Kafka sulla spiaggia
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Onirico
SURREALE
instabile
squilibrato
delirante, dissennato
romantico, utopico, immaginoso
Onirico.
Avete presente quando arrivi a casa ubriaco fradicio e ti catapulti nel letto? Avete presente i sogni deliranti causati da un livello alcolico ai limite del coma etilico? Ecco questo libro mi ha ricordato quei miei sogni: deliranti, squilibrati, a tratti romantici a tratti erotici, spesso instabili e squilibrati.
Immaginosi!
Grandiosi ma spezzettati.
In costante equilibrio tra "quasi reale" e impossibile, anzi mai in equilibrio. La sensazione di essere seduti su di un'altalena con le corde incrociate ed intrecciate più volte, che tendono a sbrogliarsi attorcigliandoti e ribaltandoti più volte.
Frasi sagge e filosofiche degne dei migliori filosofi greci si alternano a "cagate" ai limiti dell'impossibile.
Lo stile è meraviglioso.
La scrittura impeccabile, ineccepibile, irreprensibile.
I paragrafi strategicamente perfetti, regolano i tempi superbamente.
Straordinaria capacità inventiva e narrativa dello scrittore.
Una realtà onirica in bilico tra reale e magico, serioso e tragicomico, in costante equilibrio su di una corda che ondeggia e rimbalza.
Il contenuto però ha troppi sapori, troppi!
Come uno chef alla ricerca di una ricetta originale e che faccia colpo, esagera, inserendo troppi ingredienti diversi... Una macedonia con sapori troppo contrastanti,
... "troppa roba strana" in un contesto a tratti troppo semplice... ... "Troppa roba semplice" in un contesto a volte troppo strano... Caviale sparso sul cotechino, pagliuzze d'oro seminate sulla polenta...
senz'altro il titolo è azzeccato: Kafka sulla spiaggia.
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ARRICCHISCE IL LETTORE.
FENOMENOLOGIA DELLO SPIRITO
“Noi siamo fatti della stessa sostanza dei sogni, e nello spazio e nel tempo d'un sogno è raccolta la nostra breve vita” (W. Shakespeare, La tempesta, atto IV, scena I)
Pochi elementi narrativi, onirici e a tratti surreali, sapientemente intrecciati e dosati con una buona suspense rendono questo corposo romanzo, di agevole lettura, un‘ opera originale. L’originalità risiede di certo nella trama inizialmente molto ancorata alla realtà: una fuga da casa di un quindicenne che affronta un viaggio alla ricerca della propria identità per concludere il suo percorso di iniziazione alla vita, comprensiva di accettazione e di consapevolezza, dopo aver oltrepassato lo stesso confine della realtà rischiando, con la conoscenza, una permanenza in un aldilà atemporale. Tamura Kafka, o il ragazzo Corvo o se vogliamo l’amabile vecchietto Nakata, è un personaggio che in realtà, pur apparendo il più ancorato alla realtà, è invece l’anello di congiunzione del reale con l’irreale, del sogno con la realtà, il personaggio capace di intraprendere quel percorso di conoscenza che interpreta la fenomenologia dello spirito, per dirla come Hegel, al fine di giungere alla piena conoscenza, a una forma di sapere assoluto. Shintoismo, animismo, panismo fanno da cornice inoltre a una trama che pare abbia come scopo precipuo quello di mettere in relazione i singoli personaggi proprio tramite l’anello di congiunzione rappresentato da Tamura il cui cognome di copertura richiama Kafka, in ceco il corvo, e ancora è il titolo di un brano musicale e di un quadro, elementi narrativi che si assemblano nel titolo stesso. Soffermarsi oltre sulla trama farebbe correre il rischio di far perdere interesse verso il romanzo il cui unico pregio, a mio modesto parere , risiede proprio nel contenuto, ho trovato invece lo stile limitato dal plot narrativo, incapace di aprirsi a riflessioni di più ampio respiro che avrebbero invece permesso alla scrittura di arricchirsi di quella stessa sostanza di cui sono fatti i sogni.
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Non il miglior Murakami
Si dice spesso di Murakami ciò che si diceva per Celine ovvero di essere uno scrittore divisivo: o lo ami o lo detesti. Il mio gusto personale e la mia sensibilità mi collocano in realtà a metà tra questi estremi.
Di Murakami ho letto "Norwegian Wood" ed una raccolta di racconti intitolata "L'elefante scomparso". Di quest'ultima ricordo di aver molto apprezzato i potenti flash su realtà parallele ed estranianti e quel senso di surreale visionarietà che li animava. Il romanzo lungo "Kafka sulla spiaggia" mi è parso invece un po' macchinoso ed artificioso. Ciò che di fresco ed immediato colpiva nei racconti, tende a diventare routine nel romanzo quasi che la necessità di dover intessere una trama, un intreccio plausibile tra episodi per loro natura fantastici, ne abbia irrigidito l'essenza libera e spontanea.
Il meccanismo narrativo si fonda sull'accostamento di tali episodi fantastici con altri che definirei iperreali. Da un lato magia, spiritismo, incantesimi. Dal lato opposto crudo erotismo, scialbe conversazioni quotidiane, macabri dettagli “pulp”. L'alternanza di mondi paralleli e discordanti è un po' il marchio di fabbrica di Murakami e dunque non sorprende riscontrarla anche in questo romanzo. In fondo l'intera cultura Giapponese è ricca di tali mescolanze. Però alcune insistenze finiscono con l’annoiare ed il meccanismo di ping pong tra estremi, seppure inizialmente intrigante, diventa a lungo andare un po’ stucchevole.
Paradossalmente, le stesse fantasticherie non sorprendono più e si avverte un leggero senso di stordimento nel districarsi tra personaggi che parlano ai gatti, altri che i gatti li uccidono per coglierne lo spirito o che vagano in un limbo onirico tra il mondo dei vivi e quello dei morti. Geniale eccezione resta comunque l'apparizione del colonnello Sanders, quello della celebre catena di vendita del pollo fritto KFC, qui in veste davvero eccentrica: una sorta di manager magnaccia col compito di facilitatore degli interscambi tra i mondi paralleli. Chiunque ricordi l'onnipresente insegna KFC col volto bonario che appare in ogni angolo delle metropoli asiatiche, non potrà che sorridere alla felice intuizione di Murakami.
Nel mondo reale, o come si diceva iperreale, non tutti i personaggi appaiono perfettamente centrati. Il protagonista quindicenne Kafka mostra una profondità di pensiero non compatibile con la sua età ed il rozzo camionista che si innamora di Beethoven pare assai poco credibile. Piu' efficaci e coerenti mi sembrano invece le figure della pragmatica parrucchiera/sorella o del transgender filosofo Oshima.
Qua e là affiora il Murakami intellettuale affascinato dalla cultura occidentale alla quale ammicca con un certo autocompiacimento. Il nome del protagonista ed il mito edipico stesso che è alla base del racconto cosi' come i frequenti riferimenti a certa raffinata musica classica (il trio dell arciduca di Beethoven in primis) ed alla filosofia Greca sono soltanto alcuni esempi tra tanti.
Da segnalare alcuni capitoli di grande suggestione evocativa. Penso in particolare alle descrizioni del bosco soprattutto quelle relative al primo soggiorno di Kafka nella casetta rifugio dell'amico Oshima. Qui lo stile raffinato di Murakami, ritmico e scorrevole, riesce ad esprimersi al meglio e si ha l’impressione di attraversare, quasi fossimo personaggi di un film di Kurosawa, quelle selve oscure che celano forze primigenie ostili o nel migliore dei casi indifferenti alla nostra debole condizione umana.
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Fumo senza arrosto
Riferimenti letterari, artistici, musicali, scene di sesso descritte minuziosamente, efferati atti di violenza, effetti speciali a metà tra fantascienza, magia e sogno. Il tutto miscelato con una prosa semplice, veloce, immediata. Eppure il risultato sembra privo di amalgama, come se l'autore avesse buttato nel calderone ingredienti a casaccio senza dosarli bene e senza avere un'idea chiara di quale dovesse essere il piatto da servire. Ne risulta un libro tutto sommato piacevole e scorrevole che nella prima parte promette anche bene ma finisce per tradire le aspettative, infilandosi in un confuso scenario magico-onirico-metaforico che non sembra portare da nessuna parte, raccontando una serie di avvenimenti privi di un reale filo conduttore, quasi l'autore si trovasse a dover improvvisare ad ogni nuovo capitolo. Due storie parallele, due personaggi molto diversi tra loro che non si incontrano mai pur trovando, per brevi istanti, elementi, luoghi e personaggi secondari in comune. Da una parte Tamura, autoribattezzatosi Kafka, quindicenne scappato da casa per sfuggire ad una inquietante profezia del padre, dotato di una maturità poco credibile per la sua età. Dall'altra Nakata, anziano ex falegname capace di parlare la lingua dei gatti, privato dell'intelligenza da uno strano incidente capitatogli durante l'infanzia. Cammini separati, avventure diverse, obiettivi divergenti che confluiranno nella comune frequentazione di una biblioteca e nella conoscenza di un personaggio chiave come la signora Saeki. Una pietra magica capace di aprire un accesso ad una dimensione parallela, un quadro intitolato come il libro "Kafka sulla spiaggia" custode di ricordi e segreti, piogge di pesci e di sanguisughe, spiriti capaci di prendere le sembianze di personaggi pubblicitari. Un eccesso di carne al fuoco che sembra nascondere chissà quali simbolismi, metafore, significati nascosti, che prova a stupire con aforismi e citazioni ma che alla fine lascia un senso di incompletezza, di delusione, trasformando in fumo quello che sembrava poter essere un buon arrosto.
