L'isola dei segreti
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Un libro dimenticato
Ho letto questo libro qualche anno fa, per caso, perché l'ho trovato a poco prezzo e l'ho comprato per il titolo curioso e la copertina sgargiante.
A distanza di tempo, solo oggi, curiosando qui su qlibri, mi sono resa conto di averlo letto anch'io! Me n'ero completamente dimenticata! E questo perché questo libro non mi ha lasciato niente di niente!
Per me è stato un romanzo insulso, con una trama dalle buone intenzioni iniziali, che ti incuriosisce nelle prime pagine, che prometteva chissà che, e invece viene troncata sul più bello e ti lascia con un amaro "ma come?".
Ho visto che parecchie persone ci hanno visto più di me, hanno letto tra le righe e hanno trovato una parte profonda e piacevole che io non ho saputo trovare...beh, penso che, a parte i gusti personali, dev'essere soprattutto lo scrittore capace di prenderti e di far si che il libro da lui scritto lasci qualcosa di positivo (o almeno lasci qualcosa!) al lettore...con me la Thomas non ci è riuscita!
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Il navigar m'è dolce in questo mare..
Sei giovani ragazzi inglesi (tre ragazzi e tre ragazze), colti e brillanti, stufi delle loro vite rispondono ad un annuncio sul giornale nel quale si cercano "menti brillanti per un grande progetto". Un breve colloquio e, non si sa come ne perché, i nostri protagonisti si trovano su un isola deserta. Deserta sì, ma non priva di comfort, una bella casa e tanto cibo.
Che ci faranno lì? Chi li ha riforniti di cibo? Saranno veramente soli?
Le domande e i dubbi si susseguono, i ragazzi hanno paura, ma ben presto iniziano a parlare e a conoscersi. I giovani protagonisti mettono a nudo con una seducente freschezza, la loro cultura musicale, letteraria, le loro esperienze e fantasie sessuali, la loro passione per i videogiochi, le loro fragilità psicologiche tipiche di personalità particolarmente brillanti e geniali.
Ho letto molte recensioni di questo libro, il 60% delle quali negative. La cosa che più si rimprovera alla Thomas è la stagnazione della trama, io non concordo. Anzi per me è proprio quello il punto forte del libro. E' vero che di azione ce ne è poca, certo non manca qualche sorpresa e colpi di scena , ma vengono trattati come un diversivo volto a catturare l'attenzione del lettore, una sorta di sottotrama, ma non il fulcro del libro. L'attenzione è tutta rivolta alle riflessioni dei protagonisti, nei cui dialoghi non si affrontano solo temi più leggeri come i gusti letterari o musicali, ma si sfocia nella filosofia, in riflessioni sulla vita e sul nostro ruolo di esseri umani. Per apprezzare questo libro ne va capito lo spirito, il messaggio, il ritratto della società che pesa sui giovani anche di mente brillante come un macigno.
I dialoghi sono naturali, spontanei e rispecchiano tutto un mondo interiore altrimenti di non facile comprensione. Oltrettutto l'abilità dell'autrice sta, a mio parere, proprio nel fatto di saper indagare a fondo e con maestria la psicologia dei protagonisti senza per questo rifilarci un noioso pappone psicologico-esistenziale ma rendendo il tutto fresco, spontaneo e interessante. Un libro costruito con maestria, con uno stile impeccabile e molta originalità. Lo consiglio vivamente!
P.S:
ATTENZIONE SPOILER (Se non avete letto questo libro e avete intenzione di farlo NON LEGGETE)
Non ho trovato affatto il finale inconcludente, anzi. Era abbastanza chiaro come sarebbe andata a finire. Secondo me Jamie ha accartocciato il pezzo di carta perché ha scelto di rimanere, fin qui è ovvio!! Ma in generale tutti (o quasi) l'avevano scelto fin dall'inizio. Per un assurdo ed altamente incredibile colpo di fortuna paradossale si sono ritrovati liberi dalla loro vita, dall'alienazione sociale di cui erano vittime, dalle insulse e manipolatorie regole della mentalità capitalistica. Capitolo dopo capitolo si delinea il fatto che tutti apprezzano questo essere perduti, essere "lontani", anche se non tutti lo ammettono. I dialoghi superficiali servono a mio parere proprio a delineare il mondo in cui vivevano, le norme, i modelli. Ed infine Jamie compie il gesto eroico che desiderava: permette a tutti di essere liberi.
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Beata gioventù
Come promesso, ho dato una seconda chance alla Thomas e con mia grande soddisfazione ne sono davvero felice. Niente a che vedere con il noiosetto PopCo, viene da domandarsi come sia possibile che siano stati scritti dalla stessa persona.
Definirei questo romanzo frizzante, esattamente come i dialoghi tra i sei protagonisti. Ho avuto l’impressione di fare un tuffo nel passato, ai tempi del liceo (anche se i ragazzi del libro sono tutti laureati), quando andare un paio di giorni in campagna/montagna/mare da soli con un gruppetto di amici era l’esperienza più esaltante del mondo e qualsiasi cosa fuori dall’ordinario faceva salire l’adrenalina (bei tempi!!!!!).
