Il prigioniero del cielo
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Un pò decadente
Questo libro fa parte della tetralogia cosiddetta del cimitero dei libri perduti. Ne costituisce il terzo volume e, dei primi tre che finora ho letto, è, a mio avviso, il meno bello. Mi è dispiaciuto, anche perché nei confronti di quest’autore ho un grande debito personale. Dopo un periodo della mia vita in cui non sono stata affatto bene, mi ha fatto tornare la passione della lettura, che è sempre stata un mio tratto distintivo. Non a caso, la recensione del libro “Il gioco dell’angelo” è stata la prima che ho pubblicato su QLibri. Anche in questo terzo capitolo della saga l’ambientazione è a Barcellona, ma in queste pagine l’ho trovata molto cupa. L’alone di mistero, che è una caratteristica peculiare di queste storie, conferisce anche in questo caso un fascino innegabile alla storia, che però ha elementi anche molto grotteschi, che non ho apprezzato particolarmente. La piacevolezza della lettura è disturbata da alcuni tratti un po’ troppo decadenti, che secondo me sono abbastanza fuori luogo e che fanno perdere il magnetismo da cui ero stata colpita nei primi due volumi. Cercherò di ritrovare il mio Zafon nei meandri del labirinto del quarto libro della serie e intanto gli auguro buon viaggio, perché per me sarà sempre quello scrittore che mi ha permesso di ritrovare una parte importante di me stessa.
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Il gioco dell'angelo
Benvenuti nella libreria Sempere...
Inizio la popolare saga con “Il prigioniero del cielo”, attenendomi, curioso e affascinato, alla prescrizione fatta sulle prime pagine introduttive di questa bella edizione (Oscar Bestseller Mondadori, copertina nebulosa e retro blu elettrico), secondo la quale, al labirinto letterario costituito dai 4 testi della serie (L’ombra del vento, Il gioco dell’angelo, Il prigioniero del cielo, Il labirinto degli spiriti), si può accedere come meglio si crede o lasciandosi condurre dal caso, liberi da un ordine preciso univocamente praticabile.
In una Barcellona spettrale, sovrastata dall’ombra della dittatura franchista, priva dei radiosi attributi della città catalana visitabile nell’immaginario comune attuale, è attorno alla Libreria dei Sempere che si snodano le misteriose vicende che magicamente annodano un passato apparentemente sepolto con un presente colmo di quesiti insoluti.
Personaggi alla costante ricerca di sé stessi ma votati all’autodeterminazione popolano le scene; se ne fa la conoscenza attraverso le pagine, accolti e guidati dalla confortevole scrittura di Zafon che ammanta tutto di quell’aura suggestiva di nostalgia ed incanto propria delle storie ben narrate.
- “Quel mese di gennaio arrivò vestito di cieli cristallini e di una luce gelida che spolverava neve sui tetti della città. Il sole brillava ogni giorno e strappava schegge di luce e ombra alle facciate di una Barcellona trasparente in cui gli autobus a due piani circolavano con il tetto vuoto e i tram, passando, lasciavano un alone di vapore sui binari.” -
Il mio prossimo passo dentro al “labirinto” sarà rappresentato con ogni probabilità da “L’ombra del vento”, anche se mi riservo di compierlo senza troppa fretta.
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Non c'è due senza tre
Come per i primi due romanzi, il lettore viene nuovamente riportato nella piccola libreria di casa Sempere dove tutto ha avuto inizio.
Da un'intervista, apparsa sul quotidiano spagnolo Abc, Zafón definisce il romanzo:
"Più agile e leggero de Il gioco dell'angelo, il volume più oscuro e difficile dei quattro, El prisionero del cielo permette di reinterpretare i due libri precedenti della serie. Le cose che i lettori hanno trovato confuse o ambigue ne Il gioco dell'angelo - il significato, ma anche il modo in cui si conclude - vengono chiarite."
Come non essere d'accordo. Dal momento che il personaggio è David Martin - Il narratore di Il gioco dell'angelo - dovrebbe essere chiaro che la familiarità con entrambi i capitoli precedenti della tetralogia.
Nonostante la grande prosa, che ci si aspetta da un romanzo Zafón, l'unico neo che ho notato è che Il prigioniero del cielo è il meno autosufficiente dei romanzi.
La narrazione ritmica di Zafòn, col suo linguaggio realistico a volte crudo ma sempre molto efficace, riesce a farmi leggere centinaia di pagine quasi d’un fiato. Non stanca l'aggiunta di dettagli poiché non distolgono l'attenzione dagli intrighi che spesso si avvicinano alla verità e poi improvvisamente danno un calcio verso l’ennesimo nodo da sciogliere.
Il prigioniero del cielo è più breve rispetto agli episodi precedenti della serie ed è anche tematicamente diversa introducendo più politica e riducendo al gioco continuo tra presente e passato dei primi due libri. Il romanzo presenta una trama molto dialogata e veloce, con un finale che suona proprio come un "To be continued...".
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La città maledetta: terza parte
Nel romanzo “Il Prigioniero del cielo” ritroviamo gli inseparabili amici Daniel e Fermin. Daniel ormai sposato dirige la libreria di famiglia con i ritmi di una vita in cui finalmente tutto sembrava essersi lasciato alle spalle. In un giorno di una Barcellona che vedeva il Natale ormai alle porte, alla libreria fa visita un uomo che dopo aver “acquistato” al triplo del suo valore una copia de “Il conte di Montecristo” e aver scritto un messaggio, lo lascia a Daniel perché egli lo consegni nelle mani di Fermin. Da qui in poi la narrazione si colorerà di incontri e aneddoti che Zafon ha saputo sempre dirigere con maestria in una Barcellona violenta per chi non si lasciava cadere nella cultura del regime totalitario degli inizi del 900. Le storie del piccolo Daniel e del rivoluzionario Fermin si intrecceranno nuovamente nel passato, dando risposte inimmaginabili nel presente e che porteranno a futuri rancori. Zafon come nel primo e secondo libro della trilogia, permette al lettore di entrare in contatto con i personaggi quasi da poter condividere le scelte con gli stessi. Leggendo sembra di poter camminare impavidi con loro nella luce rossastra e piovosa di una Barcellona dal presente, ma molto più dal passato, segreto e tenebroso.
L’ultimo punto di un cerchio che chiude le avventure della famiglia Sempere, di Fermin Romero de Torres e degli attori di un libro che ci spinge alla ricerca dei luoghi dove hanno vissuto, nella speranza di poterli incontrare. Sono infatti i personaggi, più che la storia in sé, il fulcro di tutto il romanzo: coloro che danno spessore ed enfasi alla vicenda. Sebbene sia Daniel il protagonista, punto forte del romanzo, anzi di tutta la serie del cimitero dei libri dimenticati, è Fermin Romero de Torres:
“Fermín Romero de Torres. Di professione, servizi segreti settore Caraibi della Generalitat di Catalogna, ora in disarmo, ma di vocazione bibliografo e amante delle belle lettere“
Fermín è un uomo dall’umorismo sfrenato e da un’ironia incredibile. Una persona sensibile con valori giusti, e che nonostante il suo passato pieno di terrore, conserva in sé un grande amore per la vita e per il prossimo. Non da nulla per scontato e vive a pieno ogni respiro che la vita gli dona, anche se sotto tutto quell’umorismo le cicatrici del passato pulsano nella sua testa. Tuttavia l’amore per la donna che ama e per Daniel sono molto più forti del passato; è forse anche questo uno degli insegnamenti di Zafon, che nonostante “tutti i dolori” la vita e l’ottimismo possono sempre vincere se si ricorda di guardare il bicchiere mezzo pieno. L’amicizia (forse più dell’amore) è certamente il valore che sta alla base del romanzo.
“Ciò che conta è che quasi tutto è possibile quando si ha un vero amico, pronto a mettersi in gioco e a smuovere cielo e terra […]“
“Vedendo il mio amico baciare la donna che amava mi venne fatto di pensare che quel momento, quell’istante rubato al tempo e a Dio, valesse tutti i giorni di miseria che ci avevano condotto fin lì e tutti quelli che sicuramente ci aspettavano una volta tornati alla vita, e che tutto quanto era onesto e limpido e puro in questo mondo, e che tutto ciò per cui valeva la pena continuare a respirare era in quelle labbra, in quelle mani e nello sguardo di quei due fortunati che capii, sarebbero rimasti insieme fino alla fine delle loro vite”.
In ogni caso l’arte di Zafon, risiede in particolar modo nella capacità di far respirare ai suoi lettori, il profumo di libri, di biblioteche antiche e di avventura. Cosa per cui sarò sempre grata a questo grande scrittore:
“I libri sono come degli specchi: riflettono ciò che abbiamo dentro.”
ps: volevo dire che la recensione non è solo opera mia, ma frutto della collaborazione mia e di Pietro.
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non è ancora finita
Ahimè siamo arrivati all’ultimo capitolo dell’avventura di Daniel, almeno per me!
