Il paradiso degli orchi
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l'antieroe
intrigante, favolistico, razionale, stile narrativo asciutto e ironico a raccontare un antieroe: subisce e accetta, quasi con superiorità, il ruolo che la vita o gli altri gli cuciono addosso, se ne distacca, a tratti lo combatte, ma è lui l'anticonformista, il ribelle. guerreggia contro tutto il sistema, quello delle elites, ma anche quello degli altri, della maggioranza quasi sempre silenziosa. è neutrale e superiore questo Maloussene.
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Di Professione "Capro Espiatorio"
Confesso che fino alla scorsa estate, con l’uscita dell’ultimo libro della serie, ignoravo l’esistenza della saga di Belleville. Me ne hanno parlato più persone e come accade in ogni lettore che si rispetti la curiosità ha cominciato a lavorare dentro di me...ho aspettato un po' prima di iniziare quest’avventura, e un altrettanto po' a recensire la prima opera.
Non è stata per me una lettura scorrevole, continuativa, a tratti ho pensato di mollare il caro Ben Malaussène e dedicarmi ad altro...e l’ho fatto, ma cedevo sempre al richiamo di quelle pagine dove ogni parola sta li per un motivo, ogni minimo dettaglio è minuziosamente descritto tanto da dover tornare più volte sullo stesso paragrafo per paura di perdersi qualcosa di necessario. E’ una narrazione ricca, intricata, che trasuda realismo da tutte le parti.
Benjamin è di professione “capro espiatorio” al Grande magazzino, ”la funzione detta di controllo tecnico è assolutamente fittizia. Io non controllo proprio niente, poiché niente è controllabile nella profusione dei mercanti del tempio...Il mio lavoro consiste nel subire l’uragano di umiliazioni con un’aria così contrita, così miserabile, così profondamente disperata, che di solito il cliente ritira i reclami per non avere il mio suicidio sulla coscienza”.
Nella vita privata egli è tutore dei suoi fratelli e sorelle minori, nati tutti dalla stessa madre ma da padri diversi e sconosciuti, una famiglia allo sbaraglio, che si riunisce la sera per raccontarsi le giornate e ascoltare la STORIA. E’ questa l’idea geniale di tutta la narrazione, una storia nella storia, il resoconto delle esplosioni, della vita che scorre dentro il magazzino, che il protagonista fa per rimettere a posto i pezzi di un puzzle complesso, e uscire dalle vesti di capro espiatorio che lo vogliono colpevole degli orribili fatti.
Tutta la famiglia collaborerà, ognuno con i propri mezzi (esperimenti, visioni, indagini), per arrivare alla scoperta delle vicende remote, eppure così attuali, che si nascondono dietro le esplosioni.
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Orchi, cani epilettici e Cous - Cous
Mi ritrovo a recensire questo romanzo dopo averlo letto alcuni anni fa, ma lo ho divorato talmente tante volte che lo conosco quasi a memoria. Effettivamente, andando a memoria, mi è difficile trovare un libro meglio riuscito tra quelli da me letti scritti dopo gli anni Novanta.
E non sto esagerando. Tutto in questo libro, semplicemente, FUNZIONA.
Funziona la prosa dell’autore, una narrazione ruvida, cinica, graffiante e al tempo stesso umana e mai meno che complessa e sapientemente architettata nell’utilizzo delle singole parole e nelle argutissime descrizioni.
Funziona la vicenda, un oscuro e surreale giallo la cui risoluzione lascia sbalorditi e al tempo stesso inorriditi
.
Ma più di ogni altra cosa funzionano i personaggi, un universo multiforme e brulicante di un’umanità al tempo stesso surreale e profondamente calata in una socialità mai così viva, complessa e verosimile.
