La casa degli spiriti La casa degli spiriti

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Kvothe Opinione inserita da Kvothe    09 Mag, 2020
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NON E’ COME SEMBRA. INELUTTABILE

La casa degli spiriti mi ha profondamente colpito e non è quel che sembra. Un libro che non cincischia, va diretto al punto e ti narra le cose in maniera secca e asciutta. Mi ha stupito. Mi ricordo che quando ero piccolo mia madre mi comprò la foresta dei pigmei e la mia conoscenza si fermò lì. Ho ricordi fumosi di quel libro ma ricordo che non mi avevano spinto ad approfondire l’autrice. Era un po’ per ragazzi ecco. Questo libro è tutto l’opposto, è crudo, reale e si avverte nitidamente la sua potenza narrativa. Me lo sono divorato.

Mi ha coinvolto tantissimo in tutte le sue sfaccettature.

Il titolo fa presagire un romanzo a tinte molto fantasy ma non è così, anzi. Ha un senso il titolo e dopo lo si capisce e in questo romanzo la Allende mette radici nella piena umanità e nella piena America.

E’ stata davvero una lettura piacevole che mi ha immerso in un mondo, in una dinastia, nella storia. Qui c’è uno sguardo profondo sull’anima latina, sull’anima indigena e sull’anima stessa della Allende. Uno sguardo sull’uomo.

Ci sono pezzi del libro che non dimenticherò facilmente, ci sono storie e vite che difficilmente dimenticherò. Perché la memoria è tutto.

L’unico neo forse aver abbozzato certe peculiarità o certi pezzi del romanzo e non aver continuato ma alla fine se ha deciso di procedere così avrà avuto i suoi motivi.

L’approccio al mondo indigeno è veramente delicato e profondo, ti fa percepire la loro pupilla, il loro disagio, la loro apatia e ti fa entrare dentro i loro occhi neri. Insomma per concludere mi è piaciuto davvero tanto, è scorrevole e non affatto pesante se piace il genere. Un romanzo d’esordio davvero notevole che ha capitoli brevi e uno stile impeccabile coerente con la storia e il messaggio che voleva trasmettere. Delicato nella sua crudezza, scandaglia alla perfezione quel mondo e quel periodo storico. Può essere qualsiasi paese dell’America latina. Consigliato.

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leogaro Opinione inserita da leogaro    30 Marzo, 2019
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Saga familiare tra magia e realtà

“Barrabás arrivò in famiglia per via mare, annotò la piccola Clara con la sua delicata calligrafia. Già allora aveva l'abitudine di scrivere le cose importanti e più tardi, quando rimase muta, scriveva anche le banalità, senza sospettare che, cinquant'anni dopo, i suoi quaderni mi sarebbero serviti per riscattare la memoria del passato e per sopravvivere al mio stesso terrore.”

Così si apre il libro forse più noto di Isabel Allende, ambientato in Cile: narra le vicende delle famiglie Del Valle e Trueba, tra il primo dopoguerra e il golpe militare di Pinochet.

1920 circa. La benestante famiglia Del Valle conta ben 11 figli, tra cui la bellissima Rosa e Clara, ultimogenita dotata di poteri soprannaturali. Il capofamiglia, Severo, è impegnato in politica. Il giovane Esteban Trueba si innamora dell’eterea Rosa: i due si fidanzano e il ragazzo va a lavorare in miniera per accumulare denaro e sposarla. Un giorno, Rosa muore avvelenata accidentalmente dagli avversari politici di Severo Del Valle e Clara cade in un lungo mutismo volontario. Esteban, sconvolto, si trasferisce nella sua tenuta di campagna, “Le Tre Marie”, e lavora duramente per riportarla all’antico splendore. Con metodi dispotici, egli riesce nel suo intento, compiendo anche brutali violenze contro le figlie dei suoi contadini: in dieci anni avrà diversi figli e nipoti illegittimi.

1930-1940 circa. Volendo avere una discendenza legittima, Esteban Trueba chiede la mano di Clara che, accettando la proposta, rompe un silenzio di diversi anni. Si trasferiscono a “Le Tre Marie” insieme a Férula, sorella nubile di Esteban, che instaura una solida amicizia con Clara: “La campagna le sembrava una cosa romantica, perché non era mai entrata in una stalla”. In pochi anni, Clara rimane incinta e dà alla luce Blanca, seguita poco dopo dai gemelli Jaime e Nicolas. Quando Esteban intuisce un’ambiguità nelle attenzioni di Ferula per Clara, la caccia di casa. Pochi anni dopo, Férula morirà emarginata e povera e il suo spirito si presenterà in casa a salutare per l'ultima volta l'amata Clara.

Anni Cinquanta. Divenuta adolescente, Blanca conosce Pedro Terzo Garcia, ribelle figlio socialista dell’amministratore de “Le Tre Marie” e se ne innamora. In uno spaventoso terremoto, Trueba rimane ferito: il suo carattere peggiora ulteriormente e Clara s’allontana sempre più da lui. Blanca si scopre incinta di Pedro Terzo. La notizia sconvolge Esteban Trueba che, preso dall'ira, picchia moglie e figlia: Pedro Terzo emigra, Clara decide di non rivolgergli più la parola e ritorna a Santiago, circondandosi di bizzarri personaggi interessati allo spiritismo. Trueba, divenuto senatore dei Conservatori, costringe la figlia a sposare il Conte de Satigny, un suo socio in affari, per legittimare quella gravidanza socialmente inopportuna. Ma, scoperte le perversioni dell’eccentrico marito, Blanca si rifugia dalla madre. Nasce la piccola Alba: nonostante figlia dell’odiato socialista Pedro Terzo, la sua nascita rallegra Esteban Trueba, ormai lontano anni luce dalle scelte dei suoi figli: Jaime è diventato un medico marxista, Nicolas un ascetico inconcludente, Blanca un’illusa innamorata di un sovversivo.

