle spalle una vita sfortunata e si batte fino all'ultimo per i propri figli. Non è niente di non visto, e forse proprio questo mi ha impedito di affezionarmi veramente alle storie di Tetè e i suoi compagni di "avventure".
Di contro bisogna ammettere che forse certi limiti sono stati dettati proprio dall'accuratezza con cui la Allende tratteggia il periodo storico e la vicenda di Haiti: senza excursus troppo approfonditi o rimandi troppo "storiografici", le vicende che compongono la storia dell'ex colonia e soprattutto i personaggi storici che ne sono i protagonisti sono romanzate tanto bene da diventare profondamente interessanti. Toussaint Louverture, il generale Leclerc, Dessalines... tutti personaggi storici che tra le righe de "L'isola sotto il mare" diventano veri e propri uomini, in carne ed ossa, con aspirazioni, sogni ed inclinazioni, e non semplici pagine e date vecchie di secoli. E questo è indubbiamente un grande pregio di questo libro e della Allende.
Personalmente ho capito di non amare questo genere di letteratura, ma i personaggi e la trattazione storica meritano una nota di merito. In generale direi che è un libro di facile lettura, forse un po' lento ma di compagnia.
Come piacevolezza avrei votato 3,5: piacevole, leggibile, niente di WOW ma molto, molto meglio di tanto altro.
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La casa degli spiriti
L'isola sotto il mare
Proprio ieri sono stata a ballare in piazza con i tamburi magici di Sanité Dédé. Ballare e ballare. Di tanto in tanto arriva Erzuli, loa madre, loa dell’amore, e possiede Zarité. Allora ce ne andiamo insieme al galoppo a trovare i miei morti nell'isola sotto il mare. Così è.
Ho capito una cosa leggendo questo libro: la letteratura sudamericana non fa per me.
Pur apprezzando il contesto storico, culturale ed ambientale che si delinea, non riesco ad appassionarmi alle vicende, né ai personaggi.
L’isola sotto il mare è un romanzo che rappresenta un periodo, una cultura, un’evoluzione. Voler delineare qualche fatto in particolare non renderebbe giustizia agli intrecci e agli avvenimenti che accadono nel romanzo.
Ma non si può leggere questo romanzo senza voler parlare del personaggio di Zaritè. Diciamo che lei rappresenta il punto di vista maggiormente presente e che pertanto può quasi assumere un ruolo da protagonista, anche se in realtà non è così perché i veri protagonisti sono le credenze le culture e gli avvenimenti storici.
E Zaritè è la nostra finestra su tutto ciò. Ammetto di non essere riuscita ad immedesimarmi nel personaggio, ma mi ci sono affezionata tanto da ritrovarmi a sperare che nella sua vita difficile ci fosse, prima o poi, un po’ di felicità.
Lo stile dell’Allende è abbastanza fluido e semplice. I punti di vista sono molteplici ma fondamentali per l’intreccio della storia. Alcune volte vengono introdotti vocaboli appartenenti a culture particolari ma vengono anche spiegati o comunque il lettore ne intuisce il significato dal contesto e questo fa si che la lettura non venga interrotta né appesantita.
Rispetto ad altre letture appartenenti allo stesso genere, sicuramente questa è stata la più piacevole e scorrevole.
Nonostante l’esordio di questa mia recensione, ammetto che i libri dell’Allende in qualche modo mi colpiscono e sono sicuro che in futuro leggerò qualcos'altro di suo.
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Storia e passione
Isabel Allende, a mio modesto parere, si conferma una grande scritrice, che in maniera semplice descrive sia le pieghe evidenti che quelle nascoste del mondo latinoamericano. In questo romanzo la travagliata storia di Santo Domingo e di tutto "el Caribe" è stata sminuzzata e resa appetibile anche al lettore più pigro. La scrittrice ha tessuto diverse storie di passione sotto il peso della schiavitù che nel XVII e XVIII secolo incombe nelle colonie del nuovo mondo. Una schiavitù "totale" in cui il colore della pelle connota indelebilmente il tipo di vita che il futuro presenta. Il filo della trama letteraria è senza dubbio la speranza di vivere una vita libera, di poter amare chi si desidera amare e di vivere senza preclusioni la propria vita.
