L'amore ai tempi del colera Hot
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L'odore delle mandorle amare...
Leggere questa recensione, richiederà qualche piccolo spoiler, che però non credo in nessun modo possa rovinare la lettura di questo libro, che non si gioca nella trama, quanto più nelle suggestioni, nei sentimenti evocati e nell’interiorità dei protagonisti.
L’incipit de “L’amore ai tempi del colera” rimarrà sempre nei miei ricordi per la sua estrema poeticità:
“Era inevitabile: l'odore delle mandorle amare gli ricordava sempre il destino degli amori contrastati.”
E quello tra Fermina Daza e Florentino Ariza è certamente uno degli amori più travagliati di tutta la letteratura. Questo inizio ad effetto si apre su una vicenda estranea ai due protagonisti eppure tanto simile, il suicidio dell’esule Geremia Saint-Amour, amico intimo del dottor Juvenal Urbino, marito della nostra Fermina.
Proprio questo inizio pare essere un preludio all’accidentale morte del dottore, avvenuta lo stesso giorno, che, inaspettatamente, mostra uno spiraglio di luce a quell’amore tanto disperato di Florentino Ariza, ormai anziano, che attende l’amata da “Cinquantatré anni, sette mesi e undici giorni, notti comprese”.
Il filone narrativo salta poi verso la giovinezza dei nostri protagonisti: dalle poetiche lettere del nostro amato , ai suoi nascondigli, da cui osservare l’amata in un quadro tanto poetico quanto romantico.
E’ la separazione imposta, però, che segna una svolta: le vite di Florentino e Fermina, che si svolgono nella medesima città, paiono da questo momento agli antipodi. Da una parte il matrimonio di Fermina, nato senza amore e sviluppatosi a in un affetto quotidiano tanto infelice e tedioso quanto sincero, che i giorni intessono tra un battibecco e l’altro. Dall’altra la vita vagabonda di Florentino che oscilla tra i successi alla “Compagnia fluviale dei Caraibi” e gli amori che si succedono l’uno dopo l’altro, lasciando qualche vago e lieto ricordo ma mai la traccia che ha impresso, ormai anni ed anni prima, Fermina.
Sono proprio gli eventi paralleli tra queste due vite che mostrano la loro intima inconciliabilità: la prima notte di nozze di Fermina, tanto straniante e assurda quanto intimorita, non ha nulla a che vedere col primo fuggente e quasi feroce amore di Florentino, a cui non è concesso conoscere il volto né l’identità della sua prima amante.
In un altro salto temporale, torniamo al presente, dove si gioca l’amore senile dei nostri protagonisti. Un amore denso di limiti ma anche di dolcezze che risorgono inaspettatamente in anni avanzati, tanto apprezzate proprio perché ricordato un’età giovanile ormai passata. Con tutti i suoi limiti, le sue attese, i suoi disguidi può ora sbocciare un amore compiuto eppure vissuto attimo per attimo, giorno per giorno, gustando ciò che l’amore e la vita offrono, proprio quando parevano essere volti al termine.
Di questa lettura ho amato particolarmente la parte svolta nel presente (Incipit e parte finale) mentre il flashback centrale mi è parso piuttosto lento ed eccessivamente lungo. Ciò che mi ha, invece, stupito positivamente è stata la trattazione di un amore senile, che non ricordo essere stato affrontato in molti altri classici da me letti e che conserva una sua peculiarità e una sua dolcezza. Altra nota positiva è stata lo stile dell’autore, a volte poetico, a volte ironico e divertito nel raccontare dei particolari tanto irrilevanti quanto espressivi che rendono la narrazione in un certo modo “frizzante”.
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QUANTO E' FORTE L'AMORE PLATONICO? UNPOPOLAR OPINI
Ci troviamo negli ultimi anni dell’Ottocento.
Florentino Ariza è innamorato della giovane colombiana Fermina Daza con cui ha un rapporto solo epistolare per un breve tempo poiché lei è promessa sposa ad un uomo molto importante,sicuramente di un ceto sociale maggiore di quello di Florentino, Juvenal Urbino. Piano piano i due si conoscono e vivono una vita abbastanza felice, nonostante le liti
Intanto Florentino per essere degno della sua amata e guadagnarsi una posizione di più alto e rispettabile livello sociale, decide di lavorare nella Compagnia Fluviale dei Caraibi, sotto le ali di suo zio e alla morte di Juvenal, prende la palla al balzo: non resiste e rincomincia il feroce corteggiamento epistolare verso Fermina, la donna che ha sempre amato, nonostante le innumerevoli donne conquistate durante la vita e innumerevoli passioni effimere consumate nel tempo. Nessuna donna è come lei e dopo cinquantatrè anni riescono finalmente a coronare il loro sogno d’amore, vissuto sino a quel tempo in maniera platonica ma costante.
Gabriel Garcia Marquez è riuscito a trascrivere in un libro una storia dal sapore di soap opera: un amore complicato, speranze tradimenti, gioie e dolori.
Si potrebbe definire il personaggio di Florentino, in un’analisi in linea con la storia di cui è protagonista, come un uomo solo forse un po’ debole che affoga i suoi dispiaceri di non poter vivere il suo unico vero amore per Fermina, lasciandosi trasportare dai piaceri della carne con donne dissolute, a volte prostitute a volte semplicemente vogliose. Nessuna però lo coinvolge emotivamente poiché il suo cuore rimane incatenato ad una sola donna.
Ma c’è da chiedersi: quanto è potente un amore platonico? Così tanto da poter giustificare l’atteggiamento di Florentino? Dice la verità un uomo che afferma di amare una ed una sola donna e poi si lascia ammaliare dalle passioni terrene travolgenti e effimere con altre donne?
L’unica cosa certa è che a Fermina sembra non importare molto. D’altronde è stata lei a rifiutarlo parecchie volte, a rimarcargli quanto non fosse più innamorata di lui e ad essere inizialmente dubbiosa e riluttante al suo rinnovato corteggiamento epistolare dopo la morte del marito ma alla fine cede alle lusinghe per abbandonarsi a quell’uomo che con ostinata pazienza l’ha aspettata per cinquantatrè lunghissimi anni,segno di un amore forte che lo ha incastrato prima nell’anima e poi nel fisico.
A differenza di altre storie sentimentali in cui i due amanti lottano contro i giudizi, i pregiudizi, le discordie nelle famiglie, solo per affermare il loro unico, sincero e strabiliante amore (Romeo e Giulietta docet) in questa, l’amore platonico la fa da padrone: i due amanti si aspettano a vicenda per vivere davvero gli ultimi anni della loro vita insieme, concretizzando anche quella che è la parte fisica del rapporto, che è quello che hanno sempre desiderato.
Un capolavoro dello scrittore, diventato uno dei libri inseriti nella classifica di quelli da leggere prima di morire, per alcuni sopravvalutato, per altri superbo.
Tradotto in varie lingue del mondo è sicuramente consigliato da leggere per le ragioni scritte sopra.
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Un cerchio che non riesco a chiudere
L’amore che ci disegna Màrquez è un amore prorompente, travolgente, disarmante. La sua lancia trafigge il giovanissimo Florentino Ariza e vi rimarrà incoccata nella sua carne fino al riposo eterno: ma non è la lancia dell’amore passeggero, di più amori cartavelinati, nonostante Florentino sperimenti un numero discreto di legami, ma è la lancia di quell’amore, che ti colpisce quando sei impegnato a studiare le circonferenze degli uccelli nel cielo, a contare i secondi di vita già trastullati nella tristezza, a mangiare lentamente la fetta di noia che un nuovo giorno ti sta servendo sul tavolo della tua esistenza. Florentino si abbevera a questa fontana riverberante, si incensa ogni giorno di questo profumo invadente, sguazza ad occhi spalancati nella granitica convinzione che il suo amore, mai dischiuso e mai fattosi carne, un giorno potrà incendiare con la sua miccia una caterva di legna come mai gli è stato concesso. Dall’altra parte del fiume, dall’altra parte del sole, Fermina Daza lo osserva struggersi per lei, tasta nel buio di fogli madidi d’inchiostro la sua follia, annusa nelle strade assolate la puzza di un uomo che per una sola donna ha fatto a pezzi la sua vita, ha frullato il suo futuro, ha incenerito ogni via di fuga. Fermina guarda Florentino avvizzirsi sotto la cenere della loro vecchiaia e ogni giorno firma sorridente la sua condanna: no, non ha rifiutato Florentino perché suo padre glielo ha impedito; e nemmeno perché ha sposato un altro uomo; lo ha rifiutato perché ogni sua cellula ha scelto, ogni giorno della sua vita, di farlo.
Fino a quando, nell’ultimo tramonto dell’ultima sera, il sole decide di lasciar spazio alla luna un attimo più tardi, per illuminare, per quell’unica e brevissima volta, due figure indistinguibili su una barca. In un attimo che, per un uomo distrutto, durerà per tutta la vita. Perché è per tutta la vita che, quell’uomo, è stato a vegliare, in silenzio, in attesa che accadesse, in attesa che la morte si rivelasse dolce e si prendesse la rivincita su una vita dilaniata, scuoiata da un mostro chiamato Amore.
