Libertà di Jonathan Franzen Libertà di Jonathan Franzen

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bluenote76 Opinione inserita da bluenote76    27 Febbraio, 2015
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Usa bene la tua libertà

Walter e Patty sono i coniugi Berglund che, all’inizio del romanzo, ci vengono presentati in una situazione estremamente incresciosa per due rappresentanti della middle class americana. Dalle pagine del New York Times pare infatti che Walter sia responsabile di una grave truffa nei confronti dello stato. Senza affrontare i dettagli, Franzen ci mostra la famiglia Berglund che, oltre ai coniugi, comprende due figlie: Joey e Jessica. Questa famiglia nasce dall’amore non corrisposto di Patty per il giovane migliore amico di Walter, Richard Katz. Pur essendo attratta da lui, Patty capisce che non gli offre futuro e allora sposa Walter. Parrebbe di essere nel più trito e banale dei plot da romanzo d’appendice, un madame Bovary rivisitato. Ma la capacità di scrittura di Franzen rende tutto sorprendente e inatteso, le vite dei figli si intrecciano e sviluppano con notevole indipendenza dai genitori – libertà – e le vite dei genitori crescono in complessità Ad un certo punto l’amore assoluto di Walter non basta più e la famiglia inizia a sfaldarsi, Patty tenterà di ritornare sui suoi passi ma questo renderà il tutto ancora più insopportabile.
     Intanto Walter, integerrimo difensore della costituzione americana e dei diritti dei cittadini, ha scelto di scendere a patti con una grossa compagnia per riuscire a fare qualcosa per l’ambiente. Sarà questa concessione al mercato a fregare il buon Walter e a farlo apparire sulla cronaca del giornale di New York.
Entrambi i coniugi sono ormai delusi della propria vita e cercano, ciascuno a modo suo, di rimediare agli errori. Dopo un po’ di anni di solitudine, unica condizione per potere imparare ad usare la libertà, con tutti i dolori e piaceri che questa comporta, i due cercheranno una strada  percorribile che possa soddisfare entrambi.
In questo disteso e pacificante romanzo Franzen riesce a inserire i punti di forza di due suoi romanzi precedenti – Zona disagio e Forte movimento – che molto meglio del tanto osannato Le correzioni esprimono la sua passione per la difesa dell’ambiente e la sua capacità di esaminare le tensioni delle famiglie. In questo romanzo le due tematiche, affrontate separatamente nel thriller (Forte movimento) e nel romanzo intimista (Zona disagio) si fondono grazie, probabilmente, alla maggior consapevolezza dei propri mezzi che questo scrittore ha raggiunto.
Il riassunto non è che in minima parte capace di restituire lo spessore di una storia che, con un tono mai pedante o didascalico, offre una possibile visione d’insieme della vita in generale, con i suoi errori e le sue gioie, con le libertà che è necessario prendersi per vivere e le rinunce alla libertà che è necessario compiere per non condannarsi a morire.

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Liponi Opinione inserita da Liponi    04 Gennaio, 2015
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Il quadro desolante della società americana