Ecco dunque il protagonista, lo sfortunato Malaussene, insieme alla sua sgangherata e composita famiglia, con i suoi innumerevoli fratelli e sorelle minori nati tutti da stessa madre ma da padri diversi; ecco un corpo di polizia che sembra venuto fuori da un telefilm; ecco i vicini di casa di un quartiere multietnico di cui sembra davvero di percepire tutte le sfumature di odori, colori, atmosfere…
Non credo sia un caso che il romanzo (così come i successivi della serie) sia scritto in prima persona. Solo nella mimesi profonda del protagonista riusciamo a cogliere un mondo surreale, magico e al tempo stesso crudo e feroce. La risoluzione dell’enigma (un antico orrore che torna a galla e miete vittime innocenti ma non casuali) è paradossalmente marginale nel testo.
Pennac dà l’impressione di poter essere letto comunque, indipendentemente dalla vicenda che ci sta raccontando.
Non è cosa da poco.
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Malaussene, un eroe della vita di tutti i giorni
Se siete di quei lettori che facilmente si affezionano alla storia e ai suoi personaggi e, che concluso il libro vorrebbero con loro incominciare una nuova avventura, il ciclo di Belleville è quello che fa per voi. Sono infatti ben sei i romanzi che hanno per protagonista Malaussene e la sua straordinaria famiglia e, della serie, Il paradiso degli orchi è solo il primo capitolo.
Nonostante un certo disorientamento iniziale a causa dei troppi personaggi e delle loro dinamiche non ancora chiarissime, lo stile -unico- di Pennac mi ha tenuto avvinta alla lettura: per quanto non propriamente lineare (perché ricca di dialoghi alternati a pensieri qua è là inclusi in parentesi) la scrittura risulta fluida ,chiara, calibrata alla perfezione. Da essa trasuda quella comicità che, come Pirandello ci insegna, attraverso la “riflessione” diventa umorismo che non a caso lo stesso Pennac definisce “irriducibile espressione dell’etica”.
Ad appena un terzo della lettura la trama spicca il volo e mantiene alta quota fino all’ultimo capitolo e mentre gli indizi, le ipotesi (anche quelle del lettore) e i colpi di scena si avviluppano in questa intrigante matassa, prende nitidezza il ritratto di ogni personaggio, ciascuno con i suoi propri colori e le sue peculiarità.
Credo sia impossibile non affezionarsi al personaggio di Benjamin Malaussene, di lui sappiamo tutto perché Pennac ce lo racconta in ogni suo brontolio mentale e l’immagine che se ne riceve e quella non di un “santo”( come spesso viene definito nel libro) ma di una 'bella persona', un eroe della vita di tutti i giorni prima che dell’avventura di turno nella quale è coinvolto.
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-Il signor Malaussène è desiderato all’Ufficio Rec
Scuola, Parigi, orchi. Daniel Pennac racconta:
"C'era una volta Benjamin Malaussène...."
Benjamin Malaussène non è solo il fratello/padre di un banda di ragazzini stravaganti ma lavora come “capro espiatorio” a tempo pieno presso i Grandi magazzini. Si, avete capito bene. Le sue doti di caprino espiatore consistono nel proporre, come reazione al reclamo dei clienti, un vero e proprio teatrino di lacrime, espressioni facciali disperate e mortificazione acuta, il tutto contornato dagli apocalittici rimproveri del direttore, il vero registra dell’opera.
Una serie di attacchi bomba fa letteralmente esplodere il Grande magazzino e la stabilità ordinaria di Benjamin oscilla tra il terrore e l’inquietudine.
La squadra d’azione composta da due “zie” (rispettivamente una ladra e un omosessuale modaiolo) una sorellina prodigio e un vecchio cane antropomorfo si coalizza per aiutare Benjamin che, trovandosi ogniqualvolta sul luogo del misfatto, desta non pochi sospetti.
C’è da dire che il nostro capro espiatorio rivela se stesso solo nel suo ambiente naturale, la piccola casa nei pressi di Belleville, alla periferia di Parigi, dove la fantasia galoppa ammaestrata dai fratellini. Il quartiere operaio (oggi borghesizzato) si dipinge così di avventure appassionanti impersonate da buffi poliziotti e curiosi personaggi.
