Il gusto proibito dello zenzero Il gusto proibito dello zenzero

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Belmi Opinione inserita da Belmi    21 Febbraio, 2017
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Noi siamo americani!

Tutto ha inizio quando il contenuto del seminterrato dell’hotel Panama torna alla luce dopo molti anni. Tutti sono in attesa di vedere cosa la nuova proprietaria dell’albergo possa aver trovato nascosto li, per destare tanto stupore..ma quando emerge.. in mano porta un ombrello, ma non un semplice ombrello, ma un parasole giapponese. Come mai si trovava là sotto?

Tutto quello che Henry aveva sotterrato nel suo cuore, alla vista di quel semplice parasole, si smuove e ricordare quello che ha cercato di dimenticare ridiventa ancora una volta impossibile e la sua memoria che con il passare del tempo è rimasta lucida non può far a meno di tornare agli occhi giapponesi di Keiko.

Questo romanzo racconta quello che molti, inclusi i protagonisti, hanno voluto dimenticare. Il libro alterna presente e passato, un passato che ricorda gli anni durante la seconda guerra mondiale, quando avere gli occhi a mandorla in America non era “proprio sicuro”.

Henry è cinese e ha dodici anni, e il padre pur essendo un nazionalista convinto, vuole che il figlio venga considerato americano. Henry quindi si ritrova a essere evitato dagli altri bambini cinesi che lo chiamano “diavolo bianco” e odiato dai compagni di scuola bianchi che lo considerano giapponese al punto che è costretto a indossare un distintivo con la scritta “Io sono cinese”. La sua vita è un incubo, finché l’incubo non viene condiviso con Keiko.

Solo che a un certo punto “Il conflitto che era parso così lontano tutto a un tratto sembrava più vicino che mai”. “Durante la guerra, la comunità giapponese venne evacuata, in teoria per la sicurezza dei suoi membri, i quali ricevettero solo pochi giorni di preavviso, quindi vennero costretti a entrare nei campi d’internamento, situati in aree isolate della regione. Un senatore dell’epoca - se non sbaglio, era il rappresentante dell’Idaho – li definì “campi di concentramento”. No, non erano dei posti terribili come quelli, tuttavia fu un’esperienza che cambiò la vita di molte persone”.

Jamie Ford con la sua penna dà voce a una storia che non “è stata molto sotto i riflettori”. Abbiamo sentito spesso parlare di queste cose accadute in altri paesi, ma su questa sono pochi gli autori che si sono pronunciati. Va detto che la storia è rimasta in ombra anche “a causa” dell’orgoglio giapponese che non voleva più sentirne parlare.

“Il gusto proibito dello zenzero” è un libro intenso che affronta argomenti importanti come il razzismo, il nazionalismo, la solidarietà, l’identità culturale e l’amore oltre il colore della pelle. Lasciatevi affascinare da queste pagine, non ne rimarrete delusi.

Buona lettura!

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MrsRiso13 Opinione inserita da MrsRiso13    04 Novembre, 2013
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Semper fidelis

Fedeltà motore di vita, guida delle scelte della propria esistenza. Fedeltà verso i propri genitori, rispetto del loro essere cinesi, giapponesi, semplicemente stranieri in America, fedeltà alla propria amica-fidanzata, americana con gli occhi a mandorla, fedeltà verso una nazione, che imprigiona, ma allo stesso tempo, non esita a chiedere di lottare in prima fila per lei. Fedeltà essenza del racconto, descritta con chiarezza e semplicità, narrata con dolcezza attraverso gli occhi dodicenni di un americano di origini cinesi, perché più puri, più schietti, più sinceri e quelli oramai stanchi di colui che sembra aver fatto le sue scelte per non tradire le proprie origini.
Nato americano, da genitori cinesi dopo l'attentato a Pearl Harbor, Henry ha, oramai, l'età della pensione, quando viene trascinato nel passato dalla riapertura dell'hotel Panama. Nei suoi scantinati si sono conservati intatti gli averi di tutti i giapponesi che negli anni della guerra avevano abitato il quartiere di Nihonmachi a Seattle ed erano stati obbligati a evacuare in fretta perché ritenuti spie. Il presente si alterna al passato, quello che è incontra quello fu, perché dimenticare talvolta non è possibile, e ciò che è stato cominciato deve essere finito. Il passato riaffiora a ritmo di jazz e un disco rotto riporterà la pace, là dove c'era inquietudine e sofferenza.
Un romanzo complesso, descritto con un linguaggio pulito e delicato che racconta la Seconda Guerra Mondiale, evidenziando i lati oscuri di un popolo che è visto in Europa come il portatore della salvezza. Storia che analizza la vita da immigrato, dove le proprie origini possono essere una base da arricchire con le conoscenze degli autoctoni, come i genitori di Keiko o un fardello, scudo e impaccio alle influenze indigene, come i genitori di Henry. Una vicenda che mostra un complesso rapporto genitori-figli, opprimente e soffocante quanto incomprensibile, fino a quando lo stesso Henry, divenuto padre, non si toglierà la maschera e mostrerà al figlio, la propria anima a nudo, sbalordendo tutti.
In sintesi, un intreccio variegato, ricco e ben amalgamato, che non lascia insensibili e che impone molte riflessioni.
Da leggere!