Contiene spoiler.
Non mi è stato facile entrare nel libro: mi sembrava di essere in un serial del tipo di “Desperate Housevives” (ne ho visto qualche puntata): un piccolo quartiere periferico della provincia americana in cui tutti sanno tutto di tutti, in cui regna il pettegolezzo sommesso e la voce narrante sembra riferire le diverse opinioni sui personaggi che ci presenta, ovvero i due protagonisti, Walter e Patty Berglund e i loro figli, Joey e Jessica, a confronto con i vicini di casa.
Joey, il figlio ribelle, ancora minorenne lascia la casa dei genitori per andare a vivere con la sua ragazza, mentre Jessica, la figlia modello, si impegna seriamente negli studi. Ma la madre da sempre presta attenzione solo al figlio maschio e sembra cadere in una grave crisi nervosa in seguito all’abbandono del figlio. Il romanzo diventa più interessante, quando trova un punto di vista soggettivo: Patty, su consiglio del suo terapeuta, scrive la sua autobiografia (in terza persona) e rivela così i retroscena della sua scelta di sposare Walter: in realtà era innamorata dell’amico e compagno di stanza di suo marito, un musicista rock sciupafemmine, Richard. Solo l’indifferenza di Richard la convince a sposare Walther. Però, alcuni anni dopo, quando si ripresenta l’occasione, Richard e Patty diventano amanti, anche se solo per poco: sembra che ci sia tra di loro un’attrazione fatale, che porterà Walther a cacciare di casa la moglie, quando finalmente se ne rende conto, e a cercare consolazione tra le braccia della sua giovane collaboratrice, Lalitha. Il progetto cui Walther – acceso ambientalista - sta lavorando è molto ambizioso: approfittando dei milioni messi a disposizione da un miliardario, vorrebbe proporsi di salvare una specie di uccello che rischia l’estinzione. Quando si rende conto di essere caduto in una specie di trappola tesagli dalla speculazione (e Lalitha è morta in un incidente), Walther si ritira a vivere in una casetta isolata tra i boschi, ereditata dalla madre, in cui fa l’eremita lontano da tutti e da tutto, con l’unico obiettivo maniacale di eliminare dal suo bosco i peggiori nemici dei suoi amati uccelli, ovvero i gatti. Infine, la moglie ritorna da lui, che la caccia fuori casa; visto che non se ne va e rischia di morire di freddo, dopo averla salvata, decide di riprenderla con sé.
Il quadro che Franzen (visto il giudizio di “The Telegraph”: “Il Grande Romanzo Americano” di oggi) fa della società americana è piuttosto desolante: i personaggi sembrano vivere senza comunicare autenticamente tra loro e tutti sembrano perseguire obiettivi propri, egoistici, senza alcun rispetto e amore autentico per gli altri. Lo stesso idealista Walther non si rende conto dell’assurdità dei suoi obiettivi e del fatto che essi lo distaccano dalla realtà e, soprattutto, dagli altri esseri umani. Solo alla fine, la ritrovata armonia della strana coppia Walther-Patty sembra dare una prospettiva di serenità alla vicenda.

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Opinione inserita da Erich28592    11 Novembre, 2014

COSA SIGNIFICA, DAVVERO, ESSERE LIBERI?

Sono stati versati fiumi d'inchiostro, nel corso dei secoli, per fissare su carta in modo sistematico ed organico pensieri e considerazioni sul concetto di libertà e, di riflesso, sulle sue implicazioni. Un tema tanto vasto, quello della libertà, da risultare trasversale ad un significativo numero di branche del sapere, dalla letteratura alla filosofia, dalla storia alla scienza, passando per l'universo giuridico. Il motivo di questo acceso interesse per la materia è presto detto: il concetto di libertà è indissolubilmente legato alla nostra natura, all'essere umano. Non potrebbe esistere un uomo incapace di sviluppare un proprio pensiero o quantomeno di porsi degli interrogativi che orbitino attorno alla sublime vastità di questa idea, poiché indissolubilmente legata alla vita, costituendone la più importante declinazione.
Con questo romanzo, Jonathan Franzen ha voluto (non) dire la propria sulla annosa questione brevemente introdotta nei periodi precedenti, ed ha deciso di farlo in modo originale e astuto: raccontandoci una storia, concretizzando, calandola in una realtà storica e sociale ben precisa (gli Stati Uniti dei giorni nostri), una tematica generalmente trattata in termini astratti.
La realtà nella quale Franzen decide di catapultarci è quella di una tipica famiglia americana, i Berglund, che incarnano vizi e virtù della media borghesia a stelle e strisce. A onor del vero, nonostante nel corso delle oltre seicento pagine in cui si dispiega l'"epopea" dei Berglund venga dato ampio spazio alle vicende personali dei quattro membri della famiglia, risulta chiaro che esiste uno e un solo protagonista, Walter, marito di Patty e padre di Jessica e Joey. Gli episodi più significativi delle vite di Patty, Jessica e Joey, per tacere di quelle di Richard Katz, squattrinato musicista amico di Walter, che inciderà in modo significativo sul racconto intrattenendo un fugace e clandestino rapporto amoroso con Patty, risulteranno nulla più che strumentali all'acquisizione, da parte del lettore, di una più completa panoramica sull'esistenza di Walter Berglund. È grazie alla sua figura, infatti, che, nell'animo del fruitore del racconto, prenderanno forma, perfezionandosi con il procedere della narrazione, riflessioni profonde su cosa significhi essere liberi, e dunque, in ultima analisi, vivere.