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Un Edipo giapponese oltre il confine tra realtà e
Kafka sulla Spiaggia è un romanzo di Murakami, il mio primo suo romanzo (anche se il primo approccio con questo trasportante autore è stato la raccolta “Uomini senza donne”), leggendo il quale si rompe qualsiasi rapporto tra il mondo reale e quello del racconto. La sensazione di essere in un sogno vi accompagnerà per tutto il racconto dalle primissime pagine fino al finale, il quale vi sembrerà dopo averlo letto di saperlo già. Questo è l’effetto che vi dà la lettura di questa incredibile storia: collegare ogni cosa in maniera apparentemente insensata ed ingiustificata ma che tramite le diverse storie e i diversi personaggi vi risulterà naturale e normale. Particolare della narrazione è la (voluta?) non spiegazione di eventi e dettagli che vengono dapprima ripetuti e poi lentamente tralasciati dall’autore, senza che essi però lascino la vostra mente, che continuerà a domandarsi il perché di un’azione avvenuta 100 pagine prima o di un minimo dettaglio descrittivo. Il classico patto narrativo che andiamo a instaurare con il prossimo libro ogni volta che lo iniziamo qui non solo viene stravolto ma anche del tutto annullato perché si arriva a ritenere possibile tutto ciò che vi avviene come se fosse una storia veritiera. L’accenno di fatalismo c’è nell’opera tanto che, come spiegato prima, si arriva da un certo punto in poi a prevedere l’andamento del romanzo ma la narrazione in prima persona nasconde questa visione fatalista ponendoci nella mente e nelle riflessioni di Tamura Kafka, un quindicenne che fugge in cerca di sé stesso. La narrazione è su più piani, quello in prima persona riguardante Kafka, e quello in terza persona riguardante invece il vecchio, altro personaggio importante per il decorso della storia. Ma ora che ci penso bene, non ci sono personaggi di primo o di secondo piano, tutti concorrono in un modo o in un altro alla realizzazione dell’unico finale prescritto, senza che essi sappiano, in gran parte, di esserne partecipi. Il fantastico, il surreale, l’immaginario e l’inimmaginabile si fondono insieme sotto una prosa magistrale e trasportante tanto da renderci partecipi dello stesso romanzo e della stessa storia, delle vite e delle preoccupazioni dei personaggi. “Un romanzo fuori dal comune” lo hanno alcuni definito; di sicuro il “comune” non ha a che fare con questo meraviglioso romanzo, ma non vedo negatività in queste critiche, anzi soltanto motivi in più per leggerlo. Una rivisitazione del mito letterario di Edipo, trasportato in un mondo in cui onirico e reale si fondono assieme ad una bellissima e profonda resa di personaggi e situazioni che mantengono velature realistiche anche se dentro di essi si annida la “sostanza” dei sogni.
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Uomini senza donne
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Murakami, Calvino e il picaro giapponese.
Leggere “Kafka sulla spiaggia” dopo aver letto le “Lezioni americane” di Italo Calvino è un’esperienza del tutto singolare, per certi versi entusiasmante, è come seguire l’applicazione e la realizzazione d’una teoria del romanzo. Non è un caso che Murakami abbia scelto come protagonista della sua opera un ragazzo quindicenne, un Huck Finn giapponese, un picaro discendente di Lazarillo, affine ai tanti descritti dalle letterature di tutto il mondo, un po’ Dean Moriarty, un po’ giovane Holden. La formula del romanzo picaresco ha sempre appassionato gli scrittori, nella misura in cui esprime al meglio quell’esigenza di ricerca e quel desiderio di conoscenza, che porta il protagonista perennemente on the road. Il movimento è dunque il punto centrale di questo romanzo ed è proprio il movimento che ci induce a fare riferimento a quelle che potremmo definire delle categorie che Calvino identifica come componenti essenziali di un racconto. Egli infatti definisce i concetti di leggerezza, rapidità, esattezza, visibilità e molteplicità, che fanno del racconto e del romanzo uno strumento di conoscenza della realtà. Ebbene, queste componenti sono tutte presenti nel romanzo di Murakami, quasi avesse egli stesso seguito lo schema delle Lezioni americane. “Kafka sulla spiaggia” è stato indubbiamente costruito con uno schema preciso nel quale spesso ad un personaggio ne corrisponde un altro che è parte di una storia apparentemente parallela, come nel caso di Tamura Kafka e di Nakata, storie che si dipanano autonomamente ma che finiscono per convergere e completarsi. Qui si evidenzia quella caratteristica di molteplicità di cui parla Calvino, proprio per questa scomposizione della storia in episodi paralleli, al cui interno, con alcune digressioni, si inseriscono altre brevi storie. La scomposizione della materia dà come risultato quella leggerezza creata appunto dalla scrittura e che è strettamente legata alla mobilità. D’altra parte anche il sogno, così presente nella vita di Tamura Kafka, è qualcosa di leggero e impalpabile e diviene esso stesso mezzo di conoscenza. Kafka e Nakata, sono alla ricerca della verità, si muovono verso una meta sconosciuta che sia rivelatrice del significato della vita. È un viaggio che ha luogo attraverso l’uso della metafora e la letteratura rivela qui la sua funzione esistenziale. Il viaggio di Nakata procede alla ricerca di quella pietra che rivelerà il confine tra la vita reale e la vita al di là della vita, dove il tempo è immobile e gli orologi non hanno ragione di esistere. E la pietra può essere trovata solo da Nakata che rappresenta la purezza, l’essere incontaminato, che non serba ricordi e fugge da una realtà terribile della quale non vuole fare parte. Con Nakata, con la sua capacità di parlare ai gatti, siamo nella sfera visionaria e fantastica che fa dell’immaginazione un altro strumento di conoscenza, in questa ottica il personaggio del colonnello Sanders è raffigurato proprio come una sorta di cavaliere inesistente, simile a quello di Calvino, “un’armatura vuota che si muove e parla come se ci fosse dentro qualcuno” (Calvino – Lezioni americane - Visibilità) egli è in sé, forma e non sostanza, l’espressione stessa della leggerezza.
Proprio il ritrovamento della pietra, quella pietra che non poco ricorda la pietra filosofale, simbolo di una esperienza interiore vissuta per un fine spirituale, permette l’apertura di quella porta attraverso la quale Kafka passerà per completare la sua esperienza di conoscenza di sé e del mondo. Un viaggio quasi dantesco, un’avventura simile a quella di Alice, che gli permetterà di ritornare tra i vivi, ormai consapevole dei limiti del mondo che lo circonda, ma pronto ad accettarlo. Sarà il momento in cui Tamura Kafka si ricongiungerà con il suo alter ego, con il ragazzo chiamato Corvo, la sua coscienza, che lo ha costantemente seguito nel suo lungo e avventuroso viaggio.
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Crudo, Magico e Onirico
Cercando di seguire la sua strada, un quindicenne che si sforza di apparire adulto sorridendo poco e dando serietà ad ogni suo gesto quotidiano (non casuali le lunghe e seriose descrizioni della sua igiene personale, a mio parere) compie un viaggio che va fuori e dentro di sé.
Parallelamente, un simpaticissimo e un po' strambo vecchietto compie una sorta di viaggio senza meta, fuggendo da un delitto e al tempo stesso tendendo quasi inconsapevolmente verso qualcosa che ci verrà rivelato solo alla fine.
Un libro molto particolare, questo Kafka sulla spiaggia. Benissimo ha scritto l'eccellente traduttore della Einaudi Giorgio Amitrano, definendo il romanzo "Un sogno mistico risonante di profezie". Tuttavia, a ben leggere, lo stile appare secco, crudo e immediato. Questa duplicità (una prosa molto contemporanea unita a un ancor più contemporaneo gusto per il weird e il non-sense) rende il romanzo a mio parere molto affascinante.
Può anche essere letto (e certamente lo è) come un Bildungsroman, dove il protagonista (che parla in prima persona) compie un viaggio con direzione soprattutto la formazione del proprio Io. Infatti, nonostante le sue arie da adulto, Tamura è un classico (forse troppo?) quindicenne alla ricerca di sé e del proprio posto nel mondo, anche se sembra che col mondo non voglia avere nulla a che fare, tant'è che parla spesso di un "Muro" che ha eretto fra sé e gli altri. All'inizio, sembra che egli voglia solo fuggire da tutto e da tutti, ma alcuni incontri lo legheranno a qualcosa che il lettore scoprirà solo alla fine del libro, in un climax onirico che si farà inarrestabile.