Sei “giovani menti brillanti” rispondono ad un annuncio di lavoro a dir poco curioso e si ritrovano su un’isola deserta senza sapere come. È così che comincia una storia ben architettata, condotta con maestria e che ruota intorno a dialoghi davvero divertenti, il vero fulcro di tutto il romanzo. Sì perché i nostri baldi giovani più che cercare una via di fuga si lasciano prendere dalla situazione di totale evasione, aprendosi gli uni con gli altri, confidandosi, vivendo quella strana esperienza come un gioco, come una sorta di vacanza da una vita che per tutti non è quella che speravano. Fino al gran finale…che è degno dell’attesa che suscita la Thomas praticamente sin dall’inizio e non delude affatto, anzi mi è proprio piaciuto, lo reputo in perfetta linea con la storia.
In un certo senso mi ha ricordato “Non buttiamo giù” di Hornby, forse perché anche lì ci sono delle persone che si trovano casualmente a condividere un destino comune e da quel momento la loro vita cambia: lì c’erano quattro aspiranti suicidi che si ritrovano su un tetto pronti a saltare e decidono di darsi novanta giorni per vedere se poi avranno cambiato idea, qui ci sono sei ragazzi (con alle spalle storie particolari) che si svegliano su un’isola deserta e cercando di capire come ci sono finiti dovranno contare gli uni sugli altri.
In entrambi i romanzi mi pare emerga l’importanza del cercare l’aiuto del prossimo, di come la condivisione di certe esperienze possa avvicinare le persone, soprattutto quelle in difficoltà: da soli rischiamo di non farcela ad affrontare il peso dei nostri fardelli, ma se si ha la fortuna di trovare qualcuno che ci ascolta, ci fa sfogare e ci tende la mano allora….nessun tetto è così alto e nessuna isola è poi così deserta.
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Obbligo o verità?
I discorsi tra i personaggi sono molto realistici, a tratti mi sembrava di leggere il copione di un film. I libro è molto scorrevole e i personaggi ben descritti e caratterizzati. I protagonisti o si amano o si odiano, sono giovani e brillanti eppure non hanno ancora trovato un posto nel mondo, sono emarginati. E' un libro piacevole, ma non paragonabile a "Che fine ha fatto Mr Y". Sicuramente adatto a chi desidera passare qualche ora spensierata in compagnia di un libro.
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I naufraghi battono Mr. Y
La trama di questo libro è palesemente ripresa da "Dieci piccoli indiani", ma poi i libri si sviluppano in modi totalmente diversi. L'autrice ci fa entrare nel gruppo di "naufraghi" (che non lo sono propriamente) e ascoltare tutti i loro discorsi, le loro chiacchierate, come se noi fossimo lì con loro. Sono dialoghi sconnessi con la narrazione, ma che danno identità al libro.
A differenza di molti, il finale non mi ha delusa, me lo aspettavo a dire il vero ed è bello che finisca così, mi ha deluso un po' il fatto che non ci sia stata una vera e propria spiegazione del rapimento e quella l'avrei voluta.
Questo romanzo è decisamente meglio di "Che fine ha fatto Mr. Y?" della stessa autrice. Il tipo di scrittura mi è piaciuto in entrami i romanzi ad essere sincera, ma c'è qualcosa nella trama che non mi soddisfa appieno. Tenterò con "Popco" ultimo libro da lei scritto per giudicare se proprio c'è un'incongruenza tra il mio gusto e le sue trame o se mai potrà esserci accordo.
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protagonisti vs lettore = 6 - 0
In genere non mi faccio mai attrarre dalla copertina di un romanzo (è un errore che si fa una volta sola!), però devo ammettere che il verde-giallo sgargiante del libro in questione ben si addiceva al mio fine ultimo: trovare una lettura "da ombrellone".
Delusa dall'atomica presa in giro che è stata la serie tv "Lost", ho deciso di dare una chance a questa scrittrice di cui avevo sentito parlare non troppo bene.. forse proprio perché avevo voglia di leggere una storia di dispersi che finisse in modo un po' più intelligente, se possibile!
Ma veniamo al romanzo.
Scritto come se fosse una lunga chiacchierata tra voi e i vostri amici (ovviamente ventenni!), intriso di citazioni da film, videogiochi e quant'altro possa interessare i ragazzi, il libro si snoda attraverso una serie di dialoghi (e poca azione) che fanno crescere in modo spasmodico la tensione del lettore, apparentemente stemperando quella dei protagonisti; ho amato molto questo stile: mentre noi lettori continuiamo ad arrovellare le nostre menti per tentare di comprendere quale diabolico piano possa celarsi dietro il rapimento di questi sei baldi giovani, loro sembrano sempre più a loro agio (a parte lo sgomento iniziale) e sempre più i partecipanti di un rilassante pic nic... quest'apparente calma fa sì che il lettore si senta sempre un passo avanti ai protagonisti, fino a quando, invece, arriva, così all'improvviso, un finale spiazzante, che in un certo senso prende un po' in giro il lettore e dimostra come i sei protagonisti siano stati più lungimiranti di lui!