“Quando sarete così tanti, cosa potrebbe impedirvi di impadronirvi del campo?”
[…]
“La fedeltà. Noi siamo ancora fedeli agli Stati Uniti d'America. Perché? Perché anche noi siamo americani. Non siamo d'accordo con ciò che ci stanno imponendo, ma mostreremo la nostra fedeltà di cittadini con l'ubbidienza. Capito Henry?”

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eleonora di cuori Opinione inserita da eleonora di cuori    21 Giugno, 2013
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Senza parole

Sto scrivendo questa recensione mentre piango.
piango perchè questo libro mi ha sommersa nel suo mondo fino dalle prime pagine.
piango perchè mi ha sorpresa in ogni istante.
piango perchè ho capito che cosa è l'amore.
piango perchè ora in jazz mi è entrato nel cuore.
piango per quello che è stato fatto ai giapponesi, anzi agli americani dagli occhi a mandorle.
piango perchè l'attesa mi ha tolto ogni forza.
piango perchè la speranza è l'unica a farci andare avanti.
piango perchè non dipende come siamo ma quello che cè dentro di noi.. una frase che questo libro spiega in tutta la sua interezza.
amo questo libro perchè mi ha fatto provare una miriade di emozioni, non sempre positive, perchè anche la sofferenza fa parte della vita.

la vitalità, l'innocenza, la fede, la perseveranza diventeranno parte di voi se leggerete questo libro perchè sono diventati parte di me facendolo.
ora non sono più solo me sessa, sono un po anche cinese, giapponese, americana.

Oai deki te ureshii desu.

non abbandonate mai la speranza, tutto si può ri aggiustare... con il tempo...

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lo voglio consigliare a tutti, nessuna persona dovrebbe perdersi un libro come questo
(assomiglia un po al "banbino con il pigiama a righe")
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barbara79 Opinione inserita da barbara79    01 Aprile, 2013
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COME UNA PIUMA SUL CUORE.

un libro dolcissimo ma che punta dritto al cuore e alla mente, si tratta di una dolce storia di amore tra due ragazzini diventati adulti troppo in fretta, in un contesto storico molto particolare e sconosciuto. La prima parte del libro mi è sembrata un pochino lenta... nel senso che mi piaceva ma non riuscivo ad appassionarmi al punto da star sveglia fino a tarda notte per leggere la pagina seguente... poi dalla metà in poi, una svolta, a dir poco stupendo!; porta a riflettere su quello che è stato e su quello che comunque è; c'è chi trova il finale assurdo, ...personalmente no, è bello poter ancora credere che possa esistere l'amore eterno, e i lieti fini:-) ...ma ciò che più mi ha colpito è il contesto storico in cui è ambientato il racconto; ammetto la mia ignoranza non avevo mai sentito parlare della segregazione dei giapponesi durante la seconda guerra mondiale... mai studiata a scuola, mai sentita nei vari documentari e mai letta in altri libri... solo grazie a questo libro sono venuta a conoscenza di una nuova bruttura dell'essere umano verso la sua specie... non capisco perchè questo tema sia stato come "nascosto". Grazie all'autore per averlo reso pubblico. Libro che consiglio a tutti gli appassionarti della lettura.