Nakata, il co-protagonista, con la sua storia parallela che però segnerà il destino del protagonista, è invece l'esatto opposto, un uomo totalmente privo di interiorità, nella sua bonaria ignoranza. Avvolto da una luce e da una storia misteriosa e capace di cose al tempo stesso ingenue e sovrumane (sa parlare con i gatti); egli inconsapevolmente sembra segnare il corso della vicenda più di chiunque altro.
Il romanzo non è poi così piacevole (lo stile e la crudezza di alcune visioni non possono che renderlo un filo "indigesto" al lettore) ma ha una struttura talmente ben congegnata nei tempi narrativi da rendere impossibile staccarsi dalla pagina. Molto banalmente, si vuol sapere come va a finire. Anche perché Murakami ci abitua molto presto all'imprevedibilità della sua narrazione.
Il giudizio finale, seppur a caldo, è molto positivo. Il libro è estremamente affascinante, magnetico e mai ruffiano (niente sospiri e megalomanie egocentriche); i personaggi sono ben delineati e profondi anche nella semplicità.
Sono costretto a chiudere con una preghiera. Non sono un lettore di romanzi contemporanei (Pennac, Benni e pochi altri), dunque questa mia recensione è forse traviata dal tentativo di riallacciarmi a ciò che ho letto io (quanto aveva ragione Calvino, a dire che siamo ciò che leggiamo!). Sarò felice di ricevere consigli e insulti.
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Surreale...anche troppo.
Se un giorno mi avessero detto che avrei letto (e apprezzato) un libro così onirico, surreale...un libro dove i gatti parlano, dove ci sono profezie, maledizioni, pesci e sanguisughe che piovono dal cielo, sogni e realtà che si fondono in un'unica dimensione...non ci avrei mai creduto.
Sono sempre rifuggita da trame di questo tipo.
Questo libro ha messo a dura prova il mio essere razionale, la mia parte cerebrale: quando qualcosa sfugge al mio controllo, quando qualcosa va al di là della sfera del "possibile" e del "reale", di solito, mi sento perduta...ho bisogno di ancorarmi a qualcosa di vero, di tangibile, di scientificamente provabile.
Con Murakami sono riuscita a lasciarmi andare (pur facendomi un po' di violenza iniziale), mi sono fidata della sua bellissima scrittura e ho deciso di seguirlo, di non farmi troppe domande e lasciarmi coinvolgere da queste sue atmosfere così intime e delicate e, allo stesso tempo, forti e misteriose.
È stato molto abile a creare fin dalle prime pagine una forte tensione, una sorta di suspance che mi ha spinto a continuare, ad andare avanti...quasi come se fosse un giallo da risolvere.
Personalmente credo che, ad un certo punto, gli elementi surreali della storia siano stati troppi...ma lo stile di scrittura ha fatto sì che io riuscissi sempre a rimanere "dentro" il racconto.
Bello, sì...felice di aver fatto questo viaggio, ma ora ho bisogno di concretezza, di certezze, di vivere in un mondo (almeno apparentemente) monodimensionale.
P.s.: il 16° Capitolo è stato una tortura...difficile da digerire.
Comunque un autore da approfondire.
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Viaggio visionario
"Kafka sulla spiaggia" è un romanzo molto diverso dai romanzi canonici contemporanei, soprattutto per quanto riguarda lo stile di scrittura del suo autore, Murakami. Il romanzo si apre con la decisione di un giovane quindicenne di scappare di casa, per motivi che non risultano subito chiari al lettore. Il giovane dialoga con il suo amico "Il ragazzo chiamato corvo", gli espone vagamente le ragioni della sua decisione e gli illustra il duro addestramento fisico e psicologico che si è imposto di effettuare, in vista del viaggio senza meta precisa, che ha intenzione di fare. Parallelamente si inizia a delineare un'altra storia, in apparenza non legata minimamente a quella del quindicenne, che riguarda un vecchio debole di mente, di nome Nakata. Questi è un personaggio ingenuo, generoso e a tratti stravagante, basti pensare che è in grado di dialogare con i gatti e il suo mestiere consiste proprio nel ritrovare gatti scappati di casa, su commissione, chiedendo informazioni ad altri felini randagi, che vagano per le strade.
Man mano che la storia procede, il lettore si addentra sempre più profondamente nella trama ed inizia ad entrare nell'ottica di una storia che passa dal reale al surreale, da riflessioni profonde della veglia, al sogno.
"Kafka sulla spiaggia" è un romanzo che si legge piacevolmente, che trasporta in un'altra dimensione, proprio sulla linea di confine tra la realtà ed il sogno. E' un viaggio visionario e rappresenta un percorso psicologico dalle forti caratteristiche oniriche e il cui finale consente una vasta gamma di interpretazioni.
Conturbante
Ho terminato da qualche ora Kafka sulla Spiaggia, il mio primo Murakami. E' stato un incontro che mi ha sicuramente segnato in positivo, ma allo stesso tempo credo che prima di procedere al prossimo libro di Murakami farò passare un pò di tempo. E' una lettura intensa seppur dal linguaggio semplice, coinvolgente ma conturbante. L'elemento magico si intreccia alle filosofie e alle leggende orientali, lasciandoti con la sensazione che nella prossima pagina una grande rivelazione sta per essere svelata o che una lezione di vita o una grande verità assoluta vengano dipanate minuziosamente. Invece ti ritrovi immerso in circostanze ancor più intricate, dove le coincidenze si fondono alle profezie perdendo totalmente l'orientamento, non distinguendo piu ciò che è vero da ciò che è magico o puramente frutto dell'immaginazione dei protagonisti. E' un romanzo molto onirico e spesso durante la lettura ho pensato che l'autore ci avrebbe prima o poi rivelato che si trattava tutto di un sogno; invece no, è tutto vero e molti eventi rimangono inspiegabili e speri sempre che l'arcano venga risolto nelle pagine successive. Ho messo voto 4 al contenuto proprio per questo motivo, per le troppe domande rimaste irrisolte. Una lettura consigliata.
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Percorso nell'inconscio
Ho provato sentimenti contrastanti verso questo romanzo perché da un lato mi ha aperto le porte di uno stile che non avevo mai riscontrato in nessun altro autore, quindi a livello di crescita personale è stato sicuramente un libro importante; da un altro punto di vista tuttavia, ho trovato alcuni aspetti un po' eccessivi.
Per esempio ho apprezzato molto il simbolismo e il massiccio utilizzo delle metafore di Murakami e tutti i possibili livelli a cui il libro può essere letto e interpretato. Per esempio interessante l'idea della foresta come simbolo materno, il legame con il femminile con il quale il protagonista ha chiaramente una questione irrisolta.
L'idea di lasciare il finale aperto è una caratteristica che lungi dall'infastidirmi mi è sempre piaciuta in ogni autore. Ci sono punti in cui ho apprezzato moltissimo lo stile come per esempio gli eventi onirici o gli interventi musicali o culturali e l'interazione dei personaggi.Siccome rimango affascinata dall'interpretazione di matrice psicologica mi vengono in mente gli archetipi junghiani e il fatto che forse i vari personaggi sono degli aspetti della psiche di Tamura che si manifesta in tutte le sue complessità e contraddizioni.
I due personaggi principali mi hanno colpita in modo abbastanza positivo e mi è piaciuto più di tutti Nakata. Tuttavia secondo me nel libro rimangono troppe questioni irrisolte e personaggi appena abbozzati che non compaiono per tutto il romanzo come Johnnie Walker, l'assassino di gatti che per esempio ritorna solo nella parte finale durante quella sorta di viaggio nell'inconscio. Ci sono secondo me troppi elementi, forse troppo materiale differente che può essere giustificato se si prosegue nel paragone con la psiche e con il quantitativo di pensieri e di immagini che essa produce. Se non si pensa in chiave metaforica il libro sembra non avere senso perché in tante pagine si gira attorno ad un quesito che poi viene abbandonato e lasciato irrisolto. Tuttavia, per me il fatto che sia irrisolto è una caratteristica positiva ma trovo che il lettore sia quasi sopraffatto dalla ricchezza di citazioni, simboli elementi che sono sempre al confine tra l'onirico e il reale.
Stile ricco, pieno suggestivo ed evocativo che compensa e sostiene l'abbondanza del contenuto creando un buon connubio.
In conclusione molti aspetti positivi ma anche elementi che non sono riuscita a comprende appieno forse perché più che tendere ad analizzare ogni cosa bisognerebbe assorbirla e lasciare che parli direttamente alla nostra psiche.
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I had a dream, an endless one!