Finalmente molti intrecci, inganni, intrighi e misteri vengono svelati…ma non tutti! La storia non è ancora finita!!!!
Tutto comincia ad avere un filo logico nella tua testa e molti tasselli vengono scoperti, credo di aver pienamente compreso tutti i vari personaggi solo grazie a quest’ultimo libro.
Degno di tutti gli altri due e anzi ancora più tenebroso!
Quello che scriverò ora lo ripeterò sia per la recensione de "L’ombra del vento" che per "Il prigioniero del cielo".
In generale è storia avvincente e piena di misteri che non riuscirai a comprendere pienamente fino alla lettura dell'ultima parola dell'ultimo libro.
Eh si! La storia prosegue per bene 3 libri e non si è ancora conclusa, il che mi crea un ansia d'attesa indescrivibile.
Non è importante da quale dei tre incominci, ogni singolo libro racconta frammenti della vita di Daniel, che poi andranno ricollegati fra loro pezzo per pezzo, pagina per pagina.
Anche se io personalmente consiglio di iniziare da L'ombra del vento, proseguire con “Il gioco dell’angelo” e finire con “Il prigioniero del cielo”.
Una vita dalla quale non vorrai più staccarti, non sarai mai sazio di tutte le spiegazioni che ti verranno date su ogni singolo avvenimento!
E quando finirai ti verrà voglia di ricominciare tutto da capo, per paura di esserti perso qualcosa o semplicemente per non far finire l'avventura, non così presto!
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il riemergere del mistero
"Il prigioniero del cielo" riprende i personaggi dell’Ombra del Vento, del quale costituisce il sequel, ma allo stesso tempo ci riporta, tramite il racconto dell’amico Fermin, a fatti antecedenti la storia del primo libro della trilogia del Cimitero dei libri dimenticati che aggiungono nuove rivelazioni e misteri sulla vita del protagonista Daniel Sempere, ormai adulto.
La narrazione, dal ritmo meno serrato rispetto all’Ombra del Vento risulta, a tratti, più cupa e ci trasporta nella ricostruzione del clima di terrore e di barbarie della Barcellona franchista e di tragici avvenimenti che porteranno allo stravolgimento della personalità dello stesso Daniel e all’esplodere in lui della rabbia, fino ad allora sopita, per la morte della madre.
Il mistero sulla morte della donna, che fino ad allora Daniel pensava avvenuta per cause naturali, è infatti il nodo centrale, non risolto, attorno al quale si dipana tutta la trama del libro. A contorno troviamo le vicende degli altri protagonisti, come il tanto atteso matrimonio tra Fermin e l’adorata Bernarda.
Il finale è aperto e ci lascia l’immagine di Daniel pronto alla vendetta.
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The Third Piece
Ed eccoci qua. Terzo appuntamento con Zafòn e la sua serie del Cimitero dei Libri Dimenticati. Terzo pezzo del puzzle che si aggiunge al quadro.
Parto dal dire che probabilmente è quello che dei tre mi ha preso meno.
Ciò non vuol dire che non mi sia piaciuto. Mi spiego meglio. “Il Prigioniero del Cielo” ha l’aria di essere un romanzo di transizione, dove incontriamo facce conosciute e realizziamo i collegamenti che queste hanno tra loro. Scopriamo che Fermìn è legato alla nostra vecchia conoscenza David Martìn, ed il quadro comincia a farsi decisamente più chiaro. Ho l’impressione che questo romanzo sia una sorta di preparazione al lettore per il gran finale, che promette di essere un grande libro. Proprio perché è una sorta di preparazione al seguito, che questo libro perde un po'. Vi spiego. Punto uno, Il caro Zafòn che ho imparato ad apprezzare molto nelle sue ultime opere da me lette, ha perso un po' di smalto nella scrittura, mi è sembrata molto sbrigativa, il libro è decisamente meno poetico degli altri due, soprattutto de “L’Ombra del Vento”. Punto due, essendo appunto un romanzo di transizione, non ha una trama consistentissima, abbiamo il losco figuro all’inizio del libro che ci ricorda un pò il caro Juliàn Carax, che sembra promettere bene, ma che alla fine non soddisfa le aspettative che crea con la sua entrata in scena pittoresca. Punto tre, il romanzo finisce presto, perché è si di piacevole lettura, ma è a mio parere un po' breve, anche se dalle dimensioni del libro non si direbbe(il trucchetto dei caratteri grandi).
Da tutto questo può sembrare che il libro non mi sia piaciuto, non è così, è un bel libro, ma credo possa essere apprezzato solo da chi ha letto gli altri due, perché la parte più bella del libro è appunto ammirare tutte le connessioni che si creano tra i personaggi dell’opera presente e di quelle passate. Per quanto Zafòn si sforzi di creare opere distinte tra loro, cioè che possano essere lette anche da sole e non necessariamente in ordine cronologico, ci è riuscito con i primi due, ma qui, mi tocca dire che non ci è riuscito appieno. Perchè? Soprattutto perché si sofferma sul passato di Fermìn, personaggio a noi molto caro, ma che abbiamo imparato ad apprezzare soprattutto nel primo libro. Da sola, e lo sottolineo, da sola, la storia è un po' scialba, e mettendomi nei panni di chi dovesse leggere questo per primo, rimarrei non poco frastornato e confuso. Io, avendo letto i primi due, ne sono rimasto ammaliato ed ho apprezzato molto i nuovi scenari che si sono creati tra i protagonisti. Il mio consiglio finale è, leggete questo libro assolutamente, ma vi prego, leggete prima “L’ombra del vento” e “Il gioco dell’angelo”. Caro Zafòn, ora tocca a te, stupiscimi con l’ultimo capitolo di questa serie di opere che devo ammettere sia di quelle che preferisco in assoluto.
“Deve pensare che sono uno stupido Fermìn”
“No, credo che lei sia un uomo fortunato, almeno in amore, e che, come quasi tutti quelli che lo sono, non se ne renda conto.”
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Il gioco dell'angelo.
Prigionieri di Zafòn
Questo è il terzo libro appartenente alla quadrilogia de " Il Cimitero dei Libri Dimenticati". Se L'Ombra del Vento ci ha ipnotizzati facendoci innamorare dello stile dell'autore e da una trama davvero avvincente, Il Gioco dell'Angelo ci ha elettrizzati e fatto perdere le ore del sonno, con Il Prigioniero del Cielo Zafòn ci prende per mano e sembra dirci di rallentare la corsa della lettura e riprendere fiato per il "colpo finale".
In una Barcellona ambientata nel dopo-guerra ritornano alcuni personaggi chiave che ormai potremmo definire Amici di lettura, dei quali difficilmente potremo dimenticarci e dai quali irrimediabilmente non potremo mai separarci.
Forse questo terzo capitolo è un po' più comico, sicuramente più leggero dei due precedenti, ma attraverso la lettura di esso Zafòn comincia a giocare a carte quasi scoperte.
Sono letteralmente innamorato dallo stile di questo autore che nel momento in cui sembra averci fatto toccare le profondità oscure del romanzo gotico ci proietta in un contesto solare ed abbagliante ma la cui risoluzione è così inaspettata ed incastonata ad hoc nel contesto della quadrilogia che ora ci porta ad attendere con sicura trepidazione l'uscita dell'ultima opera a conclusione di una storia davvero indimenticabile.
Il prigioniero del cielo è il libro giusto al momento giusto, l'aperitivo che non ti aspetti e che ti ingenera ancora più fame di lettura.
Non posso rivelare neanche una virgola della trama anche perchè anche la quarta di copertina non ne sarebbe all'altezza.
Con incommensurabile avidità...buona lettura a tutti.
Syd
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La storia nella storia
Ebbene sì, sono giunta anche io a questo fatidico terzo libro. Essendo un periodo in cui di libri ne ho acquistati a valanghe, per adesso mi sono accontentata di prenderlo in prestito dalla biblioteca del mio paesino. Non potevo più aspettare, Zafón non può mai aspettare. Perché i suoi libri sono un po' come una bella dose di eroina: appena ci finisci dentro, è un bel guaio uscirne fuori. Che l'autore in questione sia uno dei miei preferiti, credo sia già abbastanza chiaro per chi mi conosce; il fatto è che, leggendo questo pseudo capitolo finale, credevo di ricevere mille risposte a mille domande che mi ponevo e che tuttora continuo a pormi. Il protagonista è forse Daniel? Forse Fermìn? Onestamente non saprei decidere: la maggior parte del romanzo ruota intorno a vari flashback che portano il lettore ad una "verità". Mi sento di metterla tra virgolette perché francamente, al posto di facilitarmi la comprensione rispetto all'andamento della vicenda, il tutto ha aumentato i miei dubbi e le mie curiosità. Alcuni personaggi che erano stato messi da parte ne "Il gioco dell'angelo" vengono ritirati fuori è utilizzati come aiutanti e non. Sarà che David mi ha scosso l'animo, sarà che ho trovato questo libro un completamento del primo, ma devo ammettere che rispetto ai precedenti non mi ha lasciato le stesse sensazioni. Mi ha sì, fatto battere il cuore (come al solito, del resto), ma non allo stesso modo degli altri due. Forse perché è solo da vedere come un frammento, come una parte della storia. Mi ha fatto morire dalla risate il solito sarcasmo di Fermìn e le sue battute che sono state utili a risollevarmi il morale in attimi di sfrenata malinconia. Nonostante questo, niente da opinare: Zafón non mi ha deluso, mi ha semplicemente lasciata con la voglia di andare a trovarlo a casa e strozzarlo per costringerlo a pubblicare questo strabenedetto finale. Dopotutto, chi come me ha letto il libro, sa benissimo che questa non è la fine, "ma solo l'inizio".