Anni Settanta. Il passato, però, è pronto a chiedere indietro il suo conto. La vittoria di Salvador Allende apre un periodo di riscatto delle masse, i vecchi padroni perdono le terre e a Trueba viene requisita la villa “Le Tre Marie”. Per Trueba, “la terra è l'unica cosa che rimane quando tutto finisce”: allora, attiva la sua rete di conoscenze per organizzare un colpo di stato che rovesci i nuovi governanti. Tra vendette politiche, fughe all’estero e violenze, la famiglia Trueba fa i conti col male seminato da un Esteban ormai anziano e solo: “Così, come quando si viene al mondo, morendo abbiamo paura dell'ignoto. Ma la paura è qualcosa d'interiore che non ha nulla a che vedere con la realtà. Morire è come nascere: solo un cambiamento.” Avrà, Esteban Trueba, un’occasione per riscattare se stesso? La coglierà?

Libro delicato ma forte, completo poiché tratta tutti i sentimenti con cui l’uomo, nelle varie fasi della sua vita, si trova a combattere. Ci sono alcune pagine crude ma imperniate di un realismo che aggiunge verità storiche ad una vicenda autobiografica e solo in parte romanzata. Dopo un inizio un po' lento, la lettura diventa scorrevole e piacevole. Nelle successive età della vita, personaggi dapprima secondari assurgono al ruolo di protagonista, così che l’impressione finale è quella di aver letto una grande saga familiare, intrecciata con la storia sanguinosa e polverosa di un paese, il Cile, che ne esce affascinante coprotagonista.

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la letteratura ispanico-americana (Coelho, Saramago, Allende stessa, Garcia-Marquez...), ma anche i romanzieri di ampio respiro (Tolstoj, Dostoevskjij, V.Hugo...): è un classico assolutamente da leggere. Consiglio anche la visione del film di Bille August, con Meryl Streep e Glenn Close.
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Mollybooks_ Opinione inserita da Mollybooks_    09 Marzo, 2018
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Capolavoro della letteratura latina

È difficile parlare di un libro così famoso, vasto e complesso. Le vicende narrate si snodano per quasi un secolo seguendo la famiglia Trueba e altri personaggi accidentali che si legano a essa generazione dopo generazione. È un miscuglio di magia, realtà e storia.

Mentre i protagonisti vivono le loro vite,la rivoluzione civile cilena sta scoppiando poco a poco fino ad arrivare alla dittatura.
I sentimenti sono gli elementi più forti di tutto il racconto e insieme all'amore si mescolano anche la paura, la rassegnazione e il dolore. Una storia drammatica e tragica che vale la pena di leggere. Una lettura che all'inizio può apparire un po' lenta ma che andando avanti diventa sempre più scorrevole e piacevole.
Un CAPOLAVORO della letteratura latina.

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Classici e libri di Isabel Allende
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Giovannino Opinione inserita da Giovannino    10 Febbraio, 2017
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La dinastia Trueba.

Dopo aver letto Le vene aperte dell’America Latina, il capolavoro di Eduardo Galeano, mi era venuta voglia di leggere un romanzo sudamericano, inteso nell’accezione ampia del termine, e cioè scritto da uno scrittore sudamericano che parlasse della storia del Sud America. Ho così deciso di leggere La casa degli spiriti di Isabel Allende che era perfettamente consona alla premessa e oltretutto era una scrittrice che non avevo mai letto.

La casa degli spiriti è il primo e forse più famoso romanzo della scrittrice peruviana (ma cilena d’adozione). Pubblicato per la prima volta nel 1982 il romanzo parla della storia di una famiglia cilena (anche se questo non viene mai specificato se non per vaghi riferimenti) che attraversa i vari periodi storici utilizzando dei personaggi cardini, soprattutto uno maschile e uno femminile. Il maschile è senza dubbio Esteban Trueba, capo famiglia burbero ed orgoglioso che prima parte in cerca di fortuna, poi, dopo averla trovata grazie al lavoro nei campi, torna indietro al paese d’origine e decide di avventurarsi in politica, dove purtroppo per lui le cose non andranno come voleva. Il personaggio femminile invece è più di uno e per la precisione sono le varie donne della famiglia, che si succedono non solo genealogicamente ma anche come protagoniste del romanzo, e sono: Clara, Blanca ed Alba. Ognuna è figlia della precedente ed ognuna porta con sè un carico di sofferenza, agitazione malinconia tipica della famiglia in cui è cresciuta.

Il romanzo segue le linee guide del roman à clef, e cioè del romanzo che senza farne cenno esplicito racconta episodi storici accennandoli o evitando di citare i personaggi reali (come succede con il Poeta o il Presidente). Questo ci è soprattutto chiaro nella parte finale del racconto, quando avviene il colpo di Stato e i militari vanno al potere (il golpe di Allende). In quest’ultimo capitolo ci viene raccontato in maniera precisa ed esaustiva la repressione che i militari applicarono ad ogni forma di protesta, con sparizioni ed omicidi o ancora peggio tramite torture, stupri o prigionie (ne saranno vittime anche i protagonisti del romanzo).

Un romanzo senza dubbio spontaneo, forte ed elevato che tramite la figura del grosso nucleo familiare e della sua evoluzione del tempo (fattore riccorrente nella letteratura sud americana, Cent’anni di Solitudine è l’esempio più famoso) si cerca di ricostruire non solo la storia della famiglia Trueba, ma di tutto il Cile, e tramite le sofferenze, le incertezze, le vittorie e le sconfitte della famiglia si vuole raccontare la storia del popolo cileno.

Un racconto scritto in maniera chiara, lineare e scorrevole dove non manca un pò del classico realismo magico sud americano (gli spiriti appunto) ma soprattutto non manca l’orgoglio e l’apparenza al territorio tipica di chi scrive dal continente latino. In conclusione un romanzo molto bello che consiglio a chiunque ami l’America latina.

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ferrucciodemagistris Opinione inserita da ferrucciodemagistris    30 Ottobre, 2014
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Sentimenti a tinte forti

Questo romanzo lo definisco come perfetta amalgama di storia, magia, sentimento, violenza e disgrazia.