Ho letto altri due libri di Murakami, Tokyo Blues, e L'arte di correre, che ho anche recensito. Mi piace quello che dice e mi piace il suo stile. Le sue parole arrivano dirette come lance che ti trafiggono e ti squarciano il cervello, costringendoti a riflettere e ad elaborare un pensiero tuo. Ogni suo libro insomma ti fa discutere e ti lascia qualcosa, non passa inosservato, e non finisce nel dimenticatoio della memoria.
Per Kafka sulla spiaggia, mi dispiace ammetterlo anche a me stessa perchè lo vivo come un fallimento, ho fatto fatica ad arrivare alla fine, fosse stato un altro scrittore lo avrei abbandonato. All'inizio l'ho vissuto come un sogno comatoso, e ho aspettato il risveglio per tutto il tempo. Ma andando avanti è diventato un incubo, perchè volevo a tutti i costi dargli un senso, un ordine, un motivo. Ma un sogno è fatto d'immagini, d'iperboli e paradossi, e va accettato per quello che è, senza dargli a tutti i costi un significato, e riconosco il mio errore. Le riflessioni sulla vita, sulle occasioni mancate, su quello che abbiamo perduto e che non torna più, la morte che naturalmente porta con sè ogni ricordo di quello che siamo stati...sono riflessioni profonde che danno di per sè un senso a tutto questo. Ho letto tutte le recensioni precedenti, per capire meglio e magari scoprire un significato recondito, ma mi rendo conto che voi vi siete fatti semplicemente trasportare dal sogno, e probabilmente io invece sto troppo con i piedi per terra in questo periodo, quindi ammetto il mio limite per non averlo goduto fino in fondo. Peccato!
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Il magma mutevole delle parole
Ho finito di leggere "Kafka sulla spiaggia" già da qualche mese, e da allora rimando e rimando il momento di parlarne.
Ma Haruki Murakami, da buon maratoneta, dà il meglio sulla lunga distanza. Non è che, non parlandone, non ci abbia pensato. Il maturo adolescente Kafka e il vecchio bambino Nakata non mi hanno più lasciata del tutto, e ancora vagano nella mia testa che non sa bene dove collocarli, se nel bosco della morte da cui Kafka ha fatto ritorno o nell'appartamento isolato dove Nakata ha concluso il suo percorso terreno.
Il tempo trascorso dalla fine della lettura mi fa però dubitare. Davvero sono piovuti dei pesci dal cielo? Veramente Nakata conosceva il linguaggio dei gatti? E Kafka, ha fatto sul serio l'amore con la madre e ha ucciso suo padre secondo la profezia che lo perseguita?
Non è la soluzione a queste domande quello che importa, come non è essenziale la destinazione finale dei personaggi. Quello che conta è il viaggio, e il percorso che abbiamo fatto con Murakami, attraverso il magma mutevole delle parole che ribollono e di continuo si, e ci, trasformano.
"Qualche volta il destino assomiglia a una tempesta di sabbia che muta incessantemente la direzione del percorso. Per evitarlo cambi l'andatura. E il vento cambia andatura, per seguirti meglio. Tu allora cambi di nuovo, e subito di nuovo il vento cambia per adattarsi al tuo passo. Questo si ripete infinite volte, come una danza sinistra con il dio della morte prima dell'alba. Perché quel vento non è qualcosa che è arrivato da lontano, indipendente da te. È qualcosa che hai dentro. Quel vento sei tu. Perciò l'unica cosa che puoi fare è entrarci, in quel vento, camminando dritto, e chiudendo forte gli occhi per non far entrare la sabbia. Quando la tempesta sarà finita, probabilmente non saprai neanche tu come hai fatto ad attraversarla e a uscirne vivo. Anzi, non sarai neanche sicuro se sia finita per davvero. Ma su un punto non c'è dubbio. Ed è che tu, uscito da quel vento, non sarai lo stesso che vi è entrato".
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Kafka e il regno dei morti
Murakami riesce a stupire sempre. Kafka on the Shore non presenta alcuna difficoltà, nella versione inglese si legge facilmente senza l'uso del dizionario. Grazie a una prosa semplice, scorrevole e rassicurante, si può leggere in autobus o a letto prima di addormentarsi.
Kafka on the Shore è un libro difficilissimo. Le sue implicazioni, il suo tenore metafisico nel regno dei morti dove hai l'impressione di entrare e passeggiare in un quadro di Giorgio De Chirico, i passaggi surreali dove piovono pesci dal cielo, la sua dimensione fantastica dove uno dei protagonisti, Nakata, riesce a parlare con i gatti e va incontro al suo destino senza una precisa consapevolezza ma con il sicuro istinto di un animale, tutto ciò affascina e allo stesso tempo spiazza il lettore che, pur divertendosi nella lettura di due storie che alla fine si intrecciano e si uniscono (come Murakami riesce sempre a fare magistralmente), cerca di afferrare (invano?) la profondità celata di questo romanzo. Probabilmente, uno dei suoi migliori.
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La profezia è sempre lì
Recensire un romanzo che ho amato e odiato nello stesso tempo sarà difficile. Parto dal presupposto che lo stile dello scrittore è sublime. Mentre leggi i suoi pensieri più profondi, arzigogolati, esoterici, metafisici e chi più ne ha più ne metta, ti accorgi che il suo linguaggio è semplice e chiaro. E' come se lo scrittore ha di fronte a sè un bambino a cui spiegare, con parole adeguate, il senso della vita o semplicemente per descrivere un paesaggio, un'emozione o anche azioni che potrebbe tralasciare, del tipo: si alza, si lava la faccia col la saponetta, si guarda nello specchio, ascolta un po' di musica.... insomma prima di trovare il personaggio in questione pronto ad uscire di casa, devi soffrire per almeno altre due pagine dedicate alle abluzioni mattutine. Credo che questa lentezza sia un punto di forza di Murakami, ti permette di entrare non solo nella storia, ma anche nella sua testa.
Non posso parlare della trama, rischierei di svelare troppo, mi limito a dire che in questo romanzo regna padrona la filosofia giapponese. E' Il senso della vita e della morte, la conoscenza della natura umana, la ricerca dell'io, che muovono i fili del racconto e, a differenza della cultura occidentale, questi concetti si muovono autonomamente, trascendendo la mente e anche il corpo dei protagonisti. Tutto questo rende la lettura interessante e piacevole.
Passiamo a ciò che non ho amato. I miei voti sono alti perchè riconosco la grandezza del romanzo, sono i miei gusti, i miei limiti, la mia cultura che hanno dissentito su alcuni aspetti trattati dall'autore.
Per prima cosa i miei gusti e i miei limiti mi portano a scegliere letture conclusive, Murakami lascia parecchi punti irrisolti. So che è voluto. E' come se l'autore ti dicesse:"Caro lettore, ti ho dato tanto materiale su cui riflettere, bene, rifletti e trai tu le tue conclusioni". La mia pigrizia mentale o la mia voglia di sapere mi hanno portato a non trarre conclusioni mie e a pretenderle da una mente più elevata.
Seconda nota dolente: la mia cultura non accetta determinate scelte di vita. Credo che l'autore voglia farci capire che il passaggio dalla vita alla morte (nel caso di Nakata) e dalla morte alla vita, come rinascita (nel caso di Kafka) debba fare un percorso già stabilito, anche dovendo accettare l’inaccettabile o compiere azioni orribili ma necessarie. Ecco, questi passaggi mi hanno turbata e, come ha detto un altro amico di qlibri, disgustata.
Ripeto, queste critiche nascono da mie preconcetti, altri lettori potrebbero trovare nelle scelte fatte dalla penna di Mukarami risposte che io non ho trovato e accettare come un colpo di genio alcuni passaggi che io rifiuto.
Per tutti i motivi esposti consiglio la lettura di Kafka sulla spiaggia.
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Kafka sulla spiaggia di Haruki Murakami
Il quindicenne Tamura è in fuga dalla profezia edipica che gli ha fatto il proprio padre. Il vecchio Nakata, invece, fugge da un omicidio nel quale è stato coinvolto. Entrambi si volgono a Sud, dirigendosi verso il proprio destino. Questa di Murakami è una lettura intensa e molto particolare: c'è un alternarsi continuo di realtà e fantasia, un viaggio tra dimensioni parallele, che ti proietta in una realtà al contempo onirica e spirituale. I due protagonisti si sfiorano di continuo, senza mai incontrarsi veramente e in questo romanzo non c'è mai un arrivo. E' come osservare un quadro astratto: particolare ma molto interessante!
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Un viaggio: la vita.
Ho appena terminato "Kafka sulla spiaggia" e posso dire che già è tra i libri più belli che abbia mai letto.
Non sto a raccontarne la trama, perché la si può trovare ovunque, e soprattutto perché non è la cosa più importante di questo capolavoro di Murakami.
Ciò che mi ha coinvolto è il viaggio esistenziale in cui l'autore accompagna il lettore attraverso le esperienze dei protagonisti.