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Il principe del cielo: palinodia in progress
Si inizia a leggere " il prigioniero del cielo" convinti di "avere a che fare" con il capitolo finale della trilogia, per poi rendersi conto solo all'ultima pagina, che: "... la storia non è finita, ...ma è appena iniziata".
Per chi ha letto tutto d'un fiato "L'ombra del vento", attraverso un ritmo calzante, una totale padronanza del genere gotico, che è solo un aspetto della miscellanea di generi letterari che Zafòn sapientemente destreggia ( dalla fantascienza, al romanzo dell'orrore al thriller psicologico, al romanzo pseudo-storico), e ha continuato l'impaziente lettura nel " gioco dell'angelo", in cui si ravvisa, con qualche punta di delusione, una forzatura narrativa ed espedienti letterari che ricordano i romanzi precedenti come: " Marina" o " il palazzo della mezzanotte", quasi un omaggio metaletterario alla sua produzione letteraria giovanile, giunge al libro - per ora- finale, con tante attese e speranze di veder finalmente svelati tutti i misteri che vedono coinvolti e in cui sono coinvolti tutti colori che hanno a che fare con " il cimitero dei libri dimenticati".
E' come se vi fosse qualcosa di sadico in suddetto cimitero che nasconde, il più delle volte. enigmi o misteri poco edificanti per chi si avvicina.
Tutto ciò che è effettivamente "dimenticato", viene riportato immediatamente alla luce, con tutto il suo seguito di misteri loschi e perversi, da chi si accinge a porre le mani nell'universo della letteratura dell'oblio.
Il compito non è più custodire il libro, ma risolvere l'enigma che il libro nasconde.
Tutto ciò viene affrontato da Zafòn con l'acribia e la perizia che apparteneva solo ad Arthur Conan Doyle o più di recente a Fred Vargas , Petros Markaris, Pierre Magnan, Timothy Williams....
Nell'ultimo libro tuttavia, si ravvisa non solo un'incoerenza nelle versioni ( Nel gioco dell'angelo David Martin viene a conoscenza della morte di Isabella da una lettera ricevuta 15 anni dopo "..dalla notte in cui fuggì per sempre dalla città dei maledetti...",in cui Sampere figlio fa una rassegna veloce di quanto accaduto dal momento della sua scomparsa. In quel momento, David Martin si sarebbe dovuto trovare in prigione, con Isabella che lotta con Mauricio Valls per la sua scarcerazione e non " in un vecchio capanno sulla spiaggia"....
A meno che David Martin non si trovi effettivamente in prigione e non sia succube delle sue visioni "schizofreniche" ( supposizione affermata anche dal "medico" Romàn Sanahuja....) che lo porti ad immaginare di trovarsi altrove...Cosa piuttosto strana visto che Isabella afferma che suo marito non è a conoscenza del suo operato ed invece la lettera che David Martin riceve è scritta proprio da Sampere figlio....).
Diverse incongruenze, quindi, che non intaccano con la prosa veloce e scorrevole.
Forse qualche forzatura nel raggiungere celermente il finale che mette in eclissi alcune vicende importanti ( come il caso di Mauricio Valls..), che probabilmente sarà trattato in maniera maggiormente esaustiva nel IV libro.
Una scelta Ad Hoc quindi, quella di trattare superficialmente dell'episodio che richiede maggior tempo narrativo.
Particolare encomio invece va fatto a Fermìn Romero de Torres, che con il suo carattere iperbolicamente esuberante e comico, le sue battute pronte e sapienti, e il suo fare paterno e ponderato, riesce ancora una volta, a strappare sorrisi ed ilarità anche nei momenti più "patetici " o "elegiaci" dell'opera.
Lo scaltro e sapiente uso del linguaggio e del motto di spirito, ne fanno un moderno eroe boccacciano, uno "spurcissimus dyoneus" o un personaggio quasi strappato, anacronisticamente, alla VI giornata del Decamerone.
Tutto sommato, anche il "principe del cielo" si presenta come una palinodia affascinante e ricca di risvolti, che tuttavia, ci si augura saranno definitivamente spiegati, nel capitolo finale della tétralogie...
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Ultimo viaggio nella Barcellona di Zafon
Eccomi giunto a recensire "Il prigioniero del cielo", romanzo che chiude la trilogia del Cimitero dei Libri Dimenticati di Carlos Ruiz Zafon.
Il primo libro, "L'ombra del vento" mi aveva catturato fin da subito ed entusiasmato tantissimo; Anche il secondo libro "Il gioco dell'angelo" mi è piaciuto molto anche se non come il primo.
Questo tezo credevo mi avrebbe "annoiato" un po' di più, e invece mi è piaciuto davvero tantissimo, quanto al primo se non anche un po' di più.
Lo stile di Zafon è molto semplice e diretto, senza troppi giri di parole, quindi perfetto per me.
Il contenuto è davvero ottimo, le vicende sono sempre inaspettate ed il tutto è ricco di fantastici colpi di scena che mi hanno lasciato, mentre li leggvo, per qualche secondo a bocca aperta a realizzare tutto ciò che era accaduto.
Un libro molto piacevole, scorrevole e secondo me per niente lento.
Spero tanto che arriverà un seguito perchè già sento la mancanza dei protagonisti.
Come gli altri libri, assolutamente consigliato.
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Il gioco dell'angelo
C’è stato un angelo che possiede tutte le risposte
“Tornare” da Barcellona e capire che bisognerà aspettare qualche anno (chissà quanti) prima di tornare a leggere un libro incentrato sulle vicende di Daniel Sempere è dura, come dura era confermare quanto fatto di buono nei 2 precedenti libri della quadrilogia.
Con sommo piacere posso dire che Zafon ci è riuscito, ha catturato per la terza volta la mia mente proiettandomi in quella cupa Barcellona in cui riuscirei ad orientarmi ad occhi chiusi. Ma c’è di più! In questo libro vivremo dei giorni difficili al freddo di una cella che odora di morte, in cui conosceremo cari amici.
Finalmente verranno sciolti i dubbi lasciati da “Il gioco dell’angelo” e scopriremo il passato di Fermin Romero de Torres è tutto ciò che lo circonda. Il tutto verrà intrecciato con il loro presente, scosso da un misterioso cliente della libreria Sempere e Figli.
Come al solito non mancheranno i colpi di scena ed il mistero, marchio di fabbrica di Zafon, che ci accompagneranno per tutto il libro, richiamando alla memoria eventi accaduti nei precedenti libri.
L’abilità di Zafon di intrecciare questi 3 libri, rivelando ciò che nell’altro libro era nascosto è davvero notevole. Molte volte si ha l’impressione davvero di vivere la stessa vita di Daniel e Fermin, amici inseparabili che donerebbero la propria vita per l’altro. Come già dichiarato dallo stesso autore, questi libri si potrebbero leggere dall’ultimo al primo, perché ognuno di loro ha una propria vita con un ponte di collegamento con gli altri. Splendido.
Speriamo ci sia un 4° libro…
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Il gioco dell'angelo
Deludente Zafòn, magica Barcellona
Zafòn mi aveva conquistato con “L'ombra del vento” un paio di anni fa, che avevo letteralmente amato, tanto da spingermi a rileggerlo una seconda volta anche in spagnolo. Affascinata dallo stile gotico e studiato dello spagnolo, avevo proseguito la bibliografia con “Il palazzo della mezzanotte”, “Marina”e “Le luci di settembre”. Mi sono molto piaciuti anche questi, alcuni più (Marina), altri meno. Cominciai a leggere “Il gioco dell'angelo”, ma lo abbandonai a metà... troppo cupo, quasi macabro, in un modo che non riesco a spiegare mi aveva inquietato e così smisi di leggere Zafòn definitivamente. Un mese fa ho organizzato un viaggio a Barcellona così, per rientrare un po' nel clima arabeggiante e magicamente misterioso di questa fantastica città ho deciso di cominciare la lettura de “Il prigioniero del cielo”. (Sì, senza finire di leggere Il gioco dell'angelo, grande errore).
