L'arte di correre
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Murakami è un nome che mi ha sempre attirato, sapendo che fosse in grado di trasmettere e condividere quella visione della vita alla giapponese, un po' più riflessiva di quella a cui siamo abituati generalmente noi occidentali. L'aver letto questo come suo primo libro è stato puro caso, ma non potevo chiedere di meglio.
Nel tempo libero mi piace scrivere, e un giorno mi piacerebbe riuscire a pubblicare, e come se non bastasse per me fare attività fisica in modo costante, per periodi prolungati, è sempre stata una sfida impegnativa (e che finora ho sempre perso). Quindi questa lettura per me ha avuto doppio significato. Uno scrittore maratoneta: ciò che mi piace contro ciò che vorrei mi piacesse. E se ho iniziato questa recensione con un'apertura personale, è perché sarebbe impossibile fare altrimenti parlando di un libro altrettanto personale come questo.
Come Murakami sottolinea più volte, il suo non vuole essere un qualche tipo di manuale ispiratore, o un modo di insegnare qualcosa attraverso la scrittura, ma più una sorta di diario personale in cui ha riversato parte della sua anima e della sua vita, e che il lettore, a seconda delle proprie esperienze, sarà in grado di condividere o meno.
Una lettura piuttosto semplice e leggera, del tutto piacevole ma che allo stesso tempo lascia sempre qualcosa a cui pensare. Qualcosa di positivo, sia chiaro. Una sorta di piccola spinta che aiuta a riflettere sul proprio percorso di vita, sulla propria persona e sulle proprie scelte. Chi siamo, cosa abbiamo deciso di fare, cosa abbiamo deciso di portare avanti e cosa no, come viviamo l'attesa del domani, se con paura, con aspettativa, o con semplice accettazione.
Un libro che non vuole insegnare nulla, ma che in fondo lo fa lo stesso. Per fortuna.
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Vita, corsa, scrittura, legame indissolubile?
Corsa e scrittura apparentemente hanno poco da condividere, anzi paiono essere piuttosto antitetiche.
Da una parte una attività fisica protratta, lunghi allenamenti, tempi, sfide, competizione, sofferenza, vincitori e vinti, un unico gesto ripetuto all’ infinito.
Dall’ altra la ricerca di profondità insondabili, condita da creativita’, fantasia, microscopica osservazione del reale e dell’ immaginario, cura del particolare anche il più insignificante.
In realtà la preparazione e la dedizione necessaria per scrivere un libro, come Murakami sottolinea in questo collage di memorie, e’ la stessa richiesta per correre una maratona condividendone i requisiti, a partire da quel preciso stimolo interiore che non ricerca conferma in un giudizio esterno.
E poi un senso di beata solitudine, la contemplazione di un paesaggio interiore ed esteriore, lunghe ore di sospensione spazio-temporale corroborate dall’ ascolto di respiro e battito, da sensazioni che inducono una ricerca profonda, dalla sublimazione della fatica resa un piacere estremo.
Pazienza, scrupolosità, resistenza sono tutte caratteristiche definenti il buon podista, e sono le stesse esercitate da un autore nelle lunghe e solitarie ore di scrittura protratta.
Murakami si è fatto podista dopo i trent’anni, nello stesso momento in cui ha deciso di essere uno scrittore professionista, iniziando un sodalizio protrattosi per tutta la vita.
Ha appreso molto dall’ arte della corsa servendosene anche nell’ arte dello scrivere, influenzando ed indirizzando le proprie opere che altrimenti sarebbero state altro.
Le qualità principali di uno scrittore risiedono nel talento, nella concentrazione e nella perseveranza, la corsa è una metafora della vita che gli ha permesso, in un interscambio anima-materia, di raggiungere la consapevolezza di quello che ha e che conserva del proprio corpo con lo scorrere del tempo.
Il corridore che si allena costantemente sa di essere parte di un mondo a se’, impara ad ascoltare se stesso, il silenzio, la fatica, legge il proprio corpo e le sensazioni che gli rimanda, ne conosce ed accetta limiti e confini.
La corsa protratta in un gesto ripetuto che parrebbe sempre lo stesso ma che proprio per questo si tinge di unicità, diviene consapevolezza, condivisione solitaria, equilibrio e comprensione.