Le vicende narrate, ambientate in Cile, abbracciano un periodo che va dai primi anni del ‘900 fino all’avvento della dittatura del generale Pinochet, nel 1973, con relative drammatiche conseguenze. Protagonisti sono da una parte una ricca famiglia matriarcale Del Valle a cui succedono nel tempo la misteriosa Clara che è in possesso di doti soprannaturali tali da poter avere premonizioni e interloquire con i defunti,, la figlia Blanca e per ultima, la voce narrante, Alba; dall’altra parte un unico protagonista Esteban Trueba, contadino arricchito dal carattere crudele e violento nei confronti sia delle persone che lavorano come braccianti nelle sue terre sia nei confronti dell'unica sorella Ferula, che riesce a sposare Clara, dai quali nasce Blanca, e anela a diventare un’autorità politica.

Gli innumerevoli accadimenti personali dovuti ai tantissimi personaggi collaterali che hanno, comunque, decisa rilevanza nello svolgimento della trama per oltre mezzo secolo, si intrecciano e si snodano con la vita politica e sociale del Paese che subisce notevoli mutamenti sia di carattere economico, sia di carattere politico-sociale.

Il romanzo induce a profonda riflessione sulla “scontata” lezione di vita sul male perpetrato che, prima o poi, si ripresenta contro con gli interessi.

Come già accennato, la trama è vasta e complessa e i personaggi sono molteplici; nonostante ciò si legge con facilità e avvolge il lettore in un clima quasi surreale. Non voglio aggiungere altro: un libro, consigliatissimo, che affascina e cattura; un contesto familiare di forte sentimento…ma anche di rassegnazione.

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sam1306 Opinione inserita da sam1306    05 Luglio, 2014
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il cerchio della vita

Questa storia racconta le vicende della famiglia, Della Valle-Trueba. I protagonisti della storia sono differenti e complementari tra di loro. Alba mi ha affascinato con la sua forza e con il suo amore per Miguel e la famiglia, esuberante come la nonna e forte come il nonno. Jaime, figlio di Estaban è un uomo di spessore e coraggio al contrario del fratello e della sua stessa ragazza Amanda. I due personaggi, dallo stesso nome "Estaban" sono i più crudeli anche se alla fine Trueba dimostrerà amore per la sua stessa figlia, nipote e i compagni delle rispettive. Clara è la matrice della famiglia, un'aria fresca e allegra dona alla storia. Se fossi stata l'autrice avrei sviluppato il personaggio mistico di Rosa. La morte e la magia sono tematiche trattate ampliamente nel romanzo come la violenza e l'amore. Lo stile è molto scorrevole e la lettura piacevole anche se un po' macabro. Una rivoluzione di romanzo.

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Libri di magia e mistero.
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giuse 1754 Opinione inserita da giuse 1754    27 Aprile, 2014
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La vita dell'Uomo è amore, carne e destino. Poi, r

Ci sono storie che si possono riassumere con poche, essenziali parole. E poi ci sono altre storie.
"La casa degli spiriti" fa parte, senza ombra di dubbio, della seconda categoria.
E' l'affresco, o meglio, il murales, perché del murales ha i colori vivi, della società cilena, raccontata
attraverso tre generazioni della famiglia Trueba-Del Valle, lungo i primi anni del Novecento fino ad arrivare al
dopo-Pinochet, il cui colpo di stato avvenne l' 11 settembre 1973.
I due personaggi-cardine della vicenda sono Clara del Valle, eterea, magica creatura di luce che avvolge nel
suo amore incondizionato tutti gli esseri che vengono in contatto con lei, ed Esteban Trueba, colui che Clara
ha scelto come marito fin da quando, lei ancora bambina, ne aveva sposato la bellissima sorella Rosa, destinata a una morte precoce.
Trueba amerà Clara di un amore appassionato che durerà tutta la vita, ben oltre la morte della moglie.
Cercherà però invano di possederla, perché per sua stessa natura lei risulta inafferrabile, così vicina nella
carne nel talamo, ma altrettanto persa in un monto tutto suo, dove gli spiriti che abitano la casa hanno la
stessa consistenza delle persone reali.
Arriverà a usare la violenza contro di lei, cosa che gli costerà il silenzio della moglie per il resto dei suoi giorni.
Clara sapeva che Esteban era incapace di opporsi alla violenza che periodicamente lo abitava, “ma non poteva farci niente”. Così, più o meno, la Allende descrive questo passaggio del libro, fornendoci la chiave di lettura di questi indimenticabili personaggi.
Clara la compassionevole, Clara la bella, Clara la chiaroveggente; Esteban l'uomo che si è fatto da sé, duro
e chiuso nei propri preconcetti di classe, l'uomo violento che sarà a sua volta sopraffatto dalla crudeltà di un
regime che la Destra reazionaria, di cui Trueba è un illustre senatore, aveva contribuito a instaurare e che lo colpirà nell’unico affetto che gli sia rimasto, la nipote Alba.
E’ attraverso la lettura di Alba dei diari della nonna e dei ricordi del nonno che la storia prende forma.
Esteban è l’unico personaggio a cui Isabel Allende dà la possibilità di esprimersi in prima persona. Non lo fa a capitoli alterni: la sua testimonianza irrompe all’improvviso nella narrazione in terza persona, ma come se l’autrice non potesse esimersi dal riportare un racconto che qualcuno le sussurra all’orecchio con impellente bisogno.
Forse è un omaggio postumo al proprio nonno Augustin, a cui il personaggio Esteban si ispira. Il libro nasce infatti da una lunga lettera che la Allende cominciò a scrivergli nel momento della sua agonia.
Trueba attraversa tutta la narrazione, costretto a modificare se stesso e a farsi forgiare, suo malgrado, dall’amore. Prima dall’amore di Clara, poi da quello della figlia Blanca per Pedro terzo Garcia, il figlio ribelle del suo uomo-tuttofare che l’ha fedelmente affiancato nella sua ascesa da latifondista, infine dall’amore di Alba, che sceglie un altro rivoluzionario come compagno della vita.
Pedro primo, il nonno Garcia, aveva salvato la vita di Esteban, mentre Pedro terzo lo renderà nonno a sua volta. La Allende vuole evidenziare come siano artificiosi gli steccati di classe, perché la carne dell’Uomo è di una sola pasta, e quando è farcita d’amore le famiglie sono costrette a fondersi, le storie dei poveri e quelle dei ricchi diventano un’unica storia, dove il denaro, la classe sociale, non sono che dettagli ininfluenti dal punto di vista della continuazione della specie.
Altra potente immagine della circolarità e della potenza del destino, della carne e dell’amore, anche quello imposto con la violenza, è la figura di Esteban Garcia, il nipote illegittimo di una contadina che Trueba aveva stuprato e fatto sua per qualche tempo in gioventù.
“La casa degli spiriti” è diventato il primo capitolo, ma l’ultimo cronologicamente parlando, di una trilogia di ci fanno parte “ La figlia della fortuna” e “Ritratto in seppia”.
Pur essendo il romanzo d’esordio, contiene buona parte delle tematiche della Allende, per lo meno del filone definito “realismo magico”, di cui Gabriel Garcia Marquez, che ci appena lasciati, era forse il rappresentante più noto.
Ho dovuto rileggere questo libro recentemente, ma non mi sono per niente annoiata, nonostante conoscessi già tutte le risposte.
La macchina narrativa della Allende è ben oliata e ti trascina nei suoi ingranaggi, ti trasporta nella storia, ti fafamiliarizzare con i personaggi che entreranno per sempre nel tuo universo fantastico, diventando così parte, nell’affastellarsi continuo di lettori, generazione dopo generazione, (il libro è uscito nel 1982) dell’immaginario collettivo.
Un grande contributo alla formazione dell’immagine dei personaggi l’ha data il film omonimo del 1993 di Bille August, con l’indimenticabile interpretazione di Jeremy Irons nel ruolo di Esteban e di Meryl Streep in quello di Clara. Grandissima anche l’interpretazione di Glenn Close nella parte di Férula, la sorella Trueba.