In questo ultimo (ne siamo sicuri?) libro che completa la trilogia ideata da Zafòn il protagonista è Fermìn, fedelissimo amico del caro Daniel Sempere, che viene coinvolto in un oscuro mistero, all'inseguimento di un altrettanto oscuro e misterioso personaggio riemerso dal suo passato sepolto. Con un lungo racconto-flashback ci viene svelata la vita avventurosa di Fermìn, ciò che dovette affrontare e cosa ancora lo tormenta (non aggiungo per non cadere nello spoiler).
Alcune parti (soprattutto verso la fine) sono state un po' confusionarie, ma ammetto che la colpa è esclusivamente mia, non avendo completato la lettura del prequel. Di fatto “Il prigioniero del cielo” potrebbe essere tranquillamente letto autonomamente.
Scorrevole, un po' lento e forzato all'inizio, ma una volta entrati nel mistero si prosegue con curiosità. Certamente, in confronto ai suoi passati successi, è molto molto MENO. Mi aspettavo di più da un autore che avevo tanto amato. Questo suo ultimo libro mi è sembrato pieno di cliché, scene forzatamente gotiche o costruite cercando di fare paura – senza successo.
Lo stile è sempre arzigogolato e pienamente barocco, apprezzabile a gusti. La trama poteva essere forse sviluppata meglio (magari con qualche scena meno “cinematografica”, più spontanea, sembravano tutte scritte apposta per un film...), ma i personaggi a mio parere sono ben caratterizzati e la crescita di Daniel (da ragazzino ne “L'ombra del vento” a uomo sposato qui) è evidente e pienamente apprezzata.
Lascia molti (moltissimi) interrogativi nel finale, per questo non sono poi così sicura che sia effettivamente l'ultimo della trilogia... Vedremo!
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Tra nostalgia ed ombre oscure...
Di Zafon ho letto "Marina che mi ha colpito e appassionato.
La particolarità dei libri di Zafon è la magia che riesce a diffondere nel raccontare.
La lettura dei suoi scritti ti cattura il cuore e blocca la tua attenzione...sulla storia...è come una sete che rimane finchè la fonte non si esaurisce...fino alla fine del libro.
La storia di questo libro è avvincente, ma inizia in punta di piedi..e si presenta come una bella favola di Natale...
Una famiglia di librai, che svolge il suo mestiere con passione, sia pure in un periodo di effettive difficoltà economiche, poichè la la gente legge poco e acquista poco.
Ma il signor Sempere è un uomo di fede..e dopo aver messo un presepe in vetrina spera di aver risolto in tal modo le sue difficoltà..
Daniel, il secondo protagonista della storia è felicemente sposato e ha un bambino.
Fermin è il loro commesso..e pare che tutto sia perfetto e articolato in questa storia.
Una scena idilliaca insomma, in cui ogni tassello pare che rivesta un ordine consueto, senza grosse sorprese.
Senonchè in questa storia che appare nel suo scorrere della prefetta banalità, appare un personaggio inquietante che si rivelerà poi strettamente legato al passato di Fermin.
Un passato con segreti oscuri...e rivelazioni che riguardano Daniel e al misteriosa morte di sua madre..
Mentre Barcellona rivela le sue ombre, i suoi angoli charo-scuri, il suo fascino occulto...Daniel scopre
verità che lo lo condurranno sulle tracce di un passato, carico di nostalgia, am anche di una determinata volontà di vendicarsi.
La vendetta, si può concepire anche dopo anni, quando si raggiunge la consapevolezza di essere privati di un bene inestimabile, come l'affetto e la presenza di una madre.
A me il libro è piaciuto moltissimo.
Avvincente, commovente, incredibile.
Esiste un cimitero di libri dimenticati?
Se così fosse, sarebbe molto triste.
I libri vengono dimenticati quando la memoria del lettore li raccoglie in una parte della sua mente..nella quale sono collocati...gli oggetti che non rivestono più alcun valore, nè affettivo, nè
culturale.
Consigliato.
Saluti.
Ginseng666
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NEI VICOLI DI BARCELLONA DI NOTTE....
Mi sono piaciuti molto i libri di Zafon, non ho letto l'ultimo. Ho trovato un po troppo da ragazzi 'Il principe....'.
Diciamo che i temi, secondo le promesse dell'autore, avrebbero dovuto cambiare dopo i primi tre libri.
Trovo sempre affascinante il vagare dei suoi personggi per le vie di Barcellona, tanto che mi pare quasi di conoscerla, anche se non l'ho mai visitata. A me non dispiace quel suspance che ti lascia ogni volta che riponi il libro prima di addormentarti; ti dici : chissa domani cosa succederà , di macabro o di surreale o di ciò che pensavi essere tale, e che poi scopri essere reale. Scusate il giro di parole, ma io lo sento così. Scrivo queste cose dopo aver letto parecchio tempo fa i romanzi. Li ho' fumati' appena usciti in libreria.
A differenza di alcuni di voi, se dovesse capitarmi leggerei subito un altro libro di questo autore.
Paola
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Letto tutto d'un fiato!
Barcellona, città spesso citata nei libri, meravigliosa dal vivo e misteriosa sulla carta. La capacità di Zafón è quella di rappresentare i paesaggi in uno stile ottimo che fa abbastanza comprendere gli intrecci di questo romanzo. La sua scrittura è superlativa nella descrizione dei dettagli che ti fanno immaginare che le cose stiano accadendo a fianco a te, sogni ad occhi aperti.
Per leggere il libro penso che sia indespensabile aver già letto i primi se no la comprensione diventa più difficile. Lo si legge comunque in modo veloce e scorrevole, non si vorrebbe più smettere e soprattutto non avrei mai voluto che il libro finisse...
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"Il gioco dell'angelo"
Nella penombra di Zafon anche il Conte di Montecri
Le letture di Zafon sono evocative, profonde, scandite. Mi immagino la voce profonda e melodiosa di un vecchio che davanti ad un focolare legge ai propri nipoti un racconto della propria gioventù nel silenzio e nell 'attenzione dei suoi sparuti ascoltatori.
Ho letto "L'ombra del vento" circa sette anni fa e non lo ricordo più così bene, ma in questo romanzo ho trovato un po' meno spessore nel racconto, un po' meno mistero nelle vicende narrate. Il carattere narrativo e' sempre molto gradevole, lo si legge con continuità come quando si assapora dell'acqua fresca dal palmo della mano sotto il rigagnolo di una fontana.
Gli scenari spagnoli sono sempre presenti ed esprimono il carattere latino che si assapora in ogni pagina del libro. Mi viene spontaneo fare comunque un raffronto fra i due libri ( L'ombra del vento e il prigioniero del cielo ), un paragone anche abbastanza offuscato visto che dopo parecchi anni i ricordi sono smussati e piu che altro ho bene chiare le sensazioni del primo libro che ho letto. Nel "prigioniero del cielo" si respira piu la paura che la tensione. Il racconto e' spesso imperniato sul clima di terrore degli anni della dittatura che abbraccia un po' tutti e tutto: nelle strade, nei ristoranti o nelle galere. Nell' "Ombra del vento" rammento più un clima gotico di mistero, di strade buie, di presenze, di sagome nella nebbia che si contrappongo fortemente, nel primo come nel secondo libro, all'oasi famigliare della libreria dei Sempere, "calda", polverosa dove sentimenti e affetto, tentano di schermare i pericoli delle strade e della città.
Tutte le mie lodi vanno a come vengono descritte le donne con la loro procace femminilità anche solo nell'uscita di casa con il rumore dei tacchi, nel bagno mentre indossano una calza di seta o nel racconto di uno sguardo sfiorito dal tempo.
Anche se non lo reputo uno dei migliori romanzi di Zafon, lo reputo degno e, a lettura terminata ora, nella notte, rimandare a domani l'evocazione di queste sensazioni sarebbe stato delittuoso come vedere i ricordi sfilacciati di un sogno, sbiadire alla luce del sole del mattino.
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Work in progress... e che progress!
Siamo arrivati al penultimo capitolo della quadralogia, e la qualità delle trame di Zafòn non accenna minimamente a diminuire. Anzi, ...
Ottima l'idea di lavorare su Fermìn in modo così analitico, anche perché è un personaggio che mi aveva ben impressionato nel primo romanzo e la "scusa" di disseppellire il suo passato per estrapolare l'intera trama è un notevole punto a favore nell'analisi del romanzo.
Sono bellissimi i parallelismi dei personaggi principali, secondo cui:
- Figura misteriosa: Julìen Càrax - Andreas Corelli - David Martìn;
- Figura tenebrosa in antitesi: Javier Fumero - Victor Grandes - Mauricio Valls.
E, come sempre, le descrizioni degli ambienti più che superlative accompagnano uno stile semplice che permette di comprendere nell'immediato anche i passaggi più intricati dell'intreccio.
Che dire, infine? Che aspetto trepidante il capitolo conclusivo della quadralogia, sapendo già in anticipo che non mi deluderà. Come finora non mi hanno deluso i primi tre.