Ci insegna l’ attesa gaudente, l’ invecchiare con regolarità, senza competere con il tempo, ma solo con se stessi e con il piacere che ogni volta si rinnoverà.
Tra i corridori sussiste un tacito e sotteso senso di condivisione e di appartenenza, nello sforzo enorme di vincere la fatica riusciamo a provare la sensazione autentica di vivere, inserita nell’ azione stessa.
C’è un grande insegnamento che vale per tutti i campi della vita, ed è …”arrivare in un luogo che mi soddisfi…”, abbracciando strade differenti ( scrittura e corsa ), ma sempre con l’ identico fine.
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Scrivere una maratona
Cosa ha a che fare la corsa con la scrittura? Questa è la domanda che mi sono posto prima di leggere questo libro di poche pagine, ma molto interessante. Il taglio profondamente autobiografico racconta due delle passioni più importanti di questo grande scrittore giapponese. Murakami ci fa sentire accanto a lui mentre corre in giro per il mondo, tra Hawaii, Boston, New York e Giappone, a tratti proviamo la fatica che si prova a correre una maratona e l’energia mentale che ci vuole per scrivere un romanzo. Molto bello il parallelismo tra scrittura e corsa, illuminanti le analogie: perseveranza, resistenza, concentrazione, costanza, disciplina. Ben messa in evidenza l’importanza dell’allenamento quotidiano, sia esso di tipo fisico, per la corsa, che di tipo mentale per la scrittura, l’esercizio quotidiano e regolare è fondamentale per entrambe le discipline. La dicotomia mente / fisico diventa un tutt’uno per entrambe le discipline, non è possibile affrontare una maratona senza esercizio fisico intenso, ma soprattutto senza una preparazione psicologica ed emotiva adeguata, lo stesso discorso vale assolutamente per la scrittura. Murakami ci fa provare quella fatica fisica che si può provare scrivendo un romanzo, ci fa, allo stesso tempo, vivere un po’ di quella fatica fisica e soprattutto mentale necessaria per correre e portare a termine una ultra maratona (corsa ai limiti umani di 100 Km). Lo scrittore maratoneta racconta delle sue motivazioni, le sue difficolta, gli ostacoli affrontati per correre una maratona, svolgere una gara di triathlon e scrivere un romanzo.
Così come l’uomo si forma e si trasforma nel corso degli anni per arrivare al proprio stile distintivo nella narrativa, allo stesso modo si forma e si trasforma nel corpo e nella mente, per poter creare la muscolatura utile alle discipline sportive che ha deciso di praticare.
Ecco il parallelismo tra scrittura e corsa, una continua crescita psicofisica indispensabile per portare a termine maratone, gare di triathlon e romanzi.
Per correre una maratona ci vuole il giusto fisico, ma fondamentale è avere una mente pronta ad affrontare uno sforzo così intenso, bè sembrerà strano, ma per Murakami anche scrivere un romanzo richiede gli stessi ingredienti.
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GRANDE SPINTA INTERIORE
Libro autobiografico, e direi anche saggio, che racconta il rapporto che questo scrittore ha con la propria forza di volontà, che lo spinge ad essere un maratoneta, dando dimostrazione di pazienza, scrupolosità, resistenza fisica che non sono altro che manifestazioni della grande spinta interiore che sente dentro di sé e che lo sprona ad andare oltre. Anche oltre a se stesso. In un momento in cui non sento alcuna spinta e non vedo alcuna direzione verso cui andare, mi ha colpito molto leggere queste pagine, perché sono testimonianza di quanto a volte ci dobbiamo guardare dentro perché è lì che troviamo la nostra vera forza. Queste pagine descrivono anche in modo marginale il rapporto che lo scrittore, anzi, l’uomo-scrittore, ha con la propria solitudine, entrano nel merito anche della preparazione atletica, a step, che occorre sostenere per affrontare prove sempre più ardite. Ma quello che più mi ha colpito è l’importanza dei primi piccoli passi. Forse perché io sono ferma proprio lì. E sono i più difficili.
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L'arte di correre di Haruki Murakami
Un libro sull’autodisciplina, la resistenza alla fatica e sull'importanza della motivazione, nel quale la corsa diventa metafora della scrittura e del lavoro dell'autore.