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katia 73 Opinione inserita da katia 73    03 Novembre, 2012
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Il gusto proibito dello zenzero

Ho appena terminato la lettura di questo bel romanzo e l’aggettivo più adatto che mi viene in mente per descriverlo è : delicato.

Uno stile molto semplice e diretto, l’inizio l’ho trovato un po’ lento ma poi il ritmo è diventato davvero incalzante e facevo fatica a staccarmene; la struttura del romanzo poi, con i capitoli che si alternano tra il presente e i ricordi di Henry, lo rende ancora più interessante.

Henry è un bambino cinese che vive in America, per volontà del padre frequenta una scuola per soli bianchi dove fatica non poco a socializzare, i bambini sanno essere spietati e razzisti . Tutto però migliora con l’arrivo di Keiko, una sua coetanea giapponese ma nata e crescita anche lei in America. Nasce tra loro una bella amicizia che presto si trasforma in qualcosa di molto profondo se pur adolescenziale.
Quando il padre di Henry lo scopre disconosce il figlio e smette di parlargli, lui è un uomo che ha vissuto tutta una vita odiando i giapponesi, da sempre in guerra con la Cina, responsabili dello sterminio della sua famiglia d’origine .
Intanto la guerra incalza anche in Europa e gli americani occupati sul fronte per liberarci dai nazisti costruiscono nella loro terra “campi di ricollocamento” per i giapponesi, tutti vengono portati via dalle loro case e dai loro lavori per essere condotti nel bel mezzo del nulla in questi campi. Questa è la sorte che tocca anche alla piccola Keiko e alla sua famiglia , costretti a vivere in strutture fatiscenti , circondati da filo spinato e guardie armate, a cercare di coltivare barbabietole in una terra grezza e dura che poco ha da offrire. Evidentemente ogni paese ha dei punti bui nella propria storia e l’America non fa eccezione.

Bello il personaggio di Henry, bello nella sua coerenza e nella sua fedeltà alle promesse fatte.
Un libro in cui c’è tutto : l’amore, la guerra, l’amicizia e i difficili rapporti tra figli e genitori, un divario generazionale a volte incolmabile.
Consiglio davvero la lettura di questo romanzo, bello, commovente e ben scritto ed è davvero interessante leggere tutto ciò che riguarda il periodo storico del momento , per me è stata una scoperta, ammetto che non conoscevo questo triste episodio della storia americana.

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alessandra84 Opinione inserita da alessandra84    27 Settembre, 2012
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Un libro dolcissimo

Un libro veramente dolcissimo.
Affronta un tema inedito... io non sapevo che i giapponesi furono internati in campi durante la seconda guerra mondiale in America.

Come sempre il sentimento di cui si parla è l'amore... ma qui se ne parla in maniera diversa... in una maniera dolce, lieve, l'amore di due dodicenni che nonostante tutte le avversità rimane forte, incontrastato dentro di loro per tutta la vita!

Mi ha colpito il protagonista, Henry... un uomo corretto, come oggi forse ce ne sono rimasti pochi.
Un uomo che ha scelto di essere una persona affidabile, e dedicare la vita alla moglie senza colpi di testa o leggerezze.
Si concede di concretizzare il suo sogno solo dopo la morte della moglie, cercando la ragazza che tanto aveva amato da giovane.

L'alternanza dei capitoli passato\presente, permette alla lettura di essere molto scorrevole.
L'autore riesce a rievocare una Seattle di fine anni '40 tra jazz, proibizionismo, e peofumi di un epoca veramente affascinante!!

Lo consiglio!!!

