Il quaderno di Maya
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Arcipelago Maya
Maya Vidal sedicenne di Berkeley, senza precedenti penali, finisce in una struttura di recupero sociale, in alternativa alla reclusione in un carcere minorile, per aver causato di notte al ritorno da un rave un incidente stradale: l'autista del veicolo coinvolto rimane gravemente colpito da una emorragia cerebrale. Lei, rigurgitante di alcool e droghe di vario tipo, è a bordo di una bicicletta senza freni, e senza luci.
"Nel collegio in Oregon mi tennero prigioniera fino all'inizio di giugno del 2008, con altri 56 giovani ribelli, tossicodipendenti, suicidi, anoressici,bipolari, espulsi dalle scuole e che semplicemente non potevano stare da nessuna altra parte. Mi proposi di sabotare qualsiasi tentativo di redenzione......".
Ma nonostante i tredici mesi di permanenza nel Programma di riabilitazione i cui principi fondanti sono " Chi sei, che cosa desideri fare della tua vita e come pensi di riuscirci?" fugge dalla struttura e va incontro ad esperienze di notevole degrado personale: abusi, prostituzione, spaccio di droga e quantaltro. Perchè fa e sceglie di essere una reietta? Perchè la figura di riferimento piu' importante e che più le ha dimostrato amore, suo nonno, ha deciso di ritirarsi dal mondo proprio ora che stava diventando grande? Perchè sua madre l'ha abbandonata in fasce e suo padre l'ha parcheggiata per anni dai nonni? O perchè il potere della libertà e la convinzione dell'infallibilità bruciano talvolta gli adolescenti nell'inconsapevolezza più totale?
Non basta la presenza di Nidia, sua nonna, persona di gran carattere, ribelle anch' essa ma di diverso segno e fuggita dalla dittatura cilena, ad arginare il rabbioso masochismo dell' adolescente.
Quale ne sia la causa, Maya, prende una decisione su stessa, si sente un essere abbandonato e non amato; si ribella in modo distruttivo infliggendosi, subendo e commettendo azioni atroci.
Il quaderno scritto da Maya si articola su due piani paralleli fino alla sua conclusione, descrive i suoi familiari e le circostanze che ne definiscono chiaramente i profili, per poi dettagliare quindi il bilancio di tre anni intensi e terribili di vita, la descrizione del suo inferno e la fuoriuscita da esso, di sè adolescente che sfugge ad ogni controllo familiare e sociale da Berkeley, all'Oregon a Las Vegas; del suo approdo nel Sud del mondo per rimanere incolume e per ritrovarsi, senza poter evitare di vedere la profondità dei suoi demoni interiori. Frugando tra i nuovi cieli e gli immensi orizzonti di una terra antica, mistica, sconosciuta e ricca di mitologia impara a condurre una vita rurale e a lasciarsi contaminare da atmosfere intrise di mistero e magia. Chiloè, arcipelago nel Sud del Cile rappresenta per Maya il suo esilio, luogo di purificazione e di rinascita. In questo luogo si immerge nella vita della comunità locale e ne diventa parte attiva apprendendone abitudini e cultura, è l'inizio di un nuovo viaggio nel quale scoprirà persone ma anche fatti importanti ed inaspettati collegati alla sua famiglia di origine.
Un romanzo ricco di contrasti ed atmosfere diverse (e questo è un pregio del libro), quasi un genere pulp per i contenuti forti e crudi, per le esistenze estreme come quella del ragazzino Freddy. Coinvolgente la narrazione continua presente/passato. Tra i tantissimi personaggi che popolano il diario ve ne sono alcuni convincenti come l'irlandese Mike O' Kelly paladino irriducibile dei diseredati, Manuel Arias antropologo che accoglie Maya a Chiloè, l'astuto ufficiale Arana con un grande piano da realizzare, Olympia Pettiford curatrice di ferite fisiche e dell'anima e la sua compagnia le Vedove per Gesù. Meno convincenti il ragazzino Freddy (quando il troppo storpia o fa troppo male da accettare pur trattandosi di invenzione!), Brandon Leeman anche lui con un grande piano, ma evidentemente disperato se dall'incontro fortuito con l'adolescente Maya dipende il suo lavoro di pusher e di falsario. e che dire di Lionel Schnake di idee reazionarie ma benevolo e accogliente con gli esiliati della dittattura?