La corsa vista come esercizio, meditazione e rafforzamento del corpo e dello spirito, racchiude in sé una dimensione ascetica (dal greco askesis, parola che in origine significava proprio esercizio, allenamento di un atleta in vista di una prova). Così in Murakami l’askesis si fonda su pratiche che mirano a sviluppare e a controllare le capacità fisiche e questa ascesi del corpo ha effetti positivi sull'efficienza della mente e sulla capacità di scrittura ("L'azione di correre mi aveva portato in un territorio quasi metafisico. Prima di tutto esisteva la corsa, e in funzione della corsa esistevo io. Corro, dunque sono").
Murakami, che di mestiere fa lo scrittore e si applica con metodo al proprio lavoro per diverse ore al giorno, considera lo scrivere un'attività faticosa e difficile, che obbliga ad esplorare zone buie della psiche. Per questo ha bisogno di compensazione, tramite un esercizio altrettanto regolare e rigoroso che aiuti a ripulire la mente e che lui ha trovato nella corsa (interessante non tanto come attività in sé, ma come esercizio di disciplina). Lo scrittore, vero esempio del motto "no pain no gain", pensa che la maratona sia una grande scuola di sopportazione, che si fa prima con la testa e poi con il fisico. I risultati si vedono nel lungo periodo e si deve avere ben chiaro il punto di arrivo. La maratona si corre in mezzo a tantissime persone, ma è un esercizio individuale, è una lotta per superare il sé stesso del giorno prima.
Se all’inizio del libro Murakami cerca di dare una risposta al motivo che lo spinge a correre almeno un’ora al giorno, dopo poche pagine si accorge che durante quell’ora non pensa a qualcosa di particolare, anzi non pensa del tutto: è sé stesso, nudo di fronte al lettore ed è anche possibile che la corsa sia per lui un esercizio per poter raggiungere il vuoto.
Da quando ha iniziato con la corsa di solito scrive quattro ore al mattino, poi il pomeriggio corre dieci o più chilometri. Qualche anno fa si è recato in Grecia, dove per la prima volta ha percorso, sotto il sole cocente di Luglio, tutto il tragitto classico della maratona (i 42 km e 195 mt) e da allora ha partecipato a ventiquattro di queste competizioni. Il suo libro ha ispirato ed è molto diffuso fra i runners e anche il nostro attuale presidente del consiglio Renzi, appassionato di running, il giorno della fiducia alla Camera e al Senato si è presentato in aula con il romanzo di Haruki Murakami. Non per questo motivo lo consiglio, ma perché è un manuale interessante, scritto in modo semplice e fluido (totalmente diverso dai romanzi onirici di Murakami ai quali siamo abituati, ma comunque interessante). Lo consiglio.
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La filosofia della corsa
Forse non tutti saranno d'accordo – e Haruki Murakami direbbe di certo che è giusto così – ma “L'arte di correre” (scritto tra il 2005 e il 2006, con prefazione e postfazione successive) è per certi versi il suo libro più bello. A suo modo il più significativo, scorrevole, riflessivo, concreto: un libro che insegna tanto. Ed il bello è che è la sua autobiografia: quella di un corridore-scrittore.
“Sono ancora giovane, posso sempre ricominciare da capo.”
Ciò che accade a Murakami tra la fine degli anni '70 e l'inizio degli '80 è una delle numerosissime conferme a quanto sostenuto da un regista francese: “la vita ha più fantasia di noi”. Appena dopo essersi laureato, apre un locale (caffè al mattino, bar di notte, music-bar nel fine settimana) solo perché gli sembra una buona idea. Ad un certo punto di quest'avventura imprenditoriale, Murakami inizia a buttar giù qualche testo, nelle ore che seguono la chiusura notturna del locale e precedono quelle del sonno. I suoi primi lavori hanno un qualche successo, e presto si rende conto che le due cose sono incompatibili. Urge scegliere: sospende la sua attività e si dà due anni di tempo per capire se quella dello scrittore sia la sua via. In fondo sono giovani, dice alla moglie per rassicurarla: potranno sempre ripartire con un nuovo locale da qualche altra parte.