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L'isola sotto il mare
Ancora una volta sono le donne le protagoniste principali di Isabel Allende. Come sempre è in grado di narrare una storia lunga, intensa e complicata in maniera avvincente, che cattura l'attenzione del lettore...
Il romanzo, crudele nella sua realtà, è ambientato nell'Haiti del 1700: spesso è commovente e tratta temi difficili quali il razzismo e la schiavitù.
Il personaggio principale è una schiava; una bellissima donna, coraggiosa e innamorata della libertà. Il tutto si svolge in una magica atmosfera, dove, lontano, nella notte, senti risuonare i tamburi...
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Tete', continua a ballare
Non lasciatevi ingannare dalla graziosa immagine in copertina, di periodi oscuri la storia dell'umanita' ne ha avuti un numero tristemente elevato.
Uno dei tanti, il periodo della colonizzazione delle isole caraibiche e la connessa tratta degli schiavi neri.
Isabel Allende compone una ricostruzione storica ben dettagliata, benche' romanzata.
Il racconto si svolge in un quarantennio a cavallo tra il 1700 ed il 1800 quando l'isola di Hispaniola viene colonizzata da spagnoli e francesi e qui sorge una ricca colonia francese, Saint Dominique. Fioriscono piantagioni di canna da zucchero e tabacchi, i ricchi possidenti terrieri europei sottomettono le popolazioni indigene e importano migliaia di schiavi dall'Africa.
Questo e' il clima : buio, violento, cruento, pestilenziale,senza pieta'.
L'autrice non risparmia descrizioni sulle condizioni degli schiavi anzi, questo e' il fulcro del romanzo : preparatevi alle frustate , agli stupri delle bambine schiave, ai lavori forzati senza cibo nè acqua, ai roghi punitivi dei bruciati vivi...
Dal punto di vista umano e' un libro molto forte, non e' di semplice lettura per chi e' particolarmente impressionabile, del resto non e' colpa di Allende se così e' la storia.
In questa colonia nasce Zaritè detta Tetè, schiava figlia di schiavi.
Con lei, vestiti di cenci, entreremo nelle case dei ricchi coloni, passando dalla porta riservata alla schiavitu'.
Soffriremo per i soprusi sessuali inflitti dal padrone, osserveremo la remissivita' di questa ragazza e di altri 500.000 disperati come lei , considerati inferiori alle bestie.
La guarderemo soffrire in silenzio.
La ascolteremo pregare le sue divinita'.
La scopriremo amare con tutta l'anima i figli nati dalla violenza.
Gioiremo con lei per l'amore di un uomo. Ci stupiremo della sua forza.
Conosceremo molti altri personaggi , ognuno con la sua storia, fra odio e sentimento, amore e fratellanza, desiderio e passione, tenerezza e pieta', orrore ,morte, redenzione, liberta'.
Uno splendido romanzo, importante, che imprime nella mente un chiaro concetto : bianchi o neri, il nostro sangue e' ugualmente rosso. DA SEMPRE.
" Quando non sapevo ancora camminare , mi faceva danzare da seduta, e non appena fui in grado di reggermi sulle gambe, mi invitava a perdermi nella musica come in un sogno - balla, balla Zaritè , perche' lo schiavo che balla e' libero...finche' balla - mi diceva.
E io ho sempre ballato ."
Buona lettura.
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il riscatto
Potrei dire "come al solito" lo stile avvicente della Allende e la sua narrazione ricca di particolari che si snoda lungo la storia di Tetè e di tutti quelli che la circondano.
questa volta tuttavia, la storia ha un'ambientazione insolita, sia spaziale, sia temporale. è la storia di una schiava al servizio di un padrone di piantagioni di canna da zucchero, che viene contaminato nell'anima dalla crudeltà della schiavitù dei neri fino a trasformarsi in un selvaggio che ha scarsissimi bagliori di umanità, forse più per superstizione che per altro. tetè attraverso una complessa vicenda riesce ad affrancarsi e a riscattarsi, e a vivere una vita davvero molto diversa da quella che mai avrebbe potuto immaginare quando arrivò in casa di Valmoiran come schiava.