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Non delude né entusiasma
Creando una linea d'unione tra L'ombra del vento e Il gioco dell'angelo, questo romanzo di Zafon fa luce sul passato di alcuni protagonisti e ne svela i segreti che li legano, lasciando però in sospeso un po' di punti che probabilmente saranno risolti con un libro successivo. Non che si senta l'impellente esigenza di conoscere il seguito comunque, perchè anche se piacevole questa lettura risulta meno coinvolgente e interessante dei due capitoli che la precedono. Al centro del racconto c'è il buon Fermin Romero de Torres alle prese con una serie di problemi legati ai preparativi per il suo imminente matrimonio con Bernarda e con un regalo inaspettato e inquietante giuntogli da un sinistro individuo con cui ha condiviso un pezzo importante del suo passato. La ricomparsa di questa misteriosa persona costringe Fermin a tornare indietro nel tempo e tirare fuori dal cassetto delle sue memorie quello che è stato il periodo più difficile della sua vita: la prigionia nel terribile carcere di Montjuic e il successivo reinserimento nella società. Davanti ad una cena luculliana e ad una massiccia dose di vino un uomo tormentato racconta al suo fedele amico e prossimo testimone di nozze Daniel Sempere il trattamento ricevuto dal sadico Fumero, la dura vita da recluso, le continue minacce e i subdoli ricatti che lui e i suoi compagni subivano dal direttore della prigione Mauricio Valls, la forte amicizia nata con lo scrittore David Martin, come lui inquilino di quel posto dimenticato da Dio. Fermin svelerà come anche lo stesso Daniel sia legato a questa storia, provocando nell'animo del ragazzo, già tormentato dalla gelosia, un forte odio e una sete di giustizia e di vendetta difficile da contenere. Ma i due riusciranno come sempre a sostenersi l'un l'altro, dando nuovamente prova di grande lealtà e amicizia. Non propriamente deludente ma ben lungi dall'essere entusiasmante questo terzo capitolo della storia sembra segnare per l'autore una decisa flessione negativa. Lo stile non è banale ma i tentativi di riproporre la prosa virtuosa a cui Zafon ci aveva abituati non sembrano andati a buon fine. Ma è nei contenuti che si nota il calo maggiore: se si eccettua la parte dedicata alla prigionia di Fermin, intrisa di pathos e carica di tensione , il resto della storia sembra banale e scontato, e durante la lettura non si può fare a meno di notare un profondo senso di déjà vu dovuto alla riproposizione di personaggi e situazioni già visti. Anche la descrizione di Barcellona solitamente affascinante e coinvolgente appare più debole e sbiadita del solito, mentre risalta la cupa atmosfera del regime franchista. Il libro è comunque gradevole, ma non aspettatevi un altro L’ombra del vento.
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- no
Il gioco dell'angelo
FINALE INCONGRUENTE...TROVATA COMMERCIALE!
CONTIENE SPOILER
Premetto che ho letto solo successivamente "Il gioco dell'angelo" sperando di trovare almeno una spiegazione parziale al mistero che mi ha lasciato "Il prigioniero del cielo"... senza dubbio ci sono delle incongruenze nella trama che ho riscontrato leggendo il gioco dell'angelo: in questo la morte di Isabella avviene quando David è in un'oasi di pace con la bambina Cristina; ne il prigioniero del cielo Isabella muore avvelenata, per mano di Mauricio Valls, a causa della sua ostinazione nello scarcerare Martìn... come è possibile ciò se David era più che lontano dalle sbarre del carcere?!
Io credo che Zafòn abbia voluto nominare il gioco dell'angelo per poter riportare quei lettori, come me, che avevano saltato quell'episodio, a immergersi nuovamente in una avventura tra i misteri di Barcellona; inoltre, con quest'ultimo romanzo che sembra piuttosto una puntata di una soap opera, si è assicurato che i suoi lettori compreranno anche il capitolo successivo! Ha trovato il modo per far comprare altri due libri praticamente! Con questo non voglio dire che "Il prigioniero del cielo" non sia piacevole e comunque di notevole qualità artistica, non per dire, ma stiamo parlando di Zafòn!
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Prigioniero di...Zafon!!!
Proprio come da titolo sono prigioniero di questo scrittore. Ogni volta che leggo i suoi libri è cosi che mi sento. Ma in bene. Sono avvolto dal suo modo di scrivere, di raccontare e legare con se tutti gli intrecci della storia. Ormai arrivata alle terza "fase". Meno veloce del primo, più interessante del secondo. Riesce a tirar fuori dal cilindro un altro capolavoro, che prosegue tutto quello fatto di buono fin ad ora. Lode a te, Zafòn. E per gli appassionati...come me di questi tre capitoli...lascia intendere probabilmente un seguito! E non ne vedo l'ora!
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Carlos Ruiz Zafòn continua ad incantare
Dopo “L’ombra del vento” e “Il gioco dell’aqngelo” ecco un altro capolavoro di Carlos Ruiz Zafòn, che con “Il prigioniero del cielo” torna nell’universo del Cimitero dei Libri Dimenticati, sistemando un altro magico tassello in attesa di concludere il ciclo con un ultimo romanzo. E’ infatti la magia che percorre e domina le sue indimenticabili pagine : magia di una città (Barcellona) descritta con amore sofferto non nel frastuono e nella vivacità della vita delle ramblas ma con i colori grigi, indistinti delle penombre serali, con le strade umide di pioggia ed i passanti che scivolano silenziosi tra palazzi lividi e atmosfere sospese nel tempo. La storia comprende lunghi capitoli dedicati alle lugubri prigioni franchiste situate nella fortezza di Montjuic (che sovrasta Barcellona); siamo negli anni Quaranta, le carceri sono piene di prigionieri politici ostili al regime : tra questi, David Martin (Il prigioniero del cielo), scrittore famoso, obbligato, con sordidi ricatti, a correggere e riscrivere opere letterarie fasulle del direttore del carcere, Mauricio Valls, sedicente letterato, che si macchierà di orrendi delitti e che, dopo la fine della guerra mondiale, diventerà ministro e vate della letteratura di regime. Eccoci poi nel 1957 . Il tempo è passato, ritroviamo il protagonista de “ L’ombra del vento” Daniel Sempere, ormai adulto, sposato felicemente, ma ossessionato dal ricordo della madre, Isabella, amica di David, assassinata con un diabolico espediente da Mauricio Valls presso il quale Isabella si recava per impetrare la grazia per David. La storia si complica, gli eventi si susseguono incalzanti : Daniel trova infine un messaggio rivelatore sulla tomba della madre che lo induce a riflettere ed a decidere che una sola via gli rimane : la vendetta. E qui attendiamo il prossimo romanzo.
Magia di una Barcellona strana e plumbea, magia di una scrittura semplice e brillante, che, oltre ai protagonisti, tratteggia figure indimenticabili quali ad esempio il padre di Daniel, l’amico Fermin, la bella e provocante Rociito, e, nella fortezza del Montjuic, il dottor Sanahuja, Salgado, il buon Bebo cui fa da contraltare l’ombra incombente di Fumero, l’aguzzino torturatore. Zafòn ricorda a tratti Dickens, e come Dickens maestro imperituro del XIX secolo ha saputo darci un’opera che resterà nella letteratura mondiale : un’opera magica, che unisce in modo magistrale ambiente, vicenda e personaggi difficilmente dimenticabili, inseriti in una struttura letteraria solida e straordinariamente coinvolgente.
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Prologo ed Epilogo
Zafon non delude anzi... Un libro scritto in modo fantastico con il suo inconfondibile stile fatto di virtuosismi linguistici, dialoghi mai banali e artefizi letterari di levatura, per non parlare della sua capacità di caratterizzare al meglio ogni personaggio forgiato dalla sua fantasia.
In questo romanzo trovo la risposta a ogn mia domanda, soddisfa ogni mio dubbio e conferma le mie congetture. Piu leggevo questo romanzo e piu mi sentivo preso per mano e trasportato nei meandri della mia memoria, facendomi riassaporare i passi più belli dei suoi romanzi precedenti. Un Genio !
Poche sono le pecche di questo splendido "Prolepilogo" si Prologo ed Epilogo perchè per quanto chiuda, in modo elegante e virtuoso,come virtuosi ed eleganti sono i dialoghi, i suoi due precedenti capolavori, lascia aperto il gran finale di questo sogno noire nella sua Barcellona al fumo di Londra.
Sono pochi attimi che ho chiuso le pagine e ancora ho quella sensazione di nostalgia per aver lasciato:il sagace, coraggioso ed eroico Fermin Romero de Torres, il buono, curioso e mai domo Daniel Sempere e quella che ritengo uno dei luoghi piu affascinanti e nostalgici della fantasia, il cimitero dei libri dimenticati.
L' unica pecca, a mio avviso, sta nella sua poca longevità, 340 pagine che nonostante il tentativo di riempimento nella struttura del impaginazione risultano non più di 200 in totale.
