L'amante di Marguerite Duras L'amante di Marguerite Duras

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annamariabalzano43 Opinione inserita da annamariabalzano43    23 Mag, 2017
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“Presto fu tardi nella mia vita”

Sono queste le parole - presto fu tardi nella mia vita – che meglio esprimono il concetto dell’inesorabile e implacabile scorrere del tempo, dell’inutilità di ogni sforzo di fermarne gli effetti devastanti. Ormai donna matura, Marguerite Duras, rievoca gli anni della giovinezza, quando, acerba quindicenne, già attraente e consapevole della sua femminilità, diviene l’amante di un ricco giovane cinese, in quella terra straniera e paludosa che era l’Indocina dove lei piccola bianca di origine francese era guardata con diffidenza e tollerata per puro opportunismo. Il suo amore non ha futuro, nulla nella sua vita a Saigon sembra offrirle una prospettiva di felicità . Il rapporto controverso con la madre, irrequieta e instabile, che ora ama ora detesta, la paura malcelata di essere vittima di un fratello propenso alla violenza, la tenerezza sofferta per un fratellino il cui cuore si arrenderà, il più debole, il cui destino è segnato, perché al mondo non c’è posto per i più deboli, tutto impedisce a questa adolescente di guardare alla vita con fiducia e serenità. Gli incontri con l’amante hanno luogo in un ambiente spoglio e squallido, con pareti imbiancate e un giardino con piante morte per il caldo. “È un luogo triste, il relitto di un naufragio.” Le descrizioni riflettono la tristezza interiore del personaggio. Aleggia ovunque il senso della morte, come nelle foto fatte scattare dalla madre, che divengono immediatamente celebrazioni di un passato mistificato. Nel simbolismo diffuso in tutto il racconto assumono rilievo la presenza del fiume, sempre in movimento, che scorre inesorabile come il tempo e tutto può travolgere, e, in contrapposizione ad esso la staticità della palude indocinese, metafora della palude dell’anima. Un grande piccolo libro che descrive un amore negato, sentimenti sofferti e repressi, dolore e rinuncia: eppure è nella conclusione che la forza dell’amore vince su ogni altro evento della vita, pur rimanendo un amore legato a un ricordo, un amore legato al passato.

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Antonella76 Opinione inserita da Antonella76    26 Mag, 2016
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...bambina bianca...



Meravigliosamente struggente.
La Duras, in queste poche pagine, ci racconta non solo lo strano rapporto con il suo ricco amante cinese (all'età di 15anni e mezzo), ma soprattutto ci fa un quadro della sua infanzia, di sua madre, dei suoi due fratelli.
E quella che vediamo è un'immagine triste, dolorosa, misera...di una donna (sua madre) sull'orlo della follia e disperazione, che non ha saputo insegnare ai suoi figli l'amore, di un fratello maggiore portatore sano di violenza e rancore verso il mondo, uno che fruga negli armadi, un mascalzone casalingo, un assassino senza armi insomma, e di un fratello minore vittima, debole e indifesa, di tanta cattiveria, che si arrende e non ce la fa.
Non c'è da meravigliarsi, quindi, dell'incapacità di amare di Marguerite, del suo non saper riconoscere l'amore...se non dopo averlo perso, sul ponte di un piroscafo, con il valzer di Chopin a fare da colonna sonora a questa perdita e a questa consapevolezza.
Non è stato facile crescere con una mamma (amatissima) che chiamava "il mio bambino" solo il primogenito...e "i più piccoli" gli altri due.
Piccoli dettagli che scavano voragini.
Qui dentro troviamo le sue ferite, le sue cicatrici...ma anche i germogli del suo amore per la scrittura, la certezza che avrebbe fatto questo nella vita.
Il racconto è asciutto, frammentato, discontinuo, ma è proprio attraverso questa frammentazione che viene fuori, in tutta la sua potenza, il dolore di una ragazzina cresciuta troppo in fretta.

"Presto fu tardi nella mia vita. A diciott'anni era già troppo tardi.
Sono invecchiata a diciott'anni. Non so se succeda a tutti, non l'ho mai chiesto.
È stato un'invecchiamento brutale."