Le storie che Benjamin inventa per Jeremy, Therese e il Piccolo sono infatti raccontate con un linguaggio semplice ma talmente coinvolgente da non riuscire sempre a distinguere il racconto dalla trama stessa del libro, la realtà è separata dalla finzione dagli occhiali rosa del Piccolo che di notte sogna gli Orchi.
Perché gli orchi veri non dimorano nelle favole, vivono tra noi vestiti da cigni bianchi, sguazzano in acque pure e non vanno in paradiso.
O almeno me lo auguro.
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Bombe al grande magazzino.
Conoscete Benjamin Malaussène? Sicuramente se avete letto ( o sentito parlare) di Daniel Pennac, scrittore francese dell’ultimo ventennio del 1900, avrete anche sentito parlare del nostro Malo, che è infatti il protagonista di molti suoi romanzi. Sono infatti sei i romanzi che formano il ciclo di Malaussène, il primo è appunto “Il Paradiso degli orchi” del 1985 e l’ultimo è “La passione di Therese” del 1999. In questo libretto di sole 200 pagine Pennac ci presenta innanzitutto i protagonisti del ciclo, e non sono per nulla pochi, anzi la famiglia Malaussène sembra quasi essere infinita, nel corso del romanzo infatti vedrete sbucare fuori fratelli e sorelle da ogni dove ed ognuno con una sua particolarità, si va dall’appassionata della fotografia all’amante dell’esoterismo per concludere con il cane della famiglia, Julius, anche esso con la sua particolarità, è epilettico e puzza da morire. Ma chi è Ben Malaussène? In poche parole, un capro espiatorio. Ben lavora infatti in un grande magazzino ed il suo lavoro è quello di subire umiliazioni e critiche da parte dei clienti insoddisfatti così da lasciare in pace gli altri dipendente del grande magazzino. La tranquilla (se così possiamo definirla) vita di Ben e degli altri dipendenti viene però sconvolta da una serie di esplosioni che non solo mietono vittime ma sembrano avere una certa frequenza, come se fossero calcolate. Logicamente dopo le prime esplosioni la colpa tende a ricadere sul nostro Ben (è il suo ruolo d’altra parte…), ma come vedremo in seguito la storia e soprattutto i moventi sono molto più complessi di quello che sembrano. Un giallo, a tratti pulp, molto intrigante nella sua semplicità, non mancano infatti i colpi di scena e le sorprese che sconvolgono quanto stabilito nelle pagine precedenti. Il linguaggio è lineare e semplice (Pennac era professore di francese), i periodi sono brevi, così come i capitoli. Pennac racconta spesso scene grottesche, al limite del surreale e con aria comica, ed a mio avviso contrastano benissimo con le scene invece più cruente (come le descrizioni dei cadaveri dopo le esplosioni). In alcuni tratti magari si crea un po’ di confusione con i mille personaggi che intervengono nella scene, ma credo che anche questo sia un artifizio letterario per non rendere chiaro a chi legge il proseguimento della storia, d’altra parte i colpi di scena sono frequenti. Per il resto un romanzo leggero da leggere in poco tempo che vi lascerà con il fiato sospeso fino alla fine, fino all’ultimo capitolo, dove le carte verranno messe apposto (come in ogni giallo che si rispetti) e il nostro Ben potrà tirare finalmente un sospiro di sollievo. Piacevole.