Ma l'intensità di queste pagine è tale da avermi lasciato stordito.(per dirla alla Fermin Romero de Torres )
In questo libro si toccano vette altissime della letteratura, non solo per la bellezza dei dialoghi, ma nella storia in se, che per quanto cavalchi l'onda dei precedenti due testi, non sfocia nel banale ma anzi ti lascia in quella piacevole sensazione di de ja vur rendendoti ancor più partecipe di questa aurea onirica che solo Zafon a saputo trasmettermi
Non ho molto da dire se non leggetelo leggetelo leggetelo !
Ma prima, se ancora non lo avete fatto leggete "l'ombra del vento" e " il gioco dell'angelo"
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Grandioso Zafòn
“ La sua sagoma minuta si immerse nel grande fascio di luce che calava dalla cupola di vetro sulla sommità. Il chiarore cadeva come una cascata di vapore nelle latebre del grande labirinto di corridoi, tunnel, scale, archi e volte che sembravano sorgere dal suolo come il tronco di un albero infinito, fatto di libri, che si apriva verso il cielo in una geometria impossibile. Fermin si arrestò all’ingresso di una passerella che si inoltrava a mo’ di ponte nella base della struttura, contemplando a bocca aperta lo spettacolo. Mi avvicinai a lui con cautela e gli misi la mano sulla spalla.
“Fermin, benvenuto al Cimitero dei Libri Dimenticati.”
Siamo tornati.
Nel Cimitero dei Libri Dimenticati.Nei vicoli dell’attraente e femminile Barcellona.Nella libreria Sempere & figlio.
Li abbiamo rincontrati.
Daniel,Bea e il piccolo Julian,Fermin e la sua Bernarda,David Martin e Sempere padre.
Abbiamo fatto nuove conoscenze,scoperto altri nemici,ricordato chi non c’è più.
Siamo di nuovo nelle mani di Carlos Ruiz Zafon.
Che abili mani le sue!Capaci di forgiare un racconto pregno di parole ricercatissime,con un vocabolario ricco,importante,che ci fa provare il piacere del singolo termine.
Non solo crea storie avvincenti,con atmosfere non rintracciabili in altri autori,ma riesce a farlo con una qualità di scrittura elevatissima eppure facilmente godibile.
Se L’Ombra del vento mi aveva estasiata,Il gioco dell’angelo mi aveva lasciata leggermente perplessa per via di una trama eccessivamente arzigogolata.
Qui invece ho ritrovato il puro piacere di leggere:sono stata incantata,trascinata,ammaliata da questa storia.
Il che è ancora più rilevante se si tiene in conto che questo romanzo è un anello di congiunzione tra i primi due,un pezzo di questo intricato puzzle inevitabile da scrivere.
Ci vengono svelati misteri lasciati irrisolti,verità che ignoravamo,e alto era il rischio che si trasformasse in una sorta di spiegazione dovuta.
Ma Zafòn non cade nella trappola:non solo ci sorprende svelandoci la perfetta architettura della trama della quadrilogia,ma ci lascia preda di nuovi interrogativi che stimolano in noi una feroce curiosità di scoprire come tutta questa storia andrà a finire.
Un maestro della scrittura a cui rivolgo una stima che si avvicina all’idolatria.
A voi rivolgo invece il consiglio di non perdere questo terzo capitolo.
Una grande storia,una grande penna.Cosa può volere di più un lettore?
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Forte ma non troppo.
CONTIENE SPOILER
Storico Zafòn, libro avvincente, bellissimo, ma che in realtà prende una piega diversa da come mi aspettavo, credevo che mettesse fine ai miei dubbi invece ne ha creati altri. specificando che non parla mai di Cristina, che alimenta i dubbi su Andreas Corelli, ci fa quasi credere che è tutta una sua finzione, spiega la morte di isabella ma non era un mio dubbio, e infine Mauricio Valls che sinceramente, ci racconta la storia ma alla fine ci lascia nel dubbio, perchè lo cerca? tutto ci fa pensare ad un altro libro che spero metta fine a questa lunga saga, sta di fatto che oltre a tutto questo, Zafòn è sempre unico.
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stravolto il finale del gioco dell'angelo
Adoro Zafon e ho apprezzato questo libro come tutti gli altri, ma, leggendo i commenti precedenti, mi chiedo come mai nessuno abbia sottolineato lo stravolgimento totale della storia di David Martin (e parzialmente di Isabella) nel Prigioniero del Cielo, rispetto al finale (immortalità su di un'isola con Cristina) narrato nel Gioco dell'Angelo... roba da soap opera, ma almeno lì hanno 300 puntate e centinaia di protagonisti... incasinarsi così su una vicenta composta da tre libri ed una dozzina di figure principali è francamente inspiegabile.
Attendo spiegazione nel quarto e ultimo libro.
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Il secondario che diventa primario
Un nuovo pezzo del puzzle è stato finalmente aggiunto da parte di Zafòn. Che dire? sicuramente questo è un romanzo di transizione, e come tutti i romanzi di transizione lo si può amare o odiare.
Qui, molte caselle vanno al loro posto, tutto il precedente ci sembra più chiaro e viene lasciata aperta la strada per un gran finale (si spera); tuttavia, la scrittura non mi ha particolarmente convinta. Siamo abbastanza lontani da l'Ombra del vento e il Gioco dell'angelo. I personaggi sono gli stessi ma guardati da un'ottica diversa e tutto questo li rende poco credibili. Meno intense le atmosfere, ormai definibili zafòniane, e troppo soffusa la presenza della Barcellona che è riuscito, nel corso delle varie pubblicazioni, a farci tanto amare.
Tutto è messo in secondo piano a favore di personaggi che sono sempre stati lì ma erano meno ingombranti...improvvisamente ritrovarseli protagonisti è troppo d'impatto.Comunque resta sempre l'amato Zafòn che non smetterò mai d'ammirare....; un bravo scrittore... un pò in penombra con questa prova.
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Era pure ora!!!!
Innanzitutto un applauso a Zafon che ancora una volta mi colpisce con la sua piacevolissima scrittura, non mi mettero' a descrivere la trama del libro ma dico soltanto che vale la pena leggerlo, e consiglio vivamente la letture di questo romanzo solo dopo aver letto Il Gioco dell angelo e L'ombra del vento, perchè riprende i personaggi di entrambi i libri e li mette insieme in un modo impressionante e bellissimo, xcio leggete prima quei due e poi buttatevi su questo e lo capirete al volo...!!! Riguardo al titolo ad un certo punto mi sn chiesta il perchè dato che la trama riguarda Fermin ma non ho finito di pormi la domanda che è arrivata la risposta!!! Buona Lettura!!!!
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Il gioco dell angelo
Si ma ora chiudi!
Il seguito di un bel libro , o le trilogie, sono per antonomasia un cavalcare l'onda del successo che spesso delude.
Ovviamente manca la graduale scoperta delle vicende e dei personaggi , se la storia non è più che avvincente e ben costruita, anche il fatto di "riabbracciare" una vecchia conoscenza non basta a colmare le lacune del già letto o a rispondere alle aspettative.
Questo libro non sfugge alle infinite trappole dei sequel , nonostante Zafon ...che a mio avviso scrive come pochi sanno fare ed in particolare qui è stato bravo, non si è perso dietro una storia contorta che sembrava non arrivare mai alla fine come nel "gioco dell'angelo", il tutto scorre via rapido , questo racconto è un ponte tra il passato e il quarto libro della saga che a questo punto è più che annunciato dagli sviluppi.
La storia raccontata in se non è male anche se manca un pò di pathos, il dubbio, ci vengono date solo risposte e per giunta a pezzi e su avvenimenti letti anni fa e di cui io povero lettore ho dimenticato le sfumature. Tutti a paragonarlo a "L'ombra del vento", naturale ma limitativo, questo è un tassello del percorso, alla fine giudicheremo il tutto, anche se ho percepito che manca il mistero, l'inquietudine , quell'atmosfera quasi gotica che permeava "L'ombra del vento".
Dirò di più: gli stessi personaggi mi sembrano un pò cambiati, nella finzione letteraria sono passati un paio d'anni dal precedente racconto, nella realtà "l'ombra del vento" è del 2001...si sente questo salto temporale nell'autore e di conseguenza nei personaggi. I dialoghi qua e là riportano espressioni che dubito fortemente fosero in voga o citabili negli anni '60, qualche turpiloquio di troppo per quegli anni e un David che per impulsività assomiglia più a John Rambo che al giovane conosciuto nel primo romanzo.Rimane uno stratosferico Fermyn a tenere su la baracca con le sue espressioni colorite ed ironiche, la sua filosofia spicciola che ti trascina.
Nonostante tutto si legge con piacere per merito della scrittura di Zafon, ora però deve "chiudere" in maniera degna con il prossimo romanzo e soprattutto non tirarla all'infinito.
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MI ASPETTAVO QULCOSA DI "DIVERSO"
Nulla da ridire su stile e piacevolezza nel leggere il libro, anche se l'impaginazione lascia a desiderare - quanto spreco di carta - così come il prezzo. Trovo magistrale la narrazione della storia di Fermin ma il resto è molto "elementare" e poco avvicente, facendo anche un'accozzaglia di personaggi e situazioni "già viste" nei testi precedenti; inoltre, sembra che Zafon sia stato quasi "costretto" a scrivere questo libro, avendo a disposizione, un tempo relativamente breve.