L’amore ai tempi del Colera è un romanzo scritto da un Marquez che si rivela un egregio maestro nell’arte della scrittura. Finemente ricucito in ogni sua parola, in ogni sua riflessione, racconta una storia lunghissima, costruendo due personaggi perfettamente definiti. Ma il lettore, forse con una punta di delusione, si chiede quando e se mai arriverà ciò che sta aspettando sin dalla prima pagina: non sa esattamente definire cosa, ma sa che è in attesa di qualcosa, che non arriverà mai.
All’intelligenza grigia, il romanzo quadra alla perfezione. Ma è il cuore del lettore che, forse, si preparava a divampare in un milione di battiti ma, invece, rimane con un libro in più sugli scaffali e un’emozione che si pensava, fino alla fine, potesse esplodere. Ma resta lì, assopita, e poi si addormenta. Per sempre.
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L'ATTESA E POI PER TUTTA LA VITA:
Il titolo della recensione fa già presagire un pò quanto possa essere dura raggiungere i propri obiettivi.
"Un'attesa lunga 53 anni,7 mesi e 11 giorni" dal momento in cui Florentino Ariza vide Fermina Daza per la prima volta fino a quando il suo sogno si coronerà. L'amore che prova per questa donna ,vista da fanciulla,lo porterà ad avere molte relazioni e amori,ma mai nessuno paragonabile a quello per questa donna, o tale da indurlo a rinunciare all'oggetto del suo desiderio.La considera "la più bella del Caribe",ma sarà a causa del padre di lei se saranno presenti delle lungaggini.Nonostante tutto ,prima del matrimonio di lei ,tra i due si verrà a creare una lunga e fitta corrispondenza che per un pò reggerà alle varie difficoltà ma successivamente verrà pian piano scemando ,nonostante la tenacia di Florentino ,che con il passare degli anni diverrà compositore di lettere e soprattutto libri d'amore.
Per quanto riguarda Fermina,la sua vita sarà particolare e ricca di eventi ,tra cui il suo matrimonio che la porterà a viaggiare molto,avere molte conoscenze ,molta vita mondana ma non solo.Dolorosa sarà la morte del marito nonostante molte volte la sua presenza e le sue abitudini la infastidissero. Un amore strano il loro(non per forza ciò va visto in chiave negativa),particolare e unico nel suo genere.
Anomalo è più che altro il rapporto tra i due protagonisti principali.
Meraviglioso sarà però il loro incontro,dopo tutto questo tempo ,il loro amarsi e innamorarsi sempre di più,come fossero due giovanotti,nonostante la loro età avanzata ,il loro voler continuare il viaggio intrapreso e ostacolato dal colera.
Gli ambienti e i paesaggi descritti sono vari,molteplici. Molte le città europee ,ma anche i luoghi chiusi come teatri,uffici,mura domestiche .Il tutto è narrato con molta maestria,leggerezza ma soprattutto quotidianità.
La flora e la fauna vengono descritte come se fossimo noi stessi ad osservare il tutto,come protagonisti invisibili all'interno della narrazione .
Tendiamo a percepire la tensione,gioia,il dolore dei personaggi,rimanendo poi intrappolati nel capolavoro.
Lo stile di Garcia è sempre più magico,unico nel suo genere,ricco e splendido ,da far venire la pelle d'oca grazie alla cura che mette in ciò che fa,l'amore e la passione che trasmettono le sue parole ,le emozioni che sgorgano fuori dall'opera .
Il lieto fine tanto agognato e atteso,che riempie di gioia e speranza il cuore. DA NON PERDERE ASSOLUTAMENTE E DA LEGGERE ALMENO UNA VOLTA NELLA VITA.
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L'AMORE PIU' FORTE DEL TEMPO
Gabriel Garcia Marquez è un grande inventore di storie, capace con la sua penna – come un prestigiatore con la sua bacchetta magica – di portare a spasso per decine di pagine l’attenzione del lettore dove vuole lui, magari per poi svelargli sotto il naso che il segreto e il fascino promessi con carismatica abilità erano altrove e che la storia finora narrata era solo una falsa pista, un trucco. Come Hitchcock in “Psycho” aveva sviato il pubblico con la storia della giovane donna in fuga con i soldi del principale, per poi sbarazzarsene improvvisamente (e inopinatamente) con la famosa sequenza dell’assassinio sotto la doccia e iniziare un altro film senza più nessuna attinenza con la mezz’ora precedente, così lo scrittore colombiano ci presenta il dottor Juvenal Urbino come se fosse lui il protagonista del romanzo, descrive minuziosamente la sua vita e il suo ambiente, crea persino le premesse di un possibile intreccio (il suicidio dell’amico scacchista, la scoperta nella lettera di addio di una sua storia d’amore segreto con una donna che, seguendo le volontà del defunto, si reca perfino ad incontrare), per poi farlo morire dopo sessanta pagine senza preavviso alcuno. A questo punto la figura della moglie di Juvenal, Fermina Daza, che sembrava destinata a un ruolo del tutto secondario, sale sul proscenio e diventa la protagonista indiscussa, insieme a Florentino Ariza, di una vicenda di cui non sospettavamo neppure, non diciamo l’esistenza, ma neppure la possibilità romanzesca.
Con questo azzardato salto mortale, in grado di sovvertire le più elementari e canoniche regole narrative, Garcia Marquez getta il lettore in medias res, nel bel mezzo di un melodramma che, raccontato in estrema sintesi con le parole dell’autore, “è la storia di un uomo e di una donna che si amano disperatamente ma non possono sposarsi a venti anni perché sono troppo giovani, e non possono farlo a ottanta perché sono troppo vecchi”. Dalla platonica passione adolescenziale di Fermina Daza e Florentino Ariza, fatta di sguardi furtivi alla messa della Cattedrale, di serenate notturne e di bigliettini nascosti nei posti più disparati della città, e troncata, piuttosto che dalla feroce ostilità del padre della ragazza, dall’improvvisa scoperta di lei che non di amore si trattava ma di una sorta di compassione sublimata fino all’autoinganno, per giungere al sospirato coronamento senile di un sentimento portato avanti dal protagonista con stoica e persino masochistica ostinazione, e mai lasciato sopire nonostante le scarse probabilità di successo, il lettore deve percorrere più di mezzo secolo in cui le vite parallele di Fermina e Florentino, sposata con un medico ricco e famoso la prima, single per vocazione con uno sterminato numero di amanti il secondo, si sfiorano, talvolta si incrociano per brevi attimi, altre volte rischiano di perdersi, ma sempre ritornano a viaggiare, sia pure quasi l’una all’insaputa dell’altra, come i due binari di un treno. Questo lunghissimo (anche in termini di pagine) tragitto romanzesco comportava il rischio di smarrire per strada la straordinaria forza di concentrazione insita nella maniacale e quasi religiosa devozione pluridecennale di Florentino per la sua dama, oltre a quello di cadere facilmente nel feuilleton. Ma la grande sapienza narrativa di Garcia Marquez riesce sempre a districarsi tra le numerose insidie di questa storia da romanzo rosa. Persino la descrizione apparentemente indifferenziata delle numerose amanti di Florentino Ariza (che poteva trasformare buona parte del romanzo in una serie di episodi e di aneddoti a se stanti) viene trattata con una inesauribile fantasia che non porta mai lo scrittore colombiano a ripetersi (un po’ come il Truffaut de “L’uomo che amava le donne”), e anzi risulta funzionale a mettere in ancor maggiore evidenza la persistenza nel tempo, a dispetto di ogni altra attrattiva della vita, del sublime sentimento del protagonista, oltre a rivelare al lettore la sorprendente varietà in cui si declina l’amore nella vita degli uomini. Ma nonostante che “L’amore al tempo del colera” sia a tutti gli effetti un romanzo sull’amore, esso non può essere definito un libro romantico, al contrario. Pur nelle infinite sfaccettature con cui Garcia Marquez descrive l’amore carnale da cacciatore notturno di Florentino, l’amore coniugale da borghese soddisfatta di Fermina o quello segreto e platonico di lui per lei, non appare mai in nessuna delle pagine del romanzo l’amore perfetto, capace di resistere all’eternità, giacché anche la realizzazione tardiva del sogno d’amore di Florentino Ariza, dopo oltre cinquanta anni di attesa, ha più a che vedere con una volontà ed una caparbietà di ferro piuttosto che con un sentimento moralmente sublime. Infatti “nulla a questo mondo era più difficile dell’amore”, e litigi, incomprensioni, delusioni, tradimenti e rotture abbondano nel romanzo, pur lasciando sostanzialmente inalterato il giudizio positivo, ancorché realisticamente critico, della vita a due. Se a questo si aggiunge il gusto di Garcia Marquez di demistificare i momenti più “alti” della vicenda con la comica inopportunità di defecazioni di uccelli, attacchi di diarrea e impotenze virili, si può agevolmente capire come quello di cui “L’amore al tempo del colera” tratta è quanto di più vicino all’amore della porta accanto - quello prosaico di ogni giorno con cui praticamente tutti noi abbiamo a che fare nella vita - si possa pensare. Del resto, i due protagonisti non sono certo delle creature idealizzate create per provocare nel lettore delle facili identificazioni. Fermina Daza infatti è sì una donna affascinante e sensuale, ma è altresì altera, orgogliosa, volubile, facilmente preda della rabbia e perfino razzista (quando scopre che il marito la tradisce, ciò che le fa più male è che lo abbia fatto con una donna di colore). Dal canto suo, Florentino Ariza è un uomo antiquato, maniacalmente dedito alla forma e all’esteriorità (vedi i patetici tentativi di contrastare l’alopecia), affamato d’amore ma restio a concederlo, e in ultimo addirittura pedofilo (il rapporto erotico con la sua pupilla quindicenne). Quando poi l’amore tra i due viene infine consumato, lo scrittore non sorvola affatto sui più minuti particolari della decadenza fisica dei loro corpi, quasi a togliere anche l’ultima parvenza di sublimazione erotica. Ciononostante “L’amore ai tempi del colera” resta una delle più credibili, appassionate e affettuose trattazioni sulla fenomenologia amorosa che mi sia mai capitato di leggere, e credo che in questo giudizio non sia estranea la stupenda cornice ambientale (la pigra, sonnacchiosa e decadente città di Cartagena, soprattutto) creata da quel grande scrittore che è Garcia Marquez, cui non è neppure necessario il ricorso al realismo magico di “Cent’anni di solitudine” per fare sognare ad occhi aperti il lettore.