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Opinione inserita da Barbara    07 Agosto, 2012

Come una piuma sul cuore

un libro dolcissimo ma che punta dritto al cuore e alla mente, si tratta di una dolce storia di amore tra due ragazzini diventati adulti troppo in fretta, in un contesto storico molto particolare e sconosciuto.
La prima parte del libro mi è sembrata un pochino lenta... nel senso che mi piaceva ma non riuscivo ad appassionarmi al punto da star sveglia fino a tarda notte per leggere la pagina seguente... poi dalla metà in poi, una svolta, a dir poco stupendo!; porta a riflettere su quello che è stato e su quello che comunque è; c'è chi trova il finale assurdo, ...personalmente no, è bello poter ancora credere che possa esistere l'amore eterno, e i lieti fini:-)
...ma ciò che più mi ha colpito è il contesto storico in cui è ambientato il racconto; ammetto la mia ignoranza non avevo mai sentito parlare della segregazione dei giapponesi durante la seconda guerra mondiale... mai studiata a scuola, mai sentita nei vari documentari e mai letta in altri libri... solo grazie a questo libro sono venuta a conoscenza di una nuova bruttura dell'essere umano verso la sua specie... non capisco perchè questo tema sia stato come "nascosto". Grazie all'autore per averlo reso pubblico.
Libro che consiglio a tutti gli appasionarti della lettura.

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Melandri Opinione inserita da Melandri    26 Luglio, 2012
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IO SONO CINESE

Questo è il distintivo che Henry mette sul risvolto della giacca ogni giorno, il distintivo acquistato da suo padre, nazionalista cinese del Kuonmintang, partito che resterà al governo della Cina sino al ’49. Ma noi siamo a Seattle, negli Stati Uniti, è il 1942, il Giappone già invasore della Cina è un nemico comune. E paradossalmente questo è lo stesso distintivo che Henry vorrebbe cedere a Keiko per salvarla dal rastrellamento che porterà in quegli anni tutti gli immigrati giapponesi e i loro figli ad essere rinchiusi in campi costruiti per loro, considerati potenziali spie.
Questa è la loro storia, la storia di Henry quasi adolescente e la storia di Henry adulto. Un racconto d’amore in un’epoca di cui poco si racconta e si sa. Brevi capitoli che ne permettono una lettura comoda, con personaggi secondari ben descritti e assortiti. Ford entra nei dettagli senza farli troppo piccoli da insidiarne la fluidità. Gli spunti di riflessione sono molti, dalla diretta e pericolosa influenza del nazionalismo cinese nella vita familiare, alla complessità del rapporto padre-figlio, fino a ciò che a mio parere forse non può considerarsi come vero e proprio razzismo ma paura, paura della guerra.

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AleEli Opinione inserita da AleEli    05 Giugno, 2012
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Storia e sentimenti

Personalmente adoro le storie sentimentali collocate in un determinato periodo storico. E questo libro mi ha riempito di emozioni per la dolcezza e il romanticismo dei protagonisti e, al tempo stesso, mi ha fatto prendere coscienza di avvenimenti che ignoravo.
E' una bella storia di sentimenti semplici e puri, vissuti da due ragazzini che, per cose più grandi di loro, sono costretti a separarsi. Il ricordo comunque li accompagnerà sempre...
Consiglio assolutamente questo libro a chi vuole farsi coinvolgere dai sentimenti e versare magari anche qualche lacrimuccia!

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Pelizzari Opinione inserita da Pelizzari    14 Febbraio, 2012
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Delicatezza di sentimenti

Tutto comincia con un parasole di bambù, che viene disseppellito dal seminterrato dell’Hotel Panama, abbandonato e ora oggetto di ristrutturazione. E da questo particolare il romanzo, racconto di una vita, si snoda in una bella altalena fra i giorni attuali e il 1942. Due epoche e mille particolari (la musica dal vivo, il cibo cinese, tante fotografie, un blocco per gli schizzi, un disco jazz...) che, nel ricordo, fanno pensare oggi alle cose di ieri, e ieri a quello che potrà essere il futuro. C’è tanta atmosfera in queste pagine, tanta dignità, tanta delicatezza di sentimenti. Si parla di mondi diversi, intrecciati, l’America, il Giappone, la Cina, la fierezza, la paura, il rispetto, l’attesa. Ed è bellissima questa continua sensazione che si ha di cercare sempre le cose dolci fra le amare, per apprezzare sempre, anche nelle condizioni più difficili, quello che la vita riesce a dare.