“Io non sono diventato scrittore perché qualcuno me l'abbia suggerito o chiesto, anzi, semmai sono stato ostacolato. Sono diventato scrittore perché ho fatto di testa mia.”
Non particolarmente intelligente, non paragonabile a letterati talentuosi, ma dotato di indiscutibile forza di volontà. E' l'analisi che di sé fa Murakami, il segreto dietro a successi come “Kafka sulla spiaggia”, “L'uccello che girava le viti del mondo”, “Norvegian wood”, “After dark”, “A sud del confine, ad ovest del sole”. E' il ritratto umile e intelligente di chi è oggi conosciuto nel mondo (e particolarmente amato in Occidente).
Ma non si tratta di un libro per imparare a scrivere (non in senso convenzionale, almeno): ignorando ogni riferimento a stili o tecniche di scrittura, Murakami racconta di qualcosa di molto più ampio (e giapponese), ovvero di una filosofia di vita.
“Se un corridore deve per forza individuare un avversario da battere, lo cerchi nel se stesso del giorno prima.”
La tenacia, la resistenza fisica, la capacità di “vedersi” come avversario (di voler cioè superare i propri limiti) possono essere affinate dinanzi ad un foglio di carta così come a un percorso di 42 chilometri e 195 metri. Murakami ci parla della sua passione per la corsa, del combattimento contro i limiti fisici e i capricci del proprio corpo, del passaggio dall'allenamento quotidiano alla maratona e all'ultramaratona (pazzesco percorso di 100 chilometri!), e poi dalla corsa al triathlon (disciplina che unisce corsa, bici e nuoto). E del continuo parallelo tra corsa e scrittura, in un libro assolutamente consigliato a chi ha ambizioni di scriverne a sua volta uno. Con la tranquillità di sapere che un limite insuperabile c'è comunque... e comunque gli si può andare incontro a testa alta:
“Ormai, per quanto mi sforzi, non riesco più a correre come una volta. Lo ammetto volentieri. Non è piacevole dirlo, ma invecchiare significa proprio questo. Come io svolgo il mio ruolo, il tempo svolge il suo. E lui lo fa in modo molto più onesto, molto più preciso di me. Perché dal momento in cui si è generato - chissà quando - ha continuato ad avanzare senza fermarsi un attimo.”
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L'alternativa al classico manuale
Hai iniziato a correre da poco ma, nonostante la fatica, la sfida con la nuova avventura, con il tuo corpo, magari con la tua età ...insomma con i tuoi limiti, si è accesa.
Il sacro fuoco ti ha preso e scommetto che sei già stato in libreria alla ricerca di un valido manuale che ti aiuti ad affrontare la tua nuova passione con metodo. Lo hai comprato, uno fra i tanti, ma ti ci sei perso: il lessico ti fa paura e le tabelle ti fanno tremare le gambe. Non demordere, cerca questo titolo e immergiti nella lettura, sarà bello rivivere con lo scrittore i suoi esordi e la sua convivenza con la corsa affrontata sempre con grande metodo e, a maggior ragione, se il tuo punto forte in questa pratica è proprio la tua tenacia e la tua metodicità.
Terminata la lettura del libro scoprirai che il manuale della corsa, senza nessuna pretesa agonistica ma nello spirito di puro amatore, è solo nelle tue mani o meglio nella tua testa.
Non hai mai corso? Non hai mai letto un libro di questo autore? Ancora meglio, ti ritroverai in poco tempo a fare o l'una o l'altra cosa guadagnandoci comunque salute, in entrambi i casi!!
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Lo scrittore maratoneta
Quasi un diario quotidiano questo di Murakami, sullla sua professione di scrittore e la sua passione per il running.
Entrambe avvengono quasi per caso: la prima, con la inspirata pubblicazione di alcuni racconti che lo inducono a cambiare totalmente vita da un giorno all'altro, chiudere la sua attività e mettersi a scrivere per vivere!
La seconda perchè proprio cambiando vita, l'inattività fisica lo fa aumentare di peso e così per perdere qualche chilo di troppo comincia a correre e praticamente non smette più, un po' come un forrest gump, lucidissimo però!
