Il gioco dell'angelo Hot
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Bello
Mi piace lo stile di Zafon, i personaggi ben raccontati e le storie non sono mai scontate. Trovo stupenda quell'aria di mistero che riesce a trasmettere. Il racconto, come il precedente, è ambientato in una Barcellona cupa e misteriosa.
La storia parla di uno scrittore in erba, David Martin, che avrà accasione di pubblicare un racconto, il primo di quello che diventerà una fortunata serie. In seguito a questo successo David viene contattato da uno strano ed ambiguo personaggio, Andreas Corelli, che stravolgerà la sua esistenza. Il Signor Corelli gli chiederà infatti di scrivere un libro molto particolare la cui creazione scatenerà forze maledette. La vita di David e dei suoi cari è in pericolo ....
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Il gioco dell'angelo
Non c'è nulla da dire.... Zafon è un maestro e mostra sempre un tocco di genialità nelle sue opere.
Le descrizioni sono minuziose e l'autore ti riporta indietro con il tempo e ti aiuta ad assaporare e a vivere certe sensazioni che gli stessi protagonistio stanno provando attraverso la narrazione.
Forse è un po' confusionario verso la fine, in quanto ci sono parecchi personaggi e si rischia di lasciarne qualcuno durante il "cammino".
Fra tutti i suoi romanzi, quello che fin'ora mi ha colpito in particolar modo è stato Marina, comunque sia ne consiglio la lettura perchè è molto coinvolgente e ricco.
Una buona lettura.
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IL DIAVOLO CHIEDE SOLO UN LIBRO!
Leggendo "Il gioco dell’angelo" (EL JUEGO DEL ÁNGEL, 2008) ho avuto l’impressione, almeno per circa una buona metà delle oltre 600 pagine, che l’abilità narrativa di Carlos Ruiz Zafón fosse venuta maturando rispetto al romanzo di sette anni prima, "L’ombra del vento" (LA SOMBRA DEL VIENTO) che pure gli era valso un ampio consenso di critica e di pubblico, con la vendita di più di 8 milioni di copie.
Mi è sembrato che il “guazzabuglio” di successo, come ho definito il romanzo del 2001, avesse lasciato il posto ad un lavoro più maturo e raffinato, senza la velleità di ricreare l’atmosfera dei grandi classici della letteratura e mescolare tra loro alla rinfusa una pluralità di generi letterari.
La ricostruzione della Barcellona anni ’20 funziona abbastanza, come pure appare convincente il dialogo interiore del giovane scrittore David Martin, lacerato e diviso da una duplice esigenza: quella della propria sopravvivenza che lo induce a scrivere sotto pseudonimo libelli per la serie intitolata “La città dei maledetti” di un piccolo editore senza scrupoli, e l’altra, cui aspira con tutte le sue forze, di scrivere finalmente un libro degno di questo nome. Probabile effetto di questa personale scissione della mente e dell’anima è la malattia mortale che lo colpisce e che lo porterebbe alla tomba senza l’intervento dell’ “angelo”, alias l’editore Andreas Corelli che, in cambio di una grossa somma di denaro e della guarigione, gli propone di scrivere un libro in grado di proporsi come il testo sacro di una nuova religione.
Di quale religione si tratti, Zafón non dice, non tanto per permettere al lettore di liberare la propria fantasia, quanto perché questa cosiddetta nuova religione in realtà c’è già nota sin dai tempi biblici. E cosa se ne fa il diavolo di un testo sacro, visto che le pagine sulle quali egli scrive più volentieri sono quelle del mondo? Una volta almeno stipulava contratti di eterna giovinezza e successo in cambio dell’anima, mentre ora pare si accontenti di un libro…
L’eterno “patto col diavolo” (com’è si sa il diavolo è un angelo decaduto) è comunque trattato abilmente da Zafón in una prospettiva seducente e singolare. Ciò che alimenta un clima di suspense e induce a proseguire nella lettura del romanzo. Come pure, la descrizione della spettrale “casa della torre”, in cui Martin finisce col ritirarsi, è gestita con abilità narrativa ancorché né nuova né originale per questo genere letterario.
Poi, ad un certo punto, ecco riapparire “il guazzabuglio” nel quale Zafón s’era già mosso in L’ombra del vento, con figure improbabili e stereotipi che fanno “molto rumore per nulla”. Insomma, ancora una volta si ha l’impressione che i personaggi dello scrittore catalano non sappiano vivere di vita propria ma abbiano bisogno del filo doppio del burattinaio per muoversi in un labirinto di situazioni e di intrighi. Tutti, per la verità, con l’eccezione di David Martin e di Isabella, la ragazza che gli fa da assistente, la cui figura è tratteggiata con sufficiente perizia da farla apparire di carne e sangue e non semplice marionetta. Sposata ad un amico di Martin, Isabella concepirà un figlio di nome Daniel Sempere, lo stesso nome, cioè, del protagonista di L’ombra del vento. Bizzarrìa gratuita, introdotta probabilmente per incrementare il “passa parola” sul nuovo romanzo, giacché non esiste alcun motivo plausibile per la duplice attribuzione dello stesso nome. Esiste invece più di un collegamento nell’intreccio narrativo dei due romanzi, entrambi dalla trama esile e pretestuosa, entrambi zavorrati di improbabili quanto noiose avventure.
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Marina
da leggere prima dell'ombra del vento
leggermente sottotono ma sempre apprezzabile. la storia racconta dei fatti antecedenti all'ombra del vento, ma prerara il lettore a quest'ultimo. barcellona avvolta nelle nebbia e nel mistero è come sempre l'indiscussa primadonna , una presenza costante e silenziosa che fa muovere i personaggi in un limbo dantesco dove bene e male, amore e morte si mescolano inevitabilmente.
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magnifico romanzo
ho letto a distanza ravvicinata i due romanzi, prima l'ombra del vento, poi il gioco dell'angelo. le somiglianze ci sono ma lo stile e lo sviluppo delle vicende sono molto diverse. è netta l'evoluzione che ha compiuto lo scrittore nel corso degli anni.
devo dire però che non avevo capito che sempere senior era il nonno di daniel XD questo perché ero convinta che il gioco dell'angelo per eventi fosse successivo all'ombra del vento, non avendo dato molta importanza alle date, di conseguenza mi ha emozionato moltissimo venire a sapere che isabella fosse la madre di daniel e quell'uomo timido ed impacciato il padre, che tutti abbiamo imparato ad amare durante la lettura dell'ombra del vento.
la vicenda è ingarbugliata è vero ma con la dovuta attenzione si può benissimo ricostruirla e capirla meglio.