Una Allende diversa, impegnata nel raccontare scenari urbani e moderni estremamente negativi, non tutto lo sviluppo della storia e dei personaggi regge ma comunque una lettura mediamente piacevole.
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Troppo crudo
Dall’incipit sembra un diario e la scelta stilistica di raccontarlo in prima persona, già avvicina il lettore alla storia. Però molto presto delude, sia per la lentezza, sia anche per le scene descritte, che ho trovato eccessivamente crude e, devo dire, anche molto assurde, al limite proprio dell’inverosimile. Il personaggio femminile protagonista è davvero eccessivamente negativo. Troppo negativo per riuscire a trovare, pur nell’intero libro, qualcosa di bello da valorizzare e ricordare. E tutto questo è molto strano, visto anche l’alto livello a cui si colloca l’autrice.
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La perdizione e la rinascita di una ragazza
“E’ inconfondibile, non c’è nessuno che assomiglia al mio Popo, né nero, né bianco, nessuno è così elegante e teatrale, con la pipa e gli occhiali dorati e il cappello Borsalino. Poi iniziò la mia deriva di droghe ed alcool, rumore e ancora più rumore, andavo in giro con la mente offuscata e non lo rividi più”.
Ecco una frase tratta da questo romanzo, che altro non è che un diario di un’adolescente, Maya, dall’infanzia segnata dalla prematura separazione dei genitori, da una madre hostess attenta unicamente a se stessa e che non vede la figlia da anni, ma anche dall’attaccamento profondo, viscerale ed autentico con il nonno, il raffinato Popo descritto come un elegante uomo dalle braccia grandi capaci di dare conforto alla bambina, e dalla nonna Nini, una vivace latinoamericana che crede che spiriti superiori sorveglino la nostra vita.
Anche Maya ritiene che per un curioso caso, se riusciamo a tenere il cuore e la mente aperti ad accoglierli, i defunti ci mantengano la mano quando più ne abbiamo bisogno e con questa frase lascia intendere che, quando il nonno è morto creando in lei un vuoto incolmabile, lo aveva scorto in posti inaspettati, con il suo cappello scuro ed il profumo inconfondibile. E poi, quando ha iniziato a fare uso di sostanze stupefacenti, lentamente Popo è scomparso e quanto più passavano i giorni senza la sua presenza, tanto più si faceva largo nel suo cuore una congerie di sentimenti che andavano dalla rabbia, al dolore al desiderio di scomparire. E Maya realmente ha fatto di tutto per scomparire: è scappata di casa, gettando nella disperazione suo padre e la povera nonna Nini, è entrata nei bassifondi di Las Vegas facendo la pusher ed ha addirittura smesso di mangiare.
Ma poi, dopo una serie rocambolesca di episodi e, soprattutto, dopo che Popo non ce l’ha fatta proprio più a vederla denudata della propria dignità di donna e di essere umano, Maya viene riportata finalmente a casa recando dietro di sé qualcosa che la polizia non deve scoprire. Così la nonna Nini escogita che, per farla scomparire dalla vista degli sbirri che la cercano e dalle tentazioni della droga, il posto migliore sia in una lontana isola: Chiloè, un posto naturale fatto di cielo e mare e lontano anni luce dalla tecnologia infernale- a detta di Nini.
In questo arcipelago ad attenderli vi è un bizzarro amico della nonna, Manuel, uomo taciturno e schivo, che mette a disposizione la propria casa e la sua vita frugale. Qui Maya scoprirà un mondo nuovo, l’amicizia, l’amore e, addirittura, un segreto inconfessabile che riguarda la propria famiglia.
Io amo molto Isabel Allende, trovo che sia una delle voci della letteratura contemporanea più imponenti, ma questo libro non mi ha particolarmente entusiasmata.