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annamariabalzano43 Opinione inserita da annamariabalzano43    25 Novembre, 2013
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Libertà di Jonathan Franzen

“La personalità incline al sogno di una libertà senza limiti è anche propensa, nel caso in cui il sogno si infranga, alla misantropia e alla rabbia.” È una citazione tratta dal bellissimo romanzo di Franzen, “Libertà”, riferita ad uno degli avi del protagonista Walter. Ed è questo il tema centrale dell’opera, la difficile se non impossibile realizzazione di una libertà assoluta che non sconfini nell’arroganza e nel disprezzo dei diritti altrui. Come in “Le correzioni” Franzen ci racconta la storia di una famiglia, delle tensioni che si creano al suo interno e si ingigantiscono con il passare degli anni, delle ripercussioni che i fatti politici, sociali ed economici hanno sulla vita di ogni suo componente. La famiglia altro non è che la riproduzione in misura ridotta di ciò che è l’intera società americana, un mezzo efficace per denunciare quella dicotomia tra sogno e realtà che affligge da sempre l’umanità. Ogni personaggio contiene in sé ambizione e rinuncia, lealtà e tradimento, sincerità e ipocrisia. Nessuno di essi è totalmente ripugnante o assolutamente positivo, proprio perché è nell’uomo stesso che albergano la radice del bene e quella del male. È solo la razionalità dell’individuo a far prevalere l’uno sull’altro. Il lettore dunque non riesce a condannare Patty o Richard senza dar loro possibilità di riscatto, così come l’eccessiva ingenuità di Walter a volte sembra sfociare in una colpevole superficialità. Ed è per questo che egli prenderà coscienza in ritardo di essersi fatto promotore di una manovra sostanzialmente speculativa che dietro una falsa facciata ambientalista nasconde un interesse economico che nulla ha a che vedere con il suo impegno di salvare dall’estinzione la specie della dendroica cerulea, piccolo passeraceo che vive nei boschi di alberi ad alto fusto. C’è molto della tradizione narrativa americana in questo romanzo: c’è Walden di Thoreau - che tratta fondamentalmente del rapporto uomo-natura - che Franzen stesso cita come l’unico testo che Walter in fuga dalla famiglia di origine porta con sè, e c’è l’ American Tragedy di Dreiser, con il cui protagonista, Clyde Griffiths, il giovane Joey sembra avere inizialmente molti punti in comune.
Non si limita l’artista Franzen a scrivere un romanzo che contenga solo la storia di una famiglia, dilaniata al suo interno da incomprensioni, sentimenti fraintesi, debolezze e cedimenti a piaceri momentanei: l’autore coglie e crea le occasioni per esprimere idee e giudizi sulla politica americana, sulle scelte dei suoi presidenti, e lo fa attraverso gli atteggiamenti democratici di Walter in contrasto con quelli repubblicani del figlio Joey. Né mancano alcuni accenni ai pregiudizi razzisti ancora persistenti di una parte degli Stati Uniti.
Un grande lungo romanzo, ambizioso nella sua composizione, molto ben riuscito, con una prosa eccellente, talvolta commovente, che analizza e descrive i sentimenti con una cura che tradisce una conoscenza profonda dell’animo umano.

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Opinione inserita da Memmo    23 Ottobre, 2013

Fermati, Franzen

Ho iniziato a leggere Libertà con qualche pregiudizio, presupponendo che fosse un lavoro fin troppo simile al suo predecessore Le Correzioni. La forza di Franzen risiede nella scelta di voler raccontare la vita dei personaggi attraverso la descrizione meticolosa della loro psicologia, ma a differenza delle Correzioni, questo libro funziona solo a metà. La parte dedicata a Patty funzione egregiamente, ma successivamente Franzen si perde nella descrizione politica, sociale e ideologica dei suoi personaggi, risultando pedante, noioso, schematico, e la funzione narrativa svanisce, sovrastata da enormi saggi propagandistici e dialoghi interminabili.
Un libro in cui andrebbero tagliate molte pagine, e che mi fa apprezzare Franzen più come intellettuale che come scrittore, artista.
Non mi va di sconsigliarlo; Franzen è comunque una persona molto intelligente e i contenuti del libro sono lontani dall'essere banali.

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Le Correzioni di Franzen
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Cambè Opinione inserita da Cambè    09 Agosto, 2013
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TRA ROTH E THOREAU DOVE SI TROVA LA LIBERTA'

