La casa del sonno La casa del sonno

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sonia fascendini Opinione inserita da sonia fascendini    28 Marzo, 2021
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Storia folle per un libro folle

Ho trovato questi libro follo. Una ex casa alloggio per studenti, alcun dei quali sono in vario modo ossessionati dal sonno e dal dormire, diventa una clinica del sonno. a gesti5ral è uno di quelli ex studenti, convinto che il dormire sia una perdita di tempo che come una malattia viene debellata. I suoi crudeli esperimenti, fatti anche su se stesso sono volti proprio a liberare l'umanità da quel flagello. Attorno a lui chi ha paura di dormire, che non ci riesce, chi per amore si trasforma in qualcos'altro. Insomma un piccolo mondo triste solo e in cerca di soluzioni. Ho trovato interessante la storia, ben costruita con le informazioni dosate poco alla volta e degli intrecci azzardati, ma comunque efficaci e intriganti. Mi sembra, però che in alcune pagine regni il caos, con troppo di tutto: troppe informazioni, troppe emozioni, troppi personaggi. Un abbondanza di quelle pesanti che distraggono il lettore complicando , lasciandolo a divagare in stradine secondarie che lo allontanano dalla trama principale.

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Kvothe Opinione inserita da Kvothe    15 Mag, 2020
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ENGLISH STYLE

Un libro improntato in maniera originale e interessante che ci trasporta dentro la mente dei vari personaggi. All’ inizio si è un po’ in confusione ma quando si riesce ad entrare nel meccanismo c’è un bel gioco di intrecci che intriga. Un romanzo ben fatto con sprazzi di scene molto belle. Non è un libro che è entrato nei miei preferiti ma è stato una bella lettura interessante. Caratterizza bene i personaggi e intreccia una bella storia.


Una lettura con uno stile grigio, un po’ soffocante, un po’ inglese per concludere. Si avverte un senso di claustrofobia e nuvolosità leggendo queste pagine e immagino che questo fosse l’intento dell’autore; ci è riuscito molto bene. L’emozione da recepire deve essere questa e può piacere o opprimere.


Sono rappresentate bene le psicologie dei personaggi con tutti i lori pensieri e ti fa entrare dentro il romanzo. E’ un andirivieni di salti temporali e di personaggi ma se si entra nel meccanismo può essere una lettura davvero interessante.


Non è un libro che consiglierei a chi vuole iniziare una lettura tanto per.

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68 Opinione inserita da 68    27 Giugno, 2017
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Sogno, sonno e realtà

Sarah soffre di narcolessia, fatica a distinguere sogno e realtà e spesso li confonde. Robert, afflitto dal proprio poetico romanticismo, è innamorato di lei così profondamente da decidere di stravolgere la propria natura. Terry, accanito cinefilo alla ricerca della pellicola perfetta, è ormai completamente insonne, ma dodici anni prima aveva bisogno di 14 ore di sonno. Gregory, studioso dei disturbi ipnotici trasformati in sperimentazioni pericolose, per un breve periodo ha frequentato Sarah. Veronica, gay, passionale, amante del teatro, a sua volta è stata da lei amata .
Questi i protagonisti di " La casa del sonno ", caleidoscopica giostra sentimentale e relazionale tra sogno, sonno e realtà di un gruppo di studenti le cui vite saranno segnate, spezzate, indirizzate da intrecci pericolosi, situazioni paradossali, tragici eventi vissuti in un arco temporale separato da dodici anni ( tra gli anni '80 e '90 ).
Sullo sfondo la spoglia bellezza di Ashdown, enorme, grigia, imponente, a picco sull' oceano, per anni sede universitaria, poi trasformata in una clinica specializzata nei disturbi del sonno.
È un gruppo ristretto che viaggia in una condivisione apparente, in realtà alla ricerca di un senso di se' negato dalla propria essenza. Vite caotiche che accidentalmente o volontariamente si incontrano, si scontrano, si lasciano e si ritrovano, a volte indirizzate altrove e perse in un futuro senza speranza.
Storie di unicità, frammentate, paradossali, incredibili, vere, possibili o presunte, che alternano sferzante comicità e dialoghi paradossali a profonda fragilita' e ricchezza emotiva con attimi di commozione.
Sarah ne è l' epicentro narrativo, figura complessa, prigioniera dei propri sogni, che confonde e non distingue dalla vita reale, scambiandoli per allucinazioni. Quei sogni aiutano ad eludere la realtà ma divengono problemi insormontabili se vissuti come realmente accaduti.
Pagine che alternano una precisa narrazione temporale ( i capitoli pari ambientati nel 1996, i dispari nel 1983-84 ), di fatto senza tempo ( nelle emozioni e nei luoghi dell' animo ) inseguendo meccanismi causa- effetto ed una comunanza, le vere e presunte relazioni sentimentali dei protagonisti.
C' è un prima ed un dopo, nel mezzo la vita, ogni singolo evento ha lasciato e lascerà una traccia indelebile.
Vi è un tema dominante, il senso dell' esistenza in parte determinata ed indirizzata da un destino contrario e funesto ed in parte dalle nostre scelte, voluttuose, incostanti, pericolose, guidate prima dall' inesperienza giovanile e da desideri fluttuanti, poi da una stanca maturità e da svaniti sogni.
C' è un altro tema, altrettanto importante, il fluire del tempo dalla giovinezza all' età adulta tra sogno e realtà, chi abbracciato ad un sonno voluto e rigenerante ( il primo Terry ) , chi colpito da una narcosi diurna improvvisa ed inconsapevole ( Sarah ), chi rigettando qualsiasi idea ipnoinducente che annebbi coscienza e conoscenza ( il secondo Terry e Gregory ).
Un quesito ricorrente ritorna, quanto il sonno ( ed i sogni ) indirizzi ogni vita, e quanto per contro sia da essa indirizzato.
Permane una nostalgica presenza di attimi smarriti e non ritrovati, di scelte spesso sbagliate, e di come la casualità ( sliding doors ) indirizzi gli eventi, insieme alla mutevole percezione degli stessi ( soggettività ) che può generare punti di non ritorno. L' equilibrio o la prevalenza dell' una e dell'' altra caratterizzerà ogni esistenza.
La disperante individualità di testi come " Donna per caso " e " L' amore non guasta " qui assume i toni della coralità e di intrecci complicati e contorti, con l' impressione che i personaggi continuino a viaggiare in una socialità non condivisa, intrisa di individualismo, generando singole piccole trame all' interno di un' unica storia, la vita.
Tutti gli eventi alla fine convergono a chiarire la trama, una incredibile serie di cause ed effetti sovente accidentali a determinare vicinanze e distanze.
Ma ciascuno, fondamentalmente, continua a domandarsi che cosa sia realmente accaduto e che cosa il destino riservera' alla propria storia, indeciso e rapito da realtà, sogno e sonno.
La realtà vive di alti e bassi, desideri e speranze, c' è chi ne ha fatto esperienza e si salverà, chi no, chi cercherà una possibile fuga, chi prenderà strade diverse per scelta e necessità.
I sogni, in fondo, potrebbero rivelare la propria essenza, perché non sono mai bugiardi, mentre il sonno essere una malattia e farci sentire indifesi, labili, con il corpo flaccido.
Ecco che di colpo il ricordo del passato sconfina nel presente, il tempo pare fermarsi insinuando tante inattese convergenze, più semplicemente potremmo affermare che la giovinezza è passata e l' età adulta mostra percorsi e pensieri diversi, una nuova linea all' orizzonte.