Devo dire che questo libro mi ha coinvolto perché è stato come una mappa in un momento particolare della mia vita, in cui temi come solitudine e rapporti famigliari sono molto presenti nel mio attuale vissuto.
Le esperienze fantastiche e oniriche a cui si è invitati a partecipare, mi hanno immesso nel mio subconscio fino a diventarne protagonista e spettatore meditante allo stesso tempo.
Riconosco che sia necessario conoscere almeno a sommi capi la mentalità giapponese riguardo il mondo dei morti e il rapporto del giapponese con la morte stessa, che non ha nulla in comune con quella occidentale. Ne è un esempio il soggiorno di Kafka nel villaggio all'interno della foresta, luogo non esclusivamente creato dall'autore ma tradotto da quelle che sono le leggende o la mitologia classica giapponese.
Di certo la lettura di questa opera non è da affrontare alla stregua di un comune romanzo, ma di un'opera che vuole cambiare la vita di chi lo legge...
Forse sembrerò esagerato o infatuato, ma la lettura è esperienza estremamente personale e tocca corde esistenziali particolari da persona a persona.
Un testo che permette di entrare nel profondo di noi stessi, senza aver paura...
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LA CITTA' INCANTATA di Hayao Miyazaki
Sogno o son desto???
Ho appena terminato la lettura di " Kafka sulla spiaggia" di Haruki Murakami e voglio subito recensirlo, avendo ancora ben impresse in mente le sensazioni che questo romanzo mi ha suscitato.
Urgono alcune premesse.
1) Non sono affatto un critico letterario ma un amante della lettura e dunque quanto dirò è a carattere puramente personale, si tratta di impressioni ed opinioni che non vogliono assolutamente essere valide per tutti. 2) La lettura di questo romanzo merita di essere preceduta da alcuni avvertimenti diretti a chi sia interessato a conoscerlo. Si tratta di un romanzo bizzarro e sicuramente molto differente da quanto i più sono abituati a leggere. Non bisogna aspettarsi di trovare un intreccio ben delineato, avvincente in cui ricorrono gli elementi classici dei romanzi occidentali. Bisogna accettare di entrare in un sogno, in una realtà vaga e sfumata e lasciarsi guidare da ciò che viene narrato.
Non bisogna porsi troppe domande su ciò che si legge, perlomeno fin quando non si è voltata l'ultima pagina.
Chiariti questi aspetti, è bene dire che la trama del romanzo è davvero poco rilevante poiché ciò che conta sono le riflessioni dei personaggi ed i contesti in cui essi si trovano inseriti. Tamura Kafka è un quindicenne che fugge da Tokyo per fuggire un padre e da un mondo che odia, Nakata è un vecchio un pò strambo che ama parlare con i gatti. I due lontani anni luce per età, esperienze ed estrazione sociale finiscono con l'attrarsi l'un l'altro nel medesimo posto, la città di Takamatsu, dove senza toccarsi influenzeranno l'un l'altro le proprie vite in maniera irreparabile. Credo che più di così non si possa dire, sia perchè è ingiusto anticipare qualcosa a chi sia interessato a leggerlo sia perchè è realmente difficile spiegare cosa accade nel romanzo.
Infatti, la prima metà dell’opera , sebbene molto originale, è comunque abbastanza logica e verosimile, ma segue poi la seconda parte nella quale il tutto diviene più sfumato ed onirico. Si entra in un labirinto di pagine in cui è difficile capire dove sia il confine tra la realtà ed il sogno, tra ciò che accade nella mente dei protagonisti e ciò che avviene fuori.
Proprio " sogno" è il termine più adatto da utilizzare poichè alcune delle scene che vengono narrate hanno proprio questo sapore, sono prive di un significato logico, razionale e sembrano nascere dal subconscio dell'autore, la realtà di smaterializza e accadono cose del tutto inspiegabili seppur affascinanti.
Sorgono molte domande e , come detto, alla conclusione del libro spetta al lettore cercare di risponderle. Non tutto viene infatti spiegato, anzi, quasi nulla.
Il contenuto dell'opera è molto ricco, si sfiorano temi delicati di filosofia, di morale e religione, passando per la storia dell'arte e della musica. Ho molto apprezzato come Murakami accenni ora alle guerre napoleoniche ora a Beethoveen senza annoiare nè perdere il filo del romanzo.
Lo stile in cui è scritto è stata forse la cosa che mi ha più piacevolmente colpito. Avevo letto in giro che l'autore fosse dotato di uno stile inconfondibile e non posso che confermarlo. Frasi brevi, dirette e descrizioni sintetiche ma mai banali alleggeriscono e rendono più lieve una trama altrimenti molto complessa e poco piacevole. Si avverte una sorta di delicatezza nella scelta delle parole e nelle conversazioni dei personaggi che non può non colpire. Varrebbe la pena di leggere il libro solo per apprezzarne lo stile.
Arrivano le note dolenti. Se da quello che fin qui ho detto potrebbe sembrare che io abbia apprezzato il libro e lo consigli caldamente non è però così. Forse per mia mancanza, forse perchè non ho l'indole adatta per leggere romanzi così introspettivi ed onirici, non sono riuscito a digerirlo bene. Non mi sono immedesimato nelle situazioni narrate ( credo sia quasi impossibile farlo), nè mi sono piaciute alcune delle tematiche trattate ( freudiane per non dire altro). Mi sono trovato un pò disgustato da alcune scene, ammetto di aver saltato due pagine proprio perchè non riuscivo a leggere ciò che veniva descritto. Insomma, non sono riuscito a cogliere appieno lo spirito del romanzo e credo che lo consiglierei ma non a tutti. Solo a chi voglia affrontare una lettura non convenzionale o ami racconti per così dire “ originali”. “ Kafka sulla spiaggia” rientra appieno in quella serie di cose che o si amano o si odiano, è impossibile rimanerne indifferenti. Per ciò che mi riguarda, nonostante Murakami si sia rivelato una bella scoperta credo che almeno per un po’ ne starò alla larga!
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Due rette parallele
Un originale romanzo formativo, dove il mondo e le storie al suo interno assumono un aspetto onirico fatto di profezie che Murakami descrive con i vari toni dell'inquietudine. Durante la lettura non ne sono stato rapito, sono io che ho assorbito il testo. Il sogno diventava mio e Il tempo e lo spazio svanivano, un po' come nei luoghi dove l'autore ci porta.
Nakata parla con i gatti, è un ottimo falegname, ma purtroppo è anziano e soprattutto vuoto, non sa leggere e scrivere ne tanto meno formulare un ragionamento articolato, però .... deve fare qualcosa , qualcosa che solo lui può fare , ma non sa cosa.
Tamura Kafka invece ha quindici anni , intelligente, bello, saggio come Salomone e profondo come un filosofo greco, ma è stato maledetto, una dannazione edipica e incestuosa grava sulla sua esistenza, ma non sa come sottrarsi. Due personaggi opposti ma uniti da un destino parallelo. dove i cosa diventeranno come e i come diventano cosa. "E in tutto questo io chi sono ?" pensano entrambe.
I personaggi sono tutti caratterizzati in modo splendido, tangibile. Ognuno con le sue peculiarità , le sue emozioni e la sua crescita interiore. Ognuno di questi entra con i tempi giusti e ottiene spazio nella trama senza stravolgerla ma fondendosi in essa in modo armonioso .
Murakami può sembrare contrito ed ermetico inizialmente, ma con l'evolversi della trama anche lo stile cambia e si capisce che non è ne uno ne l'altro, è uno stile asservito allo scopo, che va mutando e seconda delle necessità. Nessuna sbavatura, nessuna incertezza, Limpido ! il tutto fa da giusta cornice in modo sistematico ad un fantastico mosaico di destini incrociati.
Lo consiglio caldamente a tutti, è un testo profondo e piacevole al tempo stesso, una storia che riesce rendere il mondo una metafora, o forse no...
Buona lettura !
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Un manga romanzato
L'impressione iniziale e anche finale di questo romanzo è che sia un Manga trasferito in letteratura. I personaggi descritti, i protagonisti, corrispondono in tutto e per tutto agli stereotipi del Manga. Quindi sono tutti giovani, esili, belli, intelligentissimi e con una forza di volontà immensa. Questo secondo me è il punto di forza e anche il limite. Se amiamo lo stile manga va bene se no ci ritroviamo in un romanzo ostile. Gli spunti surreali sono a mio parere molto carini e divertenti e danno leggerezza al contenuto. Belle le descrizioni dei pasti e dei locali e ristoranti. Bella l'ambientazione sempre molto intima e il paesaggio esterno che si frammenta e diventa paesaggio interiore. Un romanzo di crescita piacevole e niente di più secondo me. Non ci ho trovato nulla di sconvolgente o di innovativo e di sicuro i protagonisti e la storia non ci restano nel cuore. Ma forse è una lettura giovanile, forse se abbiamo meno di 20 anni ci tocca di più questa storia. A me non ha fatto vibrare l'anima e non mi ha fatto riflettere su nulla ma l'ho trovato un buon libro; documentato, ben scritto e ben articolato
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ma anche se il tuo sforzo è destinato a fallire
Ogni volta che leggo un libro di Murakami è come se in ogni personaggio trovassi un pezzo della mia stessa solitudine. Solitudine che viene abbandonata lungo uno dei tanti sentieri che si intraprendono nella vita, scoprendo alla fine che le persone che incontri ti fanno dono di ricchezze che non te darebbero mille.