La narrazione è veloce, l’idea del diario scritto da Maya di proprio pugno è vincente, trattandosi della storia di un’adolescente, ma mi sembra una storia dal finale troppo scontato e, soprattutto, la scrittura non è briosa, ricca di simbolismi e di caratterizzazioni, tipica della Allende, ma piuttosto stanca. Insomma, nulla di nuovo sotto il sole, dal punto di vista della vicenda narrata, ed una delusione quanto al racconto!
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non mi convince...
Leggere i libri di Isabel Allende è sempre bello, il suo stile semplice e diretto è imprescindibile in ogni suo romanzo, la sua "dimensione" di esiliata è spesso presente nei suoi racconti e lo è pesantemente in questo in cui ci disenga una isola delle meraviglie al largo della costa del Cile. In questo racconto la scrittrice ha utilizzato una storia coeva un po' dissonante, cosa che avendo letto quasi tutti i suoi libri non mi era mai capitato prima. Troppe sono gli elementi intorno alla protagonista che alla fine non trovano una utile collocazione nella trama; come troppe sono le circostanze che si insinuano in un racconto che non tiene alla distanza. Forse i suoi libri precedenti facevano viaggiare con l'immaginazione in una era passata mentre questo è troppo "reale".
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Bello ma un pò enfatizzato
Da un' infanzia dolce, piena di amore e di luce a un' adolescienza tragica (forse un pò enfatizzata), vissuta con alcol, droga e persone mal intenzionate.
Questa è la vita di Maya Vidal, una ragazza inizialmente illuminata dal suo Sole, il nonno Popo e apprezzata da sua nonna, Nini...
Quando muore il suo nonno, dopo aver passato 16 anni iniseme a lui, dopo essere stata accettata per come era, piena di difetti, Maya cade in depressione e senza l' aiuto della sua Nini, depressa anche lei, pensa di essere rimasta sola, abbandonata dalla madre e con un padre che non si è mai preso cura di lei.
Per questo si chiude in se stessa, cambia il suo atteggiamento da dolce bambina, amabile a una ragazza introversa, arrogante e molto sucettibile.
Comincia ad andare a scuola e a frequentare persone che come lei abusavano di droga e alcol.
Quando il papà e la nonna se ne accorgono la fanno rinchiudere in collegio per persone in astinenza come lei ma grazie ad un incendio riesce a scappare continuando a vagare senza meta finchè un camionista non gli da un passaggio.
Ma qui incontrerà anche la violenza: il camionista decide di fermarsi in un motel per passare la notte e la stuprerà drogandola.
Insieme a lui comunque arriva al Las Vegas dove sembra aver trovato persone che la possono aiutare, come Brandon che le da un tetto sotto il quale vivere.
Ma quete persone si rivelano pazze drogate che vogliono usarla solo per fare soldi ma quando lei se ne accorge è troppo tardi..
Qui incontra un ragazzino in astinenza che faceva molto uso di droga e alcol; fanno amicizia e si aiutano a vicenda...
Quando torna a casa, la nonna, stufa del comportamento della nipote, la porta in Cile, nell' Isol di Chiloè dove sarà mantenuta da un suo vecchio amico: Manuel Arias.
Qui lei rinasce: fa nuove amicizie, comincia a saper vivere nella semplicità e ad accettare le piccole cose che la vita le proponeva.
Incontra anche l' amore che le porterà tanta felicità, ma imparerà anche ad apprezzare i PICCOLI momenti di felicità perchè Daniel, il ragazzo di cui si innamora, andrà via dall' Isola molto presto.
Un giorno mentre stava sulla scogliera a guardare il mare arrivia una persona che comincerà a picchiarla e cadranno insieme in mare dalla scogliera. lui morirà e lei riporterà una commozione celebrale: quell' uomo era un drogato che aveva incontrato a Las Vegas, un amico di Brandon che diceva di essere un poliziotto.
Ovviamente Maya non muore e il libro termina quando tutti insieme, con la presenza anche della nonna e di suo padre, festeggiano il Natale a Chiloè.
Un libro che mi è davvero piaciuto tantissimo ma che secondo me è un pò enfatizzato... Una ragzzaina di 16-19 anni non può affrontare così tante cose, ma specialmente così bruche!
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Qualcosa di stonato....