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silvia71 Opinione inserita da silvia71    23 Luglio, 2016
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La casa del sonno

Un impianto narrativo elaborato che incrocia due piani temporali è il contenitore di una galleria di personaggi problematici e fuori dagli schemi di una vita scandita da ritmi regolari.
“La casa del sonno” non brilla per digeribilità contenutistica, richiede un pizzico di fatica e concentrazione per non perdersi tra le pagine, per non deragliare dai tanti filoni narrativi che si avvolgono e si svolgono prima di confluire nella creazione di un unico gomitolo.

É banale affermare che tutto ruota attorno al concetto di sonno e veglia, gli spunti sottesi sono numerosi, i temi toccano la vita e la morte, il reale ed il sogno, le diverse maniere di percepire tutto ciò che è esterno a noi.
L'impegno profuso da Coe nel cogliere in maniera originale le sfumature del pianeta uomo è percepibile, unitamente ad un registro narrativo graffiante; tuttavia alcuni snodi soffrono di una certa lentezza e vacuità, rendendo la storia a tratti un po' paludosa.

In sostanza si tratta di un romanzo che necessita di essere digerito lentamente, non può essere affrontato di petto da un lettore che esiga nitidezza subito e comunque.
Il messaggio affidato da Coe alla sua storia non è unidirezionale, non è monocromatico, non mostra pretesa di dover dare verità e certezze assolute; rispecchia la vita, seppur con quel pizzico di fantasia letteraria, dove non sempre le tessere del mosaico trovano il proprio posto, dove l'amore si mescola a dolore, la sofferenza alla speranza, la comprensione alla disperazione.

Un testo amaro, dalle tinte fosche, a cavallo tra follia e normalità.

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AsiaD Opinione inserita da AsiaD    05 Aprile, 2016
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Un bellissimo viaggio nel mondo del sonno