In “Kafka sulla spiaggia” questa sensazione è stata più forte.
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Kafka sulla spiaggia: romanzo di crescita
Dopo una prima dolorosa sconfitta subita contro “DanceDanceDance”, mi trovo a cambiare radicalmente opinione su Murakami, tanto amato dal plebiscito. Forse non proprio radicalmente, avendo comunque convenuto, già dal mio primo approccio non andato a buon fine, sull’ottima tecnica narrativa dell’autore, sulla scorrevolezza del lessico da lui utilizzato e su svariati altri elementi innegabilmente positivi ed emblematici di un talento indiscutibile e indiscusso. Ho ritrovato tutte queste caratteristiche nel bellissimo “Kafka sulla spiaggia” che “si è fatto leggere” in un soffio, con mio personale compiacimento. Un romanzo sicuramente il linea con l’immaginario peculiare dell’autore, per quanto le mia poca esperienza in merito e numerose altre recensioni lette mi abbiano fatto capire agevolmente. Una trama interessante, fortemente popolata di personaggi e situazioni tra loro intrecciate in un abile gioco narrativo, ricchissimo di riferimenti simbolici che trovano un dialogo efficace tra loro. Non mi dilungherò troppo sullo svolgimento delle vicende che i personaggi percorrono. Basta elencare a grandi linee gli ingredienti principali: un ragazzo quindicenne in cerca di un’identità personale, fisica, sessuale, psicologica, e da un certo punto di vista anche inconscia, scappa di casa lasciando le mura familiari totalmente intrise di un’assenza di affetto. Intraprende un lungo viaggio, con il peso di una inquietante profezia, che lo porterà in altri luoghi a lui più affini dove incontrerà persone e ambienti che incideranno a fondo la sua mente di adolescente ancora in crescita, sebbene già matura.
Dall’altro lato la storia di un anziano, eccentrico sessantenne anch'esso in fuga, che tenta di lasciarsi alle spalle un delitto avvenuto in circostanze piuttosto singolari e che persegue un obbiettivo più alto, quello di ritrovare una parte di se stesso che gli è stata negata dall’infanzia. Le due storie verrano ad avvicinarsi lentamente, fino a toccarsi nei risvolti finali del romanzo.
Questo è tutto quello che c’è da sapere della trama, che si arricchisce piacevolmente di importanti spunti di riflessione, evidenziate dalle tante domande che pone a se stesso e agli atri la mente ancora giovane di un ragazzino, perloppiù bisognoso di affetto e di un fine proprio, che si rifugia nel caldo tepore che la lettura e l’autodisciplina sono in grado di dare.
La forte affinità fra i due personaggi principali trova la propria ragion d’essere proprio nella disperata ricerca che entrambi compiono al fine di riempire le lacune che hanno segnato dalle fondamenta il corso delle loro vite. Lacune incolmabili che tentano di essere redente tramite escamotage tipici dell’immaginario fortemente onirico di Murakami. Un universo in cui il paranormale, inteso come l’inconsueto e l’inaccettabile per i canoni della cosiddetta “normalità”, convive senza troppi intoppi con la realtà. Un universo irreale che si innesta e che viene raccontato con la stessa semplicità con cui l’autore racconta gli episodi più consueti della quotidianità. È quindi con questo metro letterario che ritengo sia necessario avvicinarsi a questo autore, abbandonando senza indugi quella spocchia materialistica che tante volte ho visto trasparire dai commenti dei lettori che non hanno gradito qualche elemento dal carattere surreale. Surrealismo il quale, secondo il sottoscritto, trova sempre un senso ben preciso e non sfocia mai nella pacchianeria fantascientifica, rimanendo al contrario estremamente raffinato e in linea con quello stile essenziale che mi sembra derivi dalla natura stessa dell’autore e dal suo luogo di provenienza, il Giappone. Un Giappone, sebbene poco approfondito nelle pagine del romanzo, che però dona al lettore tutto il clima di perfetta sincronia, linearità, simmetria culturale e sociale. Un Giappone dalle grandi metropoli, cosmopolite e popolose, dai fitti boschi, ameni e solitari, dalle spiagge di sabbia bianca “…come polvere di ossa…”. La stessa sabbia che, come allegoria del tempo, scorre tra le mani degli spettatori intenti ad osservare quel ragazzo, Kafka, ritratto sulla spiaggia.
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Amore
Il primo libro di Murakami Haruki che ho letto.
Amore dalla prima pagina.
Amore per il suo stile, per le sue parole, per la sua capacità unica e straordinaria di evocare immagini, di prenderti per mano e condurti dentro una dimensione surreale, intensa e delicata allo stesso tempo.
Amore folle per il personaggi: oltre Tamura Kafka, l'adolescente protagonista in fuga, Nakata, così semplice, ingenuo, ma così meraviglioso e puro e Oshima, il bibliotecario dalla straordinaria saggezza...
Amore per la trama, così avvincente, così particolare, a tratti inafferrabile.. e bellissima.
Amore per il Giappone, descritto attraverso il viaggio dei protagonisti, e per tutta la sua cultura..
Semplicemente uno dei libri più belli che abbia letto.
"Quando la tempesta sarà finita, probabilmente non saprai neanche tu come hai fatto ad attraversarla e a uscirne vivo. Anzi, non sarai neanche sicuro se sia finita per davvero. Ma su un punto non c'è dubbio. Ed è che tu, uscito da quel vento, non sarai lo stesso che vi è entrato."
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Opera di valore o affascinante esercizio
dopo Norwegian Wood è il secondo libro che ho letto di questo fantasioso ed affascinante scrittore. Dico subito che quest'opera mi sembra migliore dell'altra. Il percorso di vita (edipico) del giovane protagonista si svolge in parallelo ad altre affascinanti storie con personaggi di grande spessore (il semplice Nakata che parla con i gatti e deve compiere imprese di cui non conosce il significato, il camionista Hoshino che lo aiuta nel suo percorso e si arricchisce interiormente di questa amicizia diventando senza volerlo, un quasi eroe, l'affascinante signora Saeki che ci sembra di vedere seduta nel suo ufficio, l' androgino Oshima esperto della vita con la sua amicizia disinteressata e molti altri, alcuni (come il generale Sanders) di cui ho faticato molto a giustificare la presenza. In generale però la lettura del libro è molto piacevole e coinvolgente. Certo la simbologia si può prestare a diverse interpretazioni, ma forse è proprio quello che desidera lo scrittore. Come nel libro precedente non mi hanno convinto le descrizioni delle scene di sesso (sembrano tratte da un film hard....) ma per il resto ritengo che sia un libro da catalogare tra quelli da leggere. Un capolavoro? Forse...
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Genio o follia?! io ancora non l'ho capito
Premetto che Kafka sulla spiaggia è il mio primo libro di Murakami,e che probabilmente non ero del tutto preparato a questo genere di lettura.Si,perche,in linea con la natura stessa del libro,le mie opinioni sono del tutto contrastanti. Da un lato è innegabile che questo libro mi ha lasciato molto amaro in bocca,dall'altro non posso che ricordardo con molto affetto.
Lo stile di scrittura è scorrevole ed appassionante.Apprezzatissimi gli innumerevoli riferimenti alla musica e alla letteratura,un po meno il tono fastidiosamente volgare delle scene di sesso,un vero peccato secondo me.
Per quanto riguarda il contenuto,beh,il libro mi ha tenuto sulle spine tutto il tempo...anche dopo la sua fine.Si,perchè il vero motivo del mio non eccessivo entusiasmo,nonostante il libro mi sia piaciuto,è che i due personaggi non hanno praticamente alcun tipo di legame,e la storia,datemi tutte le interpretazioni che volete ma,resta con molti quesiti irrisolti! Certo un lettore non puo che apprezare l'opportunità della libera interpretazione,ma,credo che quando si parla di libri che rappresentano un mondo parallelo,fantastico,simbolico,metaforico,insomma,tutto tranne che razionale,si ha bisogno di essere accompagnati nella sua comprensione.
Sarà che per la prima volta ho provato l'orrenda sensazione di sentirmi un idiota una volta chiuso il libro,ma io no posso che rimproverare Murakami : non puo gettare il lettore nei meandri della sua,permettetemi,folle mente e lasciarlo,abbandonarlo e dargli alla fine giusto il minimo necessario per dare un senso alle 500 e passa pagine.Chiaramente non voglio svelare niente,ma chi ha letto capirà.