Che Franzen sia un grande scrittore non v’è alcun dubbio. Che Franzen nutra una sincera ossessione per Pastorale Americana è ormai palese anche alle nonne, già le Correzioni erano un chiaro tributo, ma qui in Libertà ritroviamo ancora una volta e massicciamente i rimandi al capolavoro di Roth.
Ho finito stanotte questo volumone dopo un bel periodo di lettura.
Più volte mi sono interrogata su come approcciarmi a questo romanzo, a volte demotivata, a volte sinceramente commossa e partecipe.
La vicenda. Ci troviamo nuovamente di fronte ad una famiglia americana. Lui, Walter, porta con sé la sua storia pregressa, erede di “migrazioni” dal vecchio continente e nello specifico la Svezia e votato all’ambientalismo tra alti e bassissimi e una devozione per le specie in estinzione di uccelli. Lei, Patty, benestante di origine ebrea, sembra aver dimenticato il suo background e si è dedicata anima e corpo allo sport, il basket, ma che poi ha abbandonato. Dall’unione di queste due anime complesse e confuse (in base alla pagina) nascono Jessica e Joey, anch’essi complessi e distorti. Una famiglia liberal, progressista, democratica. Il terzo incomodo, l’amico del liceo che diventa rockstar al pari degli U2 ma che soffre assurdamente della sua fama e crea la tensione e la frattura nella coppia… La folle idea di decrescita demografica idealizzata da Walter e dalla sua assistente Lalitha in paesi occidentali dove la nascita è già pari allo zero… Una casa al lago che mi sono immaginata meravigliosa, oggetto di fughe, contese, dolore e piacere. Walden ovvero Vita nei boschi di Henry David Thoreau ad aleggiare di continuo in tutto il libro e ad esplodere nel finale.
E’ sapiente il gioco di digressioni e incastri che Franzen innesta per porci di fronte alle varie tipologie di Libertà. Questo è il titolo e sembra che l’autore tenda a chiarircelo ogni tot pagine se mai l’avessimo dimenticato. Fantastiche le sferzate contro l’amministrazione Bush, la guerra nel golfo e la politica che serpeggia in quasi ogni pagina del romanzo.
Ma spesso in queste 600 e più pagine ci si chiede dove l’autore voglia realmente condurci. Se da un lato i personaggi come Walter, Richard e Joey risultano totalmente riusciti, a tutto tondo, coinvolgenti (Jessica è evanescente, Connie poco meno), dall’altro la figura che regge l’intera storia, Patty, dona al lettore spesso e volentieri l’irritazione più sincera, con fisime che potrebbero appartenere ad un’adolescente e che il lettore tende a non perdonare perché inevitabilmente questo è un romanzo in cui si parteggia. Ma queste fisime, questo turbamento esistenziale interno a Patty che si trasferisce nel rapporto con Walter e in quello con i figli e il mondo intorno, è dovuto ad un sincero problema psicanalitico che ha per fondamento l’assenza d’amore che la protagonista ha subito nella sua famiglia d’origine, cioè i suoi genitori e soprattutto sua madre non hanno mai dimostrato amore per lei.
Franzen per tenere insieme la storia, in modo geniale, ricorre ad un espediente. Patty che durante il suo percorso vitale fa ricorso ad uno psicoterapeuta, viene invitata a tenere un diario. In questo diario ci sarà annotato non solo ciò che succede o è successo, ma pure emozioni, pensieri, proiezioni e dubbi. Questo diario scatenerà la più grande frattura all’interno della famiglia, ma non spiego come.
E questo funziona fino ad un certo punto, o meglio fino a quando si arriva al prefinale. Quando cioè ritroviamo Patty che si rimette a scrivere, dopo alcuni reali drammi e dopo sei anni…
Un amico giornalista a cui avevo parlato della mia lettura non sempre positiva di Libertà, mi aveva consigliato di leggere anche un altro libro che utilizza un metodo simile e che in qualche modo assomiglia alla narrazione di Franzen e che inserisce la politica e la società all’interno della pagina, Fratture di Massimiliano Nuzzolo, in cui la narrazione procede in profondità proprio attraverso una specie di narrazione epistolare e funziona perfettamente facendo interagire i personaggi tra loro e il mondo che li circonda e che irrompe nelle loro storie in maniera totalmente credibile. Perché lo cito? Primo perché è italiano e troppo spesso sminuiamo i nostri talenti semplicemente perché troppo votati ai libri stranieri, secondo perché in quel romanzo poi i personaggi interagiscono realmente e costruiscono una vera storia, mentre in Libertà quando si arriva all’epilogo sembra di essere di fronte ad una favoletta. Tutto va a posto magicamente e senza un perchè lasciando nel lettore parecchie perplessità. Senza mettere in dubbio la qualità di Franzen e dei suoi romanzi, che amo nel modo più totale e profondo, dopo più di seicento pagine e drammi devastanti non può esserci un happy ending risolutorio di poche pagine. Il lettore seppur commosso dalle vicende che si susseguono nelle ultime cento pagine, rimane smarrito da una simile svolta “buonista” e istantanea che viene giustificata solo dal diario di Patty: nel libro in quel punto è bene ricordarlo c’è un salto temporale di sei anni. E ci si chiede davvero, ok che abbiamo analizzato insieme ogni forma di libertà e coercizione, ok che abbiamo parlato di ambientalismo e di politica, ok che abbiamo analizzato per filo e per segno le vicende delle famiglie originarie di Walter e Patty, che abbiamo condiviso le avventure e disavventure di ogni singolo personaggio Berglund (Joey è sicuramente il personaggio più interessante all’interno dell’intero romanzo, quello capace di incarnare il sogno americano al 100%, quello che sa gestire meglio la Libertà che fregia la bandiera degli Stati Uniti), ma da Franzen mi sarei aspettata qualcosa in più dopo 600 pagine… Resta indiscutibilmente una bella lettura, sia chiaro. Esilarante la vicenda del gattino Bobby…