il gioco dell'angelo. perchè questo titolo? è ovvio corelli è un angelo, ovvero lucifero, ovvero il diavolo. ed ecco che ritorna la tematica del faust. corelli gioca con le persone, con le loro anime perchè è il diavolo e non ha nient'altro scopo nella sua esistenza quindi si diverte ad illudere le persone, a vedere le loro reazioni, a capire i loro pensieri ed a seguire passo dopo passo i concorrenti del suo gioco che consiste nel designare un suo successore che per liberare la propria anima è costretto a passare la propria maledizione ad un'altra persona, la quale verrà maledetta a sua volta e sarà costretta a maledire qualcuno al suo posto, questo gioco dunque continuerà all'infinito, finchè esiste il diavolo.
i fantocci nella stanza rappresentano tutte le persone che partecipano al gioco e che sono state coinvolte dal diavolo.
quello che mi chiedo è come abbia fatto cristina ad avere già quella foto del molo e di corelli nella vita passata mah forse era solo per fare scena...
inoltre il diavolo riporta in vita cristina sostenendo che sia la sua benedizione per david, in realtà non fa altro che peggiorare le cose perchè david sarà costretto a vederla crescere e morire di nuovo. questo per sempre, perchè finché non spezzerà la maledizione sarà costretto ad innamorarsi di qualcuno e a vederlo morire.
bellissimo il rapporto tra isabella e david. lei è innamorata persa di lui ma sa dal principio che egli appartiene ad un'altra donna e che non potrà mai essere suo. per questo decide di sposare sempere junior che poi imparerà ad amare col tempo.
david è stato maledetto ed ha venduto l'anima a corelli nel momento in cui egli lo ha curato dal tumore che lo avrebbe ucciso, di conseguenza per liberarsi dall'immortalità dovrebbe designare un successore, ma sappiamo bene che david preferirebbe distruggere se stesso piuttosto che maledire qualcuno al posto suo.
fine credo sia tutto =)
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Il gioco dell'angelo
All'inizio questo libro sembra molto avvincente e ben scritto. Niente da dire, poi però comincia a farsi piuttosto contorto e oscuro nei suoi passi. Non posso dire che non mi sia piaciuto, ma rispetto al suo predecessore, l'ombra del vento, lascia un senso di incompiutezza sgradevole. Non è definibile, il suo, un vero finale. Nella seconda parte del romanzo anzichè evolversi con brillantezza la storia s'ingarbuglia e reale e irreale si mischiano. Molti personaggi rimangono senza una caratterizzazione precisa e i colpi di scena lasciano totalmente indifferenti. Verso la fine tutto (non si) risolve con un ammazza-ammazza generale. Solo Corelli si può dire interessante benchè poi ci si chieda chi sia in realtà.
Tralasciabile.
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Il gioco dell'angelo
E' avvincente! Il formato editoriale (troppo grande per portarlo in giro) non mi ha permesso di leggerlo in breve tempo ma credo che sarebbe scorso via in pochi giorni. Mi è piaciuto l'intrigo, la dinamicità delle forme e delle parti. Lo stile ti prende e ti conduce verso la fine. Non sono riuscito a staccarmi dalle pagine fino a quando non ho finito l'ultima riga dell'Epilogo. Da appassionato di libri questo rientra in quella serie di romanzi che mi affascinano perché parlano di ciò che mi piace veramente: libri, con la fantastica scenografia del Cimitero dei Libri dimenticati; librerie, con il piacevole ritorno di Sempere e Figli; lo scrivere, con la descrizione continua della bellezza del comporre e della fatica che esiste dietro una pagina finita.
Dopo aver letto "L'ombra del vento", ho letto altri libri ma anelavo a leggere questo romanzo perchè sapevo che sarei stato trascinato in un nugulo di emozioni forti...e non sono stato deluso.
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il gioco dell'angelo
Leggo per la prima volta Zafon e francamente non sono riuscita a trarre piacere dalla lettura di un romanzo così ingarbugliuato nella trama. I personaggi si accavallano, sono troppi e qualcuno forse inutile per il racconto.Per quanto riguarda il significato di quello che ho letto, non so se ho colto il senso del tutto ma ritengo che David sia l'unico essere demoniaco, assassino di tutti quelli che ha incontrato lungo la vita, un essere negativo, con un'unica ancora di salvezza, Cristina angelo venuto a salvarlo.
Un racconto cupo, dove tutto è miserevole, luoghi e persone, persi nella loro pochezza; una Barcellona piena di povertà e fantasmi che Zafon descrive ricalcando la Londra vittoriana di altri sicuramente più importanti autori.Tutto è scuro e freddo ma fine a sè stesso, il tutto lontano dagli esempi splendidi di letteratura di quel genere. Finale affrettato.
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il gioco dell'angelo
L'h0 finito di leggere poche ore fa..stupendo come sl zafon sa fare...è come se ti prendesse per mano e ti potesse a visitare la Barcellona che descrive passo per passo facendoti entrare concretamente nella libreria Sempere, mostrando tutte le sfumature che un'uomo può avere..l'unico problema è che ci sn troppe cose lasciate in sopspeso..finale bello ma troppo confuso..cose nn chiarite, forse intenzionalmente ma..così nn vale!penso di rivederlo un pò per dare a me stessa la spiegazione che più mi soddisfa..forse è proprio qst quello a cui mira Zafon...lo scegliersi il finale da soli...
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il gioco dell'angelo
Ho appena finito di leggerlo....e da un paio d'ore ormai non faccio altro che pensare a risolvere gli enigmi che affollano la mia mente.
Un libro che inizia coinvolgendo il lettore all'interno delle vicende che si sviluppano nella Barcellona anteguerra, attraverso la vita di questo aspirante scrittore dall'infanzia difficile e dal talento innato per la scrittura, ma che inizia a disorientare con l'apparizione dell'editore Corelli al quale seguono situazioni e personaggi alquanto inverosimili e fuori luogo. Zafon è senza dubbio un eccelente narratore, ma sarà difficile non rimanere perplessi nella fase finale e pensare per ore a....chi, cosa e perchè....?
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cosa vuol dire il titolo il gioco dell' angelo
Dopo aver terminato la lettura avvincente e condotta, secondo lo stile di Zafon, per così dire a "perdifiato" di questo libro, non ho potuto fare a meno di interrogarmi su cosa significasse il "gioco dell' angelo".
Sentite se vi piace questa costruzione.