In conclusione,ciò che è diverso vale sempre la pena di essere vissuto,e questo libro è addrittura più di questo,e forse questo è il suo piu grande pregio,il fatto di essere assolutamente unico (anche perche ogni libro di Murakami è un mondo a parte) e questo gli conferisce un fascino innato ma forse un po troppo difficile da gestire.
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Il mistero della vita
Leggere Murakami Haruki significa affrontare un viaggio a cavallo tra realtà e sogno, per andare alla scoperta del mondo e della vita da un punto di vista nuovo, abbandonando stereotipi e idee preconcette, per lasciarsi trasportare dalla magia sprigionata dalla mente e dal cuore dell'uomo.
La fervida fantasia dell'autore partorisce personaggi meravigliosi, che fondono in loro caratteristiche surreali ad altre terribilmente concrete, dando vita ad una narrazione metaforica e allegorica di alto livello. I protagonisti, nella loro diversità, rappresentano uno spaccato di umanità tremendamente reale, che deve affrontare ogni giorno le problematiche quotidiane del vivere sociale, convivendo con il proprio universo interiore, fatto di interrogativi, necessità e vuoti da colmare.
Il lettore viene travolto da una lettura stimolante e impegnativa, costretto a vedere il mondo e l'uomo con occhi diversi, capaci di andare in profondità e cogliere i lati più oscuri, penetrare l'anima e attraversare i meandri della mente.
L'universo di Murakami è eclettico e dai mille colori e il messaggio che s'innalza da queste pagine è quello di riuscire a percepire ciò che sta oltre l'apparenza, spiccando il volo verso altri tipi di conoscenza, che ci svelino l'essenza delle cose e della vita.
La vita è vista come un labirinto, in cui vagano all'infinito coloro che hanno una mente chiusa, da cui evadono, invece, coloro che possiedono una capacità percettiva a tuttotondo.
Una narrazione che pur nella sua fluidità, è pregna di messaggi e di significati da comprendere, che trae la propria forza dal notevole supporto filosofico di cui è intessuta la trama; insomma, un'opera in cui nulla è scontato, ma ogni singola immagine ci catapulta in un'altra dimensione, sognante ed eterea, ma illuminante ed esaustiva.
Un romanzo che ci fa addentrare nella foresta della vita, che ci ricorda il freddo dalla solitudine e dell'indifferenza e il calore dell'amicizia e dell'altruismo, che graffia con gli artigli della paura e dello smarrimento e fa sognare con il desiderio di amore, di serenità e di comprensione.
L'autore giapponese apre il sipario ad un mondo letterario distante da quello occidentale, animato da una scrittura innovativa che utilizza immagini forti e immediate come scatole, per riporvi temi e contenuti cari alla propria sensibilità artistica.
Uno stile narrativo del tutto originale che, pur essendo apprezzabile o opinabile dal pubblico, sicuramente merita di essere conosciuto e assaporato.
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eccellente
Una sorta di scatole cinesi che piano piano si incastrano l'una dentro l'altra.
La preparazione alla morte vissuta come passaggio naturale da uno stato all'altro e il luogo dove vivere di questa morte e quasi gioirne ritrovando personaggi del passato e sensazioni perdute.
Il concetto di transgender vissuto con accettazione de un pizzico di ironia.
Piogge di pesci e di sanguisughe come normale avvenimento meteorologico.
Mi ha colpito l'esaltazione del diverso e del poco intelligente rappresentato in Nakata senza pietismi o critiche gratuite.
Linguaggio avvincente e ambienti fantastici.
L'ho trovato sublime non dopo aver provato un po' di paura al numero delle pagine.
Per chi vuole sognare, ridere e cambiare punto di vista.
UN CAPOLAVORO!
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...e io direi "oltre i confini del mondo" :-)
Murakami il visionario, Murakami pensieri e frasi fuori dal comune....E' un giapponese ma potrebbe benissimo venire da Marte, fantasia al potere.
Eppure non ci si crede, fino a quando non ci si inoltra nei sentieri della sua trama, che parte lineare, sembra quasi troppo lineare, troppo scontata ma, la selva è dietro l'angolo....ops sono finito in "Alice e il paese delle Meraviglie" !!!
Sanguisughe dal cielo e le anime dei gatti sono solo alcuni degli esempi di questo libro nel libro...ordinario da un lato straordinario dall'altro.
Ed è vero, sembra quasi che scriva senza avere ben chiara la meta, quasi "no look" e invece tutto si incastra alla perfezione.
Kafka sulla spiaggia, e' inserito in quel genere di romanzi classificati come "Realismo magico" ma, non è una contraddizione in termini, è Murakami.
Comprato con molta diffidenza, iniziato grazie alla recensione di Giovanna ma, finito con la voglia di continuare la conoscenza del Maestro giapponese.
Consigliato, consigliato e ancora consigliato...
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Affascinante! Unico!
Impossibile non parlare di Kafka sulla spiaggia.
Come è impossibile, durante la lettura, non farsi catturare dall'incanto, dalla magia!
Era il primo romanzo di Murakami Haruki che affrontavo: dopo il
consiglio di due persone in cui ho cieca fiducia, gli amici lettori Murialdog e Standbyme -Aurelio, mi sono...buttata.
Fin dalle prime pagine , uno si trova proiettato in un mondo in cui sogno e realtà si confondono, fino a formare una cosa sola...
Se dovessi raccontare la vicenda, non so se sarei in grado..troppo surreale, fantastica...eppure proprio in questo sta il suo fascino, unico!
Sono due storie in parallelo,a cui sono dedicati un capitolo a testa, alternati.
La prima ha come protagonista Kafka- quello del titolo; nome fittizio di un quindicenne scappato di casa, in seguito ad una malvagia profezia del padre.
La seconda ha come protagonista Nakata, un uomo maturo con seri problemi mentali. Bambino intelligentissimo, aveva perso -dopo un coma- ogni capacità e memoria...Era diventato stupido...ma poteva parlare con i gatti!
Le due storie, all'inizio lontanissime, si avviano , tra personaggi strani, fantastici, e vicende altrettanto surreali, e si avvicinano , senza però incrociarsi mai.
Personaggi indimenticabili: l'androgino signor Oshima, la malinconica signora Saeki, il camionista Oshino...
Man mano che le storie procedono, ci si ritrova così profondamente immersi in quell'atmosfera onirica, che alla fine di ogni capitolo, si vorrebbe "saltare"il prossimo, per vedere come procede...e viceversa! almeno, a me è successo questo.
Così può succedere di tutto: per esempio, vedere piovere pesci o sanguisughe...svegliarsi con una macchia di sangue a forma di farfalla sulla maglietta, senza sapere il perchè..assistere a colloqui con i gatti...
Tutto è permesso in questa storia.
E tutto contribuisce a renderla bellissima; una narrazione magica come poche altre!
Da non perdere.
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Onirico
"Il tempo grava su di te con il suo peso, come un antico sogno dai tanti significati. Tu continui a spostarti, tentando di venirne fuori. Forse non ce la farai, a fuggire dal tempo, nemmeno arrivando ai confini del mondo. Ma anche se il tuo sforzo è destinato a fallire, devi spingerti fin laggiù. Perchè ci sono cose che non si possono fare senza arrivare ai confini del mondo."
Questo libro è un viaggio in un mondo dove la realtà e il sogno sono molto molto vicini. Un ragazzo di 15anni, Tamura kafka, scappa di casa a causa di una profezia lanciatagli dal padre ("tu ucciderai tuo padre, giacerai con tua madre e tua sorella"). Il ragazzo, però ha sempre vissuto con il padre, perchè dall'età di 4anni è stato abbandonato dalla madre che è fuggita via di casa portando con sè sua sorella. In parallelo a questa storia c'è quella del vecchio Nakata, un uomo che dall'età di 9anni, dopo uno strano episodio, ha perso la memoria, è vuoto, non sa più leggere nè scrivere, in compenso sa parlare con i gatti. Il libro è strutturato come L'Eleganza del riccio della Barbery per chi lo ha letto, un capitolo parla di Kafka e uno di Nakata e lo scrittore di dà la sensazione che capitolo dopo capitolo scopra insieme a noi le storie dei due protagonisti. Il libro è costellato da moltissime citazioni musicali, poetiche, letterarie, filosofiche che arricchiscono molto il lettore.
Ci sono poi anche dei personaggi molto ben costruiti e che a me sono piaciuti moltissimo: Hoshino, il giovane camionista, simpatico che aiuta con tutto sè stesso il vecchio Nakata, Oshima, l'androgino custode della biblioteca dolce, delicato, sensibile, intelligente, sapiente che è "l'angelo custode" del giovane Tamura Kafka, e infine, ma non meno importanti, i gatti che simboleggiano la linea di passaggio tra il mondo dei vivi e quello dei morti.