Personaggi particolari che si distinguono dalla massa per le loro profonde problematiche rappresentati nelle loro più intime caratteristiche senza particolare evoluzione ma con una precisione ed una profondità che te li fa sentire amici. Storie intrecciate che trovano tutte il posto perfetto alla conclusione della storia come pezzi di un puzzle, e questo rincorrere la storia ti lascia ad essa legata fino all'ultima parola dell'ultima pagina dove rimani con il sospiro a mezz'aria.
Coe è stato bravissimo nel percorrere le diverse problematiche che caratterizzano il sonno , dalla narcolessia di Sarah alla voglia folle di non dormire di Terry fino all'ossessione inquietante di Gregory amante feticista dell' occhio che in un'analisi psicologica arzigogolata e sinceramente poco condivisibile sembra rappresentare l' Io (occh'io). Una storia raccontata seguendo le 4 fasi del sonno da più punti di vista diversi, ognuno appartenente ad un personaggio diverso anche se quello di Sarah probabilmente risulta il più preponderante; durante una sua chiacchierata con uno psicologo ripercorre la sua storia che si intreccia con la "amichevole e terribile" Veronica e con il suo fedele amico innamorato perdutamente di lei , Robert che farebbe di tutto e farà di tutto per compiacere la sua Sarah. Tramite salti temporali non anticipati di circa 10 anni alle volte ci si trova persi nell'intreccio della storia, ma Coe si dimostra un abile maestro nel riportare ordine nel caos , nel dare una giusta spiegazione a tutte le stranezze che si possono incontrare man mano nel libro, e personaggi che possono sembrare particolari in realtà si dimostrano essenziali e cruciali nello sviluppo della storia.
E' un libro che ho amato molto perché riesce tramite una tematica quella del sonno, che potrebbe sembrare noiosa a primo impatto, a raccontare una storia bellissima fatta di amore e di follia tramite personaggi tutti molto problematici ma tutti molto belli nonostante il freddo cinismo e la disumanizzazione totale di Gregory.

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Jari Opinione inserita da Jari    17 Febbraio, 2016
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Tu, ombra e grazia, muovi correnti in me...

Sarah, Robert / Cleo Madison, Gregory / dott. Dudden, Terry, Veronica, Ruby: sono i protagonisti di questo delizioso intreccio narrativo a cavallo fra i primi anni '80 e gli anni '90, ambientato in gran parte in quella casa del sonno prima residenza universitaria e poi clinica per la cura della narcolessia. E' un romanzo corale, in cui ogni personaggio è protagonista ed è tratteggiato con cura dall'autore, con uno stile snello, sobrio, mai pesante. Fra tutti, meritano a mio parere particolare menzione Sarah e Robert, fra cui si crea un ambiguo rapporto di amicizia / amore. E' amore sicuramente quello che prova per lei Robert, fin da studente, fin da quella passeggiata sulla spiaggia; un amore incondizionato, che lo porterà a scelte estreme e non reversibili. Sarah invece è fin da subito confusa, prima di tutto sessualmente: è innamorata di Veronica, ma poi sposa un uomo; non ricambia l'amore di Robert, ma poi si rende conto di amarlo. Insomma: un gran bella lettura, che consiglio caldamente.

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Riccardo76 Opinione inserita da Riccardo76    22 Dicembre, 2014
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Morfeo tra amori e ossessioni

Il sonno tra passato e presente, il sonno come ossessione sia nell'abbondanza che nel difetto. Coe utilizza, con sapienza, una piacevole ed intrigante tecnica di scrittura saltando e intrecciando due storie, una negli anni 80 e una negli anni 90, lasciando sempre in sospeso un capitolo allo scopo ti tenere viva l’attenzione su entrambe le direttrici.
La sovrapposizione dei luoghi, di personaggi e del tema di fondo sono il filo conduttore di "entrambe" le storie. Il sonno fonte di grandi gioie e grandi disperazioni, momento in cui l’uomo è più vulnerabile e più a contatto con la propria intimità, momento del ristoro o periodo interminabile. Nella clinica sorta al posto del vecchio dormitorio vengono studiati e curati i disturbi del sonno, la narcolessia e l’insonnia, e forse qualcos'altro?
I personaggi descritti e le loro storie formano un intreccio molto articolato, è un romanzo da seguire con attenzione, ma che è sicuramente in grado di catturarla, un romanzo che incuriosisce.
Bello lo stile narrativo e la costruzione dei dialoghi, molto concreti e a servizio della storia, non superflui. Apprezzabile il ritmo del racconto, pregevole il modo in cui passa da un decennio all'altro, di capitolo in capitolo fino alla fine.
E’ l’unico libro che ho letto di questo autore e credo che ne leggerò sicuramente altri, mi piace molto il suo stile e la sua pulizia.

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Elisabetta.N Opinione inserita da Elisabetta.N    17 Marzo, 2014
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Ashdown

“La casa del sonno” è sicuramente un libro molto particolare.

Il punto intono a cui ruotano le vite dei protagonisti di questo romanzo è Ashdown, soprannominata la casa del sonno in quanto dormitorio per studenti, poi diventata una clinica per combattere i disturbi del sonno.
La particolarità di questo romanzo è che si articola su due filoni temporali differenti: i capitoli dispari sono ambientati nel 1983/84, quelli pari nel 1996.
E così conosciamo i vari personaggi di questo racconto che si alternano nel punto di vista: Gregory, Veronica, Terry, Robert e Sarah, ma sarà solamente intorno a quest’ultima che si sviluppa la trama.

Leggere questo libro è stato un po’ come fare un puzzle: tassello dopo tassello, capitolo dopo capitolo, prende forma un’immagine, ma finché non ho messo l’ultimo tassello, e quindi non ho letto l’ultimo capitolo, non ero riuscita a comprendere tutto, ad avere l’intera visuale.