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"Quello sguardo casuale fu l'origine di un catacli
CONTIENE SPOILER
Si può continuare ad amare una persona che ci ha respinti e costruire la propria vita nella speranza di un futuro incerto con questa persona?
Siamo nei Caraibi,negli ultimi anni dell'ottocento. Florentino Ariza ,giovane romantico e a tratti malinconico si innamora della bella e misteriosa Ferminia Daza ,i due giovani iniziano la loro conoscenza scambiandosi lettere,il loro è un amore tenero,puro e corrisposto,ma il padre di Ferminia non approva la storia d'amore della figlia, decidendo di darla in sposa a Juvenal Urbino giovane e ricco medico appena tornato in città dopo aver concluso gli studi di medicina a Parigi. Il matrimonio tra Ferminia ed il dottor Urbino non è un matrimonio d'amore ,ma di "stabilità" ,con il trascorrere degli anni i due diventeranno l'uno complementare dell'altro ed impareranno ad amarsi. L'unione tra Ferminia Daza e Juvenal Urbino non scoraggia per nulla il sentimento di Florentino Ariza , anzi lo sprona a diventare un uomo degno dell'amore di Ferminia , nonostante i suoi innumerevoli amori clandestini , lui nel cuore ha sempre e solo una donna Ferminia Daza.
"Dopo cinquantatrè anni, sette mesi e undici giorni , notti comprese " il sogno di Florentino si realizza quando incredulo udì i rintocchi che lui aveva desiderato più di qualunque altra cosa udire da quando aveva visto Ferminia in dolce attesa.
E' la prima opera di Gabriel Garcia Marquez che ho letto, ho apprezzato molto il contenuto e lo stile . L'autore mette a nudo i sentimenti e le emozioni dei personaggi , potrebbe essere definito il romanzo della speranza e della forza dell'amore, " Amor omnia vincit" , l'amore tra Florentino e Ferminia ha vinto su tutto,sul tempo e persino sull'età che i due hanno quando si rincontrano, i due rischiavano di apparire ridicoli per la loro età,ma Ferminia decide finalmente di dar retta al proprio cuore senza curarsi più degli altri facendo una confidenza alla nuora " Un secolo fa mi hanno rovinato la vita con quel pover'uomo perchè eravamo troppo giovani, e adesso vogliono farcelo di nuovo perchè siamo troppo vecchi".
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53 anni, 7 mesi e 11 giorni, notti comprese.
SPOILER - SPOILER - SPOILER
"53 anni, 7 mesi e 11 giorni, notti comprese".
In questi numeri è racchiuso tutto il senso di questo grandissimo romanzo.
Ho cercato "la storia d'amore" in tutte le sue pagine, senza trovarla (se non alla fine)...ho trovato invece la struggente storia di "un amore unilaterale", idealizzato, nutrito da pensieri, fantasie, voci, profumi, ricordi di un uomo al limite della follia...un'ossessione disperata e senza fine che ha superato la barriera del tempo, dello spazio, del corpo...
Florentino ama, ama Fermina di un amore totale, bruciante, spossante: le ha parlato solo una volta, si sono scritti delle lettere d'amore furtive, l'ha seguita, spiata, adorata da lontano.
Ma alla fine lei sceglie altro...si accorge di non amarlo, di non conoscere quest'ombra scura che un giorno, all'improvviso, incontra al mercato.
Lei sceglie il buon matrimonio anelato da suo padre, non un matrimonio d'amore, felice, ma "stabile", rassicurante...e con gli anni impara ad amare suo marito, fino a diventare indispensabili l'uno per l'altra...(e Florentino non è mai nei suoi pensieri, se non per qualche strascico di senso di colpa che talvolta raffiora).
"Il problema del matrimonio è che finisce tutte le notti dopo che si è fatto l'amore, e bisogna ricostruirlo tutte le mattine prima della colazione".
Lui è affamato d'amore, si consuma in un fuoco che scaverà dentro di lui una voragine immensa...e che cercherà di colmare amando mille donne, senza amarne nessuna.
Giovani, mature, sposate, vedove, quasi bambine...non importa. Lui le amerà tutte.
"...aveva imparato che si può essere innamorati di diverse persone per volta, e di tutte con lo stesso dolore, senza tradirne nessuna.
Il cuore ha più stanze di un casino."
Ma non s'impegnerà mai davvero con nessuna, lui deve mantenersi "libero" per Fermina, perché lui lo sa, sa che un giorno sarà sua.
E non importa se quel giorno arriverà mezzo secolo più tardi, quando ormai la pelle è avvizzita, gli occhi sono liquidi, le membra stanche...
Fermina s'innamorerà di Florentino, sì...ma non del ragazzo che è stato, non del ricordo di lui, ma amerà il vecchio, l'ultrasettantenne senza capelli e senza più ardore, ma in grado di emozionarsi ancora per una mano nella mano, per un bacio a fior di labbra dal leggero sentore acido, per il suo corpo di donna che ha ceduto al tempo, alla gravità, alla vita.
Ho trovato in questo romanzo una sensualità disarmante, un erotismo raffinatissimo e una delicatezza senza pari nell'affrontare l'amore che passa attraverso le trasformazioni del corpo.
Una storia di speranza, quella che davvero non muore mai...
Ringrazio Garcia Marquez per averci regalato l'illusione che davvero i sogni si realizzino, prima o poi...e spero mi voglia perdonare per le mie parole indegne.
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L'amore ha i sintomi del colera
Non posso negare la difficoltà che trovo nel dare la mia opinione su questo libro. È stato il mio battesimo con Màrquez, un autore che mi ha sempre attirato ma che fino ad ora non avevo ancora avuto il coraggio di affrontare. Il suo stile è particolare e ha una prosa simile a quella di José Saramago, anche se molto diversa nei contenuti. Lo stile è davvero eccelso, anche se risulta un po' pesante, perché Màrquez fa uso di dialoghi col contagocce e racconta tantissimi eventi arricchendoli con infiniti (forse troppi) dettagli. Se non fosse così bravo a usare questo stile, che non facilita la lettura, mi sarei sicuramente suicidato prima di finirla.
Fortunatamente, l'autore è un maestro.
Florentino Ariza è un giovane impiegato con la passione per le poesie d'amore, che un giorno si innamora follemente della bellissima Fermina Daza. Fin dal primo momento, capisce che è donna della sua vita. Comincia ad aspettarla per ore per vederla passare in un momento fugace. Le scrive poesie e canzoni d'amore. Le suona serenate controvento, in modo che l'aria turbolenta porti le note fino alla tanto amata finestra. Il loro amore fiorisce gradualmente, per poi sbocciare in un uragano indomabile.
Purtroppo, gli ostacoli non saranno pochi. Primo fra tutti il padre di lei, che opporrà il suo veto incontestabile, deciso a farla sposare con un buon partito, cosa che Florentino non è assolutamente. Ma quando anche l'ultima barriera è stata superata, e i due potrebbero finalmente godere del proprio amore, vedendo l'amante dopo tanti mesi di lontananza forzata Fermina ha un lampo. Nella sua testa scatta qualcosa di repentino che le dice che Florentino non è l'uomo che sposerà. Lo respinge, dopo un pò di tempo si sposa con il rinomato dottore Juvenal Urbino e va avanti per la propria strada, dimenticandolo. Per Ariza si spalanca un oblio che durerà oltre cinquant'anni.
Avete capito bene. Perché lui l'aspetterà, attenderà pazientemente la morte del suo attuale marito per ripresentarsi da lei, sapendo che di fronte a tale perseveranza, a tale amore, non potrà che essere sua.
Un amore immenso, eterno, indistruttibile. Un amore che nemmeno altre donne hanno potuto sostituire, perché potevano anche essere migliori di Fermina, ma non erano lei. Lei che gli ha pervaso l'anima, che lo ha legato come un condannato alla prigionia, che lo ha infettato come il colera, e che come quest'ultimo non ha termine se non con la morte, nella maggior parte dei casi.
Un amore che non si spegne nemmeno nella vecchiaia, né nella morte.
"Ma la visita riveló che non aveva febbre né dolori in alcuna parte e che l'unica cosa concreta che sentiva era un bisogno urgente di morire. Gli bastó un interrogatorio insidioso, prima lui e poi alla madre, per constatare un'ennesima volta che sintomi dell'amore sono gli stessi del colera."