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Roth, Franzen, Nuzzolo, Americana di De Lillo, Tom Robbins
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Cristina72 Opinione inserita da Cristina72    24 Febbraio, 2013
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“Sono stati commessi degli errori”

“Sono stati commessi degli errori”, scrive Patty, protagonista femminile del romanzo, nel titolo della sua autobiografia, redatta su consiglio dell'analista.
Già, ma il punto è: chi ha sbagliato per primo, chi ha abusato della propria libertà tradendo la persona amata, o le proprie idee? E soprattutto, a prezzo di quali sofferenze si troverà la strada del riscatto?
Bastano poche righe allo scrittore statunitense per mettere il dito nella piaga, per svelare il vuoto significativo racchiuso nei “trenta minuti settimanali di stress sessuale” di una coppia americana di larghe vedute. Bastano gli occhi dei vicini un po' invidiosi, forse, ma attenti, per cominciare a conoscere Walter, saggio ed equilibrato, e Patty, nevrotica e insoddisfatta, ex atleta dalle ali tarpate.
Patty competitiva, ma per molti versi anche perdente - termine aborrito dagli americani -, con una particolare attitudine per le scelte inopportune.
Quelli di Franzen, più che ritratti, sono radiografie che inchiodano alla realtà e che mettono in luce fratture mai del tutto sanate. Sono le questioni lasciate in sospeso, i desideri inespressi, i rancori e le frustrazioni del passato.
Lo stile è scorrevole e i dialoghi, soprattutto all'inizio, incalzanti, sebbene la narrazione sia un tantino appesantita da problematiche politico-socio-ambientaliste sviscerate nei dettagli, e da saghe familiari che risalgono fino alle pecche ancestrali dei bisnonni.
Ma ciò che guasta un romanzo nel complesso ben fatto è la banalità di certe scene da best-seller dal sapore troppo cinematografico, farcite con una buona dose di sesso spinto acchiappa-lettori.
Non può passare comunque inosservata una visione insieme implacabile e pietosa del mondo, e una serie di frasi brillanti che fotografano vecchie e nuove generazioni.
Meno arrabbiate queste ultime, più libere, ma a corto di certezze: “Recitava la sincerità, e quando la recita minacciava di svelare la sincerità come falsa, recitava la sua sincera angoscia per la difficoltà di essere sincero”.

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Ally79 Opinione inserita da Ally79    22 Aprile, 2012
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"Libertà è partecipazione"

E’ stato estremamente difficoltoso arrivare all’ultima pagina di quest’opera che è stata definita“Il grande romanzo americano.”
Nessuno mi aveva dato le istruzioni d’uso per affrontarlo.
Tutto ciò che sapevo è che Libertà e Le correzioni (primo lavoro dell’autore)sono considerati capolavori.
Mi sono dunque accostata a lui con innocenza,procedendo come sono solita fare:divorando le pagine.
Ma giunta a metà libro ero spossata dalla stanchezza e con uno stato d’animo che variava repentinamente dall’insofferenza alla fascinazione.
Questo perché il nostro Franzen è scrittore colto,impegnato,di difficilissima gestione.
Non ci si può limitare a LEGGERLO.
Da un lato ci inganna facendoci credere che ci stia raccontando una semplice storia:quella della famiglia Berglund.
Patty,Walter,i loro due figli e una numerosa sfilza di altri personaggi impantanati nelle loro nevrosi,depressioni,insicurezze,grandi amori,tradimenti.
Dall’altro ci lancia,attraverso le sue parole,messaggi continui,quasi sconvenientemente insistenti, che vogliono spronarci alla riflessione:sulla politica,sull’ambiente,sulla corruzione,sulle ingiustizie,sulla libertà,ma sopra ogni cosa sulla vita e su come decidiamo di viverla.
Ed è impossibile tenere distinti questi due aspetti,impensabile avere due diversi livelli di lettura.
Ecco perché ho fatto tanta fatica:mai l’autore ti permette di rilassarti e godere semplicemente delle sue parole.
Mai ti permette di essere un banale osservatore.
Ti chiede di partecipare con ogni neurone contenuto nel tuo cervello.
Allora inevitabili mi giungono alle orecchie le note di Gaber:”Libertà è partecipazione.”
Perché temi come quelli qui trattati(in primis appunto le libertà personali) non possono in alcun modo essere soggetti a una partecipazione passiva;e dunque la tua mente è automaticamente a lavoro su ogni singola parola,su ogni azione compiuta dai protagonisti.
Sei li costretto a riflettere, a mettere in gioco la tua etica,la tua morale,con Franzen accanto che ti sussurra incessantemente:”Tu chi sei?Come sei?Da che parte stai?Come giudichi tutto questo?”