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Opinione inserita da Federica    09 Febbraio, 2014

incanto

Questo è il miglior libro che abbia mai letto. Sono una lettrice accanita, non riesco a rinunciare a leggere neanche nelle sere di stanchezza estrema, e ho letto tantissimi libri impegnati. Ma questo libro mi ha toccato le corde dell'anima, non solo mi ha tenuto incollata a sé, ma mi ha coinvolto talmente tanto da portarmi a provare emozioni fortissime. In questo libro si intreccia la storia familiare alla magia, alla storia vera e propria del Cile, in un mix totale narrato magistralmente. In certi momenti ho dovuto allontanare da me il libro, perché certe pagine mi sono arrivate dentro, mi hanno talmente colpito da farmi piangere. Isabel Allende in questo libro parla di vari personaggi, le storie s'intrecciano, ma l'amore è alla base di tutto, amore in tutte le sue forme più e meno pure, raccontato esaltandone la magia in certi momenti, ma anche con stile crudo e senza peli sulla lingua. E la cosa che sorprende è che, nonostante la presenza di elementi magici, certe emozioni sono narrate talmente tanto bene da portarti a provarle tu in prima persona. Ti affezioni a tutti i personaggi del libro, a certi di più e a certi di meno, personaggi a tutto tondo, personaggi reali con mille difetti, ai quali finisci però per rimanere legato nonostante i mille errori che possono compiere. I personaggi ai quali gira attorno il libro sono le donne, e sono il loro amore, la loro forza, la loro stranezza, i loro difetti a sorreggere la trama centrale. Ritengo Clara il personaggio più interessante del libro, una donna presente dalle primissime pagine fino alle ultime. La sua presenza è inafferrabile fin dalla primo momento, è un personaggio magico, incomprensibile, speciale, puro, emana una luce che abbaglia tutti intorno a sé, pure il lettore, tutti non possono far altro che amarla. Nel frattempo la storia propria del Cile funge da cornice alle vicende di questa famiglia, ma anche questa è narrata talmente bene da portarti a provare in prima persona indignazione per i soprusi subiti dai personaggi. Un libro di amore, amore di donne e uomini, amore per la patria, un libro di coraggio, di magia, di storia e di denuncia politica. Un capolavoro.

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Dilo Opinione inserita da Dilo    10 Ottobre, 2013
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STORIA DI TRE GENERAZIONI

Se dovessi, con una parola, descrivere la casa degli spiriti direi che è una STORIA. Si, la casa degli spiriti mi da la sensazione di essere seduta sulle ginocchia di mia nonna e sentire la storia della mia famiglia, a causa del tono usato, non perché la mia famiglia sia smile a quella raccontata. Il romanzo parla di una famiglia, o meglio, parla della storia di tre Donne Clara, Blanca e Alba (Madre, Figlia e nipote), anche se il vero fulcro di tutta la stora è Clara, personaggio bellssimo e affascinante, una di quelle persone che mi sarebbe piaciuto conoscere davvero. Clara è una donna che riesce ad attirare a se moltissime persone e tutte molto interessanti. Clara che vive in un mondo tutto suo e nonostante ciò è totalmente presente è lei da un senso alla casa e a coloro che la vivono e lo fa senza volerlo, riesce ad essere così travolgente, soltanto perché è un essere travolgente. Blanca invece si divide in pura passione per il suo uomo e praticità della vita e infine c'è Alba che è un po' la sintesi fra le due donne. Un altro personaggio fondamentale è Esteban Trueba, marito di Clara, Padre di Blanca e nonno di Alba quindi il capo famiglia è lui quello che vive in pieno questi 50 e più anni di cambiamenti della sua famiglia e del suo Paese, è anche il personaggio che cambia di più pur mantendendosi coerente con se stesso. A lui sono concesse delle parti da narratore, anche se in realtà questo non è propramente un bene, perché il cambio tra narratore onniscente in terza persona e narratore in prima persona, nonché personaggio nella storia, è spesso confusionario e costringe noi letteori a tornare indietro o andare avanti repentinamente per capire cosa sta succedendo e chi sta parlando. Sinceramente avrei preferito che il cambio di narratore fosse stato ben delineato in modo tale da non dovermi costringere a interrompere la lettura. Resta che questo libro è davvero un capolavoro, in cui le vcende personali e familiari s'intrecciano con un Paese che cambia e si stravolge. I temi trattati sono: l'amore, la lotta di classe, la libertà, l'uguaglianza, il comunismo,la relgione, la religiosità, il sovrannaturale, ma soprattutto lo sposare una di queste cause ed essere disposti a morire per esse. Un libro davvero ottimo, che consiglio a tutti.
La cosa che mi è piaciuta meno di questo libro è la fattura del libro. A volte caratteri erano troppo chiari e questo rendeva meno scorrevole e meno piacevole la lettura, immaginate di dover interrompere la lettura e lo scorrere degli eventi per decifrare se quella lettera è una c, una o, una e. Davvero fastidioso. Un'altra cosa che davvero non concepisco è: se la feltrinelli ha preso DUE traduttori per questo libro, mi spiegate come mai a pag 67 troviamo questa frase "sotto lo sguardo vigile DELLA Sofia" trovo che sia un errore gravissimo, anche perché il libro usa l'Italiano standard e non l'Italiano regionale, quindi cosa ci fa una preposizione articolata davanti ad un nome proprio di persona se chi parla non è settentrionale? Per me è intollerabile. A pagine 333, del mio libro, ho trovato un grandissimo errore di stampa, ovvero un numero di appendice al posto delle prime tre lettere della parola. Per farla breve, il merito è tutto della scrittrice e un po' anche dei traduttori (nonostante il grave errore), ma la feltrinelli questa volta mi ha proprio delusa.