Il gioco è una competizione, tra due soggetti o gruppi , secondo un procedimento ben definito e quindi con regole, che si può ripetere all' infinito e con un premio. Qual' è la competizione di cui qui si narra? Quella tra il fantomatico Andreas Corelli , che rappresente l' eterno perpetuarsi del male nella storia dell' uomo, il Lucifero ribelle a Dio, l' angelo caduto ed il puro ed idealista David Martin, scrittore di belle speranze e che, tuttavia, per sbarcare il lunario, è costretto a mettere la sua arte e servizio della letteratura di bassa lega finanziata dai due mediocri editori barcellonesi e così diventa preda delle lusinghe di Corelli che, come nel dottor Faust gli offre la gloria letteraria ed un mucchio di quattrini se metterà la sua arte al servizio del male, componendo una anti- Bibbia, statuto di una nuova religione, fondata sulla violenza e sull' avvento di un Messia violento e guerrafondaio.(riferimento alla guerra civile spagnola ed alla seconda guerra mondiale).David accetta, non rendendosi conto di perpetuare con la sua adesione allo scellerato patto, l' eterno gioco del diavolo che tante anime prima di lui aveva già sedotto in una interminabile catena di cui l' ultimo anello era stato per l' appunto l'avvocato Diego Marlasca, la cui esistenza infatti presenta inquietanti analogie con quella di Martin che, preda ormai del male potrà forse liberarsi in futuro individuando a sua volta un altro sostituto. Intanto, cone già Marlasca sarà costretto a non invecchiare vedendo morire anche la donna che ha sempre amato. Libro sulla moralità dell' arte. Per Zafon i libri hanno un' anima e lo scrittore non deve dimenticarlo mai resistendo alle lusinghe del facile guadagno attraverso l' abdicazione ai propri valori morali .
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ancora dubbiosa ma piacevolmente sorpresa
devo dire che ho letto il libro in poco tempo perchè scorre molto bene ed è scritto in maniera, secondo me, ottima. Il contenuto devo dire che mi ha lasciato un pò perplessa e ancora ho dei dubbi sul reale significato del libro. sono però concorde sul fatto che comunque il libro mi è piaciuto anche per il fatto che lascia adito a molteplici interpretazioni (e questo può essere positivo) e è talmente fitto di avvenimenti intrigati che una pagina tira l'altra! io non vedevo l'ora di avere 10 minuti liberi per scoprire cosa sarebbe ancora successo al povero david!!
ora ho acquistato "marina" il nuovo libro di zafon...vediamo cosa ha scritto questa volta!
bacioni a tutti e buona lettura
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misterioso
il libro è particolarmente bello, e la suspance creata non permette di chiuderlo, è durato solo 2 giorni! Il bello del libro è che non ci da una fine definita, ma lascia aperti molti spiragli per permetterci di interpretare il tutto come vogliamo noi: Corelli è il diavolo? e perchè Daniel e Diego non invecchiano? io ho qualche idea, ma sono sicura che molti altri avranno opinioni diverse dalla mia e altrettanto efficaci.E non dimentichiamo il regalo che Zafon ha fatto a noi fan dell'Ombra del Vento: scopriamo chi e come erano i genitori di Daniel, e vediamo il cambiamento del padre del suddetto: da uomo imbranato con le donne e sognatore a grande eroe del figlio...cioè quello che capita a noi, i nostri genitori diventano prima eroi imbattibili e poi vecchietti che hanno bisogno di noi. Impareggiabile!
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DELUSIONE
Purtroppo questo libro è la grande delusione che segue il grande capolavoro "L'ombra del Vento"....la trama e soprattutto l'ambientazione e i personaggi riprendono quelli dell'Ombra del Vento, si ha quasi un doppione della psiche dei protagonisti.
Inoltre la trama è contorta e oscura, a tratti prevedibile, facendo mancare l'interesse del lettore dopo pochi capitoli. Si tratta quasi di un libro con all'interno tutti i clichè degli horror di serie B....L'Ombra del Vento mi aveva tenuta incollata alle pagine fino all'ultimo, per non parlare poi della poesia all'interno della narrazione...in questo caso invece ci si stanca subito, è un susseguirsi di assurdità fini a sè stesse. Delusione.
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Mi brilla l'anima
Che bel libro,quando l'ho iniziato si è accesa in me una scintilla di magia che è durata fino all'ultima pagina,ed oltre,perfino nel momento in cui ho chiuso la pagina di copertina solennemente a fine libro,quella sensazione mi è rimasta dentro,come se la mia anima stesse ancora vivendo in quella realtà che le pagine de "il gioco dell'angelo " hanno creato.
Zafon è strepitoso,è padrone di un lessico forbito e poetico con il quale costruisce figure retoriche che in sé nascondono significati profondi ed allegorici che è un piacere interpretare,il tutto mentre si continua la lettura seguendo una trama avvincente,piena di dettagli importantissimi ed intrecciati tra loro.Passando poi per tratti toccanti come la celebrazione religiosa di Sempere senior,l'affetto incondizionato di Isabella e quello ritrovato di Don Pedro,esempi di come dell'inchiostro su un pezzo di carta possano smuoverci a commozione.
Spettacolare a mio parere il finale,che in poche pagine spazza via come un soffio di vento tutti i dubbi riguardo le lacune formate durante il romanzo,a rigor di logica...e di fantasia.
Bellissimo accorgersi, nella lettera di Sempere JR alla fine,come ci sia una chiara e netta connessione con "L'ombra del vento" con la nascita di Daniel...
L'unica cosa che tuttora non mi è chiara è come mai Pedro avesse pagato per avere David,ma poi lo accoglie anche a casa curandolo e tutto il resto che ne consegue,qualcuno ha una interpretazione da dare?
Per il resto avrei molto da dire ma tutto mi sembra superfluo,solo il bagliore nell'anima che questo libro mi ha lasciato è evidente ed importante,ma è così intimo da non saperlo spiegare,forse solo il maestro Zafon stesso ci riuscirebbe.
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Un'altro "L'ombra del vento"? No, grazie...
Per amanti del genere e non nel senso che lo possano leggere solo loro con piacere, ma nel senso che solo loro riusciranno a cogliere appieno la grandezza di questo libro. Per coloro i quali hanno letto a breve distanza cronologica "Il gioco dell'angelo" e "L'ombra del vento" risulterà evidente la differenza tra i due libri, che lascia spiazzati: l'attacco è simile, il ritmo, che rischia di divenire marchio di fabbrica di Zafòn, è lento ma incalzante, inesorabile, la trama è avvolgente e l'intreccio di storie credibile; tuttavia pian piano ci si accorge che le attese per una sorta di novello "L'ombra del vento" non hanno semplicemente ragion d'essere: nonostante infatti l'ambientazione e lo stile, entrambi elementi che in "L'ombra del vento" avevano fatto innamorare e gridare al miracolo migliaia, se non milioni, di lettori, siano sempre gli stessi, andando avanti ci si accorge dell'opposizione tra i due libri: se nel primo gli elementi raccolti davano al mistero un'aria più confusionaria, ma anche più logica, nel secondo parto della mente di Zafòn si nota un'irrealtà sempre più imprescindibile, che sfocia in un finale che non avrebbe potuto essere diverso da ciò che è. Se amate i thriller realistici, non approcciate al libro come se foste di fronte ad un capolavoro; se invece è la storia ad intrigare, senza pregiudizi di sorta, leggetelo con gusto e non lasciatevi sfuggire passaggi, poichè la trama è intricatissima e la perdita di una sola parola può significare perdita di logica. In conclusione, Zafòn ci regala un'altra perla che, nonostante si distacchi dall'esordio folgorante dell'autore, sia per contenuto che per trama, nonostante i vari accostamenti possibili, va valutata senza paragoni e goduta in quanto, appunto, perla rara.