bellissimo il coraggio attraverso il quale tetè riesce ad elevarsi dalla sua condizione; tuttavia anni e anni di violenze e di achiavitù lasciano il segno nella sua personalità; sopratutto bellissima la figura del personaggio di Zaritè, che a dispetto del colore della sua pelle, non si è mai sentita inferiore a nessuno.
consigliato a tutti
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Splendidamente fiera
Come sempre, la Allende disegna i personaggi femminili dei suoi romanzi con dei tratti speciali e marcati, che ce le fanno ricordare ed amare, nel tempo. Zarité è un'eroina piena di coraggio e grinta che, splendidamente fiera, riesce a trasmetterci la sua forza, con una dignità negli occhi e nei comportamenti che le permette di superare la sua condizione di schiavitù, conquistando la sua libertà. Caratteristici sono i personaggi secondari, che appartengono alla sua vita e che Zarité ritrova in posti e momenti inaspettati. E' però lei l'assoluta protagonista, filo conduttore in una trama ricca di atmosfere sud-americane.
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La schiava libera
Torna Isabel Allende e di nuovo ci coinvolge nel suo mondo fantastico. Ancora una volta l'autrice de La casa degli spiriti ci restituisce l'immagine di una donna forte, coraggiosa, libera nella sua condizione di schiava. Siamo nel 1770 quando Zaritè Sedella, detta Tetè, viene venduta come schiava al giovane Tolouse Valmorain; da questo momento la vita della ragazza è strettamente legata a quella del suo padrone e, anche se non conosce la libertà, sa che quello sarà l'obiettivo di tutta la sua vita. Tetè affronta soprusi, violenze e umiliazioni ma nulla riesce a piegare il suo spirito battagliero. In una girandola di vicende paradossali, personaggi dai contorni leggendari, misteriosi riti vudu, amori passionali, Zaritè cresce, diventa una donna senza mai dimenticare le sue radici. Sullo sfondo la sanguinosa lotta per l'abolizione della schiavitù, dalla quale Tetè, pur appoggiandola in pieno, si tiene lontana perchè sente il dovere e la responsabilità di difendere sua figlia Rosette ed il figlioccio Maurice. Personaggio indimenticabile, Tetè trova, dopo una lunga vita di schiavitù, la forza di ritenersi fortunata perchè la sua vecchiaia sarà lunga e piena di gioia. Assolutamente da non perdere.
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tètè, una nuova eroina
anche se la narrazione è piuttosto complessa, non posso dire altro che che è stato un amore a prima vista.la sensibilità femminile della allende riesce a portare la storia a dei livelli che altri scrittori sudamericani,con la loro crudezza,non riescono.i personaggi sembra di toccarli da quanto sono veri,si ama,si vive,si soffre con loro...sembra una storia di vita vissuta, quella della schiava tété.apprezzabile soprattutto dalle donne,questo libro rimane nel cuore con i suoi odori,colori, sapori.
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L'isola sotto il mare
Ho letto tutti i libri della Allende e premetto che secondo me lei dà il meglio di sè in quelli più personali, quando descrive le emozioni e le storie della sua famiglia è impareggiabile, ma questo romanzo mi è piaciuto comunque molto. A tratti può risultare un pò noioso,perchè l'ambientazione storica è veramente particolareggiata e precisa, ma i personaggi che popolano questo libro li senti veramente vivi e la trama è avvincente. l'eroina di questo romanzo è Zaritè, una schiava bambina che riuscirà a riscattarsi, e che durante tutti gli anni al servizio del suo padrone che la violenta e la minaccia non perde mai la sua dignità e la consapevolezza del proprio valore. Un romanzo da leggere.
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L'isola sotto il mare
Il libro è senza dubbio opera di una scrittrice che il mestiere suo lo sa fare. Non risulta però un libro di piacevole lettura, poichè i temi trattati sono posti in maniera da dare una buona infarinatura storica, ma una scarsa piacevolezza narrativa. Risulta un libro noioso. Come direbbe Sartre, siamo in presenza di un buon libro di storia, ma di un pessimo romanzo. Non è tuttavia completamente disprezzabile il contenuto, poichè la parte prettamente storica è ineccepibile.