Una storia d'amore non convenzionale, in una Indocina degli anni '30, dove il disonore va a braccetto con il problema razziale, dove l'amore di lui è così intenso e struggente da diventare doloroso, quello di lei è più vicino alla curiosità, al calcolo, ma la passione che li travolge è dolce e violenta al tempo stesso.
Un linguaggio crudo e lirico che ti avvolge in questo flusso di ricordi che, in quanto tali, affiorano a sprazzi, senza una consequenzialità temporale, come rigurgiti di un passato che riemerge per dare vita e far morire continuamente la "bambina bianca" che è stata.
Un libro complesso e ricco, dal grandissimo valore, non solo letterario, ma anche emotivo.

"Ma poi glielo aveva detto.
Le aveva detto che era come prima, che l'amava ancora, che non avrebbe potuto mai smettere d'amarla, che l'avrebbe amata fino alla morte."

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siti Opinione inserita da siti    10 Giugno, 2015
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Memorie non semplici

Frammenti di vita richiamati alla memoria, ricordi puri, nessun filo conduttore, il trionfo dell’anarchia spazio-temporale. Un fiume : il Mekong. Saigon e la Cocincina. Anni Trenta del ‘900.
Un’imbarcazione solca lenta le acque del fiume, una ragazzina si affaccia alla vita. Lo scorrere degli eventi, il suo fluire, i cambi di direzione, i mulinelli, le correnti, un vasto delta. Le immagini sono queste. Un paesaggio fluviale e una pennellata di colore repentina ed esotica in senso inverso. È lei : un’ occidentale. Modifica il paesaggio come solo l’architettura coloniale sa fare.
È un elemento di rottura: quindici anni e mezzo, un approccio con un ricco e quasi trentenne cinese e lei diventa altro. Donna prima, scrittrice dopo. Ciò che emerge dai suoi frammenti che alternano la terza persona alla prima è il passaggio da una vita all’altra. Una sorta di catarsi della quale, ora vecchia, lei prende atto. I panni da bambina e il suo bagaglio di vita: un padre morto, una madre prima vedova poi truffata da concessioni non redditizie infine sofferente mentale, un’ identità europea in un territorio conquistato, vengono dismessi per abbandonarsi allo scorrere del fiume della sua vita. Nessun rimorso, nessun rimpianto. Semplicemente il racconto della sua famiglia tra Francia e Indocina fino al rientro in patria.
Il linguaggio è fotografico o meglio cinematografico, lo stile originale e gradevole, l’onestà con cui si racconta disarmante. L’uso della terza persona, intercalata all’autobiografica prima, un utile strumento per isolare avvenimenti e persone e raccontarli per ciò che sono stati.
La vita e l’amore in una delle infinite possibilità.

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mariac Opinione inserita da mariac    16 Agosto, 2014
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L'AMANTE