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la spiegazione
Faccio riferimento alla recensione di Vanessa del 04/05/09:
Da dove spunta Andreas Corelli?
Avete presente il titolo del libro? Bene Andreas Corelli è semplicemente un angelo, un angelo ribelle che - diciamo così - ha deciso di mettersi in proprio.
Cos'era questa storia del tumore?
Il tumore non è nient'altro che un tumore. E' l'occasione che Corelli ha per ricattare David.
Perché Cristina si suicida?
Cristina non si suicida, la uccide Corelli. Quando i due, nel finale si incontrano sulla spiaggia, Corelli dice a David di avergliela tolta e poi riportata bambina.
Chi ha ucciso tutte quelle persone?
Marlasca.
Cosa rappresentavano quei manichini trovati nella villa?
Questo non lo so.
Perché Diego Marlasca vuole uccidere David Martìn?
Perchè sta riportando a galla tutta la sua storia e ha scoperto che non è morto. In più, secondo me, perdendo l'anonimato ha paura di ritrovarsi in compagnia di Corelli.
Chi era la persona trovata morta bruciata all'epoca,se non Marlasca?
Se riflettiamo, ci rendiamo conto che Marlasca alla fine muore bruciato nella casa di David Martìn, contemporaneamente David fugge per Marsiglia. Si potrebbe immaginare che la storia si ripeta cioè che la gente di barcellona pensi che il corpo bruciato assieme alla Casa della Torre sia di David Martìn e non di Marlasca. Se diamo per scontato che Corelli non invecchia essendo un angelo, possiamo credere che la storia del libro non inizi con Marlasca bensì con qualcuno prima di lui. Al posto di marlasca potrebbe essere morto il suo predecessone. Mia personalissima interpretazione.
E la storia della strega del somorrostro?
E' semplicemente vera. Anche Quando va lui a visitarla pare che la strega possa assumere altre sembianze agli occhi di chi la osserva.
Come mai alla fine spunta una nuova Cristina?
Per compassione e vendetta da parte di Corelli. Compassione perchè è stato lui a portargliela via. Per vendetta perchè sarà destinato a vederla morire.
Qual è il nesso con la foto?
Provo una risposta azzardata perchè questo punto non è chiaro neanche a me. Ricordiamoci che Corelli è un angelo e in quanto tale, per riportare Cristina da David potrebbe aver mandato indietro il tempo... Mha!
In ogni caso sembra che un po' tutti abbiano perso di vista il titolo del libro dove invece, secondo me, riside la chiave di lettura di questo splendido libro.
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il gioco dell'angelo
Trama coinvolgente, struttura, apparentemente caotica ma in realtà molto coordinata. Ogni episodio e particolare trova la propria spiegazione e connessione logica all'interno del testo. Nel finale, Corelli (l'angelo caduto dal cielo) sembra pentirsi del male fatto a David, donandogli la presenza di Cristina perchè possa crescere con lui e di nuovo innamorarsi di lui. A prima vista sembra un dono, fatto per riscattare il male inflitto al protagonista. Ma ciò si rivelerà essere un'ulteriore pena per David: egli ha ora in eredità una sorta di eterna giovinezza, il che conduce all'inevitabile nuova perdita di Cristina, che invece invecchierà e morirà. Inoltre, al contrario di quanto affermato da alcuni lettori, non trovo superfluo il riferimento al Cimitero dei Libri Dimenticati: lo scenario rimane aperto ad una eventuale futura trama, un personaggio che raccoglierà l'eredità che Martìn ha lasciato in questo luogo, riprendendo il ciclo generato dal Lux Aeterna.
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proviamo a spiegare
Non ho trovato questo libro particolarmente piacevole da leggere...troppo ingarbugliato...eppure, a 3 mesi dalla lettura, vorrei provare a darmi una spiegazione di tutti (quasi) i fatti descritti. Secondo me David Martin (D.M) è una versione moderna del Dr Jeckill e Mr Hide. Mr Hide/Corelli compare a D.M in contemporanea al suo successo, ma solo a momenti: probabilmente questo significa che la strada che porterà D.M all'incontro col demonio (il suo Hide)non è diretta, e solo alimentando a poco a poco la vanità troverà compimento. Corelli porta la spilla di un angelo, Satana probabilmente, che in realtà sembra essere indossata da D.M: D.M e Corelli sono infine la stessa cosa e quindi ciò non crea problemi. Che dire del tumore che D.M in realtà sembra non avere? Potrebbe essere un "tumore psicologico", un qualcosa che impedisce a D.M di trovare la propria strada di vita: Hide/Corelli glielo toglie e D.M intraprenderà la strada del diavolo. Cioè: David scopre che seguendo la via di Mr Hide la vita è più piacevole... I manichini sarebbero tutte le vite umane offerte/vendute al diavolo. Che dire su Diego Marlasca? Su questo non ho idee, ma mi ha colpito il fatto che le iniziali sono le stesse di David Martin: e se fosse il prodotto di una mente schizofrenica? In questo caso, Marlasca è Martin, e li commette lui tutti quegli omicidi. Non so...Per quanto riguarda la fine: Corelli si presenta a D.M vestito di bianco, riportandogli Cristina: potrebbe essere il Mr Hide di D.M che ha abbandonato le armi. Ma ancora non ho capito che diavolo c'entri Cristina. A parte tutte queste riflessioni tortuosissime, il gioco dell'angelo potrebbe essere semplicemente letto come un libro di Grand Guignol, dove diavoli, streghe e misteri non sono in cerca di alcuna spiegazione. Basta la suggestione.
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non l'ho capito
Ero convinta di essermi cimentata in una lettura degna dell'"ombra del vento",che lessi in spagnolo l'anno scorso e che mi aveva letteralmente catturata."Il gioco dell'angelo" si era mostrato sin dalle prime pagine assolutamente coinvolgente e poetico.L'ho divorato,con grande aspettativa e curiosità di arrivare alla fine;una fine che proprio non riuscivo a figurarmi.Il problema è che nemmeno una volta giunta a questa fantomatica fine sono riuscita a darmi una spiegazione.Ero arrivata al pieno dell'esaltazione quando avevo scoperto che Marlasca era vivo,avevo pensato a chissà quale intrigo e invece...boh!avevo pensato di aver perso qualche passaggio,di aver letto superficialmente,mi sono anche messa di santa pazienza a riordinare le idee e gli avvenimenti,ma niente!non ho capito!Da dove spunta Andreas Corelli?cos'era questa storia del tumore?perché Cristina si suicida?chi ha ucciso tutte quelle persone?cosa rappresentavano quei manichini trovati nella villa?perché Diego Marlasca vuole uccidere David Martìn?e chi era la persona trovata morta bruciata all'epoca,se non Marlasca?e la storia della strega del somorrostro?come mai alla fine spunta una nuova Cristina?qual è il nesso con la foto?ho persino faticato ad addormentarmi,da tanto mi era rimasto il tarlo.sono contenta però di vedere che molti hanno avuto i miei stessi dubbi.Ma mi piacerebbe molto che qualcuno che ha capito qualcosa mi spiegasse: sarebbe davvero un peccato rimanere col dubbio,soprattutto perché il libro merita comunque di essere letto!