Isabel Allende la scelgo sempre. E’ la mia mamma-oca preferita, quella che racconta le storie “più favolose”. Quindi non leggo nemmeno il risvolto di copertina prima di sceglierlo, lo so già che mi piacerà, ma stavolta non è andata precisamente così…
Il suo stile è unico e anche in questo libro rimane fedele a sé stesso, dipinge immagini e vita. E’ però una storia contemporanea e questo è il motivo principale per il quale non l’ho apprezzato come i precedenti. Nelle epoche in cui non ho vissuto trovo più fascino.
Viene raccontato il miracolo di vita di Maya, che riesce a sopravvivere alla droga, alle botte, all’indifferenza. E anche in questo caso, trovo più fascino nelle piaghe passate più che in quelle attuali, che mi spaventano perché non occorre immaginarle, le vedi.
Come tutti i romanzi della Allende, anche questo porta con sé rinascita, passione e coraggio. Porta con sé il Cile, le tradizioni, la magia, il ritmo. Donne determinate in modo strabiliante. Mi risulta difficile conciliare ad un mondo attuale e moderno, piagato dalle dipendenze, il mondo profondamente interiore e passionale che contraddistingue le scenografie della Allende.
Per questa ragione non concedo un voto pieno al romanzo e consiglio a chi deciderà di iniziare a leggere I.Allende di non scegliere questo come prima lettura.
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Un quaderno bellissimo
Finalmente, tra la tanta paccottiglia estiva c'è l'Allende...gli ultimi romanzi non mi avevano particolarmente entusiasmato, di rimando questo mi ha letteralmente ammaliata. Un incipit forse un po piatto si dispiega poi in un'avventura al cui centro vi sono le vicissetudini di Maya, che come in perfetto clichè dell'autrice, è anche l'eroina di tutta la storia. E' un'eroina diversa dalle altre: è un'eroina che cade, si rialza, ricade e si rialza di nuovo per coronare un processo di maturazione e accettazione del dolore generatosi a causa del suo adorato nonno Popo. Il continuo alternarsi tra passato e presente, tra Stati Uniti e Cile, tra fasi di autodistruzione e "voglia di farcela", il romanzo offre un sacco di sfacettatture e non annoia mai, fino alla fine.
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Popo e Nini
Spinta dalla curiosità ho iniziato a leggere questo libro che mi ha appassionato e non mi ha permesso di staccare gli occhi fino a quando non l’ho terminato.
Un libro che tratta vari temi: amori difficili, sofferenze, droga, abusi, alcool, prostituzione, famiglie distrutte, disagio giovanile, degrado e maltrattamento.
Anche se i temi sono forti e difficili da digerire, questo romanzo si lascia leggere con estrema semplicità.
Le pagine scorrono velocissime sotto gli occhi del lettore che alcune volte si deve fermare per digerire tutte le disgrazie che sono successe a questa ragazza.
La protagonista è Maya Vidal e sarà proprio lei attraverso il suo quaderno a raccontarci la sua storia intervallando fatti del presente con flashback del passato.
La storia è ambientata principalmente ai giorni nostri, precisamente nel 2009.
Maya, è un’adolescente americana, in seguito alla morte del suo adorato nonno si ritrova in una fase di smarrimento e perde la retta via.
Tutto ciò la porterà ad affrontare una serie di pericolose e drammatiche situazioni.
Sua nonna riuscirà a ritrovarla e la manderà a Chiloè in Cile da un caro e vecchio amico di nome Manuel.
Maya troverà un lavoro, scoprirà le sue doti ed incontrerà l’amore.
Riconoscerà le differenze abissali della malavita di Las Vegas e la natura incontaminata del Cile.
Un bellissimo viaggio in quest’isola cilena alla scoperta: della storia, dei colori, dei profumi, della magia e della superstizione.
Un viaggio pieno di persone meravigliose e sempre pronte ad aiutarti.
Una storia indimenticabile.
Un libro da leggere.
“La felicità è saponosa, scivola via tra le dita e invece ai problemi ci si può attaccare, offrono un appiglio, sono ruvidi, duri.”
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Donne – du-du-du – in cerca di guaaai...