“– Tutto gira intorno allo stesso problema, le libertà personali, – disse Walter. – La gente è venuta in questo paese per cercare soldi o libertà. Se non hai soldi, ti aggrappi ancora piú rabbiosamente alle tue libertà. Anche se il fumo ti uccide, anche se non puoi permetterti di nutrire i tuoi figli, anche se i tuoi figli vengono ammazzati da un pazzo armato di fucile d’assalto. Sarai anche povero, ma l’unica cosa che nessuno ti potrà mai togliere è la libertà di sputtanarti la vita come ti pare e piace.”

Ecco per me questo passo è stato la chiave di lettura dell’intero romanzo.
La mia umile idea è che il messaggio che si cela dietro le oltre seicento pagine è:“Puoi fare ciò che vuoi della tua vita.”
Ma se nella comune mentalità questo concetto è interpretato con una valenza positiva che si esplica nel poter raggiungere sogni e desideri e nel più classico “Volere è potere”, qui Franzen ci ricorda che c’è l’altra faccia della medaglia: libertà vuol dire anche potersi rovinare consapevolmente,volontariamente,accanitamente la propria esistenza.
Non c’è un luccichio di speranza in questa immagine, ma non possiamo esimerci dal riconoscerne l’assoluta veridicità.

In definitiva un libro difficile,intenso,snervante,spossante,che ha il pregio di non lasciare indifferenti.

Concludo raccomandandone certamente la lettura, ma se mi è concesso suggerisco di prenderne piccole dosi per volta.
Poche pagine,centellinate come fossero un buon vino rosso,corposo,strutturato,da assaporare lentamente.
Altrimenti rischiate di finire come me:ubriaca di Franzen.

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Opinione inserita da rosemary    26 Febbraio, 2012

meraviglioso

Magnifico. Più di seicento pagine, ma lascia il desiderio di leggerne altrettante, di calarci ancora nella vita di Patty, Walter,Richard. Un romanzo che dispiace debba avere termine, come tutte le cose belle della vita, capace come pochi di mettere a fuoco non solo i vincoli che ci legano agli altri, ma anche i loro intrecci inestricabili. Mai tetro, mai noioso, a motivo della superba penna di Franzen, che sa incantare anche nelle pagine dedicate all'ambiente. Ho amato "Le correzioni", ma preferisco "Libertà", in cui l'autorte ci regala anche il beneficio del sogno.

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padoan.antonio Opinione inserita da padoan.antonio    24 Settembre, 2011
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Sopravvalutato 2

Non c'è nulla di poetico, nè da imparare nè da comprendere.
E' una storia perversa che cerca di riscattarsi con un happy end, happy family ma che lascia solo al lettore perplessità e disgusto.
Ma davvero questo è un romanzo bello? cosa c'è di bello di pagine e pagine sul pericolo della crescita demografica e poi il protagonista ha due figli. Cosa c'è di bello su pagine e pagine sulla bellezza della natura e che poi per salvare solo una specie c'è il permesso del protagonista di buttare giù le cime delle montagne.
Sinceramente la lettura mi ha disgustato, i personaggi son orribili, fanno cose orribili (sesso telefonico, contrabbando di armi, vanno a letto con la moglie del miglior amico, la moglie va a letto con il miglior amico del marito) e tutto per un bel happy end dove si salvano tutti e tutti sono redenti acquisendo una santità che non gli spetta, una santità che non ci deve essere. per nessuno. manco per la'utore che sa scrivere bene. maleddettamente bene. ma i contenuti son penosi