Fascinoso e brutale, di abbagliante lucidità, meno erotico del film e migliore nella parte introspettiva. Tenero e disarmante per la sincerità con cui la Duras mette in scena una storia d’amore tanto bella quanto impossibile. Impossibile perché i protagonisti sono discriminati, appartengono a due continenti lontani, li divide più di una generazione e la condizione sociale di lui consente ai tanti alle cui orecchie è arrivata la notizia di parlare di prostituzione.
La ragazza, con i suoi 15 anni, è una donna che cresce all’ombra di una madre con disturbi psichici, di natura depressiva lascia intendere e l’impotenza, davanti alla sua sofferenza, la rende estremamente triste, l’impossibilità di essere la figlia e per lei la famiglia che sua madre aveva vanamente sperato di creare le aprirà la strada per sprofondare nel cinismo. Arma di cui si servirà per rinnegare anche i suoi sentimenti.
La madre che ha un ruolo fondamentale per la crescita di quella figlia le lascerà passare comportamenti disdicevoli a parere di molti ma soprattutto le lascerà credere che quel suo modo di essere presente per quell’uomo sia l’unica forma possibile di amore che potrà donargli. Le consentirà di credere che di quell’uomo le interesseranno solo i suoi soldi.
Lui, figlio di un uomo ricco e stimato che preferirebbe vederlo morire piuttosto che dare consenso al matrimonio con una prostituta, lui figlio scapestrato, costretto a tornare a casa perché poco incline allo studio e arrendevole ai vizi e alle donne. Lui che non si opporrà mai ad un destino messo nelle mani di un orco e di una ragazzina. Lo vedremo debole e rassegnato, follemente perso in quell’amore da cui non otterrà altro che disperazione.
La Duras ci fa assistere alla inesorabile disgregazione di un dramma alimentato dalla bramosia di vita. La ragazzina cercherà conforto nella scrittura, sa già che diventerà una scrittrice, ne sente la necessità e consegnerà al cuore dei lettori i suoi drammi, quelli provocati dalla madre, dalla povertà, dal luogo in cui è cresciuta e dalle sciagure che la porteranno inevitabilmente a crescere.
Lui accetterà l’abbandono e comincerà a considerarlo un bene perché sa che lei fuggirebbe da ogni matrimonio, percepisce nella sua natura l’impossibilità di essere una moglie e si piega invece ad un altro matrimonio, quello che per lui era previsto almeno dieci anni prima con una donna che nemmeno aveva mai conosciuto.
E’ un libro che mi ha lasciato grande amarezza, ho provato dispiacere e angoscia oltre che una tangibile difficoltà nel portare a termine una lettura tanto forte quanto candida. Sembra una confessione, una liberazione, quasi una giustificazione davanti ad una rinuncia.

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Belmi Opinione inserita da Belmi    05 Agosto, 2014
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Presto fu tardi nella mia vita

Sono un'inguaribile romantica e tutte le volte che cercavo, un libro romantico, nelle liste "delle più belle storie d'amore" mi compariva sempre davanti "L'amante" della Duras. Ne leggevo la trama e ne rimanevo delusa, tutta la storia di questa "bambina" che veniva definita la prostituta bianca ecc..
Comunque dopo molti ripensamenti ho deciso di leggerlo e ne sono rimasta piacevolmente sorpresa.

L'amante della Duras è ambientato nell'Indocina degli anni trenta, dove basta poco per venire discriminati ed evitati.
Tutto questo non ferma la giovane quindicenne, che un giorno decide di diventare l'amante di un miliardario cinese. Un uomo con dieci anni più di lei che pur essendo un miliardario è pur sempre un cinese.

Inizia la loro storia d'amore, se così si può definire, dove lui ormai si sente perduto ed incantato da questa "bambina bianca" che mette subito in chiaro le cose, lei non potrà mai amarlo.

Una bambina di origine francese, con una madre folle, un fratello maggiore mascalzone e un fratello minore per cui prova un grande affetto. Una quindicenne che decide di andare oltre le convenzioni della società e di osare.

Un romanzo che racchiude mille sensazioni, sentimenti a volte contrastanti ma sempre puri.
Un amore che può andare oltre le barriere del tempo.

Il libro è molto breve, si legge velocemente, quindi consiglio a chiunque di dargli una chance.

Buona lettura!

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silvia t Opinione inserita da silvia t    01 Gennaio, 2014
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L'amante

“Un jour, j’étais âgée déjà, dans le hall d’un lieu public, un homme est venu vers moi. Il s’est fait connaître et il m’a dit : « Je vous connais depuis toujours. Tout le monde dit que vous étiez belle lorsque vous étiez jeune, je suis venu pour vous dire que pour moi je vous trouve plus belle maintenant que lorsque vous étiez jeune, j’aimais moins votre visage de jeune femme que celui que vous avez maintenant, dévasté.”