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Una Parigi incredibilmente affascinante
La voce della bella Miss Hamilton echeggia per il Grande Magazzino annunciando che "Il signor Malaussène è desiderato all'Ufficio Reclami". E Benjamin Malaussène si dirige all'Ufficio Reclami per accollarsi, davanti ad un cliente scontento, la colpa di un frigorifero che va a fuoco, di un letto che si rompe troppo facilmente, di un deodorante spray che esplode. Perché la sua mansione ufficiale di addetto al controllo nel centro commerciale maschera quello che in realtà è il suo vero ruolo, cioè "capro espiatorio", pronto a sorbirsi umilianti ramanzine e minacce di licenziamento che fanno commuovere il postulante fino a fargli ritirare il reclamo, con grande risparmio per l'azienda. Un compito singolare e imbarazzante, ma ottimamente pagato ed egregiamente svolto dal nostro eroe, che con il cospicuo stipendio che ne ricava riesce a mandare avanti la sua eccentrica famiglia composta da una masnada di fratellastri e sorellastre, figli di madre comune ma sempre assente e di padri vari ed eventuali, nonché da un cane epilettico con la grazia di un elefante. Ma la strampalata routine del buon Benjamin viene sconvolta quando nel centro commerciale cominciano a scoppiare ordigni che dilaniano anziani signori apparentemente rispettabili. Da buon capro espiatorio Malaussène, sempre presente direttamente e non sui luoghi del delitto, rischia di passare per colpevole, e solo dopo svariate disavventure riuscirà a dimostrare la sua innocenza. Tra giocattoli e bombe, orchi e babbi natale, amori passionali e botte da orbi, Pennac ci trascina in questo simpatico e piacevole giallo dai colori tenui, in cui lo stile brillante e innovativo della narrazione, l'ottima caratterizzazione dei personaggi e la loro amabilità hanno il sopravvento su una trama piuttosto semplice e priva di veri e propri colpi di scena. Interessanti le tematiche affrontate, dal consumismo di massa alla pedofilia, passando per l'importanza del concetto di famiglia, il tutto ambientato in una Parigi di periferia irrequieta, malfamata, multietnica e proprio per questo incredibilmente affascinante.
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Tutto d'un Fiato!
Un libro da cui non ci si può staccare, l'ho letto tutto d'un fiato, per una serie di motivi:
-I personaggi: protagonista del libro, Malaussene, un personaggio davvero particolare, stupendi i suoi ragionamenti e metafore imprevedibili e divertenti! La sua famiglia, composta da fratellastri e sorellastre, è davvero straordinaria!
-La storia: la trama è piacevolissima, un giallo, da cui non si esce facilmente, fino all'ultimo si crede che il capro espiatorio sia anche il colpevole.
- La lettura è agile e molto molto piacevole..
ps: se vi affezionate alla famiglia Malaussene, come è successo a me e come è facile che accada, raccomando tutti i libri del ciclo di Belleville!
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Imprevedibile!
IL PARADISO DEGLI ORCHI di Daniel Pennac (1991)
Un libro da cui non riesci a staccarti.
Un giallo, di cui fino alla fine non riesci a veni r a capo, ed allo stesso tempo lo spaccato di una società vista attraverso gli occhi del protagonista, Benjamin Malaussène di professione “capro espiatorio”, e della sua “originale” famiglia composta dalle sue sorelle e dai suoi fratelli minori di cui lui si fa carico a seguito delle fughe d'amore della madre.
Nel Grande Magazzino in cui lavora si verificano una serie di espolosioni, le vittime sembrano non avere nulla che le accomuni, salvo che le bombe esplodono sempre quando Malaussène è nelle vicinanze. La polizia lo considera il primo indiziato ma non il Commissario Rabdomant.......
Ho riletto il libro dopo più di 10 anni grazie a mio marito che me lo ha richiamato alla lettura (i libri chiamano!) parlandomi dell'uscita del film “Il Signor Malaussène”. Ho avuto un vuoto, non ricordavo il libro e neanche chi era il Signor Malaussène. Ho preso il libro ed ho cominciato a leggerlo, subito dalle prime pagine ricordo i personaggi e mi manca qualcosa... controllo. Il primo libro della saga è “Il Paradiso degli Orchi”. Che bella riscoperta! Leggendo ritornano alla memoria le personalità dei personaggi principali, mentre i secondari li scopro ora: Theò, Stojil, Amar, Hadouch; tutti hanno una forte caratterizzazione ben rintracciabile nelle righe a loro dedicate ma che alla prima letture rimangono giustamente ofuscate da quella di Malaussène e della sua famiglia.