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La vita, la morte, l'amore.
Storia di vita, di morte, d'amore. Per tutta la vita. Al di là della morte.
Florentino Ariza, piccolo sognatore, si innamora di Fermina Daza, e lei sembra contraccambiarlo all'inizio. ma poi si tira indietro...."Pover'uomo!". Lui persiste, rimarrà ancorato a lei per tutti gli anni che gli rimarranno da vivere, è una promessa a sè stesso. La strada intanto va avanti, la sua, quella di Fermina e quella di suo marito, dei suoi figli, della sua famiglia. Non ci sono ostacoli che tengano: Florentino è sempre lì, dietro le quinte, a guardare da lontano la sua amata che procede nei suoi passi, fino a quando questi diventano insicuri. la vecchiaia si affaccia nella loro esistenza... e il finale è tutto da vivere....
Ancora. La vita. Due vite, che si intrecciano all'inizio e alla fine. In mezzo ci sono solo fili sfilacciati di un paese in comune e niente più.
La morte. Quella sperata per il marito di Fermina Daza, quella che sembra essere lì pronta a prendersi i protagonisti da un momento all'altro, quella portata dal colera.
L'amore. L'amore. Eterno, etereo, reale.
Scritto in modo sublime, chiama i personaggi perennemente con nome e cognome. Ci racconta una storia, nella storia della Colombia, fatta di immagini e avvenimenti, di malattia e feste di paese. è antico e moderno, letteratura vintage, ma senza essere stucchevole.
è ironico, melanconico, divertente e scioccante. è L'amore ai tempi del colera.
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Che amore sia!
Questo è il primo romanzo che leggo di Márquez ed è stato un caso che in questo periodo abbia visto anche il film di Ciro Guerra, “Los viajes del viento”, rimanendo in tema di autori colombiani…
Gabriel García Márquez è stato uno scrittore, giornalista e saggista colombiano, morto da quasi due anni or sono (nell’aprile 2014). Famiglia molto numerosa la sua (primogenito di 16 fratelli), il padre era telegrafista e la madre una sedicente chiaroveggente mentre i nonni materni, con i quali crebbe, erano uno, colonnello liberale, l’altra, una grande conoscitrice di fiabe e leggende locali. Dopo aver tentato di intraprendere gli studi di giurisprudenza e scienze politiche, abbandonò l’università per lo scarso interesse nelle materie di studio. La sua carriera nel giornalismo iniziò con il trasferimento a Cartagena dopo i disordini del 1948 (periodo del “la Violencia”), nel 1949 si trasferì a Barranquilla e nel 1955 si trasferì a Roma per seguire corsi di regia presso il Centro Sperimentale di Cinematografia.
Nella sua vita girò molto, finendo in Messico dopo aver perso, per ragioni politiche, l’autorizzazione alla residenza permanente come cronista negli Stati Uniti. Tra le varie vicissitudini che caratterizzarono la vita di Gabriel, c’è la co-fondazione della Scuola Internazionale di Cinema e TV di Cuba.
La sua attività letteraria inizia nel 1955 con il romanzo “Foglie morte” fino all’ultimo romanzo risalente al 2004, “Memorie delle mie puttane tristi”. Morirà in una clinica di Città del Messico, dopo aver combattuto con un linfoma di Hodgkin .
“L’amore ai tempi del colera” mi è sempre sembrato uno di quei classici della letteratura che andrebbero letti per cultura generale però, leggendo la produzione letteraria di questo autore, mi sono resa conto che non sono partita dal suo romanzo più famoso… Ormai è andata.
La Trama in breve: I personaggi principali sono 3: Florentino Ariza, Fermina Daza e Juvenal Urbino. Il libro è strutturato a flashback, la primissima parte del romanzo non è altro che l’inizio di quello che sarà poi l’epilogo della storia, il resto è un percorso a ritroso nelle vite dei nostri 3 personaggi. Florentino Ariza è il vero protagonista, è un ragazzo schivo, criptico e dall’aspetto indecifrabile; Fermina Daza è una ragazza bella, fresca ma per certi aspetti ribelle per l’epoca, una ragazza posata incline alla “selvatichezza”. I due si innamorano e tra loro si instaura una fitta corrispondenza ricca di promesse e parole d’amore. Il padre di Fermina non è d’accordo e fa allontanare la figlia per un lungo periodo per farle dimenticare lo scomodo pretendente. Ci vorrà un incontro ravvicinato al suo ritorno in città per farle passare l’innamoramento: Florentino non è il ragazzo che fa per lei e rompe bruscamente il loro fidanzamento. Da qui inizieranno le interminabili avventure ed agonie di Florentino che farà di tutto per “rimpiazzare” l’unico vero amore della sua vita, senza successo. Il finale rivela però, delle belle sorprese e non starò a fare spoiler odiosi, vi invito a concedervi alla lettura. :)
Il romanzo è ambientato durante un’epidemia di colera in una città dal nome sconosciuto, vicino al Mar dei Caraibi e al Fiume della Maddalena, tra il 1880 ed il 1930. Apparentemente è una classica storia d’amore condita dalle classiche illusioni, momenti di gioia incontrollabile e agonie dell’abbandono, ma non soffermiamoci su questo aspetto superficiale. L’amore è alla base (secondo me) del romanzo ed è fondamentalmente di 4 tipi: l’amore platonico iniziale che c’è tra Florentino e Fermina, si scambiano lettere, si vedono in lontananza, si immaginano cose fantastiche insieme ma la realtà si abbatte su Florentino come una mannaia, Fermina non lo ama veramente. Amava solo il Florentino che si era creata nel suo immaginario, non quello reale, bruttino e apparentemente freddo e distaccato, bravo solo con le parole. Da qui si dividono due amori che scorrono paralleli nel romanzo: Florentino scopre l’amore carnale, la passione nuda e cruda, con o senza interesse ed allo stesso tempo soffre e arde dell’amore non corrisposto nei confronti di Fermina, un chiodo fisso nella sua testa. Florentino è malato d’amore, è sul confine tra l’essere maniaco ed essere schiavo del sesso e questa sua inclinazione è sempre giustificata dalla devozione nei confronti della sua unica donna del cuore. Nessuna, in tutto il racconto, riuscirà a sostituirla fino in fondo.
Fermina, dal canto suo, vive l’amore (talvolta) come un automatismo, concedendosi quasi malvolentieri alla routine matrimoniale con Juvenal. L’ama o non l’ama? Lei si interrogherà spesso, ma dentro di sé lo scoprirà solo in vecchiaia, quando si renderà conto della necessità di avere qualcuno vicino che le sia di sostegno incondizionatamente.
Infine, abbiamo l’amore maturo, l’amore di chi non ha più niente da perdere ma si concede ancora alla passione con un approccio costruttivo e mirato al benessere comune, alla gioia dello stare insieme. L’amore nella vecchiaia ha un altro sapore ma c’è sempre, non è un sentimento alieno all’anziano ma può rinvigorire anche la mente più sconfitta e rassegnata alla fine.
Chi legge è quindi sballottato continuamente tra le scorribande amorose (talvolta eticamente discutibili) di Florentino e la sensazione di essere in gabbia di Fermina. Vi posso assicurare che ciò ha un vero effetto “benefico” sulla lettura di un simile mattone ( 376 pagine nella mia versione), non si trova mai monotono e scontato, anzi, sorprende continuamente.
Un altro argomento molto trattato verso la fine del racconto è l’invecchiamento. Esso non è rappresentato solo come un decadimento fisico, nell’aspetto esteriore, ma anche dal punto di vista psicologico, sia dei diretti interessati che in coloro che li circonda. Sì, perché se anche in vecchiaia l’amore è sempre vivo, è l’amore maturo di cui ho appena parlato. Però non è semplice per due anziani amarsi senza essere giudicati: i giovani non apprezzano questa intesa, credono che sia sconveniente per due persone ormai vecchie. Ma cosa c’è di sconveniente? Nulla. L’amore è tale anche quando si è prossimi alla morte, senza discriminazioni di alcun genere.
Detto questo, ho fatto anche un’analisi approssimativa di ciò che mi è sembrato fondamentale trattare, magari vi ho anche annoiato ma alla fine queste mie recensioni devono essere un promemoria soprattutto per me, visto che non mi potrò ricordare ciò che leggo per sempre.
Che dire, sono rimasta soddisfatta della lettura e rimango dell’idea che sia un libro da leggere, sia per la piacevolezza della scrittura che per i temi trattati. È una trama bella intricata quindi indico questo romanzo a coloro che possono leggere con continuità senza grosse pause; lo consiglio agli amanti dei romanzi “rosa” ma anche a coloro che non hanno preferenze particolari, tipo me.
Buona lettura a tutti!
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Quando l'amore è un capolavoro
Nelle viscere della florida America Latina, fra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento (come rammenta il titolo, il tempo del colera), Florentino Ariza e Fermina Daza sono complici di un amore giovanile, inebriante, effimero e fugace, ma destinato a rimanere profondamente inciso nella mente e nel cuore del tenace protagonista. Neppure l’unione matrimoniale della giovane con il prestigioso dottor Juvenal Urbino, neanche la tempesta più burrascosa saranno mai capaci di sopire l’autentico sentimento che Florentino nutre nei confronti di Fermina; la perseveranza ed il coraggio dell’innamorato vinceranno i mille contrasti e riaccenderanno la fiamma fra i due, conducendo così al trionfo delle antiche emozioni collaudate.