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L'ISOLA SOTTO IL MARE
L'ultimo romanzo dell'Allende è ambientato nel 1770 a Saint-Domingue (l'attuale Haiti), al tempo colonia francese,ricca di piantagioni di canna da zucchero.
La protagonista ed eroina di queste pagine è la mulatta Teté,venduta come schiava a nove anni ad un giovane francese proprietario terriero.
La maestria dell'Allende sta nel dipingere alla perfezione i suoi personaggi tanto da renderli vivi e da creare un pathos avvolgente e penetrante;il tutto collocato su una sfondo storico impeccabile.
Siamo in un'epoca difficile,su un'isola che è un coacervo di razze, religioni e culture,dove coabitano europei, schiavi neri, mulatti, pirati e prostitute, in un mondo fatto di ingiustizie, ribellioni e violenza.
Un buon romanzo di notevole spessore storico, dove l'autrice narrando trent'anni di vita della protagonista, ripercorre l'evoluzione della condizione degli schiavi e la nascita dei primi moti di libertà.
Ecco un libro che ti lascia il segno.
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Isabel Allende sulle orrme di Jorge Amado.
So di essere una nota stonata nel coro unanime delle lodi.Scusatemi, rispetto il vostro pensiero , ma non lo condivido.
Certamente siamo in presenza di un bel libro,ben scritto, come tutte le precedenti opere di I. Allende.
Calca però molto da vicino i libri di Jorge Amado, senza avere il carisma del formidabile stile, dell'incanto e della strepitosa capacità di narrare del modello.
La storia di Tetè ha vari punti di contatto - forse mi sbaglio- con quella della schiava negra amata dal Presidente Jefferson. Che figuraccia sto facendo !Infatti, non ricordo bene né il titolo , né l'autore di questo romanzo che ho letto molti anni fa: scusatemi ancora .
Faccio una osservazione molto impopolare : se Isabel Allende avesse avuto un diverso cognome, magari Alvarez o Rossi , avrebbe avuto lo stesso successo?
Sbaglierò ,ma quel glorioso cognome mi è sempre sembrato uno straordinario passaporto per una popolarità planetaria.
Comunque, è una brava scrittrice,che non raggiunge le vette di Amado o di Marquez, o del sublime Borges ,solo per fare i primi grandi nomi che ami affiorano alla mente.
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Inno alla libertà..
E' un libro speciale, come del resto tutti i libri di I. Allende.
Racconta l'epopea di Zaritè, schiava di colore sin dall'età di nove anni, ma già con una precisa coscienza del suo valore e sopratutto del suo diritto alla libertà.
Violentata dal padrone, e resa madre di una bambina, Zaritè conserverà la sua dignità di essere umano, facendo da madre anche al figlio del padrone e riuscendo ad accattivarsene l'affetto.
Tra ribellioni di schiavi e guerre che sconvolgono la sua condizione, tanto da dover fuggire per tre volte insieme al padrone,Zaritè riesce dopo molti anni, a trent'anni a riscattare la sua libertà, rifarsi una vita, avere un lavoro dignitoso e poter finalmente occuparsi della figlia Rosette, dopo averne ricevuto dal giudice la custodia.
Quando tutto sembra andare per il meglio, Zaritè si è sposata, Rosette si sposa con il fratellastro Maurice, e viene uccisa dalla
moglie del padre che la fa imprigionare mentre lei attende un figlio.
Morirà dopo averlo dato alla luce.
Interessante è il modo differente di affrontare il dolore: Maurice che fugge per il mondo straziato per la morte di Rosette e lascia il figlio nelle mani di Zaritè che lo alleva insieme con i suoi figli..Zaritè che continua a vivere, aiutata anche dalla sua religiosità: i Loa e i balli in cui ricorda i suoi morti e l'isola sotto il mare...
Affascinante connubio di una donna coraggiosa...
Complimenti all'autrice.
Ginseng666
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