Un incipit che incarna ciò che verrà, con un suono dolce e melodico svela la vita passata e presente di una donna, che porta sul volto la propria storia, nasconde nel volto la propria vita.
Immagini sfuocate, ricordi, profumi si susseguono, donando un senso di vertigine nel lettore che non legge, ma sente, sente la passione, la paura, la disperazione; piange con la protagonista, soffre con lei.
Non la trama avvince, ma la forza dei sentimenti che si raccontano, che si intuiscono: ella giovane donna, quasi ancora bimba, egli uomo preda di una magia amorosa, troppo intensa per essere vera, troppo reale per svanire con il tempo.
Le vite sono svelate e si intrecciano in nodi così forti da non essere sciolti, ma non così stretti da contenere l'impeto e la paura dei quindici anni; troppe le paure, troppe poche le aspettative per una vita che ha già tolto troppo, che non ha regalato niente se non un corpo, bello, giovane, uno sguardo malizioso e incantatore; così il riscatto, la fuga, seppur per poco da una realtà che non dovrebbe essere, un rifugio, quattro mura dove essere protetta, dove nascondersi, senza, però, mai perdere il senso del reale; un rifugio incantato dove conoscere Dio, il piacere, se stessa; senza vergogna, senza disonore, sospesa nel nulla, avvolta dal nulla; per poi, col tempo scoprire che l'amore sa trovare strade che non esistono, sa penetrare in fenditure nascoste e lì alloggiare, silente, tranquillo, ma vivo e invincibile; presente come un neo, come una cicatrice, lì, per sempre nonostante tutto, nonostante tutti.
Un piccolo gioiello di emozione, uno struggente susseguirsi di sentimenti, contrastanti, forti, evanescenti, raccontati con la lievità di un'autrice straordinaria, che riesce a trasmettere la sua anima, la sua essenza, utilizzando un lessico semplice, ma creando accostamenti inconsueti, che disturbano, spezzando le frasi all'improvviso, cambiando soggetto, punto di vista, all'improvviso, come cambiano le sensazioni, lasciando che le parole si sostituiscano ai sensi e come essi si mischino generando il manifestarsi della realtà.
Un libro che va lasciato scivolare, non vuole essere compreso, non vuol essere metabolizzato, ma solo sentito, vuole accarezzare la pelle e l'anima, vuol far vibrare le corde del cuore, vuol lasciare un velo di melanconia e di struggente affetto per una donna che non fa altro che vivere.
La Duras non delude, non può deludere, perché vera, trasparente, sincera.

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Cristina72 Opinione inserita da Cristina72    01 Luglio, 2013
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La prostituta bianca di Sadec

“Accade ogni sera, nel quartiere malfamato di Cholen. Ogni sera quella piccola viziosa va a farsi accarezzare da uno sporco cinese milionario”. Quindici anni e mezzo, scarpe di lamé col tacco acquistate in saldo, cappello di foggia maschile, vestito logoro di seta naturale adatto al clima torrido dell'Indocina.
Ha un aspetto originale che si fa beffe della ricchezza questa donna bambina di origini francesi che già cattura gli sguardi degli uomini, un fascino naturale fatto di contrasti, occhi sensuali e cerchiati che sanno ancor prima di sapere. Non si fa illusioni sulla vita, glielo impediscono lo sguardo spento e quasi folle della madre, rovinata da speculazioni sbagliate, e la malvagità del fratello maggiore, il prediletto, l' “assassino senza armi”, colui che con la su vitalità malsana “ucciderà” il fratello minore, il fratellino. Tutti e tre amano la madre di un amore dolente che va oltre l'amore: “Per quel che è stato fatto a lei, così dolce, così fiduciosa, odiamo la vita e ci odiamo”.
I ricordi si accavallano in questo romanzo, c'è un prima e un dopo e poi ancora un prima, prima e dopo “l'esperimento” con il giovane cinese, uomo consumato dalla passione per la bambina bianca. Continui passaggi dalla prima alla terza persona, un tono disincantato che svela i pensieri più inconfessabili, i fatti più intimi, odori, suoni e colori di una terra “che non ha primavere, non ha risvegli”: c'è tutto questo nella memoria della scrittrice.
E c'è la garçonnière dell'uomo di Cholen, rifugio dal presente, luogo di piaceri proibiti dove “approfondire la conoscenza di Dio”, dove piangere sul passato e sul futuro mescolando le sue lacrime con quelle dell'amante.
E' sola la ragazzina disonorata, sola con il suo corpo “abbandonato all'infamia di un piacere che fa morire”, sola col suo dolore inaspettato mentre lascia l'Indocina alla volta della Francia.
Appoggiata al parapetto della nave che abbandona il porto guarda la limousine nera dell'amante cinese e avverte il suo addio silenzioso: “E poi alla fine non l'aveva più vista. Era sparito il porto e poi la terra”.