L’inizio in medias res schiude uno scenario in cui le figure di spicco del romanzo hanno ormai accarezzato i settant’anni d’età e in cui si sviluppano fatti che trovano spiegazione nel corpo centrale, costituito da una lunga retrospezione intenzionata a ripercorrere le vite dei protagonisti, i loro intrecci e legami, i loro labirinti, le loro luci e ombre. Le vicissitudini si accodano sino a convergere temporalmente nella vicenda iniziale e proseguono per poi essere coronate dal finale lieto e originalissimo che stampa un sorriso sulle labbra del lettore. In queste dense 376 pagine si dipana una storia durata più di mezzo secolo, ed è sorprendente come Marquez, camuffato dietro l’ideale macchina da presa di un narratore esterno, riesca a dare l'idea del lento scorrere del tempo, di un senso di continuità, ripescando a poco a poco e riordinando frammenti della storia, alimentando una catena di ricordi nel lettore, dandogli l’illusione di averli vissuti sulla propria pelle, di averli sperimentati e condivisi con i vari personaggi.
Sullo sfondo, un’antica e minuziosamente descritta atmosfera sudamericana, conferisce al romanzo un retrogusto ancora più delizioso. Con il suo impareggiabile stile di scrittura (ricalcato da una traduzione sicuramente ottima), Marquez dà luce ad un mondo a sé stante, fluido, scorrevole, corposo, brillante, armonioso e compatto, impreziosito da un pizzico di ironia, sorprendente nella sua capacità di rinnovare perennemente nel lettore lo stupore, la meraviglia, le mille suggestioni che solo la forza delle parole sono in grado di trasmettere. Ogni sua frase ha le sembianze di un piccolo capolavoro, è scolpita in maniera perfetta e grandiosa. Questo narratore eccezionale dipinge degli scenari vividi, immaginifici e penetranti con grande umiltà, maestria e naturalezza, senza mai scivolare nello scontato o nel mediocre. Un romanzo davvero intenso, espressivo, pregnante, ricchissimo di elementi e dettagli che ne affinano l’essenza e ne amplificano l’intrinseca bellezza. Una narrazione fiabesca e dal sapore romantico ma non mieloso; talvolta cruda, pungente e tagliente nelle sue sfaccettature. Il romanzo non è monotematico: l’avvincente storia d’amore, infatti, è contornata da argomenti come l’attesa, la passione, la speranza, i cambiamenti, la vecchiaia, la solitudine, la morte, e rappresenta forse il pretesto perfetto per raccontare un intreccio di vite ma soprattutto un’intera epoca, per aprire un ventaglio spaziale e temporale fatto di gente, paesaggi lussureggianti, mode ed abitudini, uno spaccato di storia e di società che intervalla le vicende strettamente legate ai protagonisti.
Si può tracciare un finissimo quadro psicologico di queste straordinarie creature sgorgate da una mente sapiente, attenta e profonda, creature le cui peculiarità vengono esplicitamente svelate attraverso dettagliate descrizioni, ma anche lasciate trasparire tramite i loro comportamenti e sentimenti, le loro scelte e reazioni. Florentino Ariza è un inguaribile sognatore dalla personalità complessa, un povero innamorato, ermetico, chiuso e criptico, di indole enigmatica e malinconica, lugubre anche nell’abbigliamento, ma costantemente illuminato dai salvifici barlumi di speranza infusi in lui dalla potenza del suo amore eterno ed incrollabile. Il dottor Juvenal Urbino, invece, offre l’immagine di un uomo di spicco, prestigioso e illustre, severo e saggio nella sua scienza, padrone di sé, mondano, distinto, affascinante in modo magnetico, elegante, attraente, di una gentilezza spontanea ma di un sapere troppo ostentato. Fermina Daza risplende di una bellezza radiosa, è intelligente, metodica, seria, una donna dal carattere forte, testardo, impulsivo, inflessibile ed imprevedibile, idealizzata e magnificata dal protagonista che la dipinge come un essere celestiale, quasi connesso con il divino, e come il motore e il centro della sua esistenza, il suo costante afflato vitale.
La vivacità di queste creature crea ed alimenta un capolavoro assoluto, emozionante, appassionante e commovente, emblematico dello spessore letterario del suo autore, un’opera narrativa e artistica da assaporare con lentezza e da imprimere per sempre fra le pieghe della propria anima.
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L’odore delle mandorle amare
Era un pomeriggio come tanti quando gli sguardi di Florentino Ariza e della tredicenne Fermina Daza si incrociarono per la prima volta dando vita ad "un cataclisma amoroso che mezzo secolo dopo non era ancora terminato". Lei bella e dolce studentessa con una sensuale andatura da cerva. Lui squallido, stitico, allampanato, ma traboccante amore da ogni poro della pelle. Florentino si ammala subito d'amore e i sintomi di questa malattia si rivelano gli stessi del colera. Smette di mangiare, di bere, di dormire, ha il polso debole, il respiro affannato, un sudore pallido da moribondo e un bisogno urgente di morire. Trova rifugio solo nei romanzi e nelle poesie amorose che divora insaziabile e che comincia a comporre lui stesso. Fermina sembra corrispondere i suoi sentimenti e tra i due nasce un romantico sodalizio fatto di lettere, serenate di violino, versi struggenti e petali di camelie. Ma il loro è un amore contrastato, di quelli che hanno lo stesso odore delle mandorle amare. L'idillio viene brutalmente interrotto, le loro strade si separano tragicamente, le loro vite prendono pieghe totalmente diverse. Florentino però non smette mai di amare la sua bella, né di sperare di riconquistarla, neanche davanti al matrimonio che lega Fermina al ricco e influente dottor Juvenal Urbino, un legame che dà l'impressione di essere forte e felice. Florentino aspetta, soffre in silenzio, cerca la sua amata senza trovarla nelle innumerevoli donne che ha durante la sua vita, amori clandestini che attenuano ma non riescono mai a spegnere la sua fiamma. Finché, ormai vecchi entrambi, a cinquantun anni, nove mesi e quattro giorni da quel primo, fulminante sguardo, per il protagonista si presenta finalmente l'occasione tanto agognata. Una storia alla Gabriel García Márquez, raccontata come solo Gabriel García Márquez sa fare, con una prosa allegra e al tempo stesso poetica, con atmosfere dolci e incantate, con il giusto mix di fantasia e realtà, di crudezza e sensualità. Un protagonista che attrae il lettore provocando simpatia ed empatia, che strappa lacrime e risate, che resta nel cuore per sempre. Sullo sfondo una Colombia da poco riscattatasi dal dominio spagnolo ma ben lungi dal trovare pace in una democrazia messa costantemente in dubbio da guerre civili che si susseguono senza sosta tanto da sembrare sempre la stessa, "battaglie di poveri frustati come buoi dai signori della guerra contro soldati scalzi frustati dal governo". E poi il colera, le differenze di classe, la rivoluzione tecnologica, le feste, la musica, le puzze e le morti, i profumi e la vita, le zanzare, la magia e il fascino del Sudamerica trasmessi da una delle sue penne più nobili. Su tutto, il vero protagonista del libro, l'amore. L'amore che esalta ed abbatte, che brucia e consuma, che dà la forza per andare avanti e che impedisce di vivere. L'amore che spesso è l'unica ragione di vita e che è anche l'unica degna ragione per morire. “Il capitano guardò Fermina Daza e vide sulle sue ciglia i primi fulgori di una brina invernale. Poi guardò Florentino Ariza, la sua padronanza invincibile, il suo amore impavido, e lo turbò il sospetto tardivo che è la vita, più che la morte, a non avere limiti. “E fino a quando crede che possiamo continuare con questo andirivieni del cazzo?” Gli domandò. Florentino Ariza aveva la risposta pronta da cinquantatré anni sette mesi e undici giorni, notti comprese. “Per tutta la vita” disse.”
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un pomeriggio di febbraio
Fotografie sbiadite, oggetti che passano di moda, telegrafi soppiantati da altri mezzi di comunicazione, riconducono il tutto a una solo verità: gli anni scorrono velocemente portandosi con sè la certezza che nulla è per sempre... unica eccezione l'AMORE, sentimento nobile che sarà immune alle intemperie del tempo.
Le condizioni sociali eterogenee dei due protagonisti principali hanno giocato un brutto scherzo, condizionando la felicità di Florentino Ariza, un uomo "brutto triste ma tutto amore".
Circostanze che non possono ostacolare la realizzazione del suo sogno d'amore, piuttosto fungeranno da stimolo per migliorare la propria posizione sociale, giacchè unico obiettivo è: riprendersi l'unica donna che lui abbia veramente amato e poco importa se ci vorrà una vita intera perchè quando "capita che sfiori la vita di qualcuno, ti innamori e decidi che la cosa più importante è toccarlo, viverlo, convivere le malinconie e le inquietudini, arrivare a riconoscersi nello sguardo dell'altro, sentire che non ne puoi più fare a meno... cosa importa se per avere tutto questo devi aspettare 53 anni 7 mesi e 11 giorni notte comprese?"