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bruttissimo
Sino ad ora non mi era mai capitato di leggere un libro così sgradevole, con una trama all'inizio apparentemente accattivante...poi decisamente assurda alla idiana jones .
Troppi morti e poi che dire del finale?
Veramente alla cappucetto rosso!
Questo libro è un'offesa alla intelligenza !
E'pessimo, ve lo sconsiglio assolutamente.
Quando si arriva all'ultima pagina, non rimane alcuna sensazione, alcuna emozione, ma solo la certezza di aver perso tempo.
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il gioco dell'angelo
Chi ha letto compiutamente L'ombra del vento e ne ha tratto tutte le magie contenute, resterà deluso leggendo questo volumone prolisso,a volte incomprensibile, dalla trama complessa e sempre sospesa tra realtà e magia, tra vita vissuta e immaginata, tra accadimenti reali e misteri irrisolti..
Nulla da dire sulla scrittura,magistrale e coinvolgente, che ti danno un'immagine di Barcellona come nessuno mai: ma è la trama,stavolta, a fare acqua,con quei risvolti magico-religiosi che,anzichè farti riflettere, ti fanno rimpiangere la trama e l'evolversi degli accadimenti del precedente romanzo.
Il finale,poi! Semplicistico e infantile, quasi che lo scrittore non sapesse più come sbrogliare l'intricata matassa e avesse voglia,in qualche modo, di liberarsi d'un colpo di una storia che gli stava sfuggendo di mano ed alla quale non sapeva trovare un' illuminante conclusione
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Che delusione...
L'ho letto subito dopo "L'ombra del vento" che mi aveva davvero stregata...ma come ci sono rimasta male!! Speravo in una spiegazione e invece si scivola nel paranormale. Nulla da dire sullo stile, è un libro scritto benissimo: all'inizio più che leggerlo si vorrebbe poterlo divorare, perchè ti prende e ti trascina con sè fra i vicoli di Barcellona, nella vita di David. Le scene sono descritte con la maestria di un pittore. Ma quel finale no...quel finale no!! I dialoghi sono incalzanti, l'intelligente ironia sparsa a piene mani, gli spunti di riflessione disseminati qui e là senza avarizia. Ma quel finale no...quel finale no!!!! I personaggi hanno un'anima che è fatta più che di inchiostro e carta e che si siedono accanto a te e ti parlano di sè non appena sfogli le pagine cercando il punto in cui li hai lasciati. Ma quel finale no...QUEL FINALE NO!!!!
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Zafon ha dato anima ai libri.
"Ogni libro, ogni volume che vedi possiede un'anima, l'anima di chi l'ha scritto e di coloro che l'hanno letto, di chi ha vissuto e di chi ha sognato grazie ad esso. Ogni volta che un libro cambia proprietaripo, ogni volta che un nuovo sguardo ne sfiora le pagine, il suo spirito acquista forza."
Mi ha stregata,i suoi libri sono meravigliosi l ombra del vento il gioco dell angelo...devo dire che ritrovare nel secondo libro i personaggi del primo mi ha fatto piacere..perchè mi sono affezzionata e rileggerli è stato emozionante..Zafon è un genio della letteratura..la frase piu incredibile del gioco dell angelo per me è la seguente: "sai qualè il bello i un core infranto?
che può rompersi davvero una sola volta,tutto il resto sono solo graffi"
che altro posso aggiungere.
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Il gioco dell'angelo di Carlos Ruiz Zafòn
Il secondo poderoso romanzo di Zafòn non delude le aspettative dei lettori: l’autore è riuscito a bissare il successo, cosa non da poco. E’ inevitabile il paragone con “L’ombra del vento”, come inelusibile leggere questo secondo romanzo; l’ambientazione è la medesima, la Barcellona cupa e misteriosa, in cui si celano dissonanze e suggestioni ( questa volta targata anni ’20), come ci siamo abituati a vederla e sentirla attraverso lo scrittore, simili le atmosfere e la trama descrittiva dei personaggi e del protagonista, il giovane David Martìn, aspirante scrittore. Sono presenti i topos peculiari di Zafòn che contraddistinguono la sua immaginifica arte: straordinario amore per i libri, passione divorante e totalizzante, l’amore per la sua città e gli intrighi che ne sottintende… Eppure il dejà vu non dà fastidio né il risaputo delude, ma è come proseguire la storia ed esserne sempre avvinti perché lo stile di Zafòn trasporta e stordisce fino all’ultima pagina. Gli scenari inquietanti, i fatti incalzanti, i misteri che avviluppano sono un caleidoscopio di immagini e sensazioni che non demordono e il fascino del “Gioco dell’angelo” ci irretisce come malìa. A fronte di tanta editoria che si legge perché indotti in modo subliminale dal tam tam mediatico o da certa critica veicolata e ci si annoia o si arranca nella lettura di paccottiglia spacciata per opera d’arte, questa storia ha il merito di coinvolgere non solo per la trama intricata, ma anche per la tecnica narrativa suggestiva e poetica. La scrittura di Zafòn è di un’invidiabile scioltezza e ariosità, un linguaggio musicale come spartiti poetici ( l’eco della mia voce si perse nell’ombra); si intercalano in totale armonia immagini di fulgente/polverosa luce o di tenebre azzurrate e dal buio assoluto (un cielo lapidato di nubi nere). Metafore evocative e vivide (la pioggia lacrime di luce che precipitano come pugnali di cristallo), coloriture verbali fascinose e fluttuanti che cadenzano un ritmo fluido e scorrevole dove tutto palpita ed è soffuso ed ammantato di decadente bellezza.
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Sedotto e abbandonato
L'Ombra del vento è un libro che si legge in 3 giorni...Il gioco dell'angelo, pure. Il consiglio, però, è quello di non leggere entrambe i romanzi a poca distanza l'uno dall'altro, si rischia di rimanere delusi. La magia, l'intreccio l'esoterismo dell'Ombra del vento svaniscono e leggendo il secondo nato in casa Zafòn si ha la sensazione di aspettare un finale che non arriva e che, purtroppo, non arriverà mai!
Assolutamente colpito e strabiliato dalla magistrale capacità di intricare e districare logicamente una matassa che sembrava troppo ingrovigliata per avere una spiegazione razionale nell'Ombra del vento, del bandolo della matassa nel Gioco dell'angelo non si vede neanche l'ombra.