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Cathy Opinione inserita da Cathy    28 Settembre, 2013
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Un capolavoro contemporaneo

Ci sono libri che riescono ad incantare. Libri capaci di catturare il lettore e trascinarlo in un mondo magico, fatto di tavolini che si spostano da soli e spiriti che siedono a tavola con gli esseri umani, un mondo in cui la chiaroveggenza e l’interpretazione dei sogni sono all'ordine del giorno. Tutto questo e molto altro è La casa degli spiriti, intensa saga familiare ambientata in Cile nella prima metà del Novecento.
Nel romanzo si narrano le vicende della ricca famiglia del Valle attraverso tre generazioni rappresentate da altrettanti personaggi femminili: Clara, donna eccentrica e dotata di poteri paranormali, sua figlia Blanca, la cui esistenza è dominata dall'amore appassionato per il contadino Pedro, e sua nipote Alba, una ragazza democratica, aperta alle innovazioni e sostenitrice dell’uguaglianza tra le classi sociali, che vivrà in prima persona i dolorosi sconvolgimenti del paese all'indomani del golpe di Pinochet. A queste figure femminili forti e indimenticabili si accompagnano molti altri personaggi portavoce di idee, valori, stili di vita differenti, come in un vivace murale dai mille colori capace di catturare e descrivere la vita nelle sue infinite forme e sfumature.
Su tutti spicca Clara, misteriosa e affascinante, capace fin da bambina di suonare il pianoforte senza sfiorare i tasti, predire terremoti e far volare tavolini in giro per le stanze. E' lei che giorno dopo giorno annota ogni avvenimento della sua vita, fino alla morte, nei suoi diari, che, "trafugati da qualche spirito complice", sono sopravvissuti alle travagliate vicende della famiglia. E rileggendo i quaderni infantili di sua nonna, la giovane Alba prende in mano la penna per raccontare la storia della sua famiglia, per capire il passato, vivere il presente, affrontare il futuro.
Sfondo storico accuratissimo e coinvolgente è la cruda, sanguinosa realtà di un paese che cerca di trovare il proprio equilibrio.

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Cent'anni di solitudine di Gabriel Garcia Marquez, saghe familiari, romanzi storici.
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gio82 Opinione inserita da gio82    17 Mag, 2013
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il libro che mi ha fatto innamorare della letterat

Questo libro è tutto: è un romanzo storico perchè narra la storia dell'ascesa al potere della sinistra in Cile seguita dal golpe di Pinochet e le conseguenze di questi avvenimenti sulla società cilena; è un fantasy perchè ci sono dei personaggi (Rosa dai capelli verdi, Clara che parla con gli spiriti) che rimandano inevitabilmente a questo genere; è un romanzo d'amore e come non defirlo tale quado si leggono le pagine dedicate all'amore tra Clara ed Esteban e tra Blanca e Pedro?Ed è ancora molto di più. L'ho letto diverse volte e ogni volta scopro qualcosa di nuovo.
Le descrizioni della Allende ti riempiono gli occhi, ti fanno innamorare dei paesaggi che descrive, ti fanno sentire lì. Lo stile è impeccabile e la lettura scorrevole.
Dopo aver letto questo romanzo mi sono fiondata su tutti gli alri libri dell'Allende e per quanto siano tutti bellissimi credo che in nessuno di questi sia riuscita a raggiungere il livello di eccelenza de "La casa degli spiriti".
Buona lettura!

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rondinella Opinione inserita da rondinella    21 Ottobre, 2012
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Una guerra non conclusa...

Io rinuncio.
L'ho annusato, l'ho rigirato, l'ho corteggiato, ho cambiato mille prospettive, ma niente, il risultato è sempre lo stesso: questo libro mi sta facendo penare (non ancora lo finisco e non so se lo finirò: mi mancano solo 40 pagine eppure non ho alcuna voglia di riprenderlo in mano).

Non mi soffermerò a descrivere la trama (ops... quale trama?), mi limiterò ad un giudizio obiettivo e poi personale.
Lo stile di scrittura non ha alcun difetto, si legge senza difficoltà, è abbastanza piacevole e scorrevole e i contenuti sono degni di attenzioni.
Ma le mie parole di merito (e oggettive) si concludono qui.
Il resto è delusione. Totale.