La suddivisione del libro ricalca la suddivisone delle fasi del sonno: Veglia, Fase 1, Fase 2, Fase 3, Fase 4, Sonno Rem, ma non c’è uno stacco tra una fase e quella successiva, anzi, alla fine dei capitoli c’è sempre una frase che rimane sospesa e che viene ripresa nel capitolo successivo con un significato (e in un contesto) completamente diverso, quasi a voler sottolineare l’ineluttabilità del destino dove nulla è lasciato al caso e dove tutto si crea grazie a una concatenazione di cause ed effetto…

Pagina dopo pagina il puzzle si compone e quello che ci sembrava incomprensibile trova una sua collocazione, un suo spazio, e tutto acquista senso.

Una lettura davvero interessante.

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annamariabalzano43 Opinione inserita da annamariabalzano43    20 Dicembre, 2013
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La casa del sonno di Jonathan Coe

L’originalità de “La casa del sonno” di Jonathan Coe risiede nell’impianto strutturale e stilistico e nel contenuto che sottolinea lo smarrimento e l’incertezza che affliggono l’uomo nel suo eterno conflitto con la realtà che lo circonda.
Il romanzo si articola su due piani temporali diversi: nei capitoli dispari l’azione si svolge negli anni 80, mentre in quelli pari negli anni novanta. Spesso un capitolo termina con una frase tronca che continua nel capitolo successivo, sconvolgendo ogni regola temporale e sintattica. I protagonisti della vicenda sono così seguiti e descritti nella loro evoluzione caratteriale e fisica: l’ambiente in cui si ritrovano è Ashdown, una casa inizialmente adibita ad alloggio per studenti universitari e in seguito trasformata in clinica dove si effettuano esperimenti e ricerche sul sonno.
Il sonno è il punto di partenza per riflessioni sulla condizione umana. La fase del riposo, in cui la coscienza sospende temporaneamente la sua attività, per poi riprenderla ancora più dinamicamente, si pone come alternativa al mondo esterno, al punto da confondersi con esso, come nel caso di Sara, sofferente di narcolessia, i cui sogni sono talmente verosimili da indurla a credere che si tratti della sola realtà attendibile. Tutto è il contrario di tutto a Ashdown: ogni individuo è alla ricerca della propria identità e trascorre interi periodi ad essere se stesso e il contrario di se stesso. Tutto è indefinito e incerto, dall’amore al sesso, dal lavoro alla sperimentazione scientifica e linguistica. Al centro di questa sorta di trattato sulla attendibilità della realtà che ci circonda è il termine “eye”, occhio, come nella migliore tradizione letteraria anglosassone. Non a caso Shakespeare attribuì alla cecità di Lear la capacità di “vedere” e superare l’inganno, così come è estremamente significativo l’uso del verbo “see” nel “The turn of the screw” di Henry James nella sua accezione di “comprendere, capire”. Né si può ignorare l’occhio del Big Brother di Orwell. In linea con questa tradizione Coe conferisce a ciascuno dei suoi personaggi una capacità diversa di vedere e interpretare la realtà, accentuando in questo modo il senso di angoscia e di incertezza. D’altra parte le immagini che ci appaiono e che viviamo in sogno, soprattutto quelle della fase rem (rapid eye movement), altro non sono che un’alternativa alla realtà, non meno di quanto lo siano le immagini proiettate dalla finzione cinematografica. E qui Coe si abbandona ad una sorta di trattato sul cinema, per mezzo di uno dei suoi personaggi, Terry,che sogna di girare un film che durerà cinquant’anni e che si dilunga sul film perduto di Ortese, “Il sergente cesso”. Molte sono le citazioni di film italiani di grandi registi, come anche di film americani, sempre però in chiave satirica, come se al cinema si riconoscesse il grande ruolo di creare una realtà illusoria sostitutiva. In questo mondo, dunque, secondo Coe, non è più possibile distinguere tra intrattenimento e rappresentazione del reale: neanche il linguaggio riesce più a trovare una formula universale. E cito dallo stesso Coe: “il linguaggio è un’amante crudele e fedifraga, è un baro astuto dalle maniche pullulanti d’assi……. È un coltello nell’acqua.”

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Aster Opinione inserita da Aster    26 Settembre, 2013
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Nessun dorma

Da molto tempo i romanzi di Jonathan Coe stazionavano sulla mia lista infinita "Libri da leggere", finché alcune recensioni trovate su QLibri non mi hanno riportato alla mente il suo nome: un viaggio immediato in biblioteca, qualche ora di lettura ed eccomi a scrivere la recensione su un libro che ho trovato molto interessante.