Questo libro, ci fa pensare e capire, che viviamo in un mondo fatto di solitudine, di indifferenza totale e di pregiudizi verso chi reputiamo non sia uguale a noi. Chi subisce, poi un abbandono, rimarrà segnato per sempre, vivrà continuamente alla ricerca di sè stesso, cercherà le domande e le risposte del perchè non è stato amato o forse non ha saputo amare abbastanza.
Libro meraviglioso, un pò lungo ed all'inizio strano, ma quando dopo un pò procedi con la lettura, pagina dopo pagina vuoi capire, sapere e conoscere e non vorresti staccartene più....
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Bello ma difficile
Tamura Kafka è un ragazzo di 15 anni che decide di fuggire da casa dove lascia l'eccentrico padre, portatore di una profezia . Nello stesso momento un vecchio di nome Nakata lascia il quartiere di Tokio nel quale è sempre vissuto, sconvolto da un omicidio nel quale suo malgrado si trova coinvolto.
I destini di entrambi si sfioreranno, supereranno innumerevoli ostacoli viaggiando sempre al limite del verosimile e spesso entrando sfacciatamente nell'assurdo. Nakata e Kafka incontreranno splendidi compagni di viaggio, come il bibliotecario Oshima, la signora Saeki, il simpatico camionista Hoshino e poi tanti gatti, i quali dimostrano delle doti particolarmente "comunicative".
Scritto in maniera pregevole, merito anche della traduzione in italiano di Giorgio Amitrano.
E' un libro di non facile lettura, molto onirico e intriso di filosofia.
Non credo che in questo romanzo vada ricercata particolarmente la consequenzialità del racconto, ma piuttosto trovo che sia un invito a riflettere riguardo al rapporto che lega la vita alla morte. Da questo punto di vista è molto orientale. Leggendolo si ha la sensazione di vivere in un sogno di cui non si conoscono le ragioni profonde. Bello ma di difficile assimilazione.
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Kafka sulla spiaggia di Murakami Haruki
Si tratta della prima opera di Murakami che affronto, lo dico subito.
Non immaginavo proprio di imbattermi in questo avvincente guazzabuglio narrativo, che spazia (quasi in ordine cronologico, se ricordo bene) dal dramma familiare alla fuga on the road, dalla favola (i gatti che parlano!?!)al romanzo erotico altamente esplicito, dall'horror piu' cupo al fantasy che neanche Paolini con i suoi draghi ha osato tanto.
Insomma, quel che voglio dire e': come fa a non piacere un romanzo del genere, che accontenta tutti i gusti e (quasi) tutte le eta'? Ed infatti questo Kafka piace a tutti, e molto anche.
Aggiungo che la traduzione italiana mi e' sembrata molto accurata e la lettura molto scorrevole nell'incalzante ritmo alternato che incastra letteralmente il lettore alla pagina. Seppur non sempre le due vicende attraggano nella medesima misura (personalmente ho trovato molto piu' interessante la vicenda intima - e anche molto morbosa - del Kafka quindicenne, piuttosto che le tragicomiche avventure del vecchio Nakata - lo scimunito piu' brillante e intelligente mai letto prima) bisogna ammettere che il romanzo scorre molto bene e mantiene desta l'attenzione.
Certo oltre ai gatti che parlano - di cui ho gia' accennato sopra - i camionisti melomani, le pietre magiche, i soldatini fantasma e gli aliens del finale mi sembrano davvero troppo. Murakami pero' riesce con destrezza a fermarsi sempre sull'orlo del precipizio e a driblare con maestria gli ostacoli apparentemente invalicabili della complessa vicenda narrata.
Insomma tanto di cappello, ma non certo entusiasmo. Questa e' la mia opinione. Forse in mano a Terry Gilliam potrebbe diventare il Brazil degli anni '10. Staremo a vedere.
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...ai confini del mondo...
E' una storia magica e surreale,due personaggi con due destini che si intrecciano...un quindicenne da un intelligenza forte e matura che scappa di casa per sfuggire alla "diabolica profezia del padre",e Nakata,un vecchio,che in seguito ad incidente avuto da bambino non e' piu' grado di leggere,scrivere,e far tante altre cose...pero' e' in grado di parlare con i gatti...e proprio per questo si ritrovera' coinvolto in un omicidio... ...Un romanzo unico,reale,visionario...personaggi che non vorresti mai lasciare...Oshima,l'androgino custode della biblioteca,Nakata che nella sua ingenuita' vi fara' commuovere...Hoshino che con la sua spontaneita' e simpatia vi fara' spesso sorridere...,l'affascinante e misteriosa signora Saeki...Kafka,solitario, dall'intelligenza sottile e profonda che percorrera' il suo cammino ai "confini del mondo"...i gatti custodi di grandi misteri...Un romanzo simile ad un sogno nel quale entrerete inizialmente in punta di piedi...poi vi farete sommergere...vivrete insieme a questi splenididi personaggi ai "confini del mondo..."dove saranno in grado di scoprire la vera essenza del loro essere...incontreranno un percorso da seguire..,verso la fine..voi,rallenterete per timore di dover lasciare questo magico sogno Murakami possiede la strardinaria sensibilta' di toccare il fondo dell'animo umano e' come si ci mostrasse un modo "diverso" e nuovo di guardare dentro noi stessi, le persone che incontriamo e che ci stanno accanto...Una vera e propria opera d'arte!
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Unico
Kafka sulla spiaggia mi ha ammaliato: Murakami è un raro maestro nel giocare con le parole, e come sempre quando si avvicina la fine della lettura vorresti solo che il libro durasse ancora 500 pagine e più.. mai vorresti abbandonare quei personaggi tristi e forti, strani e follemente reali. Follemente reali perchè Murakami è capace di trasformare l'irreale in un "qualcosa" perfettamente plausibile, sensato (pur nel loro aspetto onirico). I suoi libri non si dimenticano, mai. Ci sono immagini che si scolpiscono nella nostra mente, con fare indelebile. Di questo libro molte sono le immagini di luce, le fotografie che vengono richiamate ogni qual volta vedo questo libro da qualche parte. Questa è grande letteratura, quella capace di "restare", oltre il fluire del tempo.
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Il mondo di Murakami
Murakami da un certo momento in poi si è lasciato alle spalle il reale di Tokyo Blues - Norwegian Wood per lasciarsi andare in questo mondo surreale di sogni e fantasmi in cui ci trascina ogni volta. La sua delicatezza e capacità di narrazione sono sempre strabilianti quanto lo sono le immagini che propone. Ogni personaggio è un protagonista e ogni situazione è una scena che si può rileggere e rivivere ancora perché non smette di affascinare. Murakami ha scoperto la fascinazione dell'immagine e la malleabilità del reale. Non si può che leggere sognando.
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Maestoso
Kafka sulla spiaggia è un libro complesso. Intenso. Un testo in cui vengono intrecciate, almeno, le storie di due protagonisti: il giovane Kafka e il vecchio Nakata. Murakami ha una sapienza ipnotica nel riuscire, mentre scrive, a camminare lungo lo stretto crinale che divide il sogno dalla realtà. Tanto capace che quando noi leggiamo finiamo per stare sullo stesso stretto crinale. Senza cadere. Il libro è il libro di una crescita, di una maturazione e di liberazione. Lo stile è maestoso. E quando si smette di leggerlo, come ogni volta che si termina un libro di Murakami, si continua a desiderare di ascoltare quella voce e quello stile che fino ad allora era stata a farci compagnia mentre ci narrava un'infinità di storie dal chiuso di quelle preziose pagine.
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Kafka non è un Giovane Holden
Kafka sulla Spiaggia è un libro sulla memoria e sul quesito universale e comune a tutti. La saggezza e l’equilibrio sono realmente fondati sulla memoria e sull’esperienza? Il ricordo di un dolore, di un amor perduto, di un abbandono sono fardelli insostenibili che influenzano la nostra vita condizionandone gli eventi o solo il bagaglio che ci permetterà di interpretare i percorsi del nostro futuro con serenità?
Tutto in questo romanzo richiama metaforicamente la memoria ... la biblioteca Komura, il bosco impenetrabile, il quadro senza attribuzione temporale; e tutto richiama la vita e la morte delle cose come dei ricordi. Kafka è un adolescente che cerca la sua “memoria” sia come futuro ancora da vivere sia come eredità di un passato doloroso; Nakata è un vecchio che ha perso la memoria; la Signora Saeki aspetta la morte come “liberazione” dalla memoria.
Chi leggerà questo libro non potrà esimersi dal fare lo stesso percorso nella propria.
Sarà un percorso doloroso; dietro di noi c’è il passato, la giovinezza, il piacere ma anche il dolore della perdita. Lo farete tutti questo viaggio – anche per la parte più onirica - e amerete Kafka sulla Spiaggia anche per questo.
Unica nota di demerito: troppe citazioni che se da una parte fungono da stimolo dall’altra risultano troppo virtuose e talvolta forzate.
Per chi fosse caduto nel tranello: Kafka non è un Giovane Holden.
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