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chicca Opinione inserita da chicca    12 Agosto, 2011
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Capolavoro

Walter e Patty sono due giovani benestanti, pieni di ideali, ben educati, scelgono di vivere in un quartiere degradato in quella che poi diventerà una nuova zona residenziale della media borghesia.
Nonostante i vicini conservatori e volgari, i Berglund riescono a crescere i loro figli in quei luoghi sentendosi pionieri di un nuovo modo di vivere e ambasciatori del concetto di libertà come libera scelta.
Ma il quadretto idilliaco si rompe quando il figlio joey decide di andare a vivere con i detestati vicini. Da qui le inquietudini di Patty prendono il volo e non basterà cambiare città per evitare il disastro coniugale.
In questo bellissimo romanzo c'è tutto il nostro mondo, l'occidente ricco e nevrotico che ci incatena, ci rende prigionieri di noi stessi e delle nostre paure.
Un romanzo sulla libertà in cui metaforicamente gli unici ad essere veramente liberi sono gli uccelli.
Un vero capolavoro nel contenuto, sostenuto anche da una narrazione forte, imprevedibile ed emozionante.

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Opinione inserita da franco    25 Luglio, 2011

Deluso

Non è il grande romanzo americano. Maniacale e sbagliata è l'ossessione del personaggio per il controllo delle nascite riferito ai paesi ricchi, che hanno già una bassa natalità.
Umoristico il titolo della canzone "Due figli bene, niente figli meglio". Esagerata la passione per l'uccellino ceruleo, non ci sono cause più nobili? I personaggi: nevrotici, instabili ed ambigui, non credibili.

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alan smithee Opinione inserita da alan smithee    04 Luglio, 2011
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libero arbitrio

La storia degli ultimi cinquant’anni della famiglia Berglund diventa - con la piacevole e intrigante scorrevolezza senza veli e licenze della brillante penna di Franzen - la rappresentazione dell’epopea americana, del sogno a stelle e strisce di una intera generazione, quella dei cinquanta/sessantenni di oggi, giovani rampanti dei favolosi ed effimeri anni ’80, e dei loro figli nell’attuale vuoto generazionale e di contenuti degli anni pre-crisi economica del post 11 settembre.

Franzen ha la capacita’ di creare un romanzo di cosi’ vasto respiro da diventare un classico moderno che spazia dalle singole crisi personali dei due protagonisti assoluti (i fidanzati/coniugi in difficolta’ Walter e Patty – nell’arco temporale dalla adolescenza alla maturita’), a problematiche di tipo ambientale, razziale e civico che sono poi i grandi enigmi in cerca di una soluzione dell’eta’ moderna, di una societa’ ormai matura ma giunta forse al punto di saturazione.

A fronte di cio’ l’”Americano” di umili origini di Franzen ha la capacita’ e l’astuzia di crearsi il proprio castello di valori, su cui poggeranno tutte le sue (fragili) certezze e la sua bella e agiata esistenza. Walter predica la salvaguardia degli spazi verdi e i pericoli cagionati dal sovraffollamento umano sul pianeta, ma non si fa scrupolo di scendere a patti con i piu’ laidi magnati dello sfruttamento energetico senza freni, per la salvaguardia delle proprie teorie; procrea in eta’ giovane due figli e desidera una nuova famiglia anche in un’epoca in cui potrebbe essere un nonno benestante e realizzato; soffoca una moglie che adora ma della quale non percepisce le potenzialità inespresse di fronte alla sua inarrestabile carriera di salvatore del mondo; si disegna un ruolo di padre moderno e di larghe vedute, ma rimane una figura scomoda e poco presente nella confusione spensierata del simpatico figlio Joel, protagonista di alcuni dei momenti piu’ esilaranti ma al tempo stesso toccanti del romanzo.

Memorabile e determinante per legare insieme le varie vicende e’ anche la figura dolente ma sempre cosi’ ironica di Patty, la donna che per tutta la sua esistenza non ha mai saputo amare la persona giusta: e’ legatissima e in sintonia col fidanzato e marito Walter, che finisce per amare con rassegnazione, ma col quale non ha il trasporto che prova e provera’ per sempre nei confronti del piu’ sgangherato e geniale miglior amico di quest’ultimo, il cantante e “costruttore di terrazze” Richard Katz. Alto bello e dinoccolato, quasi un sosia del giovane Gheddafi, Katz e' il sogno subito proibito e poi concretizzato di una unione clandestina ma ben meno forzata di quella contrattuale con il proprio marito sognatore, profondo, ma anche sconsolante ritratto dell'anti-erotismo.