Parto col dire che come successo per Eva Luna non ho idea di dove e quando si svolgano le vicende narrate (beata ignoranza), quindi mi sono ritrovata a leggere pagine intere di eventi senza capirne l'utilità visto che non sapevo di cosa si stesse parlando. Immagino che questa sia una caratteristica delle narrazioni della Allende, ma non ne vedo la peculiarità: se vuole mischiare fantasy e realtà che almeno non tralasci cose che un lettore non colto come me può capire.
Da qui è poi scontato che, non avendo la più pallida idea di cosa stessi leggendo, la mia (modesta) curiosità è andata via via scemando, tanto che leggendo la sera il sonno non faticava a venire.
A tutto ciò aggiungiamo i personaggi, ASSURDI: e ora sì, voi mi direte, questo libro fa parte del genere realismo magico e i protagonisti devono essere così, e io questo lo accetto, l'idea mi intrigava. Ma non ha portato a nulla perché li ho trovati tutti inconsistenti, senz'anima: Rosa dai capelli verdi e dall'aspetto marino (?), Clara che parla con gli spiriti (??, ma soprattutto: dove sono gli spiriti? Anzi, no, a cosa servono??), Blanca perdutamente innamorata (???) , Alba coraggiosa e intraprendente (????). Dette così sembrano caratterizzazioni particolari, e anche io credo lo siano, ma non portano a niente! Non servono a niente! Donne che dovrebbero essere così peculiari, empatiche, dovrebbero costringerti a seguire le loro personalità... a me hanno solo annoiato. Figure su carta, fanno centinaia di cose che un lettore dovrebbe trovare affascinati e renderle eroine ai propri occhi, ma io le ho trovate solo semplici, senza fantasia, per nulla coinvolgenti, vive o morte che fossero mi hanno lasciata nella più totale indifferenza.
E poi, diciamolo chiaramente: la Allende descrive vita di donne inesistenti riassumendo (quando sono brutti i riassunti per certe descrizioni! Come può una personalità fare una comparsa e poi sparire?) quelli che ritieni i punti salienti e più sfiziosi. Che dire, io preferisco un altro genere di aroma!

Non voglio dilungarmi oltre, anche perché nonostante la mia obiettività ovviamente ciò che questo libro mi ha lasciato, o meglio, non mi ha lasciato, condiziona la mia opinione.
Tengo a precisare solo un paio di cose: questo libro non è brutto, ha qualcosa di particolare, sicuramente piacerà a chi ama le saghe familiari.
Di contro, seppure leggo di tutto, non fa per me: non è brutto, non è scritto male ma... l'ho trovato completamente inutile. Se non lo avessi letto non ci sarebbe stata differenza. Non mi ha lasciato niente. Senza contare che poi avendo conosciuto Eva Luna mi sono sembrati molto simili tra loro, le stesse tematiche sfumate di qualche virgola.
Non ha suscitato in alcun modo il mio interesse, dopo un certo punto mi sono accorta di leggerlo per pura forza di volontà (non mi piace non terminare libri, ma forse con questo farò un'eccezione).
Una sensazione bruttissima. Un libro puoi detestarlo, amarlo, apprezzarlo, odiarlo... ma un libro che lascia indifferenti è ... amaro.

Comunque resta consigliato per chi ama l'autrice, le descrizioni sono buone, la scelta lessicale (che io trovo piuttosto discutibile) va bene, i capitoli lunghi rallentano un po' la lettura ma se vi prende è facilmente sopportabile.
Beati coloro che l'hanno amato e apprezzato...

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SCONSIGLIATO a chi ama storie movimentate, sempre diverse, che tengono col fiato sospeso.
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Mombelli Opinione inserita da Mombelli    22 Agosto, 2012
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Ci sono libri che aprono finestre su mondi nuovi

Lo lessi in seconda superiore, come lettura scolastica.
Fu il mio primo incontro con la letteratura "alta". Ed è stato il primo grande libro che lasciò il segno.
Potrei mettermi qui a raccontare le emozioni, sensazioni e pensieri che questo libro ha suscitato a suo tempo, ma preferisco recensire la reazione di mia madre dopo aver letto questo libro.
Premessa: lei è una di quelle che legge la sera, prima di andare a dormire, dieci/dodici pagine massimo, e legge spesso i libri dell'Esselunga per farci capire.. insomma, non era una grande lettrice eh, ma si dava da fare.
Poi sono arrivato io con le letture scolastiche (e non) e lei, incuriosita, si è messa a leggere i miei libri.
Sono quasi sicuro che "La casa degli spiriti" sia stato il suo primo, vero, libro. Tanto quanto il mio.
Ed è stato come se si fosse aperta una nuova dimensione per lei, una dimensione che la sua mente non aveva mai lontanamente immaginato.
Mi ha detto che nel leggere la drammatica vicenda dei Trueba ha riso, pianto, si è arrabbiata, si è sentita delusa, sconfortata.
Mi sono sentito bene, perché è come se avessi ricambiato gli sforzi che faceva -e fa tutt'ora- per darmi l'istruzione che desidero.
Per cui, cara Allende, se mai dovessi leggere questa recensione, grazie, grazie per aver donato al mondo uno dei libri più straordinari del Novecento.

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pitulina Opinione inserita da pitulina    21 Giugno, 2012
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Perchè quando una sa scrivere, sa scrivere

L'amore, in tutte le sue forme, è il fulcro di tutto il romanzo. L'amore per la patria, l'amore per un uomo, l'amore per la famiglia, l'amore che porta ad agire in modi diversi a seconda delle circostanze. Tutte le vite dei vari personaggi si incrociano, perchè tutte le azioni hanno delle conseguenze, dal ritrovarsi vecchio, rattrappito e solo al realizzare finalmente un sogno d'amore con la persona la cui casta sociale ha reso impossibile condividere la vita che non è altro che una ruota, ogni cosa fatta in passato può avere un risvolto positivo o negativo nel futuro e da quella stessa cosa non dipende solo la vita singola di chi l'ha fatta ma anche di tutto ciò che ha scaturito e di tutte le persone ad essa vicine. Gli ideali che smuovono le coscienze di taluni personaggi sono ciò che porterà la fine o la salvezza di altri. Romanzo stupendo, scritto con maestria, che ti cattura dalla prima parola all'ultima.

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a chi ama le saghe familiari, i romanzi a tutto tondo e conoscere la storia recente di un paese lontano
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manu chan Opinione inserita da manu chan    16 Ottobre, 2011
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AAA cercasi lettore impegnato!!