Mi ha attratto questo libro perchè io corro, da dilettante, e ho iniziato tardi, anch'io per perdere peso. Queste analogie con la mia esperienza hanno catturato la mia attenzione e ho amato questo libro, sia per il contenuto, che per il modo di narrare delle situazioni che avrebbero potuto essere, per un altro scrittore, ripetitive, E invece con Murakami è stata sempre un'emozione nuova!
Leggendo delle sue maratone si sente sulla pelle la fatica fisica, il sudore, la mancanza di fiato, le gambe che gridano vendetta; la fatica mentale che lo induce a desistere; ma soprattutto pagina dopo pagina si percepisce inequivocabilmente la sua grande forza di volontà che lo spinge ad andare avanti passo dopo passo fino alla fine! Proprio come nella vita,e la corsa non è la metafora della vita?
Murakami è un runner e uno scrittore con metodo, è sistematico, si dà delle tabelle di marcia, anche nello scrivere! Ecco perchè in questo libro, come nella sua vita, unisce le due pratiche, analoghe per lui, entrambe faticose ma alla fine soddisfacenti, fonti di grandi emozioni personali.
Ho letto in un'altra opinione qui di seguito, che egli vuole soprattutto condividere con gli altri la sua attività sportiva, io non sono proprio d'accordo, perdonami, credo che lui corra soprattutto con se stesso, testimonianza è la sua maratona solista in grecia svolta nel percorso al contrario! Ed è così, si corre da soli e solo per se stessi. Anche perchè è difficile trovare un compagno di corsa che abbia il tuo stesso ritmo e le tue stesse motivazioni! La corsa è una continua sfida quotidiana con la tua forma fisica e mentale, e probabilmente per Murakami, che sa farlo in modo splendido, anche scrivere è lo stesso!
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Senza corsa non c'è scrittura
Avviso ai gentili utenti che leggeranno questa recensione: amo correre e lo faccio da tempo immemore, seppur spesso con periodi altalenanti, ora sono infortunata e, non potendo farlo, mi sono depressa, giustamente ho ovviato leggendo questo libro.
Trovo che sia un'autobiografia con il carattere di un saggio, non che Murakami sia un personal trainer, ma, con umiltà, ha messo in campo tutta la sua esperienza nel settore della corsa e, con essa, della scrittura. Si perché secondo l'autore le due cose vanno di pari passo, o perlomeno l'una fatica ad esistere senza l'altra nella sua vita. Perché la corsa ti porta ad un livello psicologico tale da permetterti anche di ragionare meglio, dà spunti per riflessioni e idee. E' così che nella sua vita decide di dedicarsi nello stesso momento a una e all'altra verso i trent'anni: diventando un vero scrittore e partecipando ad una maratona all'anno.
Murakami mi ha sempre affascinato come uomo: così pacato, umile, generoso nelle parole, amante della musica e della letteratura. Una persona con cui farei sicuramente un lungo chiacchierando.
Se lo consiglio? Certo, sicuramente vi farà venir voglia di correre. Stimolante.
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l'arte di correre...e di scrivere
In questa pagina compare già una bella recensione firmata Alberto Ferrari, si potrebbe non aggiungere altro però vorrei scrivere due righe in merito pure io per consigliarne la lettura.
Non è un romanzo ma neanche un saggio sulla maratona, non ci sono consigli tecnici su come affrontare una corsa di durata ma su come affrontarla mentalmente, questo parallelamente a consigli sull'attività di scrittore.
Leggere questo libro aiuta a conoscere Murakami come uomo nella vita di tutti giorni, con le sue manie da persona normale e, soprattutto, da maratoneta (ora anche triatleta).
Io non ho mai corso maratone ma ho degli amici che l'hanno fatto e lo fanno abitualmente, leggendo il libro posso dire che Murakami potrebbe essere uno di loro.
Consiglio questo libro a tutti i suoi lettori per poterlo conoscere anche come persona oltre che come scrittore.
Consiglio questo libro, inoltre, a tutti quelli che vorrebbero correre una maratona e a quelli che l'hanno già fatto.
Magari un giorno lo farò pure io...
P.S. Da parte mia posso provare solo ammirazione per chi corre ascoltando "Beggar's banquet" degli Stones!