Il personaggio che più mi ha colpito è stato quello di Emily e devo dire che la femminilità sgorgante dalla penna dell'autrice si è sentita: ho trovato molto più particolareggiate e ricche le caratterizzazioni delle protagoniste femminili rispetto a quelle maschili, un po' in ombra forse, ma non meno incisive nell'economia del tutto.
Ho gradito molto alcuni riferimenti cinematografici e musicali in cui mi sono ritrovata, mentre meno le disamine sui videogiochi, che ho trovato a tratti un po' pesantucce... ma probabilmente un lettore appassionato in tal senso la penserebbe diversamente da me.
Una nota a parte merita il finale. Comprendo la delusione di alcuni lettori, pure io pensavo sarebbe finito in altro modo (se vi va, potete contattarmi e ne parleremo in modo privato, onde evitare di "rovinare la sorpresa" a chi, cercando consigli di lettura, incapperà in questa recensione!), non lo trovo comunque un finale "aperto": mi sembra decisamente chiaro e non lasciato all'interpretazione del lettore, anzi, il lettore è come se ne uscisse sconfitto dopo una partita giocata dai ragazzi a suon di battute! Da qui il titolo della mia recensione: protagonisti vs lettore = sei a zero!!! ;)
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Ipnotico
Veramente... non riuscivo a staccare gli occhi da questo libro.
Non tanto perchè volessi sapere come andava a finire, il che è ovvio, ma proprio perchè mi affascinava.
Lo stile, il linguaggio. Finalmente dialoghi costruiti come se fossero reali.
La parte centrale, interamente occupata dal delirante gioco in cui si immergono i protagonisti, è talmente intensa che quasi ti scordi della condizione dei ragazzi.
In ognuno di loro riconosciamo parte di noi, le nostre reazioni, i nostri sogni.
Il finale lascia realmente col fiato sospeso.
Via di mezzo tra 10 piccoli indiani e Breakfast Club, questo libro è bellissimo, da non perdere.
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Libro insulso
Uno dei libri più brutti che io abbia mai letto. All'inizio sembra interessante, con la descrizione dei sei giovani personaggi, ma presto si rivela stupido, pieno solo di descrizioni di programmi televisivi e videogames. Si rimane sempre in attesa di una spiegazione che non arriva mai. Un libro costruito a tavolino, senza emozioni, davvero inutile.
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Bello ma non c'entra niente con Lost!
Devo dire che inizialmente ero titubante perchè avevo letto che Lost ne era un plagio, e non amando particolarmente la serie avevo i miei dubbi...In realtà le 2 trame hanno in comune alcuni punti, ma poi prendono due strade completamente distanti.
Comunque il libro scorre bene, i personaggi sono "pieni" e la trama appassiona. Lo consiglio vivamente. La mancanza di un finale definito è un po' nello stile dell'autore, chi la conosce apprezza.
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Bello ma...
... credo che Scarlett Thomas si stia un po' troppo abituando a questo trend di non dare una fine ad un libro. Il che è bello perché ti lascia completa libertà di immaginare cosa c'è dopo, ma dopo il secondo (terzo, anche Mr.Y non ha una vera e propria fine) fa chiedere se la scrittrice ha mai avuto in mente un finale di un suo libro o se li fa finire quando non sa più come farli andare avanti ;)
Comunque, non è certo una bocciatura la mia. Lo stile rimane piacevolissimo, la storia anche e la piacevolezza rimane altissima :)
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COME UN CEROTTO
È davvero bello. La sua tecnica è densa di riferimenti letterari ma non è solo citazioni intelligenti, è creatività pura! Fornisce spunti in continuazione e in qualche modo riesce sempre a lanciarti un'idea, come un bug nel cervello, un virus ma con buoni propositi, un'idea che deve per forza attivare il resto e risvegliare i pensieri profondi sclerotizzati dalla società e dall'abitudine, rendere consapevoli della realtà!
Cosa succede se alla fine di un percorso, alla fine degli studi universitari per esempio, mentre cerchi controvoglia di inserirti nel mondo del lavoro, salta fuori un annuncio stravagante che dice soltanto: giovani menti brillanti. Ti presenti al colloquio più per gioco che con serietà e dopo un sorso di caffè non sei più li, ti ritrovi catapultato in un mondo diverso che sempre una parte di mondo è! E adesso, cosa accadrà ora?
Spesso si leggono pareri che sono del genere: Bel libro.. sisi, carino.. -AH! NOOOO! Non lo si può dire per la Scarlett!! Ok che è fantascienza, ma allo stesso tempo talmente denso di filosofia contemporanea che l'etichetta non deve essere un limite. Voto si a quest'effetto domino!
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