Una casa, una famiglia, quattro generazioni. “La casa degli spiriti”, scritto nel 1982 da Isabelle Allende è subito diventato dalla sua uscita un best-sellers. Nell’America Latina dell’inizio del XX secolo è ambientata la vicenda della famiglia Trueba – Del Valle.
L’opera della scrittrice peruviana rappresenta scrupolosamente tutte le caratteristiche di una società nascente, con le sue paure, le sue innovazioni, le sue speranze e i suoi cittadini, persone che hanno sacrificato parte della propria esistenza per contribuire al miglioramento della vita propria e di quella dei concittadini. Gli esempi in questo ambito sono costituiti da Nivea, donna intraprendente che insieme alle sue amiche lotta per il diritto di voto alle donne nel suo paese, ed Esteban, uomo innamorato pazzamente di Rosa, la sorella maggiore in casa Del Valle, per cui lavora in miniera, si allontana dalla sua casa per potersi permettere quattro soldi per poterla portare all’altare. Questo grande obbiettivo da raggiungere è abbattuto da una lettera, non una qualsiasi, ma quella che annuncia la morte di Rosa. Così dopo aver deciso di tornare alle Tre Marie, suo luogo d’infanzia, Esteban sistema il villaggio, dando lavoro ai disoccupati, aumentando i capi di bestiame e il guadagno dei suoi abitanti che da questo momento danno piena fiducia al loro nuovo padrone. La sua età avanza, come la malattia della madre, e Ferula, la sorella, spinge il fratello a sistemarsi, così che Esteban si dirigerà di nuovo a casa Trueba – Del Valle, per chiedere la mano di Clara. Da sempre rinomata in famiglia per i suoi “poteri” soprannaturali, Clara vive nel suo mondo che tramuta spesso in mutismo, malattia che solo la Nana riesce a guarire con i suoi buffi travestimenti. Lo zio Marcos, le cui imprese eroiche sono state narrate alle prime pagine, è un personaggio fondamentale perché in lui si vede sia la voglia di conoscenza e di cambiamento per un nuovo millennio, sia il simbolo di un uomo che con i viaggi attira a sé l’attenzione e la gloria da parte dei compaesani, che appunto lo ritengono un eroe. Per non parlare poi della rivoluzione che coinvolse tutta la popolazione, attirando in un vortice morti e giovani che speravano in un futuro migliore per se stessi e per il loro paese.
Molti sono i lunghi periodi costituiti interamente dalle descrizioni di quelle campagne sconfinate, quelle case sgualcite dall’umidità e dall’odore impregnante di povertà di dolore, di fame. Sono dettagliate invece, le sequenze narrative, che la penna dell’Allende ha tracciato nel cuore dei lettori.
La scrittrice non ha per niente sollevato la mia simpatia nelle prime pagine, che tutt’ora ritengo abbiano ostacolato la mia continua lettura, tuttavia, il romanzo si fa intrigante man mano che prosegue. Storie di evoluzioni, dal cavallo alla macchina, dalle lettere al telefono, dalla povertà ad una situazione di borghesia, costituiscono la parte più interessante di tutto il libro, che si basa su questo.
E’ una storia molto vicina a quella che noi stiamo vivendo, non lontana secoli o millennio. La Allende, con uno stile non semplice, ha sprofondato la sua penna nelle radici della sua terra, ha fatto un viaggio non troppo lontano nel suo passato, è entrata nel cuore di quelli che questi anni li hanno vissuti, li hanno temuti e combattuti, per assicurare ai posteri sicurezza economica e sociale.

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R๏гy.o° Opinione inserita da R๏гy.o°    17 Luglio, 2011
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Incantevole delizia

Non sono una persona che ama giudicare una persona dall’apparenza o un libro dalla sua copertina. Né tantomeno sono del parere che ‘l’abito fa il monaco’.
Per cui raramente ho dato giudizi affrettati su una persona prima di conoscerla o su un libro prima di finirlo. Con “La casa degli spiriti” non è stato così. Non poteva andare così.
E’ stato amore a prima vista e ho subito concesso le cinque stelline (e se aNobii ne avesse permesse altre le avrei sfruttate) a questo libro epocale.

Nella mia vita di lettrice ho incontrato scritture eleganti, scritture intelligenti, scritture furbe, scritture che fanno riflettere. La scrittura della Allende è tutto insieme, e molto di più: è una scrittura lieve, che fa commuovere (non a caso più volte è capitato che una lacrima scivolasse sul mio viso nel corso della lettura), è una scrittura magnetica. E’ una scrittura dolce e che affronta temi importanti e seri – come quello della dittatura militare e del golpe – con tutta la serenità necessaria: è in questo senso che si può parlare della scrittura della Allende come di una scrittura femminile nel senso più positivo ed elogiativo del termine. Perché nel suo lessico, nella sua impostazione stilistica vi sono una potenza espressiva e una carica evocativa che ben pochi scrittori possono vantare di avere.

Ciò che più mi ha lasciato basita è la capacità di raccontare il mondo e una vita intera in una singola frase. Per quanto mi riguarda, c’era riuscito solo Manzoni con la celebre “La sventurata rispose” (l’ottonario del X capitolo dei “Promessi Sposi” che si riferisce alla Monaca di Monza e al ‘richiamo’ di Egidio e che lascia all’immaginazione del lettore il seguito della vicenda). Chiaramente solo la Allende è riuscita ad equiparare la straordinaria capacità manzoniana di contenere il delirio di una vita e di farne comprendere o perlomeno immaginare tutto il dolore che si cela dietro all’interno di una, più o meno breve, frase.

Altra nota positiva del libro (la cui semplificazione della trama sarebbe un’impresa ardua) sono i continui – ma non asfissianti – rimandi a ciò che succederà che creano una circolarità (sottolineata dal gran finale) del racconto veramente preziosa. Sono ufficialmente invidiosa di chi deve ancora assaporare e scoprire questo libro incantevole – per me, l’esordio più promettente di tutto il Secondo Novecento –, in cui ad emergere non è la brutalità dell’uomo presente dalle prime pagine fino alla fine, Esteban Trueba, bensì la leggiadria e la grazia delle figure femminili (vittime di uno stesso destino), di madre in figlia, di nonna in nipote, che colmano i vuoti che solo gli uomini sanno solcare.