Chissà se Zucchero, quando ha scritto questa canzone, aveva in mente qualcuno dei personaggi femminili scaturiti dalla penna di Isabel Allende.
Sì perchè le donne, indiscusse protagoniste nei romanzi scrittrice cilena, sono sempre esseri indomiti, che non chiedono a nessuno il permesso di vivere, amare e sbagliare, e proprio su questa unione di carattere e fallibilità costruiscono le premesse per l'amore viscerale che lettori e lettrici proveranno inevitabilmente per loro.
Ed così anche questa volta.
Maya Vidal, 19 anni, abbandonata dai genitori e cresciuta con gli amatissimi nonni, "la sua Nini e il suo Popo". In seguito alla morte di quest'ultimo la ragazza si trova in un turbine esistenziale drammatico, che le fa smarrire tutte le coordinate e la porta a cacciarsi in grossi guai.
Droga, abusi, alcool, prostituzione, furti, mafia, trafficanti, FBI... Nulla è escluso da questo drammatico cerchio in cui Maya, si trova, inconsapevolmente al centro.
L'unica soluzione è scappare.
Scappare, con l'aiuto della sua Nini, in un luogo lontano dalle tentazioni, dai pericoli e in cui poter finalmente fare pace con se stessa.
Il racconto, quindi, digrada dagli scenari caotici e a spesso desolanti di Los Angeles alla pace e al silenzio dei paesaggi rurali cileni. In queste isole remote nel Sud del Cile, nell’atmosfera di una vita semplice fatta di magnifici tramonti, solidi valori e rispetto reciproco.
La scrittura dell’autrice cilena colora tutte le pagine di questo romanzo in cui prevale il senso di protezione e l’amore incondizionato di una nonna verso i propri nipoti, ma che è tutto ma non di certo un romanzo per bambini.
"Il quaderno di Maya" è una prova di scrittura per arrivare a se stessi.
E' un romanzo di formazione, un romanzo di esilio, di partenze e di ritorni.
E’ un romanzo di carattere fortissimo nelle sue parole e negli eventi raccontati.
E’ un romanzo di incontri che pone al centro un personaggio, dipinto così bene da farcelo amare incodizionatamente per quello che è. Come solo l'Allende sa fare.
Ancora una volta, GRAZIE!
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Il quaderno di Maya
Una ragazza diciannovenne americana, cresciuta dai nonni (originali personaggi). Un'infanzia felice con qualche stranezza e un'adolescenza travagliata che la porterà a conoscere e a vivere personalmente la tragedia della dipendenza da droghe ed alcool, fino alla fuga dall'ambiente criminale che la stava annientando. Cerca di ricostruire la propria esistenza e lo fa rifugiandosi in una sperduta isola cilena, accudita dal burbero Manuel, un amico della nonna. Inizialmente fatica ad abituarsi ai ritmi lenti del luogo ma la semplicità e l'affetto delle persone che incontrerà le faranno amare quella terra.
Come in tutti i romanzi della Allende compaiono personaggi bizzari e fantasmi, così come non mancano i riferimenti agli anni della dittatura di Pinochet. Nel complesso un buon libro, ma nulla a che vedere con La casa degli spiriti, Ines dell'anima mia, La figlia della fortuna e Ritratto in seppia.... bellissimi e ineguagliabili...
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Storia di una ragazza confusa...
La Allende ancora una volta riesce a tenere incollato il lettore alle sue meravigliose pagine ricche di emozioni positive ma anche di pensieri colmi di disperazione. Disperazione che chiunque potrebbe provare in seguito ad un evento tragico come la perdita della persona più cara al mondo. Interessanti e minuziose sono le descrizioni di persone che purtroppo distruggono la propria esistenza per colpa della droga, ed è il caso della giovane Maya che dopo la morte del suo caro nonno, lasciata sola a se stessa, decide di perdersi tra alcool e droghe di vario genere, ma alla fine..........!!!!!
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Donne sempre protagoniste
Sempre Isabel Allende ed ancora una volta uno splendido ritratto tutto al femminile. Storia di riscatto, di inferni personali e di persone che ti tendono la mano, “Il quaderno di Maya” si legge tutto d’un fiato, in un’alternanza tra un passato e un presente fortemente legati, fili intrecciati che portano alla nascita di una donna completa e consapevole di se stessa.