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SARY Opinione inserita da SARY    23 Aprile, 2013
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L'amante

Autobiografia sconvolgente della scrittrice francese, relativa alla propria giovinezza sfiorita precocemente.
Pensando a Marguerite Duras, visualizzo salotti parigini bohémien, ma che errore! In realtà l’immagine più consona è quella di una nazione torturata dalla guerra alla quale va aggiunto il dramma di una famiglia problematica.
Fin dalle prime pagine l’autrice si dipinge come una prostituta intellettuale che cattura l’attenzione ed il desiderio di un uomo facoltoso di etnia diversa e con parecchi anni più di lei, basando il rapporto apparentemente sul sesso e sul denaro. È davvero così?
La famiglia è bisognosa d’aiuto in tutti i sensi. Il padre è morto giovane. La madre, reduce da una tragica relazione extraconiugale, è affetta da disturbi psicologici non meglio precisati, per l’autrice si tratta di pura disperazione, il mal di vivere ed hanno un rapporto conflittuale, amore ed odio convivono. Il fratello maggiore è la pecora nera di animo cattivo ma il prediletto della madre che impone la miseria agli altri componenti del nucleo familiare per mantenerlo. Il fratello più piccolo, è il suo beniamino, il più sofferente di salute, avrà vita breve. L’adolescente invecchiata prima del tempo sogna la libertà, una vita normale e si trasferisce in Francia per coltivare la sua unica passione, la scrittura.
Con un quadro sociale del genere è difficile uscirne indenni. È stata fin troppo brava, ha seguito il suo istinto, si è sacrificata e ce l’ha fatta. Un giusto riscatto dopo tanto penare.
Mi ha coinvolto molto il rapporto tra i due amanti, così fisico, forte, di una naturale intimità da imbarazzarmi, mi sentivo una spiona ma non riuscivo proprio a staccare gli occhi da quelle scene. Si tratta di amore, il termine amante non si addice, sa di volgare e sbagliato, sono entrambi liberi e consapevoli, si completano, anche a distanza di anni la fiamma della passione resta accesa, non si esaurisce, l’attesa l’alimenta.
Il comportamento della madre fa rabbrividire, ma non è colpa sua, è chiaramente una persona da curare, il problema sono le conseguenze che ricadono sui figli, credo che parta tutto dall’infanzia, l’adulto è il risultato di ciò che ha visto, sentito e fatto nei primi anni di vita. Il difficile compito di essere genitori.
Come negli altri libri della Duras, anche in questo mi sono scontrata con il suo tipico saltellare nello spazio temporale, passa dalla prima alla terza persona, dal presente al passato, dalla Francia al Vietnam; non sempre spiega le situazioni, le da quasi per scontate o le trova insignificanti e immeritevoli di chiarimenti.
Nel complesso è una lettura ricca di analisi, riflessioni, a tratti passionale a tratti ingiusta e, trattandosi di vita vera, ha tutto il mio rispetto.

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La vita tranquilla
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C.U.B. Opinione inserita da C.U.B.    28 Novembre, 2011
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Ricordi color seppia.

In premesssa: quando si dice partire col piede sbagliato, fermarsi, stabilire quale e' il piede giusto e ripartire. Ebbene si, intendo dire di avere iniziato questo romanzo senza capirlo.
Mi riferisco allo stile, alla "penna" in senso letterale. C'era qualcosa che non mi quadrava, non mi piaceva. Una punteggiatura a mio avviso poco fluida, un uso di vocaboli (seppur semplici e di uso comune) anomalo...o forse meglio dire l'insieme di tutto questo. C'era qualcosa di ostile di...obsoleto. Anacronistico.
Stop . MI sono fermata. L'ho chiuso , riaperto, guardato.

Leggo la quarta : ambientato nel Vietnam anni '30.
Leggo le note sull'autrice : Saigon 1914 - Parigi 1996.
Le pagine : scritte in Courier, delle righe agli estremi del foglio a delimitare il testo, pare scritto proprio con una vecchia macchina da scrivere.
La copertina : uno splendido volto di una vecchia foto in bianco e nero.