Realtà e fantasia, descrizioni variopinte del Caribe ci vengono raccontate minuziosamente da Garcia Marquez il quale ci dona pagine di pura poesia esaltando la virtù dell'attesa qualità ahimè in via di estinzione.
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L'unico modo degno di morire è morire per amore
ATTENZIONE: CONTIENE SPOILER
Inizio col dire che secondo me questo libro è un capolavoro. Di letteratura ma soprattutto di vita. Nelle prime 80 pagine ho apprezzato lo stile di scrittura di Gabriel, con il suo ritmo lento, ma costante, incalzante e ricco di colore e profumo. Da quel punto in poi mi sono sentito strappare dalle pagine di un libro per essere catapultato in una realtà viva. La narrazione era così sentita che non ho potuto fare a meno di credere che un uomo come Florentino Ariza sia esistito veramente , con la sua incredibile storia. Le sue sensazioni, il suo amore inesauribile, la sua forza, la sua vita fatta di abnegazione per un ideale, per raggiungere il quale ha prima assaggiato le delizie offerte da ogni tipo di donna. Solamente per allenare la prestanza del suo fisico e l'entità del suo desiderio quando ne sarebbe stato richiesto lo spessore. Uomini come Florentino provocano sentimenti altalenanti negli altri uomini: danno conforto nell' alimentare la certezza che anche l'uomo quando vuole può conservare per tutta la sua vita una dignità incrollabile nel perseguire quello in cui crede. Oppure tolgono dolcemente le forze a tutti coloro che, illuminati dall'ammirazione, si rendono conto di non essere mai stati all'altezza di un neanche lontano paragone. Uomini come Florentino non si odiano: il sentimento peggiore che si possa provare nei loro confronti è invidia. In ogni caso nessuno può descrivere sensazioni e sentimenti in maniera così fedele e sincera senza che ne abbia avuto notizia diretta o li abbia provati direttamente. Florentino è esistito, forse sotto altro nome, forse nella persona di Garcia Marquez stesso. Nella caratterizzazione delle altre persone del romanzo l'autore è meno preciso, non entra quasi mai nei loro pensieri, e quando lo fa usa sempre il metro di giudizio di Ariza. E' il caso del Dottor Urbino, ma soprattutto di Fermina Daza, una donna enigmatica, cha abbiamo imparato a conoscere attraverso le sue uscite pubbliche, mai per la sua vita privata. Anche nella parte finale, in cui Fermina rivela tutta se stessa, parecchi suoi sentimenti ci vengono celati. Cosa aveva di tanto speciale questa donna? tante belle qualità, ma Florentino ha conosciuto nella sua vita diverse donne più interessanti e "vere" di lei. Ai nostri occhi di lettore è apparsa una donna che, non me ne vogliate, ricorda a grandi linee la Daisy di Jay Gatsby. Una donna che ha vissuto gran parte della sua vita seguendo i dettami delle convenzioni sociali dell'epoca, certamente con un carattere di particolare rilievo, evidenziato anche dalla sua andatura da "cerva". E' stato Florentino a trasfigurarla ai suoi occhi, sublimandola nel centro dell'universo, il suo universo, fino a raggiungere un obiettivo che più volte è sembrato sfuggirgli di mano. Ma il destino ha saputo premiare la sua perseveranza dandogli la possibilità di realizzare il suo giardino dell'Eden a bordo di una nave da crociera fluviale, dove consumerà il resto della sua vita vivendo sospeso in una bolla di felicità fino a quando il destino stesso non deciderà di farla scoppiare come una bolla di sapone. Senza preavviso. In ogni momento. Perché non esiste nessun modo degno di morire, se non morire per amore ...
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L'amore ai tempi del colera
Può un uomo amare per cinquant'anni una donna non sua?
La risposta ce l'ha data Marquez con la figura di Florentino Ariza. Un uomo che per una vita ha aspettato la sua Fermina Daza.
La prima volta che si sono incontrati, lui ha avuto subito un colpo di fulmine, lei era particolarmente incuriosita...due vite che sembravano destinate a stare insieme ma che il tempo, la classe sociale e molte altre cose terranno divisi. Tutto questo però non fermerà mai l'amore di Florentino che continua ad aspettare la sua Fermina tenendosi pronto per quel giorno..se mai quel giorno arriverà.
Una storia d'amore che supera ogni aspettativa, la passione di un uomo che ti fa capire che per amore si è decisi a sopportare molte cose.
In alcune parti può sembrare un pò lento..ma non ne resterete delusi.
Consigliato!
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una voce fuori dal coro
Ho iniziato la lettura di questo libro con entusiasmo, ne avevo sentito parlare molto bene, da tutti... e invece... no, proprio non mi è piaciuto. La storia? banale, trita e ritrita, con punte di noia totale. E poi, il "meraviglioso" protagonista che augura la morte al legittimo sposo per "cinquantatre anni... ecc"?
No, no. Il suo indistruttibile amore per la sua amata lo ha portato però a vivere innumerevoli avventure, anche con una quasi bambina....
E lo stile così decantato?? Molte volte dovevo rileggere alcuni passaggi per capire di chi stesse parlando, periodi contorti, giri e rigiri.
Non capisco il suo successo, o forse, sono io che non ho saputo apprezzare questo romanzo.
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51 anni 9 mesi e 4 giorni
Si vaga per oceani, per mani, si attraversa la terra, si riempie una valigia e si parte e... la vita scorre, a volte ingiustamente e contro i nostri desideri; per Florentino è tormento, amore, passione, e tutto quanto giri attorno alla sua "dea incoronata" che... non riesce ad avere, a vivere com'egli vorrebbe.
Gli amori che restano lì, appesi ad un filo, quelli che vorresti vivere ma che non puoi vivere, sono quelli che fanno più male.
E fanno male lo stesso anche se, ogni tanto, così come fa il nostro protagonista, ci si distrae con altre donne... E, come direbbero i più cinici, i più orgogliosi, allora: non era amore vero !!! Ma questa, è un'altra storia....
A volte ci si stanca di parlare d'amore, o non se ne parla affatto, ma... quando Marquez lo fa attraverso i 51 anni 9 mesi e 4 giorni del suo protagonista, ci lascia un pezzettino di sogno per cui, a volte, la sorpresa arriva: chi si ama.
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L'amore ai tempi del colera
Con la solita sorprendente capacità di penetrare nell’animo umano e descriverne i sentimenti, i turbamenti, i limiti e le rare virtù, in questo romanzo Marquez ha creato personaggi indimenticabili che appaiono come emblematici “antieroi” agli occhi del lettore che ne rimane affascinato, talvolta identificandosi con ciascuno di essi, talvolta prendendone le distanze.
L’introspezione operata dall’autore non predilige la psiche maschile rispetto a quella femminile o viceversa: egli mostra di conoscere a fondo sia il mondo dell’uomo che quello della donna e ne mette a nudo i pensieri più intimi.
La storia dell’amore infelice di Florentino Ariza per Fermina Daza, ci conduce attraverso cinquant’anni di vita e introduce altri personaggi di grande spessore come Juvenal Urbino o Transito Ariza. Il punto centrale del romanzo è sicuramente la rappresentazione e l’interpretazione dell’amore nelle varie stagioni della vita.
Non stupisce vedere gli affanni delle coppie sposate, al contrario sorprende la lucida e cinica constatazione della rilassante sensazione di libertà conseguente allo stato di vedovanza, sensazione che sorge nel momento in cui ci si riappropria di un’esistenza tutta dedita e subordinata all’altro. La giovinezza e la maturità sono i periodi della vita in cui il sesso è più prepotente e l’amore concede meno attenuanti agli errori, anzi è più esigente e arrogante. Le incomprensioni, gli odi, i tradimenti sono più difficili da perdonare, quando si è convinti di avere il diritto di esigere il massimo.
Anche il matrimonio di Fermina, che agli occhi della società appare perfetto, nasconde profonde crepe. Juvenal e Fermina si capiranno meglio quando saranno più avanti negli anni.
Florentino, innamorato frustrato, cerca di attenuare il suo continuo tormento cercando amori più o meno occasionali, relazioni instabili che appaghino i suoi irrefrenabili istinti, sempre con il pensiero rivolto a Fermina. Anche questo personaggio viene, però, descritto nei suoi limiti sia fisici che caratteriali. Non è un ammaliatore eppure annovera un gran numero di conquiste femminili, finendo col sedurre persino un’adolescente.
Eppure il suo amore sarà costante: lo confesserà a Fermina con numerose lettere appassionate.
Se l’amore conosce crisi nel periodo del massimo vigore degli amanti, esso può esprimersi con minore arroganza e maggiore generosità proprio in quella stagione della vita che coincide con la vecchiaia, quando il consapevole peso della solitudine porta ad accettare i limiti e i difetti dell’altro con maggiore disponibilità.
Se è vero che i pregiudizi da superare sono molteplici, se è vero che il corpo a volte invecchia in modo imbarazzante e deprimente più presto di quanto non invecchi il cervello, è pur vero che superati gli imbarazzi e i condizionamenti culturali indotti, l’amore può trovare il suo più gratificante equilibrio proprio nella fase più avanzata della vita, quando la sola constatazione di essere ancora vivi è di per sé un’esperienza esaltante.