Ultima nota: la questione Marquez.
Chi mi conosce sa che non ho amato “Cent’anni di solitudine”, opera questa che spesso viene indicata come superiore a “La casa degli spiriti”. Non farò la cieca, mi sono resa conto che ci sono dei punti in comune. Ma il fatto è proprio questo: è attraverso le convergenze dei due autori che si notano le divergenze. Se in Marquez l’elemento magico mi dava fastidio e sapeva di irreale, ne “La casa degli spiriti” questi spiriti sembrano pertinenti e tangibili, non giustificati perché non occorre giustificare il quotidiano e l’ovvio. E mentre in Marquez il corale dà un senso di ridondanza non richiesta, per l’Allende sembra il naturale processo dell’arte affabulatoria della stessa. E mentre la dinastia di una famiglia viene affrontata da Marquez attraverso una ripetizione di nomi che mettono solamente in confusione, nell’Allende finalmente non si ripetono i nomi – “Perché i nomi ripetuti creano confusione nei diari” dirà Clara più volte nel corso della storia.

Consigliato a chi vuole perdersi attraverso una narratrice d’eccezione nei meandri e negli intrecci delle vite del Sud America sentendosi a casa propria.

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orso Opinione inserita da orso    20 Febbraio, 2011
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La casa degli spiriti

La casa degli spiriti è un libro che ho letto qualche anno fa, ma il suo ricordo è ben impresso nella mia memoria; un libro ben scritto, una buona storia che sa’ catturare l’interesse del lettore. Ambientazione e stile sono quelli classici Sudamericani: ricchi di personaggi che s’intrecciano, si aggrovigliano o semplicemente si affacciano sulla storia; personaggi se non tutti dal carattere forte ma sicuramente capaci di vivere forti sentimenti e grandi passioni.
E’ una saga familiare che si snoda nell’arco di diverse generazioni attraverso anche la dolorosa storia del popolo cileno nel periodo della dittatura di Pinochet.
I personaggi sono tutti ben descritti (e restano ben impressi nella memoria! ) come non ricordare: Clara (magnifica!!!) che vive in questo suo mondo di silenzi e di premonizioni / presagi, Esteban forte, rude, violento ma che la solitudine e la vecchiaia rendono più indifeso ed inerme che mai! E poi Ferula ambigua, che vive la sua vita vivendo quella degl’altri.
Nel complesso un bel libro, molto scorrevole da leggere, che fa buona compagnia al lettore: non lo lascia solo.

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Consigliato si : a tuttti.
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Fermìn90 Opinione inserita da Fermìn90    09 Febbraio, 2011
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Tra esseri umani e spiriti, la realtà di un popolo

Questo libro mi ha colpito soprattutto per la caratterizzazione dei personaggi, originali e particolari, che si muovono in un mondo a metà tra razionalità e irrazionalità , popolato da esseri umani e spiriti. Affascinante la figura di Clara , immersa in una realtà fatta di visioni, mutismi e apatia, così come il rude e violento Esteban Trueba o la figura ambigua e conflittuale di Férula… ma potrei andare avanti all’infinito.
Una saga familiare che abbraccia quattro generazioni e racconta in maniera secca e diretta la realtà di un popolo intero, quello cileno , anche in un periodo storico particolarmente significativo: la dittatura di Pinochet.
L’Allende riesce nell’intento di appassionare il lettore descrivendo una vasta gamma di sentimenti con la forza e la concretezza tipica degli scrittori sudamericani ma con uno stile non particolarmente sciolto e lineare.

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a chi ama le storie che si sviluppano nel corso di vari anni. A chi è stufo di personaggi piatti e tutti uguali...
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marbald75 Opinione inserita da marbald75    08 Luglio, 2010
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Storia dell'evoluzione sociale del Cile

Sicuramente un gran bel libro in cui la Allende riesce con grande maestria ad intrecciare gli eventi della famiglia Trueba con gli eventi storici che hanno portato all'elezione a presidente di Salvador Allende e del conseguente golpe di Pinochet che portò odio e terrore per tre decadi. La descrizione e caratterizzazione di alcuni personaggi è stupenda anche se una delle figure fondamentali, evidenziata in termini positivi dalla scrittrice, che è quella di Clara a me personalmente infastidisce per eccessiva apatia. Questo romanzo mi ricorda per certi versi "Cent'anni di solitudine" di Gabriel Garcia Marquez per via del numero crescente di personaggi della famiglia che si intrecciano e per la narrazione nel corso delle generazioni; Personalmente, senza nulla togliere alla Allende, preferisco quello di Marquez. Comunque veramente un gran bel libro.

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Gabriella79 Opinione inserita da Gabriella79    26 Mag, 2010
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magico

Il capolavoro della Allende, che dopo Afrodita ha perso qualche colpo.
Libro magico, meraviglioso, da leggere e rileggere, assaporando le parole, annusando i luoghi, si entra nel libro e non se ne esce più, a distanza di tempo i personaggi restano con te...
Non annoia mai, non distrugge con devazioni narrative il gusto della storia, mitica Isabel. Leggetelo...non ve ne pentirete

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leadger Opinione inserita da leadger    14 Mag, 2010
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Da leggere

Bellissimo romanzo. Ogni pagina è scritta con maestria ed e ricca di particolari ed eventi che non possono stancare il lettore, ma solo affascinarlo.
E' un libro straordinario che ti travolge integralmente e non vorresti mai che si concludesse.
Il libro non racconta soltanto le vicende di una famiglia, di diverse generazioni, ma e' anche un testo che racconta la Storia dei paesi Latino americani.

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Ginseng666 Opinione inserita da Ginseng666    13 Gennaio, 2010
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Magico e surreale

Felicemente sospeso tra sogno e realtà, l'autrice ci conduce in storie parallele di diverse generazioni con eleganza e stile, senza mai scadere di tono e con una descrizione piacevolissima...
La lettura è scorrevole, i personaggi ben delineati, la storia è appassionante.
Questo libro insomma arricchisce il lettore e lo conduce alla fine in un mondo che si può facilmente vedere con gli occhi dell'immaginazione.
Un bellissimo libro, coinvolgente e carico di significati..
Complimenti all'autrice.
Saluti.
Ginseng666

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