Mi viene in mente la mia nonna, un rossetto rosso su un sorriso incredibilmente bianco a sfidare il tempo passato, un abito estivo con dei grandi ciclamini. Piccoli orecchino d'oro e perle pendenti, racconti di oggi con parole del presente ma che appartengono al passato.
Ci siamo , mi son detta , l'ho riaperto, in sintonia stavolta. Perche' la vedete quella foto in copertina ? Questo non e' solo un romanzo. E ' memoria, questi sono ricordi, questo e' la storia di una bambina bianca che, a 70 anni, si siede, socchiude gli occhi, si racconta...Ed eccoci catapultati nell'Indocina anni '30 , il delta del Mekong, le pestilenze, il clima umido ed opprimente, la foresta, i quartieri popolari, le zanzare.
Una madre francese con i suoi tre figli, la poverta', la depressione.
Una ragazzina bianca e bellissima, un giovane miliardario cinese.
Una passione per lei, un amore passionale per lui sono sentimenti vissuti in penombra, ma con irruenza.

Da leggere pian piano, apprezzandone i colori sfocati, le parole sussurate, come se si stesse sfogliando un vecchio album di fotografie trovato in un baule in soffitta, impolverato. Prezioso.

Buona lettura.

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patty81 Opinione inserita da patty81    24 Ottobre, 2011
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Profondo e malinconico

Più che un romanzo, un flusso di immagini, pensieri ed emozioni continue raccontate dalla Duras, che passa in continuazione dal punto di vista soggettivo della prima persona al punto di vista più distaccato della terza persona singolare.
La scrittrice in quest'opera assolutamente autobiografica si racconta quindicenne presa da una torbida passione per un uomo,un giovane cinese benestante, nella Saigon degli anni Trenta.Con maestia e naturalezza la Duras dipinge con brevi pennellate le immagini,quasi delle fotografie rubate,di una bambina con un'infanzia difficile, orfana di padre ,con una madre incapace di amarla forse perchè proprio femmina come lei e quindi capace di quella sensualità che alle donne "per bene" è proibita.Proprio questo rapporto così difficile con la madre la spinge un giorno a salire su un traghetto vestita come una"poco di buono":sandali dorati, vestito di seta su un corpo acerbo,rossetto scuro e cappello da uomo.
Bambina che vuole diventare donna, per urlare con voce silenziosa a una madre assente che questa bambina non ha più bisogno di elemosinare il suo affetto, perchè adesso ha un uomo, un ricco "muso giallo" cinese che la ama e la fa sua tutte le sere.
Crudo, vero e a tratti straziante,un libro che ripercorre una passione fine a sé stessa, che può esistere solo in quel luogo, in quel preciso momento.

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una pietra miliare della letteratura del Novecento
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Rosaliaa Opinione inserita da Rosaliaa    26 Mag, 2011
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Auto-romanzo

Autobiografia travestita da romanzo, dalla scrittura evanescente e sinuosa, dai riferimenti reali minimi e dalle sensazioni multiple. L'originalità dell'opera è garantita dalla sua struttura fotografica che, attraversata come da una serie casuale di scene, regala un universo parallelo fondato non sui ricordi in successione storica ma sui ricordi delle sensazioni vissute; la memoria, che per creare autobiografia deve fondersi con la scrittura, si basa sulle parole, più che sui fatti, sull'evocazione fine a se stessa, che sulle azioni; la temporalità è soppressa da una storicità irrazionale sapientemente modellata

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MATIK Opinione inserita da MATIK    06 Dicembre, 2010
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L'amante