Coe è abile tessitore di un intreccio narrativo fatto di continui sbalzi temporali e cambiamenti di prospettiva dall'uno all'altro protagonista. Lo stesso autore avverte all'inizio del libro: "I capitoli dispari di questo romanzo sono ambientati per la maggior parte negli anni 1983-84. I capitoli pari sono ambientati nelle ultime due settimane del giugno 1996". Spesso le vicende dei personaggi non sono presentate in modo chiaro e diretto: la narrazione infatti fa accenno a ricordi e dialoghi che non trovano immediata spiegazione, ma vengono svelati nelle pagine successive. C'è da dire che, dopo un primo stupore, l'ansia e la curiosità generate da questo modo di narrare scemano in fretta, dato che non è poi così difficile immaginare quali potrebbero essere i chiarimenti futuri. Tuttavia la storia non risulta noiosa nel complesso: alle pagine riassuntive e ripetitive fanno da contraltare i numerosi mutamenti improvvisi e carichi di tensione.

Il tema portante di tutta la narrazione è chiaramente il sonno, insieme ai vari disturbi che possono caratterizzarlo e di cui sono affetti i protagonisti; ma oltre a costituire il legame indissolubile tra i personaggi, il sonno determina anche la struttura del romanzo: i capitoli sono infatti raggruppati in più ampie sequenze che si rifanno alle sue fasi - fase uno, fase due, fase tre, fase quattro e sonno REM. Mi viene così da assimilare le due attività "leggere" e "dormire": ad una prima fase di leggera sonnolenza in cui la mente stenta a lasciare la realtà, segue una fase di totale abbandono, ci si immerge in un'altra dimensione, presi da quanto raccontato in un romanzo. E poi la fase REM dove l'attività cerebrale è frenetica: si smania per raggiungere il finale e scoprire l'evoluzione dei fatti narrati; quando si arriva alla conclusione, ecco il risveglio un po' intorpidito e scombussolato, in cui si fa fatica a lasciare il mondo virtuale per tornare alla realtà. O almeno così immagino che possa essere un libro totalmente appassionante. Alla luce di questo paragone direi che leggere "La casa del sonno" è come fare una dormita ricca di sogni incerti e confusi, ma mai fastidiosi, che al risveglio appaiono persino affascinanti.

Intorno al tema centrale ruotano altri aspetti della vita dei protagonisti e della società, anche in questo caso alterati in nevrosi e varie ossessioni, così da conferire sempre al romanzo un senso di lieve inquietudine, sebbene non manchi nemmeno qualche episodio per sorridere. Per quanto riguarda lo stile di Coe, l'ho trovato gradevole e fluente; non si incontrano intoppi durante la lettura, che procede rapida e coinvolgente.

Che dire di più, non sarà forse un capolavoro ma secondo me non è nemmeno un libro da scartare. Lo consiglio se avete voglia di una storia che, a dispetto del titolo, non vi farà chiudere le palpebre dalla noia.

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paola melegari Opinione inserita da paola melegari    20 Giugno, 2013
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il sonno questo sconosciuto!

1983-84 1996, che spettacolo.
Altalenando da un periodo all'altro, Coe ci tiene sempre svegli, (a proposito di sonno), attenti, sul chi va là, per non perdere il filo.
Si deve seguire tutto con attenzione, altrimenti si rischia di non capire.
Poi si crede di aver perso qualche particolare, si pensa di tornare indietro e, l'autore ce lo svela improvvisamente , così come se niente fosse.
Linguaggio a volte ricercato ma stimolante mai noioso, si sente che il suo 'stream' piace. Gli sgorga così naturalmente.

La storia ruota intorno al sonno, all'amore, alla pazzia, a persone con sessualità ambigue, a psichiatri pazzi e crudeli.
Ruby, una bimba che sembra avere un ruolo di poco conto, li batte tutti, lei con la sua piccola presenza, il suo amore, la sua innata perspicacia, capisce tutto, senza laurea, senza elettrodi.
La storia, intricata da molti personaggi apparentemente non importanti, ci rivela invece collegamenti fra loro,con sbalzi temporali continui.
Tutto è collegato ad Ashtown, costruzione di strane fattezze, arrocata sulla scogliera, battuta dai venti.
Testimone della conoscenza dei personaggi , li vede prima studenti,nell'83- 84 poi trasformata in casa dicura per patologie del sonno li rivede adulti.
Conosciamo così Sarah, con disturbi del sonno,al risveglio non distingue sogno da realtà, con coseguenze a volte disastrose, soffre inoltre di narcolessia.
Gregory, prima studente, poi stravagante scienziato.
Robert, studente, innamorato di Sarah, per tendenze naturali e per amore, prenderà decisioni discutibili e drastiche.
Una bimba, con gli occhi puri, di bambina, svelerà il rebus occulto dei protagonisti.
Terry da studente a giornalista, avendo la fissa per il cinema di cio' farà il suo lavoro.
Ecco, se dovessi fare un appunto, sapendo che Coe è esperto di cinema, cosciente della mia ignoranza in materia, mi sono un pò annoiata nella letture delle pagine inerenti la cinematografia.
Vite complesse che si intricano,i molti personaggi che a volte sembrano inutili si rivalutano poi improvvisamente, trovando spazio e importanza lungo la narrazione.
Attenta a non perdere il filo! mi dicevo, ma Coe di nuovo mi stupiva imbrogliando le cose o facendole capire. Fregata!
Bellissimo romanzo, ti tiene sveglia, pur parlando di sonno.Tutti i personaggi del primo periodo, come per destino, o per fatalità , si ritrovano a ruotare intorno ad Ashtown nuovamente nel 1996, come se questa costruzione fosse un magnete che li attira verso di sé.