Certo, rimane un libro da leggere per il suo stile scorrevole, piacevole, latino, incalzante e avvincente...assolutamente da non perdere. Per amarlo almeno la metà di quanto si è amato è apprezzato L'ombra del vento, però, meglio evitare il confronto!
Facile spiegare tutto affidandosi all'inspiegabile,forse, comodo, azzarderei...si rischia di non essere convincenti. Zafòn affascina ma non convince.
Aspettando il nuovo capolavoro, con la speranza che non ci si affidi nuovamente a Lucifero e permute anima-bibbia del diavolo, all'immortalità, speriamo non sia un novello Dario Argento della letteratura. Speriamo riesca ancora una volta a farci fare mille congetture sulla conclusione della storia, per farci rendere conto che tutti i tasselli tornano al loro posto, con nostra grande sorpresa. In maniera rigorosa e precisa!
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Edgar Allan Poe;<br />
Howard Phillips Lovecraft;<br />
chi ama il secondo Dario Argento.
il gioco dell'angelo
anch'io ho letto in pochi giorni "il gioco dell'angelo" e sono tra gli entusiasti! nonostante alcune evidenti ripetizioni nelle descrizioni (es. il cielo di barcellona)e delle somiglianze con le situazioni dell'ombra del vento (eccezionale, neanche a dirlo!), devo ammettere che la trama mi ha conquistata e mi ha tenuta inchiodata fino alla fine. impossibile non legarsi affettivamente a david ed alla sua purezza di spirito, alla sua moralità a tutti i costi che non stenta a ritrovare quando si accorge di essere stato fagocitato in un gioco "mortale", nonostante possa essere un rischio per la sua stessa vita. barcellona anni 30 dark e gotica al punto giusto, personaggi incastonati come perle all'interno del romanzo e finale assolutamente non banale: cosa ci puo' essere di piu' terribile della morte se non la costrizione a vivere l'immortalità con le conseguenze crudeli di amare le persone e poi vederle morire? (infatti lo stesso andreas corelli sottolinea che il "regalo"che dona a david nelle ultime pagine è la sua benedizione ed insieme la sua vendetta!)
che dire, sicuramente bissare in toto il successo dell'ombra del vento è indiscutibilmente una sfida enorme, ma lo stile fluente e delizioso di zafon sono già un marchio di fabbrica e di buona riuscita
ciao a tutti!
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....non si può non leggerlo..
ed eccomi qua... in due settimane appena ho terminato il tanto desiderato "Il gioco dell'angelo"... che dire?!... affascinante come sempre... una scrittura scorrevole e coinvolgente.. un modo di sottolineare emozioni e situazioni veramente particolari...
per ciò che concerne la trama, invece, purtroppo mi sono trovata a fare tanti "confronti" con il suo precedente libro... perchè somiglianze, temi, situazioni erano già "visti"... di cui comunque, non è stato da meno per la maggior parte di questo libro... come sempre si arriva ad un punto in cui non ci si può più staccare...
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Un altro Capolavoro!
L'Ombra del vento è uno dei libri piu belli che io abbia mai letto...
Questo libro mi piace come il predecessore... nonostante gli eventi cambino, rimane sempre la stessa magia di quella Barcellona piena di magia e di crudeltà al tempo stesso.
Ho visto che Molte persone (la maggior parte) non l'hanno apprezzato come avrebbero dovuto, secondo me... E credo che il finale sia stato tutt'altro che frettoloso... Date uno sguardo a tutti i commenti che state scrivendo per cercare di trovare colegamento negli eventi del libro, e vedrete che Zafòn è riuscito ancora una volta a stregarvi con il suo talento... Non solo, infatti, è un finale ragionato, che deve essere sminuzzato in più parti per essere compreso (e credo che esistano più modi di comprenderlo), ma oltretutto vi ha trascinato nel dubbio, e state cercando di capire i vari passaggi condividendo informazioni tra di voi.
Ecco la vera magia di Zafòn secondo me...
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Spettacolare
La maggior parte delle persone dice che il finale di questo libro è banale. Secondo me non è così. La storia è stupenda e addirittura più bella dell'"Ombra del Vento" per la molteplicità dei personaggi e l'intreccio che viene a crearsi. Il fatto che Zafon lascia molte domande aperte secondo me è per far immaginare al lettore la fine , lo scopo e darsi una propria risposta.Ho apprezzato l'epilogo che a molti può sembrare surreale, ma secondo me calza bene nel mondo di Zafon.
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Troppi interrogativi lasciati senza risposta !
Non mi ritengo completamente delusa da quest'ultima fatica di Zafòn, anche se certamente il confronto con l' Ombra del vento non lascia adito a dubbi: ci aspettavamo tutti di più! Non mi riferisco tanto allo stile, che ho trovato tutto sommato analogo a quello dell' ombra del vento (forse un pò più monotono e ripetitivo), nè al ritmo, veloce e incalzante come sempre. La delusione deriva essenzialmente dalla trama : l'aspetto sovrannaturale finisce per travolgere quel poco di razionale che si poteva rintracciare nella storia! Nell' Ombra del vento si giunge ad una spiegazione logica (geniale e per niente banale) del tutto, mentre quì...non so...Il libro in se per se mi è piaciuto, ma finendo di leggerlo sono rimasta con una sensazione di "incompiuto"..pagherei oro altre 30 pagine che possano risolvere almeno parte dei troppi interrogativi lasciati senza risposta. L' unica (scarna) certezza che ho riguardo alla trama è che Andreas Corelli sia Lucifero e che si sia impossessato dell'anima di David durante quel mistico rituale di guarigione..Lo scrittore si impegna a realizzare l'opera commissionata in cambio della sua guarigione. Per il resto ho solo interrogativi: perchè viene scelto proprio David? che collegamento ha con Marlasca? E soprattutto..per quale diavolo di motivo alla fine del libro Andreas Corelli diviene improvvisamente buono e rinuncia alla pubblicazione dell' opera? Ecco..il finale (frettoloso e non risolutivo) è stata la principale delusione!
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Il gioco dell'angelo
In una atmosfera cupa e opprimente Zafon ci soggioga e ci avvince con storia senza tempo e dominata da pochi personaggi coinvolti spesso in troppi intrecci.
Uno stile coinvolgente e valido.
Un romanzo dai mille interrogativi e dalle poche risposte.
Forse volutamente, lo scrittore lascia irrosolte numerose domande e lascia il lettore turbato da profondi interrogativi e da mille dubbi.
Forse è proprio questa la virtù del libro che porta a ripensamenti successivi al completamento della lettura insistenti e articolati.
Il romanzo lascia anche aperto il dubbio della pazzia, di una visione delirante e comunque "credibile" della realtà, della impossibilità di risolvere interrogativi esistenziali in modo razionale.