La cosa che ho apprezzato di più in questo libro è la senzazione piacevole di aver incontrato un personaggio come Malussène e la sua famiglia......da un certo punto di vista “santificabili” e che tutto questo mi fa venir voglia di stare ancora un po' con loro, per questo continuo con “La Prosivendola”....
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L'umorismo, irriducibile espressione dell'etica
Di Pennac avevo letto solo qualche brano nelle antologie per studenti delle scuole superiori, e ne avevo ricavato l’impressione di un bravo scrittore di libri per ragazzi, ma niente di più.
Ho deciso di leggere qualcosa di suo in occasione del premio alla carriera internazionale che gli sarà assegnato tra qualche mese a Vigevano, e grande è stata la mia sorpresa nell’imbattermi in una prosa che a tratti sfiora il genere splatter, sempre ammorbidito però dal tono leggero e quasi comico, che fa passare in secondo piano il fatto che si sta parlando di persone dilaniate e interiora sparse ovunque dalle deflagrazioni di bombe nei Grandi Magazzino dove Benjamin Malaussène fa di professione il capro espiatorio.
Ben mantiene i suoi fratelli di madre comune e padri incerti e diversi proprio perché la genitrice, sempre persa in nuovi innamoramenti e sempre incinta, non se ne occupa molto.
Therèse la sensitiva, Clara la sorella amata al limite dell’incesto, alle prime armi come fotografa, il piccolo dagli occhiali rosa verso cui Ben nutre tenerezza infinita e Jérémy il bombarolo in erba, formano con il protagonista una squadra divertente e quanto mai improbabile.
Daniel Pennacchioni (Casablanca, 1944) usa l’umorismo come arma irriducibile contro il grande capitalismo e le sette pseudo-sataniche, quindi contro la rigidità del pensiero e il conformismo che aleggia in una Parigi natalizia e consumistica.
“Il paradiso degli orchi” è un libro giallo-noir-rosa-verde che diverte e si legge con piacere, scritto per una scommessa sulla sua capacità di scrivere un thriller che Pennac ha vinto alla grande, creando il primo libro di una famosa saga. Non ho trovato prevalente la trama del mistero rispetto alla felicissima descrizione dei personaggi della famiglia Malaussène. Ma non è detto che sia un disvalore, anzi.
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un giallo molto anomalo
capro espiatorio,"santo",investigatore suo malgrado.
Questo ed altro è Malaussène. Addosso a lui sembrano precipitare tutte le sfortune del mondo (a chi non è mai capitato di sentirsi un po' vittima?)
Preso a pesci in faccia al lavoro a causa del suo "originale" mestiere,distrutto fisicamente e psicologicamente dalle bombe che si ostinano a scoppiare in sua presenza,picchiato dai suoi colleghi perchè sospettato di essere il bombarolo ....
eppure Malaussène continua a sopportare e andare avanti per amore delle sue sorellastre e fratellastri che mantiene per via della mancanza della madre.
La vicenda si conclude in maniera molto originale...come al solito Pennac riesce a stupirci!
Daniel Pennac ha uno stile unico e originale,
Sarebbe restrittivo definirlo un giallo questo libro ...è molto di più.Infatti gli intrighi polizieschi si mescolano con la comicità e il Grande Magazzino (luogo principale della vicenda) ha un'aria magica quasi fiabesca
insomma un libro consigliato, da leggere assolutamente
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Una famiglia "surreale"
Daniel Pennac?
Che scrittore affascinante!!!
Pensare che quest'uomo, da studente mediocre, sia riuscito a diventare un bravissimo caratterista e un esimio professore di liceo non può che renderci ottimisti e farci sperare di poter credere ancora che il talento vero esiste e lo si trova appollaiato tra la gente qualunque che si camuffa e si nasconde perché aspira semplicemente alla creazione della buona e sana letteratura contro l'odiosa apparenza mediatico/editoriale.