Affascinante no?
Paola melegari

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Sharp Opinione inserita da Sharp    12 Ottobre, 2012
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Una corsa contro il vuoto

La casa del Sonno è una base grigia e magnetica, la ricorrente sede dello sviluppo narrativo di un Coe al lavoro a una delle sue prime opere.La trama si dona a piccole concessioni e le storie dei personaggi partono e arrivano sempre sulla scogliera di Ashdown, nella cucina a forma di L, nella ricorrente morbosità dei suoi abitanti.
Lo stile di Coe, originalissimo, traspare nitido tra le pagine di un libro costantemente in bilico tra passato e presente, proteso a colmare, pagina dopo pagina, il vuoto che il lettore pian piano comincia ad intuire e ad odiare sempre più fortemente. La lenta processione verso la scoperta della realtà può gratificare un iniziale senso di noia che le prime pagine del libro trasmettono.
Buon Libro ma non "andatelo a vedere con tutta la famiglia".

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LucaA_ Opinione inserita da LucaA_    14 Agosto, 2012
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Mirabolante intreccio

Leggendo "La casa del sonno" di J. Coe credo di poter dire di essere penetrato entro un mirabolante intreccio narrativo, il quale riguarda uno stralunato ed eterogeneo insieme di personaggi. Tale intreccio, oltre che intrappolare il lettore nella ragnatela degli eventi, permette di interrogarsi sul significato e l'importanza dell'elemento che funge da filo conduttore dell'intera vicenda: il sonno.


La peculiarità del libro è l'alternanza tra i capitoli. Infatti, i capitoli dispari sono ambientati per la maggior parte negli anni 1983-84, mentre quelli pari nelle ultime due settimane del giugno 1996. Questa scelta è interessante, particolare e fuori dagli schemi.

L'enorme, grigia, imponente e poco incline all'insediamento umano Ashdown, secondo i diversi periodi di tempo narrati, si trasforma da dormitorio per studenti a una clinica per pazienti affetti da malattie del sonno. Tale edificio rapresenta uno spazio chiuso importante nella vita dei personaggi in entrambi i periodi di tempo narrati. I protagonisti, dopo essere stati studenti, diventano adulti più o meno segnati interiormente dagli avvenimenti, gli equivoci, i tormenti, i desideri, le ossessioni che hanno avuto da giovani.
Tra i personaggi prinicipali abbiamo: Gregory, ossessionato dal sonno, le sue fasi e dalla gente che dorme; Terry, grandissimo appassionato di cinema, i cui sogni rappresentano la parte più pura della sua vita, essi "surclassano le facoltà inventive del più fertile, provetto e tenace fantasista" tanto che da sveglio cerca di ricordarli ad ogni costo; Veronica, lesbica femminista appassionata di teatro; Robert, ragazzo inquieto che cade in un "coma romantico" per via di Sarah; Sarah, appunto, personaggio centro di tutto l'intreccio che non riesce a distinguere i sogni dalla vita reale.


Il libro è originale e ingegnoso e l'autore è bravo a narrare con sottile ironia le problematiche e le incongruenze della vita dei personaggi.
Forse le nevrotiche complessità che attanagliano i personaggi rendono il libro a tratti poco piacevole. Tuttavia, leggendo "La casa del sonno" in me è rimasta l'idea di un libro che potrei paragonare a un complicato puzzle, che ha come pezzi gli eventi narrati. Lo scrittore si è divertito a passarmi i pezzi in un ordine molto sparso, ma onesto e logico: e io l'ho apprezzato.

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petra Opinione inserita da petra    13 Agosto, 2012
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sogni, incubi e ossessioni

La particolarità più accattivante de “La casa del sonno” sta in due elementi: nel gioco di rimandi temporali e nella tematica delle problematiche del sonno, affascinanti e ancora poco conosciute.
Il testo presenta una struttura narrativa un po’ complessa, con i capitoli dispari riferiti al passato, e quelli pari al presente. Questo “sfasamento” temporale, ammetto, disorienta, specialmente all’inizio; tale tecnica riesce, però, a dare un assaggio del clima di smarrimento che pervade il romanzo. L’autore ordisce un continuo intreccio passato-presente in cui il sonno, o la sua mancanza, hanno un ruolo decisivo; a seconda dei personaggi esso viene visto come un’alternativa alla realtà, un’ ossessionante perdita di tempo, o, ancora, come un mondo non ben distinto dalla veglia, e sconfinante con essa. Il tutto crea un’atmosfera stralunata, con figure che si ritrovano o si rincorrono negli anni, modificando le proprie esistenze in funzione di equivoci, sogni, tormenti ricorrenti.