Zafon si dibatte in un compito complesso con stile e capacità letteraria.
Lettura stimolante.
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avvincente
avevo già letto "l'ombra del vento": bellissimo e inaspettato. questo l'ho letto in pochi giorni nonostante la mole e non riuscivo a staccarmene.ossessivo, troppo gotico, ambientato in una Barcellona "da paura" con troppi personaggi in una trama "impossibile".Però non riuscivo a staccarmene,non vedevo l'0ra di riprendere la lettura, per la cadenza da triller, soprattutto.
il finale? effettivamente banale con il principale che diventa un bonaccione e il protagonista pronto a diventare punitore e premiatore di se stesso.mah.
io penso che ci sia una forte allusione alla guerra civile spagnola e alla follia della II guerra mondiale e dei campi di sterminio:il mondo raccontato da Lux Eterna e meglio dal manuale di religione scritto dal protagonista è stato proprio vissuto in quegli anni. si pnsi al mito della guerra.è per questo che il principale non ha perseguitato david e alla fine, a modo suo, lo ricompensa.
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Deludente
Mi sono fatta regalare questo libro perché, dopo avere letto "L'ombra del vento", ero curiosa di leggere l'ultimo nato in casa Zafon.
E' vero: Zafon riesce anche questa volta a tenere il lettore incollato al libro, ma l'espediente che impiega non é certo né originale né pregevole: la corsa alla fine del libro é in realtà il tentativo (assolutamente vano) del lettore di ottenere finalmente una spiegazione plausibile alla miriade di accadimenti insensati di cui il libro é farcito. Sembra che Zafon , arrivato ad un certo punto, non sia più stato capace di dare un senso alla propria storia e abbia preferito lasciare il malcapitato lettore nel caos più assoluto. Non solo, a mio avviso: il personaggio é tratteggiato male; l'ambientazione é appena abbozzata (quasi si stenta a ricordare che il romanzo é ambientato negli anni '30); molte situazioni rimangono incompiute, come abbandonate, ed altrettante vorrebbero suscitare lo stupore del lettore, risultando, invece, assoluatamente implausibili.
Decisamente mediocre.
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bello
La narrazione si svolge nei primi anni del novecento e scorre molto velocemente nelle prime duecento pagine in cui l'autore inizia a mettere giù l'identità dei protagonisti e l'ambientazione della barcellona tenebrosa e ostile in cui si svolgerà l'avventura.
nell'intermezzo inizia a sfoderare un pò di suspance e tiene incollato il lettore al libro, anche se in alcuni tratti un pò a fatica.
il finale invece è un pò dispersivo nella parte dell'epilogo in cui non si capisce chi sia il protagonista enigmatico dell'opera Corelli" e lascia il lettore nel dubbio angelo/diavolo?????Ancora mi lascia perplesso la situazione del protagonista che dovrà crescere la sua amata per poi coronare il suo amore rimanendo sempre giovane.....
Per alcune donne questo potrebbe risultare un pò maschilista.
Infine e concludo l'avventura si intreccia con la storia dei sempere e figlio dove però il figlio in questa situazione particolare, sarà il padre del protagonista dell'ombra del vento.
Questo nel lettore poco attento può causare un pò di caos perchè nel libro il gioco dell'angelo il sempere senior muore, ma questo personaggio non è altro che il nonno del protagonista del libro l'ombra del vento...
cmq nel complesso un libro da leggere per la minuziosità dei particolari e la sensazione gradevole della storia nel complesso .
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FLOP
MEDIOCRE!
inizialmente il libro annoia un pò,arrivati alla seconda metà del libro me lo sono divorato,300 pagine in un giorno ,davvero intrigante ,devo dire che specialmente un passaggio (la morte di cristina)era molto bello,probabilmente la parte +bella del libro,ma senza dubbi nel complesso il libro delude,dopo tanta curiosità il finale sembra campato in aria,non da alcuna spiegazione,non c'è davvero nessun senso in ciò che accade,una serie di eventi giusto per creare un'atmosfera macabra che nn hanno alcuna spiegazione:cosa c faceva una colomba bianca con un ago nel cuore nella scatola sotto il letto?cosa c faceva un crocifisso spezzato nel cassetto? perchè corelli commissiona quel libro proprio a david? CHI è corelli?? e un altro migliaio di interrogativi senza spiegazione! ciò che più m ha dato fastidio è la mancanza d una spiegazione logica in ciò che avviene,quest'aurea di sovrannaturale priva d spiegazioni perchè non ci sono nemmeno divinità ma uomini immortali!persone riportate in vita,foto scattate prima che accadesse cio che raffigurano,e se proprio dobbiamo cercare il pelo nell'uovo,chi ha scattato quella foto?come ha fatto il ghiaccio ai piedi di cristina a saldarsi immediatamente dopo la sua caduta?..comunque anche la traduzione è penosa,frasi senza senso e altre che alterano il senso del periodo;poi pur di creare colpi di scena la trama viene pasticciata in maniera incomprensibile! in fine,giusto per chiarire un dubbio di cui si è parlato :non ci sono errori nel parlare della famiglia sempere;sempere figlio è il padre del daniel dell'ombra del vento,quindi gli anni tornano perchè lui nasce verso il 1930.
per quanto riguarda corelli l'unica spiegazione che mi sono riuscita a dare è che sia il diavolo,visto che lucifero è un angelo e che sembra che corelli giochi con l'anima di david,da qui il gioco dell'angelo..il che spiegherebbe anche il perche sia immortale e perche commissioni un libro tanto blasfemo..
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più confusa che persuasa
Posso soltanto fare i complimenti allo scrittore per il suo modo di scrivere... scorrevole e che cattura l'attenzione del lettore, sembra quasi che anche noi che leggiamo il libro partecipiamo alla storia. Per il resto: confusione!
La storia è troppo carica, troppi intrighi, troppi colpi di scena che alla fine risultano addirittura scontati in alcuni casi.E poi la misteriosa figura di Corelli... Ma la cosa che più mi ha lasciato perpleassa è il finale!
Non ho capito dove voleva andare a parare lo scrittore...
Preferisco il Zafon dell'ombra del vento
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Assolutamente si!!!
La domanda che mi sono posto immediatemente è se mi sarebbe piaciuto questo romanzo senza fare paragoni con "L'ombra del vento" e la risposta è assolutamente si. Il rischio che si corre ogni volta che si "affronta" un romanzo di un autore che ha scritto qualcosa che ci ha coinvolto moltissimo è quello di partire con troppe aspettative che finscono col condizionare. Io penso che questo romanzo sia scritto in maniera impeccabile e che la trama sia coinvolgente ed emozionante, ritengo che alcuni aspetti della storia siano lasciati a libera interpretazione del lettore e questo non è necessariamente un difetto. Il finale può sembrare frettoloso ma va comunque ragionato e se si colgono alcune "finezze" la sensazione che lascia è decisamente piacevole. Quindi leggetelo senza remore.