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La rivincita della prosa
Il mio agonizzante Zanichelli del ’59, con la copertina sdrucita e ormai staccata, risponde ai miei quesiti con pittoresco zelo d’altri tempi.
Recita:
POESIA - Arte del poeta. Arte del comporre, spec. in versi, rappresentar le cose a parole con bellezza e con varietà, in modo da produrre l’illusione del vero e il diletto.
Segue:
Componimento, spec. lirico o di non grande dimensione.
Da qui parte il ragionamento. Postulata la definizione canonica di poesia, cosa accade se ad un certo punto, il 6 marzo del 1927, nasce uno scrittore capace di sovvertire la natura di questo strumento espressivo tanto utilizzato dagli eruditi di ogni tempo? Il mio benevolo dizionario tace in merito, china la testa cartacea e mi lascia con le mie riflessioni, redivive dopo la lettura del mio secondo romanzo di Marquez, poiché naturalmente di lui si tratta.
Se penso che il mio rapporto con lo scrittore nasce da un fallimento non posso non ringraziare la Dea Bendata, e non quella “Incoronata” che vive attraverso questo romanzo, per avermi donato il necessario stoicismo nello scoprire un piccolo mondo parallelo in cui mi augurerei di poter metter piede almeno una volta nella vita. Questo primo fallimento, che dopo alcuni anni divenne un successo, fu “Cent’anni di solitudine”. Il secondo approccio è stato inevitabilmente migliore con “L’amore ai tempi del colera”. Ed è con questo che per la seconda volta mi sono fatto spezzare il cuore, senza il minimo dubbio che per mille altre volte lo porgerei senza indugio in attesa di vederlo lacerato dall’incontenibile flusso di poetiche evocazioni che solo questo autore è in grado di costruire. Non credo ci siano esempi appropriati cui paragonare l’abilità di Marquez in tutto il panorama della letteratura del Novecento, come non credo ci siano possibili definizioni per inquadrare la sua figura, l’unica, a mio avviso, che sia stata in grado di utilizzare la prosa per esprimere concetti e immagini esprimibili solo tramite la poesia. L’unico autore che sia riuscito a superare con il testo scritto il lirismo proprio della composizione in versi, con i propri schemi e i propri astrattismi. E’ dopo essermi accorto di questo che mi sono reso conto di quanto la letteratura proposta da Marquez sia, per certi versi, sovversiva. Sovversiva perché ribalta dei canoni, elimina alla radice dei luoghi comuni che esistono solo a causa della nostra incredulità di fronte a qualcuno che entra nella casa dell’invincibile, blasonato avversario e lo sconfigge nel suo stesso campo, in ciò che sa fare meglio e con una squadra meno prestigiosa. Se si parlasse in termini calcistici tutto ciò farebbe storia.
Come se non bastasse la maestria linguistica che, credo e spero, faccia scuola da più di mezzo secolo alle nuove generazioni di scrittori, è necessario rincarare la dose di idolatria sottolineando la bellezza delle trame che vengono narrate nei romanzi di Marquez. L’originalità dell’intreccio narrativo, con i soliti escamotage dal carattere onirico e immaginifico che non ne intralciano la verosimiglianza, è sicuramente un altro dei punti inossidabili che assicurano immortalità e piacevolezza alla lettura. Nel caso de “L’amore ai tempi del colera” nulla di più commovente si sarebbe potuto scegliere per raccontare il potere illimitato che l’amore esercita sulla natura umana. Se è vero che il numero 3 è quello che racchiude in sé la perfezione, allora è vero anche che questo è un romanzo perfetto, con il suo triangolo amoroso che dura il tempo di un’esistenza e incanta il lettore da altrettanti anni. Se in “Cent’anni di solitudine” era Ursula Buendìa l’incarnazione della potenza granitica femminile, qua occupa lo stesso ruolo la bellissima Fermina Daza, che, dopo un breve intrallazzo sentimentale con il timido spasimante Florentino Ariza, anacronistico giovanotto con una cultura di mediocri romanzi d’amore, decide di passare la propria esistenza al fianco di un uomo maggiormente benvoluto dal padre, l’emergente dottore Juvenal Urbino. Egli diventerà una personalità molto in vista nella comunità del Caribe, sarà fautore di una rinascita a tutto campo del territorio, traghettandolo verso la modernità del secolo appena sorto, e portando al proprio fianco la propria inseparabile moglie. Fermina Daza, però, non sa che alla morte del marito, tanto amato senza saperne i motivi, dopo cinquant’anni di matrimonio si presenterà a casa sua un uomo che tenterà di violare la nuova condizione di vedova. Quell’uomo è Florentino Ariza, che dopo mezzo secolo è riuscito a mantenere intatto, se non maggiorato, il primitivo amore che avrebbe voluto condividere con quella diciottenne ormai anziana. La distanza tra queste due realtà temporali viene colmata da Marquez con tutto il trascorso dei tre personaggi, che, nella buona tradizione tipica dell’autore, conducono vite meravigliosamente varie sotto il cocente sole del sud-america. Lì dove tutto profuma degli umori dell’estate, lì dove i mandorli in fiore sono testimoni di biglietti d’amore celati, lì dove la Compagnia Fluviale del Caribe manda i propri battelli a solcare le acque placide in cui prolifera in colera. Una delle più grandi storie d’amore mai raccontate ci viene messa a disposizione per rafforzare la nostra fiducia nel sentimento che, sebbene contaminato dalle necessità del corpo che chiedono di essere soddisfatte, riesce ad emendarsi e a mantenersi puro per raggiungere il traguardo tanto bramato.
Marquez questa volta è andato oltre, ha superato le architetture formali delle letterature e non solo si è affermato, a detta di molti, come il più grande scrittore vivente, ma lascia ai posteri una simbolica, ineguagliabile accademia di “arte del narrare”.
P.S. Caro Zingarelli, forse ti sbagli. Forse POESIA è la capacità di evocare il sentimento, poco importa che si tratti di versi o di prosa.
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L'AMORE AI TEMPI DEL COLERA
Florentino Ariza e Fermina Daza vivono una storia d’amore giovanile. Poi però Fermina lo respinge e decide di sposare un ricco medico. Florentino decide quindi di aspettare la sua amata fino alla morte del marito. Mentre la donna vive la sua vita matrimoniale tra alti e bassi, lui vive brevi e intense avventure con belle donne, senza però riuscire a dimenticare Fermina. Dopo 53 anni, sette mesi e undici giorni Florentino può finalmente coronare il suo sogno d’amore...
Questo libro mi è piaciuto molto. Racconta una storia d’amore molto bella e commovente, un amore solido e sconfinato che rimane immutato per più di mezzo secolo, resistendo a dure prove. Ho apprezzato molto le bellissime descrizioni dei paesaggi caraibici e gli interessanti spunti di riflessione sul trascorrere del tempo, sull'amore e sulla vita. La lettura è stata piacevole e scorrevole e la storia è molto coinvolgente. Da leggere.
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Saper aspettare
A parte la storia in se che ognuno di noi può apprezzare o meno...
Il senso straordinario di questo libro è l'attesa. Arrivare agli ultimi anni della propria vita e poter finalmente vivere ciò che è stato sempre desiderato. L'accettare l'età nei corpi ormai rugosi con gli inevitabili acciacchi. Guardare negli ochhi e scoprire quanto amore si è in grado di provare. L'attesa che porta alla speranza. La speranza di poter vivere ancora a lungo. Nonostante tutto.
Questo è il libro che ho amato di più e che porterò sempre nel cuore.
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Magia in prosa
Quando il Maestro accarezza(va) le pagine, in punta di penna, ti scava(va) solchi nel anima e nella mente. Marquez e’ impagabile, ineguagliabile ed è per questo che risulta essere il massimo esponente di un genere che difficilmente vedrà altri scrittori eguagliarlo.
A parte questa mia affermazione da ammiratore appassionato, ritengo che questo romanzo si di una gradevolezza e di un dolcezza che poco ha a che fare con l’ambientazione , eppure nonostante il colera, il fango, gli effluvi delle fogne a cielo aperto, gli afrori delle decomposizioni organiche cittadine, le stitichezze e le malsane abitudini dei personaggi sempre al limite,riesce a tratteggiare e descrivere, in maniera divina, l’amore nella sue forme più vere: dalla più passionale al più romantico, dall’amore cinico a quello materno di Trànsito Ariza, passando in fine per quello effimero e furtivo delle amanti di Florentino Ariza. Li tocca tutti !
Gabò dimostra ancora una volta che: per quanto la trama non sia da farti gridare al miracolo, e non sia un ricettacolo di colpi di scena, lo stile è importante, anche più del contenuto; asciutto, essenziale e fantasioso, gli bastano poche parole per tratteggiare personaggi enormi e carismatici.
Le sensazioni che questa opera mi ha trasmesso, mentre mi perdevo nei caraibi , sono simili alla sensazione di pace e continuità, che ritrovo ogni qual’volta mi soffermo sulla spiaggia ad osservare il perpetuo sciabordio delle onde . Si legge per il gusto di leggerla, perche le similitudini, gli aforismi e la narrazione, raggiungono un ritmo armonico e seducente, ti coinvolge e ti trascina, e tu rimani li senza stancarti, senza annoiarti.