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ANCORA MISTERI.....
Ho appena finito di leggere "Il prigioniero del cielo" e le mie aspettative su un bel libro da leggere non sono state deluse. Una Barcellona sempre gotica, noir, tetra e misteriosa, dove i misteri dei primi due libri s'infittisce ancora di più. Tanti misteri risolti, ma ancora tante domande mi ronzano nella testa. E qui mi sovviene da pensare che non è una trilogia, ma la storia ha un suo continuo. Unica nota negativa : Zuif ha fatto passare (secondo me) troppo tempo dal "gioco dell'angelo" a questo libro....Molte cose non me le ricordavo più, molti nomi mi dicevano qualcosa ma non avevo più chiaro in mente la trama precedente...I personaggi sono sempre gli stessi, grande Fermin, uomo davvero spettacolare, con un passato stravolgente, coraggioso e audace! Secondo me è un libro ben studiato, Tutta la trama (parlo anche dei libri precedenti) s'intrecciano bene l'una con l'altra,ma rimangono comunque dei libri che possono reggere anche da soli una singola storia!
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Finlamente!
Avevo perso le speranze e l'attenzione su zafon dopo che ha pubblicato i due romanzi per ragazzi (il palazzo della mezzanotte e le luci di settembre) che mi hanno un po' annoiato.
Mi sono invece piacevolmente commossa nel ritrovare i personaggi a cui mi ero affezionata e continuare il viaggio misterioso lasciato con l'ombra del vento.
Ottimo libro direi anche per chi ha trovato l'ombra del vento insostituibile ne rimarrà colpito e sopratto se lo andrà a rileggere (l'ombra del vento).
Io ho letto tutti i libri di zafon e questo è degno di essere messo alla pari dell'ombra del vento e del gioco dell'angelo.
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Con amarezza ma fuori dal coro
Premetto che ho letto tutti i romanzi di questo autore straordinario ed è con amarezza che devo esprimere il mio parere negativo su questo libro.Io credo che il signor Zafon se avesse fatto visionare "Il prigioniero del cielo" a Don Basilio Moragas vicedirettore del giornale "La voz de la industria" (vedi il gioco dell'angelo) sarebbe stato sicuramente spedito a stilare necrologi per tre settimane.Io credo che questo autore stia cavalcando in maniera esagerata l'onda del successo incredibile che hanno avuto i tre romanzi più belli e cioè "Marina" "L'ombra del vento" e "Il gioco dell'angelo".
"Marina" è il capolavoro assoluto di Zafon dove l'anima nera del racconto viene descritta con uno stile narrativo romantico e pieno di poesia triste e malinconica che fa venire i brividi per le emozioni che si provano.Negli altri due romanzi continua la bellezza della narrazione unica di questo scrittore con storie di grande spessore dove c'è mistero, amori grandissimi che finiscono nella tragedia più nera.Indimenticabili Juliàn e Penelope Aldaya come David Martìn e Cristina nel Gioco dell'angelo.Ho trovato "Il prigioniero del cielo"come lo sforzo non riuscito forse per eccessiva fretta di dare un' altro episodio alla saga del cimitero dei libri dimenticati.Ci sono soltanto due momenti in questo libro dove Zafon torna ad essere il grande Zafon. il primo quando Daniel insegue la moglie Bea all'hotel Ritz per paura del suo tradimento e sopratutto il ballo di addio tra Fermìn e la Rociìto a pagina 311 del libro.
Per concludere mi permetto di trascrivere una delle pagine più belle del romanzo "Marina" che consiglio a tutti di leggere e rileggere per quanto è bello.
Il primo sparo attraversò le fiamme sibilando.
Riaprii gli occhi e vidi la sagoma di Eva Irinova che avanzava sulla passarella come avevo fatto io.
Teneva la pistola sollevata.Una rosa di sangue scuro sbocciò nel petto di Kolvenik.Il secondo sparo, più vicino, gli sfracellò una mano. Il terzo lo colpì ad una spalla. Allontanai Marina. Kolvenik si voltò verso Eva, barcollando. La dama in nero avanzava lentamente. Gli puntava contro l'arma senza pietà. Sentii Kolvenik gemere. Il quarto sparo gli aprì un foro nel ventre. Il quinto e ultimo lo centrò in mezzo agli occhi. Un attimo dopo cadde in ginocchio. Eva Irinova lasciò cadere la pistola e corse da lui. Lo prese tra le braccia e lo cullò. I loro occhi si incontrarono di nuovo e la vidi accarezzare quel volto muostroso. Piangeva. "Porta via la tua amica" disse senza alzare lo sguardo.annuii. Guidai marina lungo la passarella e raggiungemmo il cornicione del palazzo. Da lì riuscimmo a calarci sui tetti del fabbricato laterale e a metterci in salvo. Prima di perderli di vista ci voltammo a guardare. La dama in nero stringeva ancora Michail Kolvenik nel suo abbraccio. Intravedemmo le due sagome tra le fiamme fin quando il fuoco non le avvolse completamente. Immaginai la scia delle loro ceneri che si spargevano al vento, sospese su Barcellona, finchè l'alba non le disperdeva per sempre.
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Bello, ma mai quanti il gioco dell'angelo o l'ombr
Allora partiamo dal presupposto che adoro zafon. Ma questo libro non è stato secondo me uno dei migliori. Lo stile è eccellente perchè la sua penna è divina ma come contenuto è stato un po' scarso.. sembra quasi essere solo un ponte di collegamento tra i 2 romanzi precedenti, una storiella che ci faccia chiarire le idee ma anche confondercele ancor di più. Sicuramente da leggere per chi ha amato gli altri 2 e vuole leggere la tetralogia ma almeno secondo me non può essere paragonato ai precedenti. Manca di novità.
Ps: U/na delle cose davvero più brutte è la stampa. Caratteri cubitali per sole 200 pagine ma scritte in modo enorme. Davvero scomodo.
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Ritorno al Cimitero dei libri dimenticati
Dopo circa tre anni d'attesa ecco finalmente che viene pubblicato il nuovo romanzo di Zafòn. E' il terzo episodio di una tetralogia iniziata con "L'ombra del vento", continuata con "Il gioco dell'angelo" ed alla quale manca ormai solo il quarto capitolo. E' ormai conosciuta come la serie del "Cimitero dei libri dimenticati", questa misteriosa, esoterica libreria di Barcellona dove sono custoditi libri famosi, classici della letteratura e scritti di autori sconosciuti, che convivono in un edificio dove, dalla descrizione che viene fatta dall'autore, sembra che le regole della fisica e del tempo sono violate in ragione di un'architettura irreale ed affascinante, come un tempio che ospita volumi dove sono contenute storie misteriose ed irreali ed il rapporto tra un lettore ed il libro che sceglie di leggere si stringono tenacemente, mescolandosi insieme. Le vicende personali degli autori dei libri ed i loro racconti si avvinghiano in un apparentemente inestricabile intreccio di eventi che condizionano coloro che ne vengono a conoscenza.
La memoria ed il ricordo sono un elemento sempre presente nei romanzi di questo autore ed Il passato che ritorna prepotente, muta il destino dei personaggi e mina le loro certezze.
Ne "Il prigioniero del cielo" ritroviamo i personaggi principali de "L'ombra del vento", da Daniel Sempere a Fermin Romero de Torres, ma, in aggiunta questo romanzo lega le loro storie a quelle dei personaggi de "Il gioco dell'angelo", che cronologicamente si svolgeva precedentemente. Ecco quindi che si delinea un affresco narrativo complesso ed articolato, dove storie apparentemente distanti nel tempo sono unite dal filo di eventi drammatici e dolorosi, le passioni ed i sentimenti si scontrano con i contorti meandri mentali di personaggi malvagi ed assetati di potere e vendetta, sullo sfondo della dittatura franchista e degli eventi storici della Spagna tra gli anni '30 e '50. Barcellona torna ad essere protagonista silenziosa ma evocativa, come una muta testimone dei fatti, grazie alla potentissima capacità descrittiva dell'autore.
Il romanzo possiede un centro narrativo che ha come protagonista Fermin Romero de Torres ed il suo passato. La sua storia si intreccia con quella di David Martin, personaggio principale de "Il gioco dell'angelo", gettando un solido ponte di eventi che uniscono i tre libri della serie. La complessità delle storie che si allacciano le une con le altre creano una spirale di avvenimenti che è simboleggiata dal logo presente nelle pagine del libro, la schematizzazione di una scala a spirale ripresa da una scalinata della chiesa de la Sagrada Famiglia di Barcellona. Vera spirale logaritmica ed espressione geometrica di un rapporto matematico, la sezione aurea, che rappresenta l'ideale "rapporto perfetto" tra le varie parti di una composizione più articolata, difficile da afferare se osservata nel dettaglio, ma armoniosamente espressa se colta nel suo insieme. Forse la tetralogia del "Cimitero dei libri dimenticati", quando sarà completata, si potebbe sintetizzare con questa immagine a spirale, ipnotica e ridondante, ma formalmente perfetta, dove non c'è un inizio ed una fine e, in effetti, si può cominciare a percorrerla in un qualunque punto dirigendosi in un verso o nell'altro, come sembrano svolgersi gli avvenimenti narrati in questi libri, con la loro mescolanza di passato, presente e futuro.