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Lady Libro Opinione inserita da Lady Libro    12 Febbraio, 2012
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Piuttosto banale

Secondo me, scrivendo questo libro, l'autore aveva in mente questo: basta una storia d'amore con uno sfondo drammatico per avere successo. E il successo c'è stato, anche per il contributo di tutta la pubblicità che ha avuto (e spesso non è un buon segno), ma anche i contenuti sono importanti.
Purtroppo ho trovato la scrittura dell'autore molto piatta, lenta e monotona e più procedevo con la lettura più vedevo svanire davanti ai miei occhi la speranza di leggere qualcosa di nuovo e di emozionante.
Perchè l'ho trovata una storia molto scontata, banale e per niente entusiasmante: i personaggi non hanno personalità, non si parla minimamente della loro cultura, e i rispettivi sentimenti e rapporti esistenti tra loro sono sottilmente abbozzati o se ci sono, si percepisce un intenso distacco emotivo, soprattutto per quanto riguarda la storia d'amore tra Henry e Keiko.
E'come se l'autore avesse avuto la testa da tutt'altra parte mentre scriveva. Si vede che non c'è passione in ciò che ha creato e sembra quasi che sia stato costretto da qualcuno o da qualcosa a continuare il romanzo.
Troppo prevedibile e ripetitivo per i miei gusti, e l'ambientazione storica e lo sfondo sociale sono poco descritti.
I continui flashback e i confronti col presente (un classico) sono molto confusi e la loro relazione non si capisce perfettamente.
Per non parlare del finale surrealissimo e assurdo: nemmeno una fiaba terminerebbe così.

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Gianfrate Opinione inserita da Gianfrate    19 Settembre, 2011
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Amore e razzismo

Si tratta di un romanzo molto piacevole, lo giudico buono anche se avrei preferito e gradito una conclusione differente, forse più esplicita e dettagliata relativa ai risvolti che, invece, restano a discrezione della fantasia del lettore. Una scrittura delicata ma al contempo forte quando racconta le vicende storiche reali che fanno da sfondo all'amore tra Keiko ed Henry. Il romanzo porta alla ribalta della cronaca la triste condizione dei giapponesi residenti negli Stati Uniti durante la II Guerra Mondiale, durante il conflitto nel Pacifico tra le due potenze. Migliaia di cittadini americani di etnia giapponese sono condotti in campi di permanenza e di lavoro, in condizioni estreme di convivenza e povertà: "ufficialmente" per salvaguardare la loro incolumità, nella realtà come forma di ritorsione e ghettizzazione del "nemico". Costretti ad abbandonare le proprie case e i beni familiari, non tutti tornano a casa quando la guerra finisce. Henry, cinese americano con un padre fortemente nazionalista fuggito dalla Cina in guerra anni prima, s'innamora di Keiko, di famiglia giapponese e costretta come tutti gli altri a trasferirsi con la forza in uno di tali campi. Vicissutidini, intromissioni familiari e il lungo tempo allontanano le vite dei due giovani, che "forse" si ritrovano dopo oltre quarantanni.
Un romanzo che merita di esser letto con attenzione anche per i suoi risvolti storici che, sinceramente, non conoscevo così dettagliatamente.

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gracy Opinione inserita da gracy    04 Ottobre, 2010
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"Il razzismo è frutto dell'ignoranza"

Leggere questo libro è stato come scoprire ancora una volta che l'America è un paese che non smette mai di stupire. Henry e Keiko sono i due protagonisti de "Il gusto proibito dello zenzero", due splendidi personaggi, cinese il primo e giapponese la seconda, che a dire il vero non sono mai stati nelle loro nazioni di origine. Ebbene sono due americani che devono pagare il prezzo della diversità in un momento importante della storia del paese, una storia che a dire il vero sconoscevo, ovvero la deportazione dei giapponesi nei campi di concentramento sparsi un pò per l'America durante la seconda guerra mondiale. L'attacco di Pearl Harbor è la sconcertante evidenza che il Giappone è un alleato dei nemici. In tutto questo c'è l'amore sincero fra i due ragazzi che non conosce l'odio, piuttosto il coraggio e la lealtà che malgrado le vicissitudini che li hanno allontanati, non hanno smesso di volersi bene. J. Ford li fa rivivere con questa commovente storia d'amore e di amicizia.

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