I suoi personaggi al limite del assurdo, impari a conoscerli più per i difetti e le peculiarità, che non per le vicende. Ti entrano dentro, ti si cesellano nei ricordi, ognuno di loro vivo, reale, tangibile; ogni volta che sospendevo la lettura temevo che gli attori del romanzo proseguissero una vita propria, protetti dalla copertina e accompagnati da Marquez nel loro effimero arbitrio. Urbino, Fermina, Leona, LeonXII , tutti con nomi improbabili e unici, tutti irripetibili.
In conclusione mi sento di asserire che, solo chi ama la letteratura profondamente può apprezzare a pieno la penna di un maestro che con un una spruzzata di magia, un pizzico di romanticismo e tanto, tanto amore per la letteratura ha regalato a tutti noi capolavori indimenticabili… e “l’amore ai tempi del colera” è uno di questi !
Grazie Gabò !
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Un romanzo d'altri tempi
Ho riflettuto moltissimo su questo libro, è il penultimo che ho letto, e mi ha segnato molto, ho fatto molta fatica a riuscire a cogliere dentro la mia mente quello che mi ha lasciato dopo averlo finito, ero molto combattuto da vari sentimenti.
In cerca di chiarimenti ho vagato su internet cercando qualche opinione che potesse chiarirmi le idee, e sono giunto qua. Ho letto i vari commenti e finalmente ho capito. Grazie ai vari commenti ho notato di avere un opinione completamente diversa dalle persone che hanno commentato il libro fino ad ora.
Ho letto anche io di una grande storia d'amore, ma la storia d'amore che ho visto io nel libro è quella del dottor Urbino con Fermina. Una storia d'amore che è cominciata ed è cresciuta, una volta sposati l'unione inizia nel modo più idilliaco, ma dopo mettono di fronte la loro storia a mille problemi, la madre di Juvenal, e alle litigate, ai rancori taciuti, al tradimento. ma la forza dell'unione ha fatto andare oltre tutto questo.
Li ha reso felici, e ripeto questa secondo me è la storia d'amore più importante contenuta nel libro.
Mentre continuavo la lettura non sono riuscito a fare il tifo per Florentino, se non all'ultimo, e anzi l'idea di un tradimento amoroso di Fermina mi aveva fatto arrabbiare con lei. Fino ad arrivare al punto del battello, dove non si può che sperare che alla fine ritrovino tutti e 2 la felicità insieme.
Florentino ha avuto la caparbietà degli innamorati, e la testardaggine che deve avere chiunque ami, e l'essere disposti ad lottare per amore. ma non riesco a volergli bene come personaggio, non riesco ad apprezzarlo, ne nei suoi modi, ne nel suo carattere.
Comunque vorrei dire un ultima cosa in questo lungo commento, mi è piaciuto moltissimo il libro, ed è stata una conferma all'impressione avuta con cent'anni di solitudine, il fatto che mi piaccia moltissimo il modo di scrivere di marquez.
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Meraviglioso libro
Libro di rara bellezza che permette riflessione e introspezione riguardo alle vicende umane. Storia romantica ma mai piatta ne' scontata; consiglio la lettura a chiunque ma in particolar modo a coloro che non disdegnano opinioni e modalità diverse di vivere l'amore, senza il bisogno di goffe bigotterie.
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L'AMORE
Bello, bello...bellissimo! Esamina l'amore..in tutte le sue forme! Riporta alla vera essenza di questo sentimento : la spiritualità. Florentino e Fermina, si ritrovano a vivere l'amore alla fine della loro vita..ma chi può dire che questo non sia profondo e vero? Un'attesa durata cinquantatre anni, sette mesi e undici giorni per i protagonisti..per il lettore circa 400 pagine..Meraviglioso! Complimenti a Marquez!
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Una promessa d'amore mai tradita
Questo credo che sia uno dei più dei romanzi mai scritti. E' un libro bellissimo e molto commovente, che trascina il lettore sin dalle prime pagine e che ad un certo punto è il lettore stesso a fare il "tifo" per quell'amore apparentemente impossibile e maledicendo le forze contrarie. E' narrato con uno stile impeccabile e penetranto, estremamente delicato e mai banale. Insomma vero capolavoro per questa storia d'amore eterno e assoluto che non tiene conto nemmeno del tempo che scorre!
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L' Amore ai tempi del colera
Una storia di ottimismo e fede incrollabile nell'Amore, il primo Amore; quello che per il protagonista Fiorentino (e per qualcuno nel mondo reale!) si conserva nell’anima fino al giorno in cui può essere tirato fuori senza che sia invecchiato di un solo attimo.
E’ quell’Amore che molti vorrebbero vivere (ed alcuni ci riescono anche)
Lo stile di G.G. Marquez è intricato ed elaborato ma assolutamente piacevole.
Nonostante siano passati anni da quella lettura, ne sento il ricordo ancora molto presente, accompagna il lettore nella propria terra attraverso una narrazione semplice e ricca!
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Indimenticabile
Semplicemente bellissimo!
Mi sono affacciata alla lettura di questo libro dopo aver visto il film (sì, lo so che solitamente si fa il contrario) e non ho potuto fare a meno di rimaner incollata alle sue pagine!
Letto tutto d'un fiato in 3 giorni.
La storia, che può sembrare una classica storia d'amore, dà invece tantissimi spunti di riflessione su vari aspetti della vita: la crescita, la famiglia, la vecchiaia, la fedeltà...
Un plauso all'emozione che mi ha fatto provare Marquez descrivendo benissimo l'atmosfera caraibica e facendo scorrer davanti ai miei occhi una diapositiva di un sudamerica coloniale che mi ha fatto sembrare di camminare per le calde e rumorose vie di Cartagena.
Straconsigliato!!!
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L'amore come vorremmo che fosse
Premetto che non ho mai amato Marquez e ho sempre guardato storto chiunque mi dicesse “Cent’anni di solitudine è il libro più bello che abbia mai letto!”. Fortunatamente uno sconto spaventoso in un supermercato mi ha invogliato all’acquisto de “l’amore ai tempi del colera”. Lo stile è quello del miglior Marquez: intricato, elaborato, fatto di salti temporali e di invezioni letterarie. La storia si basa sul quesito che tutti ci poniamo: l’amore dura davvero per tutta la vita? Quello di Florentino Ariza sì. Un amore immenso, puro, che sa aspettare più di cinquant’anni per trovare la possibilità di potersi esprimere. Una relazione nata durante l’adolescenza, che ha conosciuto un lunghissimo distacco, con Florentino pronto ad attendere la morte del marito, il dottor Juvenal Urbino, per potersi ricongiungere alla bellissima Fermina Daza, la più desiderata del Caribe. L’altra domanda che Marquez si pone è: l’amore coincide con la fedeltà? In questo caso assolutamente no, dato che Florentino si comporterà come un lascivo libertino, collezionando avventure amorose con ogni tipo di donna, senza però mai smettere di amare la sua Fermina. Un romanzo monumentale, sporcato forse da improvvise digressioni che mi facevano venir voglia di buttarlo nel camino, ma che si legge interamente perché ci si continua a domandare “come andrà a finire?”.
Perché l’amore di Florentino è l’amore che tutti desideriamo, che tutti noi vorremo ricevere, che tutti noi vorremo dare. L’amore che chiunque sogna di vivere, quello che sa attraversare gli oceani del tempo rimanendo immutato.
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un libro pregno di ottimismo!
Un libro davvero indimenticabile e con un finale strappalacrime.
Una storia di ottimismo e fede incrollabile nell'amore, il primo amore.
Ma non c'è solo amore in questo libro, c'è tutta l'essenza di Marquez ai massimi livelli.
Assolutamente da leggere!
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Florentino Ariza chi se lo dimentica!
Primo approccio con Marquez, un grande rimpianto di non averlo letto prima, ma non è mai troppo tardi, letture come queste ce ne sono poche, questa ha scolpito nel cuore tutta la sua grandezza di stile e di contenuto che solo un grande scrittore sa esprimere. Non è solo l'amore il sentimento che esalta, ma la saggezza profetica che si perpreta nel tempo "Sto per compiere cento anni e ho visto cambiare tutto, perfino la posizione degli astri dell'universo, ma non ho visto cambiare niente in questo paese".
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cinquantatré anni, sette mesi e undici giorni
Storia d’amore. Scordatevi fronzoli, canzonette, lacrime.
Qua si parla di amore forte, tenace, di un amore raro, che sa aspettare e nutrire la propria attesa-
C’è il protagonista che è finito in una di quelle storie adolescenziali che di solito popolano i nostri ricordi, ci fanno sorridere per la loro superficialità, innocenza, leggerezza ma nulla più. Invece per Florentino Ariza non è cosi, lui sa che Ferminia Daza è La Storia, lo sa per istinto e sa resistere ed aspettare la sua nuova occasione,negli anni, come un soldato in guerra. E ci sarà un lieto fine, che però non è forzato, ma giunge con leggerezza, quasi a compimento del cammino del protaginista, più simile alla morte che non al classico happy end.
Mentre lei si sposa e lui vive innumerevoli avventure carnali, amorose, o solamente mentali, scalate sociali ed economiche (non è la storia di un innamoratio alla deriva) noi riusciamo anche a lasciarci affascinare insolita atmoisfera dei caraibi.
Grazie Garcia Marquez per questo capolavoro.
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