Maya Vidal è un’adolescente dall’infanzia felice ma comunque segnata dall’assenza del padre, pilota di aerei perennemente con la testa tra le nuvole, e l’abbandono della madre, descritta poeticamente come una principessa lappone. A farle da genitori sono i due esplosivi quanto originali nonni paterni: Nidia Vidal, Nini, e Paul Ditson II, Popo; saranno questi personaggi straordinari ad arricchire la mente e la fantasia di Maya, consentendole di crescere serenamente e senza sentire troppo il peso dell’assenza dei genitori. La casa dei Vidal a Berkeley è un trionfo di oggetti inutili e kitsch, un ammasso di roba ricca di storia e di significati, il tutto sormontato da una torretta con telescopio dalla quale Maya e il suo Popo cercano il “pianeta verde”, della cui esistenza il nonno non ha alcun dubbio. Alla morte del suo Popo, del suo punto di riferimento, Maya perde totalmente il controllo di sé, precipitando in un vortice infernale di alcool, droga e compagnie pericolose. Dopo un periodo a Las Vegas, durante il quale la ragazza tocca il punto più basso del degrado, inizia faticosamente a risalire, con l’aiuto di persone amorevoli e disinteressate che le faranno capire che è giovane e può ancora vivere la sua vita. Sarà proprio l’intrepida nonna a spedirla nel luogo in cui Maya ritroverà veramente la voglia di vivere: Chiloè, una sperduta isoletta del Cile, dove la tecnologia è arrivata solo in parte, ma in compenso le persone sono genuine e accoglienti. Proprio qui, in questo puntino minuscolo del mappamondo, popolato da personaggi quasi da favola ma, in realtà, concreti e solidi, e con l’aiuto di un quaderno nel quale riversare tutta se stessa, Maya metterà davvero una pietra sul passato e si aprirà con fiducia al futuro.
La Allende non sbaglia un colpo, le sue donne sono coraggiose e sanno imparare dai propri errori. La galleria di personaggi creati dall’autrice sudamericana si arricchisce di un nuovo, meraviglioso tassello.
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Andamento lento
Chissà perchè.. su alcuni libri ho davvero molto poco da dire. Anche quando sono piacevoli come "Il quaderno di Maya". E' una storia dei nostri giorni, interessante e abbastanza coinvolgente, Maya è la ragazzina di origini cilene cresciuta con la Nini, una grande simpatica nonna e il Popo, un amoreovole nonno acquisito. Vivono a Berkeley, in California in una casa la cui descrizione ricorda la Allende dei romanzi magici.Anche la figura della Nini, in realtà, rimanda ad un fantastico stile dejà vu. L'amore dei nonni non basta a salvare Maya da se stessa, la morte del Popo, vissuta come un abbandono, precipita la ragazza nello squallore della dipendenza e del sesso abusato senza piacere e sentimento. Da qui la strada verso la perdizione è in discesa, Maya finisce in una Las Vegas allucinata da alcool, droga, prostituzione e traffici vari. L'isola di Chiloè, dove la nonna la spedisce suo malgrado, è la strada verso il paradiso. Maya impara ad amarsi, ad amare. Non è certo l'Allende della "Casa degli Spiriti" o di "Paula" ma è comunque presente il suo stile raffinato, una certa alchimia sudamericana, l'onnipresente impronta dell'esilio.
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Stupisce
Ritengo che inizialmente l'autrice si soffermi troppo sulla descrizione storicamente parlano.
Il libro ha un andamento lento e in alcuni punti appare noioso, il personaggio principale Maya è una ragazza che abbraccia perfettamente la gioventù attuale e nella quale, sfortunatamente mi sono ritrovata a livello emotivo.
Le parti della storia più vivaci, ad esempio la sua permanenza a Los Angeles risultano molto intriganti e avvincenti.
Come suo solito fa affezionare molto al suo personaggio che nonostante le apparenze è di buon cuore.
Le descrizioni dei paesaggi sono molto dettagliate e raccontate da chi è attaccato al luogo.