"...L'amava ancora, che non avrebbe potuto mai smettere d'amarla, che l'avrebbe amata fino alla morte".
"A lungo lei deve essere rimasta la padrona del suo desiderio, ciò che per lui significa emozione, immensità della tenerezza, cupa e terribile profondità della carne".
Un bellissimo libro autobiografico, scritto in maniera diversa, avanti ed indietro nei ricordi della sua vita la scrittrice ci trascina in un grande amore tra lei quindicenne ed un ricco cinese più grande nell'Indocina degli anni trenta. Si racconta lo scandalo e la solitudine che creava alla "bambina" tale amore proibito e la sua famiglia il padre morto troppo presto, la madre molto molto strana ed i due fratelli, uno con il quale il legame è forte e intenso l'altro la rovina per tutti grandissimo giocatore che dilapida tutto, violento e il preferito della mamma che lo protegge fino alla fine dei suoi giorni.
Un buonissimo libro dove l'autrice si apre a noi in maniera sincera, senza tabù alcuno e con tenerezza ci fa partecipi anche del suo vizio per l'alcool che la perseguiterà per tutta la vita!

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Per chi ama storie di donne
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lucignolo Opinione inserita da lucignolo    26 Ottobre, 2010
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bello!

LEI, la "bambina bianca", LUI, "l'uomo di Cohlen"...due anime disperate che si incontrano, si amano pur non volendosi amare di un amore impossibile. Lei impara l'arte del sesso con apparente cinismo solo per allontanare la mente e il corpo dalla sua triste vita. Lui succube del ricco padre resta intrappolato dentro a questa passione che lo rende folle. Un libro che parte lento e accellera sempre più catturando il lettore senza respiro fino all'epilogo meraviglioso. Consigliatissimo a tutte le donne...

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Indigowitch Opinione inserita da Indigowitch    23 Settembre, 2010
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Interessante

Chi si accinge a leggere questa storia probabilmente si
aspetterà una vicenda imperniata soprattutto su una vicenda sentimentale. In realtà, quello che ho notato leggendo "L'amante" è che, malgrado la relazione tra la protagonista e l'affascinante cinese sia importante ai fini della storia, non ne è certo il fulcro principale.
Colpisce molto lo stile onirico della Duras, con quei flussi di coscienza, quell'atmosfera nebbiosa in cui presente e passato, sogno e realtà si fondono.
Vengono a galla un'adolescenza tormentata, la ferita di un rapporto difficile con una madre instabile, le figure dei fratelli, uno autoritario e possessivo, l'altro dolce e fragile.
Il rapporto col giovane cinese molto più ricco e più grande di lei viene vissuto con una sorta di malinconico distacco, anche quando creerà gravi attriti tra lei e la sua famiglia.
Impressiona parecchio l'atteggiamento di questa ragazzina, quasi alienata da tutto ciò che la circonda, apparentemente cinica, quasi, di fronte a quell'uomo che la seduce, ma ne resta poi inevitabilmente sedotto. Interessante.

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katia 73 Opinione inserita da katia 73    07 Luglio, 2010
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L'amante

Non sò se possa definire capolavoro ma a me è piaciuto molto. E' un romanzo autobiografico, l'autrice ci porta in un Saigon anni 30, quando lei ancora quindicenne incontra su un traghetto quest'uomo cinese molto ricco e più vecchio di lei e intreccia con lui una strana relazione fatta più che altro di sesso. La bellezza di questo romanzo, a mio avviso, non è tanto la trama ma lo stile di scrittura che ha usato, anche se ci sono salti temporali e anche se a volte scrive in prima persona a volte no il lettore non si perde mai perchè è rapito dalla lettura, si vedono i personaggi i luoghi si sentono gli odori... insomma pare di esssere dentro il libro. Leggetelo!!!!

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Gabriella79 Opinione inserita da Gabriella79    14 Giugno, 2010
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amo l'amante

che dire, questo libro l'ho letto 4 volte, e il film l'ho visto altrettante. Questo libro sconvolge l'anima, e la sconvolge ancora di più perchè è un'autobiografia, la scrittrice ha vissuto questa storia di sesso amore con il cinese per soldi e per sfuggire alla sua vita di m...alla sua famiglia di m... alla sua condizione di m...l'amante la rende bella, la rende disinibita, la rende viva. E lei per non soffrire si crea un alibi, un alibi di ferro, ma rivivrà nella sua vita quell'amore tutti i giorni, tanto da renderlo poesia...
Bellissimo

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seta di baricco, memorie di un ghesha
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