Il paradiso degli orchi inaugura la saga dedicata alla famiglia "Malaussène" ed abbiamo sin da subito una vera e propria carrellata di personaggi con un personalissimo bagaglio di storie di vita assurde che ruotano intorno al quartiere multietnico di Belleville dove è collocata la residenza della bizzarra famiglia. Tutti i personaggi sono unici, strampalati e stralunati.
Ed eccoci di fronte ad una madre perennemente "in calore" che segue i suoi pseudo grandi amori in giro per il mondo, a Julius, il cane epilettico, a "il Piccolo", dai prepotenti occhiali rosa e a Therese, sorella veggente da temere e rispettare.
Benjamin Malaussène, invece, è lo "sfigato" della famiglia; la pecora "grigia" (concedetemi questa licenza poetica).
Svolge l'insolita professione del "capro espiatorio" lavorando all'interno dei Grandi Magazzini presso l'ufficio reclami. Il suo compito è quello di "far pena" al cliente che vuole effettuare un reclamo riuscendo, con una surreale storia strappalacrime, ad ottenere il ritiro dello stesso con grande soddisfazione della direzione.
La storia si apre in una giornata tranquilla che qualcuno ha pensato bene di scuotere collocando un ordigno all'interno dei Grandi Magazzini.
Risultato? Una sola la vittima.
Un uomo ritrovato dilaniato e con la patta aperta.
Partono le indagini e Ben farà la conoscenza di Julie, la donna che conquisterà il suo cuore e che ritroveremo nelle varie storie del ciclo.
Il romanzo è breve, dallo stile audacemente sperimentale.
Mi sono ritrovata a dover rileggere più volte pagine intere per capire dove volesse andare a parare. La scrittura è davvero innovativa, frizzante e talvolta addirittura snervante perché richiede parecchia concentrazione soprattutto per chi, come me, non è abituato al genere e alla progressione quasi "feroce" del linguaggio dei personaggi. Essi si muovono tra le pagine facendoci sorridere e riflettere ma sempre senza troppe pretese.
Personalmente classificherei il genere come "noir a tinte rosa", proprio per l'abilità dello scrittore di saper passare da scene orripilanti a lieti quadretti famigliari.
Un buonissimo esordio per la saga dei " Malaussène"; una lettura spassosa, evasiva e moooolto consigliata.
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Mah, un po' deludente sul finale
Secondo me un libro sopravvalutato. Il libro scorre bene, è di facile lettura, mai noioso, con i suoi capitoli brevi si presta anche a letture sui mezzi di trasporto o nei piccoli intervalli di tempo libero.
Bella e originale l'idea di Benjamin che di professione fa il capro espiatorio, carina la famigliola strana, ma la conclusione del libro sembra un po' sconclusionata, tirata per i capelli. Parrebbe che lo scrittore abbia cercato una serie di ragionamenti (anche banali) cucendoli insieme per dare la conclusione al libro.
Da leggere, ma non aspettatevi troppo.
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Gli orchi siamo noi?
Si può ridere di un serial killer? Si',se il protagonista (involontario) della vicenda è Ben Malaussene,a capo di una sgangherata famiglia senza genitori,e impiegato (come "capro espiatorio")presso un Grande Magazzino,nel quale,a partire dalle feste di Natale,iniziano a verificarsi esplosioni di bombe rudimentali che mietono vittime tra i frequentatori del Centro...ma gli omicidi sono davvero casuali? E cosa c'entra lui con tutto questo? Pennac descrive la vicenda con un'ironia sottile e brillante che attraversa tutto il racconto,nel quale i personaggi sembrano usciti da un cartoon o un film di Tim Burton...su tutti la famiglia di Ben,fatta di sorelle new age e fratelli piromani...e un cane epilettico...E poi Ben stesso,prototipo dell'uomo moderno,pagato profumatamente per addossarsi le colpe di tutti i reclami del Grande Magazzino...In tutto questo,l'interesse per la componente "dark" del romanzo è subordinato all'attenzione che il lettore finisce col rivolgere a questa giostra di protagonisti bizzarri.E quello che il romanzo ci lascia in dote è che,in questo mondo di pazzi,e di "orchi",è pur sempre la famiglia,seppur stramba e fonte di preoccupazioni,la nostra salvezza,il nostro rifugio...