Due sono le fasi temporali della narrazione : il 1984 prima e il 1996 poi. Al centro della vicenda vi sono un gruppo di studenti universitari , diventati ormai professionisti dodici anni dopo. Il tempo porterà a un’evoluzione nelle loro vite, ma alcuni nodi non risolti della loro personalità, presenti in nuce già nel loro periodo universitario, riaffioreranno prepotentemente nel periodo successivo. E il sonno, in tutto questo, gioca un ruolo quasi da protagonista: rimescola le carte, confonde realtà e sogno, crea disguidi e comici equivoci.
Coe è davvero bravo nel tenere le fila di quest’ordito , in cui tutto ha un suo riscontro temporale preciso, dando al lettore l’idea di un mosaico narrativo che, via via, si fa più nitido e chiaro.
Ci sono passaggi molto spassosi, con alcune figure delineate al limite del caricaturale, che riescono davvero a strappare una risata amara; tuttavia altre, a mio parere, risultano meno approfondite, sono più funzionali alla storia che dotate di vita propria. Per i miei personalissimi gusti tali figure sono un po’ troppo carenti di intensità emotiva e di configurazione psicologica; le ho avvertite troppo fredde e distanti.. E’ molto interessante, tuttavia, la visione del sonno e dei suoi meccanismi; esso ,nel romanzo è quasi come un rituale che scandisce le esistenze e le modifica. Attuali e metaforiche, le varie problematiche dei personaggi riescono a creare un’atmosfera onirica e surreale, dove nulla è scontato, fino alla fine.

Sicuramente una trama originale, a tratti esilarante, ordita con ironia e ingegno; nutro un po’ di perplessità solo sul lato più “umano” della vicenda .
Nel complesso, l'ho trovato un libro gradevole, con qualche riserva sulla descrizione dei personaggi.

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Pelizzari Opinione inserita da Pelizzari    24 Luglio, 2012
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Fase REM

E' un libro difficilmente leggibile, pieno di ossessioni parallele e di tante stranezze di un gruppo di studenti, che si ritrova, a 12 anni di distanza, in età adulta, ad inciampare nelle stranezze della vita, nel malessere e nelle incongruenze della vita. Lo stile narrativo salta avanti e indietro ad ogni capitolo: i capitolo dispari sono quelli del passato, i capitolo pari sono quelli del presente. Se non fosse per questo particolare stilistico, a livello di contenuto non ritengo di consigliarlo: è solo un cumulo di nevrosi.

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Marghe Cri Opinione inserita da Marghe Cri    17 Aprile, 2012
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Lapidatemi pure!


Sono una voce fuori dal coro, sto per scrivere una recensione controcorrente: A ME NON È PIACIUTO!
Non solo non mi è piaciuto, ma ho impiegato mesi per finirlo e l'ho finito solo perché non avrei osato pubblicare una recensione (per di più negativa) su un libro del quale non avessi letto la parola fine.
Perchè non si sa mai, alle volte i libri partono piano, non ti avvincono, ma poi, non si sa come, cominci a sprofondarci dentro e non vorresti uscirne più.
E mi dicevo: che diamine, tutti ne sono entusiasti, un capolavoro, un libro da leggere, una prova d'autore... e tu non riesci ad andare avanti!
Mesi. Ci ho messo mesi a finirlo ed intanto leggevo altro. Ma lui era là e mi guardava con la sua copertina scombinata, dalla grafica e dai colori minacciosi (va bene, non mi piace neppure la copertina, ok?).
Ieri l'ho preso in mano e l'ho finito. Mi sono obbligata a farlo.
Poi ho cercato di mettere insieme le emozioni che il libro mi ha dato, ho cercato di capire perché no, perché proprio no, non mi dava piacere leggerlo..
Mi ha lasciato un senso di claustrofobia (del genere, forse, che molti provano leggendo Kafka) non solo per i capitoli ambientati nella Clinica o in quell'orribile bar con l'inverosimile libro “nascondiglio”: su tutto il libro, anche nelle scene ambientate in riva al mare, aleggia un'atmosfera chiusa, come se i pochi personaggi fossero i soli ad abitare quella parte di mondo. E poi i colori: un libro grigio, immagini in bianco e nero, neanche un soffio di colore, né di calore. I sentimenti sono tutti malati, le relazioni interpersonali “stridule” (non so come spiegarmi meglio).
Anche l'unica storia d'amore (vogliamo chiamarla così?) che si dipana attraverso tutto il racconto è fortemente e drammaticamente sopra le righe e nel suo epilogo non mi ha rasserenata.
Insomma, ok, non ho capito niente, non ho saputo gustare un capolavoro... ecco mi metto al centro dell'arena, cominciate pure a scagliare le pietre...