Il colpo di scena della scoperta della vera identità di Manuel è piuttosto sconvolgente; e nel complesso il libro è un insieme di sentimenti raccontati con parole da maestro e sicuramente resterà impresso nella mente del lettore.
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vai maya
il linguaggio è molto aggiornato, indice che l'autrice conosce il mondo degli adolescenti. maya, abbandonata dalla mamma e con un padre assente, viene affettuosamente cresciuta dai nonni, ma la morte del nonno e la conseguente depressione della nonna la traumatizzano al punto da farle iniziare una vita dissoluta che culminerà nel uso di sostanze ed alcool. Dopo aver tentato un recupero in un centro che però lei rifiuta, fugge e tocca il fondo nella terribile vita di strada a Las Vegas. Conosce nel frattempo diverse esperienze molto degradanti e viene coinvolta in un caso federale. La risalita sarà rappresentata da un soggiorno in un'isola rurale e antica dove ritroverà il silenzio, l'autostima e l'amore... per la vita. E' tutto scritto in prima persona e ti fa leggere in un cuore pieno di irriverenza, ma anche di rispetto e affetto sincero. magari nella vita reale fosse così facile accettare gli altri per quello che sono e uscire da una storia così estrema.
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se vuoi
se vuoi un libro che ti prenda pian piano immergendoti in due mondi che vengono descritti parallelamente così da non sprofondare nella disperazione delle dipendenze e della violenza delle metropoli, né nella noia di un isola rurale. se vuoi saperne di più su tutte le sostnze stupefecenti dimenticando che lasciano danni irreparabili nel cervello e non solo. se ti piace lo stile incalzante, introspettivo e afrodisiaco di questa scrittrice. se vuoi ancora ricordare per non dimenticare qunto male ha fatto la dittatura in cile. se vuoi sapere qunto conta la presenza di persone che ti stanno vicino con affetto senza spaventarsi dei loro o dei tuoi difetti. questo è il tuo libro
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il quaderno di Maya
Chi come me ama la Allende ,ha letto quasi tutte le sue opere (io ho saltato la trilogia fantasy) ed è abitato alle sue protagoniste sempre un po’ “antiche” questa volta si stupirà perché Maya è modernissima, forse anche troppo . Un personaggio del tutto inusuale per questa meravigliosa autrice, ma non per questo meno profondo e ben delineato della schiava Tetè o di Aurora Del Valle e di tutte le eroine che hanno popolato i suoi romanzi.
Maya Vidal è una ragazzina abbastanza spensierata che cresce con i nonni paterni , ma alla morte del nonno, che lei adorava , sprofonda in un baratro da cui non riesce più a riemergere, incontra la droga e l’alcool, sotterra la sua dignità e il suo diritto ad esistere ed essere amata, fino a quando sua nonna la ritrova e la manda nell’arcipelago di Chiloé, ospite di un caro amico d’infanzia: Manuel.
In questa isola Maya troverà rifugio tra le calde braccia dei suoi pochi abitanti, che man amano che si prosegue con la lettura si imparano a conoscere ed ad amare, soprattutto Manuel, personaggio emblematico, uomo molto riservato, anche lui vive a Chiloé insieme ai fantasmi del suo passato e alla paura del futuro, e per questo ha quindi deciso di mettere il cuore in naftalina.
Come nella maggior parte dei romanzi della Allende compare il Cile, è forte per lei l’attaccamento alla sua terra e lo si nota leggendo le descrizioni accurate dei paesaggi, ti sembra di vederli, di essere lì, e anche qua si fa cenno alla rivoluzione di Pinochet, argomenti a lei sempre cari.
Il suo stile narrativo io lo apprezzo molto, entra nel cuore del lettore, con un linguaggio fluido, abbastanza essenziale lo conduce all’interno del libro, e piano piano lo fa entrare dentro la storia, per me è bravissima e i suoi libri meritano sempre, certo non tutte le ciambelle escono con il buco, “la figlia della fortuna” o “ritratto in seppia” ad esempio non mi avevano entusiasmato tantissimo ma direi che con questo libro ha dimostrato una volta di più di che stoffa è fatta un’autrice con la A maiuscola.
Per me decisamente da consigliare.
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