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Una famiglia "straordinaria"
« Ha figli Malaussène?»
«Non so».
Questa la laconica risposta del protagonista ad una domanda diretta e precisa. Benjamin Malaussène, di professione “capro espiatorio” per i Grandi Magazzini, fratello maggiore e capofamiglia di una stralunata compagnia di fratellastri e sorellastre assolutamente irresistibile.
C’è Louna, in bilico nella decisione di dare la vita o negarla; c’è la meravigliosa Thérèse, veggente, legge gli astri con infallibile precisione… anche se pochi le credono; c’è Clara, che fotografa il male che c’è nel mondo per disinnescarlo e riuscire, in questo modo, a sopravvivere; Ben è innamorato di Clara ma, non essendo favorevole all’incesto, si lega a Julia, splendida giornalista che lui, significativamente, chiama “zia”; c’è Jérémy, i cui eperimenti scientifici porteranno il protagonista sull’orlo del baratro; e poi c’è il Piccolo, ma anche Théo ed il commissario Rabdomant, per non parlare del puzzolente, epilettico cane Julius, insopportabile ed insostituibile. Vi verrà voglia di essere adottati da questa famiglia del tutto fuori dal comune…
Intorno a loro una serie di esplosioni nei Grandi Magazzini, fotografie raccapriccianti e la necessità di trovare un colpevole, un capro espiatorio: chi meglio di un tizio che fa questo di mestiere?
Tra intuizioni, predizioni, incredibili rivelazioni ed un numero spropositato di personaggi che non si dimenticano (alcuni faranno capolino nei vostri peggiori incubi!), il lettore viene catapultato in una vicenda di cui vuole conoscere la conclusione il prima possibile ma che, una volta portata a termine, farà sentire la sua mancanza! Pur di non abbandonare i vostri compagni d’avventura, sentirete l’impellente necessità di leggere le paradossali avventure di Bas Basetta e Jib la Iena…
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Il paradiso degli orchi.
"I cattivi hanno sicuramente capito qualcosa che i buoni ignorano".
"...per attirare il piccolo Dioniso nel loro cerchi, i Titani agitano certi ninnoli. Sedotto da questi oggetti scintillanti, il bambino si fa avanti e il cerchio mostruoso si richiude si di lui. Tutti insieme, i Titani assassinano Dioniso; dopo di ché lo fanno cuocere e lo divorano".
Mi sono avvicinata a questo libro con titubanza.....ed invece ho avuto una splendida sorpresa, la storia mi è piaciuta, mi ha coinvolto, Pennac ha scritto in maniera diretta, semplice ed ironica.
Una storia dove ci sono i cattivi che vogliono incastrare Malaussène "capro espiatorio" per vocazione che ha sulle spalle una famiglia "sgangherata" e "fuori dalle righe" e che si trova invischiato in qualche misfatto a causa del suo essere troppo buono!
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glio orchi del nostro paradiso terreno
Pennac è un genio! Lo si metta per iscritto una volta per tutte..
Chi non si è mai sentito una volta nella vita un po' Malaussènne? Il celeberrimo personaggio capro-espiatorio del posto di lavoro, il quale cerca un minimo di pace nella sua vita privata, la quale però ha più trambusto di una gara di fuochi artificiali durante un concerto di bande musicali =)...
..personaggi geniali e sinceri, sorrisi e riflessioni fanno di questo romanzo un vero apripista della serie del più introspettivo e reale protagonista-romanzato della storia! =)
Consigliatissimo!!!!
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