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bassini Opinione inserita da bassini    16 Aprile, 2012
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Narcolessia contagiosa

E' la prima volta che leggo un libro di Jonathan Coe, ne sono entusiasta.
Con La casa del sonno, Coe a vinto il Prix Médicis Etranger (Francese) nel 1998.
Un romanzo assolutamente da divorare in pochi giorni, consigliatissimo.
Il racconto si articola in due periodi di tempo, gli anni 1983-84 e il 1996, i capitoli dispari saranno gli anni 80' , i pari il 1996.La lettura è divertente, ricca di dialoghi dove la faranno da padrona i malintesi della prima epoca e il fato che, inesorabile, traccerà vie riconducibili al passato.S'intreccia, non ti aspetti quello che accadrà.
Si percepisce tra comportamenti bizzari e piacevoli, tanta solitudine e depressione.

Per quanto riguarda la storia, per non svelare nulla, scriverò il minimo indispensabile:
Un gruppo di ragazzi molto diversi tra loro, alcuni con disturbi del sonno, da studenti, vivono della enorme grigia e imponente Ashdown.Dodici anni dopo, Ashdown si traformerà in una clinica, dove il dottor Dudden curerà i narcolettice e non solo...compierà bizzarri esperimenti nel sottosuolo...

Una lettura molto divertente, tragicomica che non manca di far sentire il suo pianto, il suo malessere drammatico.

Alla fine del libro mi sono sentito gioiosamente grigio.

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anna_k Opinione inserita da anna_k    24 Ottobre, 2011
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Nessuno dice bugie nel sonno

Un libro stupendo nel quale si intrecciano le vite di un gruppo di giovani ke condividono la casa ad Ashdown: Gregory, che studia medicina e ha la mania di spiare il sonno altrui; Veronica, una lesbica volitiva, ultrapoliticizzata e appassionata di teatro; Therry, che dorme quattordici ore al giorno e da sveglio sogna di girare un film che richiederà cinquant'anni di riprese; Robert, romantico studente di lettere, che scrive poesie d'amore per Sarah; e Sarah, intorno alla quale girano le vicende di tutti gli altri. Dodici anni dopo, Ashdown è diventata una clinica dove si cura la narcolessia e nei sotterranei si svolgono oscuri esperimenti...qui le vite dei protagonisti si incontreranno di nuovo e si intrecceranno in modo sorprendente...
Ho apprezzato molto l'alternanza dei capitoli tra passato e presente, in una continua costruzione del significato delle vicende presenti in base agli avvenimenti passati, fino all'epilogo in cui passato e presente si ricongiungono e si chiarisce l'enigma...
Assolutamente cosigliato, originale e per niente scontato!

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gio gio 2 Opinione inserita da gio gio 2    11 Novembre, 2010
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....il sonno...i malintesi che cambiano i destini

Il primo libro di Coe che ho letto e' stato "La pioggia prima che cada".Le caratteritiche dei personaggi,dello stile e della trama sono completamente differenti da questo romanzo ma una linea sottile li unisce...la linea del destino,inevitabile...che parte quasi sin dall'inizio in entrembe le storie."La casa del sonno" narra le vicende di un gruppo di giovani studenti,all'inizio degli anni ottanta,vivono insieme ad AshdownGregory,una figura cinica,maschilista e presuntuosa,studia medicina e la sua passione e' osservare il sonno altrui,sta con Sarah,che,non si e' ancora scoperto,soffre di narcolessia,un grave disturbo del sonno...Mentre studia il suo sonno viola la sua parte piu' intima e assume lo stesso atteggiamento autoritario e possessivo pure quando fanno l'amore...in seguito la giovane donna lo lascia e inizia una relazione con Verinoca,una lesbica fanatica di teatro,anticonformista e ultrafemminista.Per Sarah perdera' la testa anche Robert,inguaribile romanticone,dall'animo estremamente sensibile,studente di lettere,l'incontro tra i due comincera' subito con un malinteso,che il ragazzo,per amor suo,non chiarira'...Sarah,a causa della sua malattia confonde la realta' con i sogni...e lui,perdutamente innamorato finira' per assecondarla,sara' proprio partendo da questo fatto che il destino di entrambi prendera' una strada "paricolare" e confusa...Tra gli altri inquilini comparira' anche Terry che prendera' posto nella stanza di Gregory quando questi se ne andra'...Terry dorme quattordici ore al giorno e da sveglo sogna di girare un film che richiedera' cinquant'anni di riprese ma...da adulto diverra' un insonne cronico...e cosi si ritrovera' ad incontrare il viscido psicologo che in passato,avevo avuto la FORTUNA di non conoscere, divenuto direttore di Ashdown, sempre piu' ossessionato dal sonno sembra voglia riuscire a rubarlo all'umanita' intera, ha trasformato il pensionato in una casa di cura per malati di narcolessia,sempre piu' viscido...nei sotterranei nasconde i suoi oscuri e crudeli esperimenti...Un vortice di destini incrociati...delle vicende,a tratti comiche,narrate con uno stile "divertito",ironoco,introspettivo...l'autore costruisce una "piramide" di avvenimenti a dir poco sorprendenti...il sonno...e il suo significato...il "fulcro"...l'"essenza"...e tutti questi personaggi che, dall'eta' della giovinezza si incamminano verso la maturiata',talvolta cadendo... intrecciano una storia che va decisamente al di fuori dei soliti "schemi"!Bravo Coe!

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