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recensione di Alberto Ferrari
Quando lessi per la prima volta un libro di Murakami ne ricavai, fra gli altri stimoli, un netto impulso a scrivere in proprio, a cimentarmi con la narrativa, quasi che la sua maestria nel raccontare fosse contagiosa. Cosa esattamente mi affascinava della sua scrittura da avere un riverbero così diretto sulla psiche? La capacità di tradurre in esperienza estetica la normalità. Se Murakami riesce a dare forma e dignità di rappresentazione al vivere quotidiano anche quando è fatto di gesti e incontri all’apparenza normali se non banali, vuol dire che anche la mia esistenza, del tutto “normale”, può ragionevolmente sperare di essere rappresentata, essendo pur sempre l’esperienza di un testimone dei nostri tempi. E’ l’atteggiamento mentale che i libri di Murakami vanno a stimolare. In altre parole, la sua scrittura fa venir voglia di scrivere.
Quando mi sono imbattuto in questo libro, in cui Murakami racconta della sua passione per la corsa podistica e per lo sport in generale, ero certo che avrebbe rafforzato la mia voglia di scrivere e, per osmosi, corroborato quella di fare jogging. L’argomento rientrava appieno nella categoria per cui lo scrittore esercita l’ascendente di modello letterario. Infatti, cosa c’è di meno eroico che parlare della propria passione per la corsa se la si pratica come esercizio fisico fine a se stesso? Il rischio di essere banale a ogni rigo sembra molto alto, eppure lui, avendo questo dono di dare un tocco epico ai gesti semplici della vita quotidiana, ero certo che avrebbe trovato quel significato in più per giustificare il titolo, per guidarci alla fonte di una nuova esperienza estetica del personaggio che dice io, che in questo libro è perfettamente sovrapponibile con l’autore. Scopriamo così che la passione di Murakami per la corsa va di pari passo con quella per la scrittura.
Quando, nel 1981, dopo i primi incoraggianti esordi letterari, chiude il locale notturno a Tokio e decide di concedersi un anno sabbatico per cimentarsi a tempo pieno nella scrittura, Murakami sente il bisogno di cambiare stile di vita. Niente più sigarette, un deciso ridimensionamento nel bere e la pratica della corsa per tenere a freno la pinguedine che la sedentarietà del nuovo lavoro sembrava stimolare, insieme all’età che avanza. A poco più che trent’anni Murakami rispolvera le scarpette ginniche dei tempi dell’università e affianca la corsa alla scrittura. In breve tempo si accorge che lo sport è disciplina che stimola a darsi degli obbiettivi nella sfida contro se stessi e i propri limiti fisici e psichici, dopo aver capito che correre è fatica fisica ma anche mentale. Pur essendo una pratica individuale, la corsa per Murakami è anche condivisione con gli altri, da cui la sua partecipazione a un’infinità di competizioni in diversi paesi, nei quali la professione di scrittore talora ne giustifica la presenza. Sappiamo che ha corso tante maratone, tra cui parecchie edizioni della maratona di New York.
A un certo punto, dopo i cinquant’anni, decide di mitigare l’asprezza della preparazione del maratoneta con un allenamento più consono all’età, così opta per il Triahtlon. Corsa, nuoto e bicicletta a spezzare la ripetitività di un gesto unico praticato a lungo, cui vanno aggiunte la conseguente usura di muscoli e articolazioni e la comprensibile stanchezza mentale. Così assistiamo al Nostro che, spronato da nuovi e più ragionevoli obiettivi, sta mettendo in pratica i consigli degli specialisti a cui si è rivolto per migliorare le prestazioni nelle due nuove discipline, nelle quali, quando vi si accinge, ha necessità di affinare la tecnica. Corsa o Triahtlon, gli influssi benefici dello sport sulla sua professione di scrittore non cambiano. Ogni giorno è cadenzato sia dal tempo per la scrittura sia da quello per l’attività fisica, dove una pratica è ormai diventata consustanziale all’altra, al punto che non gli è più chiaro se è lo sport a fare da metronomo alla scrittura, oppure la scrittura a farlo alla pratica sportiva, scoprendo così che corpo e mente sono indissolubilmente legati, nel bene e nel male, nella disciplina, nel piacere, nella sofferenza e nella scoperta e nell’accettazione dei propri limiti, che poi sono quelli della condizione umana.
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