Forse più lineare e meno complesso dei due episodi precedenti, questo romanzo però chiarisce molti punti oscuri lasciati in sospeso dagli altri due libri, ma nel contempo, ne crea di nuovi.
Il lettore riesce a "sentire" chiaramente le sensazioni provate dai personaggi. Le loro passioni, i loro timori, i legami d'amore e d'amicizia, il desiderio di vendetta e l'incapacità di dimenticare illuminano un romanzo che si legge tutto d'un fiato, dove, ancora una volta, il sotteraneo protagonista della storia è un libro "maledetto". Il Cimitero dei libri dimenticati ed il suo custode sono come i depositari di un passato che non può e non deve svanire nel nulla poichè, come afferma l'autore in un'intervista, "..siamo ciò che ricordiamo."
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STRAORDINARIO
Straordinario a dir poco. Letto tutto d'un fiato, come del resto avevo fatto con gli altri due capolavori del caro Zafon. Impressionante come questo autore riesca a farti affezionare ai suoi personaggi, dalla psiche e dal passato decisamente contorti.
Le descrizioni, dettagliate e curate, riescono a rendere l'idea di situazioni, ambienti che rendono il libro ancora più carico di emozioni.
Dal finale si presuppone che ci siano altri libri... non vedo l'ora!
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Il prigioniero del cielo di C.R. Zafòn
Zafòn colpisce ancora nel segno. Devo dire che mi piace moltissimo il suo stile, la sua capacità di rendere atmosfere cupe, noir con un linguaggio poetico, avvolgente. Ho amato tutte le sue opere ed in modo particolare questa trilogia. Forse tra i tre romanzi questo risulta essere il meno ricco, il meno "necessario" se mi passate il termine ma comunque resta comunque un libro veramente bello. Protagonista è il suo più riuscito personaggio, quel Fermìn Romero de Torres che riesce a farti innamorare fin dalle prime righe per la sua stravaganza e per il suo linguaggio forbito ma allo stesso tempo sempre ironico. La storia ancora una volta riesce a rapirti, a coinvolgerti e soprattutto nella parte finale a commuoverti. Ancora una volta bravo Zafòn!
Consigliatissimo!
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Il prigioniero del cielo
Chiusura in bellezza per la trilogia di Ruiz Zafon, anche questo terzo capitolo non delude le attese! Lo stile dell'autore spagnolo è sempre fluido, intrigante e capace come pochi di far sognare le atmosfere e le emozioni che vuole raccontare. La storia, rispetto agli altri due romanzi del Cimitero dei libri dimenticati, è più lineare e meno contorta, Barcellona città la fa un po' meno da padrona (negli altri libri è quasi la protagonista), ma incentrare il tutto sulla storia dolorosa e nostalgica di un personaggio riuscito come Fermin non può che essere un successo! Consigliato, come tutta l'opera dell'autore.
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Odi et amo. Quare id faciam, fortasse requiris.
Daniel Sempere è seduto di fronte al fedele amico Fermìn, in tavola tapas colorate che ammiccano invitanti, un profumatissimo porosciutto e del buon vino catalano,ma queste leccornie non riescono a lenire il dolore e a far dimenticare i sospetti.Sua madre , la bellissima affascinante Isabel Sempere ha tradito suo padre? Lui è figlio dello scrittore David Martìn? Sembrava che tutto andasse nella direzione di uno splendido Natale, dopo l'allestimento nella vetrina della libreria di uno splendido Presepe napoletano, la fortuna sembrava essersi accorta dei librai Sempere e figlio,e lo stesso Fermìn era pronto ad impalmare la formosa Bernarda,poi quel maledetto zoppo, lui i suoi soldi, i suoi segreti velenosi, quell'ingombrante "Conte di Montecristo", maledizione!
In questo romanzo Daniel non risce a trovare pace nè a chiudere occhio, come nell'Ombra del vento ci trascina in vicoli bui, sporchi e fetidi come gli esseri che li abitano,segrete di castelli, assassini e faccendieri senza scrupoli, ma è la gelosia la vera protagonista di questo romanzo, quel tarlo meschino e infido che scava imperterrito cunicoli sempre più profondi nel cuore dell'amante fino a ridurlo in un colabrodo dove i sentimenti vengono setacciati senza lasciare più nulla ed in questo nulla mette radici l'odio.
di Luigi De Rosa
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ottimo
erano anni che aspettavo il ritorno di questi personaggi, e di quella barcellona. E' un libro piacevole da leggere Zafon e un maestro nel farti appassionare a questi personnaggi (Fermin su tutti). Ora non ci resta che aspettare il prossimo capitolo ma consiglio a tutti di leggere questo libro darà una piacevole sensazione e vi farà capire fin dove l'essere umano può abbassarsi e nel contempo raggiungere le vette più alte dell'umanità.
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Un libro piacevolissimo, avvincente e ben scritto.
E' un libro facile da leggere che ti colpisce con la sua trama fin dalle prime pagine. L'autore sa come tenere il lettore incollato al libro e ti costringe a voltare pagina con la curiosità e il cuore in gola.
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Splendido
Ho appena finito l'ultima pagina.
Lo stile di Zafon è assolutamente unico. Una lettura piacevole, veloce e precisa riesce a farti immergere completamente nel libro e nella sua storia.
Consiglio fortemente di leggere prima sia "il gioco dell'angelo" sia "L'ombra del vento", e vedrete che molti tasselli torneranno al loro posto.
Le storie si intrecciano in maniera splendida, facendoti capire cose che prima magari non avevi capito.
Il contenuto è davvero preciso, tutto rispecchia quanto scritto nei precenti libri e ti lascia soddisfatto.
Quando ho letto " II gioco dell'angelo" mi sono un po' lamentato perchè sembrava quasi fantascientifico, ma leggendo questo libro ho capito che non era cosi... Leggendo capirete...
Ve lo consiglio davvero... i personaggi sono ben descritti e ti ci affezioni, Fermin, David, Bea acquistano forma e ti prendono in un libro scritto davvero benissimo!
La fine lascia uno spiraglio (bello grosso) su un libro futuro.....
Davvero un gran libro.
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Il gioco dell'angelo
Dalla inimitabile penna di Zafon
Questo commento potrebbe risultare di parte.
Ma io riesco sempre a tuffarmi e nuotare nelle pagine di questo scrittore a cui mi sono affezionata dal primo momento. Ho letto "l'ombra del vento" per caso, perché mi aveva attratto la copertina ormai più di quattro anni fa, e lì è scoccata la scintilla. Ed è proprio grazie a Zafon se mi sono appassionata al giallo-storico. L'autore assicura che il libro può essere letto anche senza aver mai aperto i due precedenti, ma consiglierei di non farlo, perchè verrebbero meno i movimenti di tutti gli ingranaggi della storia. Insomma, senza alcuni indizi importanti contenuti nei primi due, si perde la grande opportunità di capire a fondo i fatti e la vita stessa dei personaggi chiave.
Qui infatti ritroviamo Daniel Sempere, suo padre libraio e Fermin (la chiave del tutto), proprio attraverso i racconti di quest'ultimo si aggiungeranno importanti tasselli al passato.
La chiusura del romanzo sembrerebbe lasciare uno spiraglio ad un seguito.....che Zafon abbia qualche idea al riguardo?
Per me sarebbe una grande notizia, perché col suo modo di scrivere fluido e a tratti ironico, ha saputo creare dei personaggi ai quali è impossibile non affezionarsi. Avendo letto praticamente tutto di Zafon, mi sono sempre chiesta perché in tutti i suoi romanzi c'é sempre la figura di un vecchio malridotto che incuriosisce un giovane e lo spinge ad "investigare".
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Letto d'un fiato!!!
Sono passata davanti alla vetrina della libreria e ho visto l'addetto che lo tirava fuori dagli scatoloni, non ho resistito!
Non so se per la scorrevolezza del testo o per la mia sete di conoscere la storia, ma l'ho letto davvero d'un fiato.
Intreccio in pieno stile Zafòn, al centro della trama un lungo flash back sull'esperienza in carcere di Fermìn porterà alla luce nuove emozioni, nuovi intrecci, nuove vendette.
Come stile, a parer mio, più vicino a 'L'ombra del vento' piuttosto che a 'Il gioco dell'angelo', è una piacevole lettura.
Sul finale non vorrei scrivere nulla, per non togliervi sorprese...rimango in attesa del prossimo libro!
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