L’opera procede in “disordine” cronologico, ma grazie a cio’ diventa sempre piu’ coinvolgente e ad incastro, facendoci capire molte cose al tempo giusto e senza fretta, prendendosi il suo tempo con un suo ritmo da grande classico dei nostri primi anni dieci.

E’ la prima opera di Franzen che affronto, cui seguira’ subito dopo, grazie all’entusiasmo con cui ho accolto questo splendido romanzo e per non perdere il giusto sentimento, l’altrettanto celebrato e promettente “Le correzioni”, di cui cerchero’ di riferire molto presto, appena sara’ possibile.



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Opinione inserita da gianluigi g    04 Giugno, 2011

Leggerlo ma con distacco

Un libro in cui è alquanto facile ritrovare se stessi: propri difetti, malinconie, insoddisfazioni, momenti felici e solipsismi maniacali. Che sono quelli di un certo tipo di società non conformista, che legge libri e ascolta musica, che va a cinema e sa giudicare un film. In questo soddisfare troppo questo tipo di lettore c'è forse qualcosa che solleva qualche dubbio. Del resto come fa uno scrittore del calibro di un Franzen a non porsi la questio: libertà = innovazione o piacere a tutti = non libertà? Penso francamente che il libro piaccia e pure troppo e questo non è un buon segno (anche perchè il titolo del libro è "libertà"). E' sin troppo scorrevole; dei personaggi ne senti l'odore della pelle e dell'alito mentre parlano; la trama ti si avvinghia addosso, e le frasi e le azioni sono perfettamente quelle che avresti voluto dire e fare tu in quelle circostanze. Come una chanson dolcissima il cui motivo ti permane nelle orecchie fino a quando ne prendi coscienza e decidi che è venuto il momento di cambiare musica. Ma il libro va letto assolutamente!

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kabubi81 Opinione inserita da kabubi81    22 Aprile, 2011
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Libertà, in tutte le sue espressioni: di vivere un amore giovanile, di rincorrere un sogno, di fare di testa propria, di voler cambiare il mondo intero o anche solo il proprio piccolo universo personale... Franzen ci racconta le diverse sfaccettature di questa parola attraverso la storia della famiglia Berglund, solida facciata e precaria interiorità, facendola rapportare a importanti tematiche contemporanee (corruzione, ambiente, potere dei media etc), in un romanzo sicuramente ben scritto, riflessivo (forse un po' pesantino nella parte centrale!) e abbastanza scorrevole... Consigliato, ma anche per me un po' troppo sopravvalutato nel lancio

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zeta77 Opinione inserita da zeta77    11 Aprile, 2011
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Magnifico

Un libro magnifico sia nella forma che nei contenuti. Un libro capace di catturare, emozionare, commuovere, disgustare, imbarazzare, fare riflettere. Franzen affronta temi attuali che ci riguardano da vicino ed è in grado di esprimere l'inesprimibile, quelle sensazioni ed emozioni che si formano nel nostro intimo, ma che prendono forma solo sotto la sua penna. Un libro che una volta letto si vuole leggere di nuovo per assaporarlo meglio. Un libro che ci fa riflettere sulla nostra vita e sul mondo in cui viviamo e sul nostro pianeta di cui siamo "il cancro". Grazie, Franzen.

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Opinione inserita da Zara    25 Marzo, 2011

Sopravvalutato

Ho letto il romanzo nell'originale americano e francamente non condivido le lodi esagerate di cui è stato oggetto. Certo si legge con agio, moderatamente catturati dalla trama e soprattutto da una vischiosa identificazione con una serie di problemi, atteggiamenti, idiosincrasie, illusioni ed ossessioni pubbliche e private che Franzen sa perfettamente cogliere come partecipabili da un ampio pubblico di potenziali lettori. Ma on the long run questo che è il merito maggiore dell'A., a cominciare da Correzioni, si rivela anche il suo limite maggiore. La sensazione è quella di un informe logorroico (ma dov'è ormai l'arte sottile e affascinante del 'non detto'?)pastone tra il psicologico, il sociologico e il politico, in cui l'A. si consegna mani e piedi al lettore invece di trascinarlo, incapace di dare al romanzo un focus ideologico-linguistico-letterario veramente suo e veramente nuovo e originale. Resta, nei momenti migliori, il fascino di una desolazione resa con totale understatement, in un tono matter-of -fact, semplice, quasi volutamente arido, talvolta felicemente autoironico. Ma non andiamo oltre.

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Franzen,Correzioni; Franzen, La ventisettesima città
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