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Zafon potevi andare in ferie
Come l'ombra del vento ci sarà solo e sempre l'ombra del vento.Il gioco dell'angelo secondo me è scritto molto bene ma dopo tanta suspance e dopo essersi crogiolati nella sicurezza che Zafon riuscisse a dare una spiegazione completa a tutti i fatti inquietanti e misteriosi il finale sembra scritto in fretta e furia come se lo stesso scrittore fosse stufo della sua opera.........rimangono molti interrogativi. Sarà forse un trucchetto di Zafon per fare parlare del suo libro? Infatti ne parlano tutti......
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AAA CERCASI IDENTITA' ANDREAS CORELLI........
Nonostante Zafon rimanga un bravo scrittore, sicuramente dopo aver letto L'ombra del vento questo nuovo malloppone lascia un pò a desiderare. Nonostante non manchino i colpi di scena, gli intrighi, ed i bizzarri personaggi è un testo che, a mio avviso, dopo aver raggiunto il suo punto massimo precipita verso un finale un pò banale, lasciando in sospeso diverse questioni prima fra tutte la vera identità di Andreas Corelli (lucifero, un fantasma, un fantoccio animato.....)qualcuno avrebbe delle spiegazioni in proposito? e poi interrogativi anche su tutti i luoghi in cui Davidi è stato invitato dal "principale" (visioni, sogni o che altro?)ad ogni modo sto per cominciare a leggere il principe della nebbia e mi auguro che non sia un nuovo flop
ciao a tutti eleonora
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Il gioco dell'Angelo
Purtroppo mi ha deluso. Dopo la costruzione fantastica e coinvolgente de "L'ombra del vento", questo "Gioco" non solo pare scritto da un'altra persona, ma questa persona non mi sembra nemmeno troppo convinta del proprio lavoro. Troppi fatti, notizie, eventi ridondanti che non creano mistero ma solo stanchezza nel lettore. Non c'è linearità e me ne dispiaccio. Spendo sempre volentieri e senza rammarico anche 22 Euro per una novità, ma in questo caso sono stati proprio buttati via...
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Grandi speranze....
Premetto che pongo l'ombra del vento al secondo posto nella mia classifica dei libri più belli ke abbia mai letto. Premetto ke nonostante ciò obbiettivamente nulla posso dire circa le incongruenze ke alcuni hanno fatto notare sui personaggi del "gioco" ke già compaiono nell'"ombra...",per il semplice motivo ke non lo ricordo così bene.
Detto ciò, questo libro mi è sembrato ridondante fino alla nausea,anche se capisco ke tutto era dovuto al fine di creare l'atmosfera di una barcellona tenebrosa.sinceramente però farebbe piacere anche leggere di un cielo "normale" ogni tanto. La trama mi è piaciuta,coinvolgente e ricca(forse anche troppo)di colpi di scena.tuttavia non posso essere soddisfatto di un finale ke non spiega nula,ke lascia molti nterrogativi e anche nel corso del libro ci sono dei passaggi ke non sono proprio logici. capisco ke è un libro fantastico, ma non per questo deve gettare il lettore nel caos. insomma alla fine del libro mi pervade una sensazione di incompiuto, come se avessi letto più di 600 pagine e non sapessi nulla.Sinceramente se avesse curato un pò più il filo logico della trama avrei potuto anche sopportare lo stile baroccheggiante. tuttavia nonostante quanto appena detto sono felice di averlo letto,perchè a parte queste lacune il suo stile mi piace,poi cmq illibro ti tira,ripeto poteva essere più sobrio e più accurato nella costruzione della trama,ma come ci insegna david uno scrittore non butterebbe nemmeno le sue pagine peggiori(non è questo il caso),quindi come sempere padre conserverò questo libro nella collezione speciale.Spero di essere stato di aiuto.
P.S.:è incredibile cmq come zafon riesca a farti immergerti completamente nella vicenda.
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Un pò di delusione, ma è sempre da leggere.
E' inevitabile il confronto con "L'ombra del vento",che adoro, ma credo sia veramente difficile ripetere un romanzo come quest'ultimo,che ha una galleria di personaggi indimenticabili, un'ambientazione perfetta, delle idee affascinanti ( come il Cimitero dei Libri Dimenticati)ed uno stile narrativo talmente avvincente da impedirti di smettere di leggere un capitolo dopo l'altro.
Venendo al "Gioco dell'angelo", l'ho trovato estremamente interessante nella prima parte (La città dei maledetti), vibrante ed intenso come speravo che fosse un libro di Zafòn.
La seconda parte (Lux Aeterna)introduce il tema centrale del mistero che permea il resto della vicenda, ma la terza ed ultima parte che conduce alla risoluzione della storia risulta, pur con tutti i colpi di scena e i momenti più drammatici e cruenti, piuttosto forzata e non propriamente coerente. C'è il lato misterioso e fantastico, tra il "Faust" ed "Il ritratto di Dorian Gray", che concorre a dare un'aura di mistero ed ineluttabilità alla storia, ma in fin dei conti molte "trovate" hanno il sapore del già visto.
Sicuramente ritrovare alcuni luoghi e personaggi de "L'ombra del vento", risveglia emozioni e situazioni di fortissimo impatto emotivo che conferiscono la sensazione di leggere un'unico grande romanzo, ambientato in una Barcellona di "Angeli ed Ombre", tanto affascinante e misteriosa, quanto pericolosa.
Ovviamente anche in questo romanzo è evidente tutto l'amore e la passione che l'autore ha per i libri e per le storie che essi contengono, che in fin dei conti è la stessa che possediamo noi lettori.
Scegliere un romanzo quando si entra in una grande libreria è un pò come adottarne uno quando ci si reca nel "Cimitero dei Libri Dimenticati", e con Zafòn sicuramente non ci si annoia!
Per finire, chi non l'avesse ancora letto, colmi la mancanza con la lettura de "Il principe della nebbia", libro snello e veloce di poche pagine, così almeno avrà un'idea ancora più precisa sullo stile di questo autore.
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quasi genere pulp...
Dopo mesi di attesa, con il solo intermezzo de Il principe della nebbia (piacevole, in versione originale sapgnola, se non sbaglio, contenuto in una trilogia non disponibile in italiano), mi sono ritrovata a leggere, neanche fosse uno dei geni della letteratura russa, questo libro di una mole spropositata, che a tratti fa quasi sorridere per il suo estremo (o ridicolo?) tentativo di creare atmosfere gotiche o suspance.
La storia e` confusa, incoerente nei collegamenti con L`ombra del vento.
I personaggi o sono poco sviluppati o banali (eccezione per Isabella).
La scrittura (pero qui non so quanto incida la penosa traduzione italiana) e` ridondante, con interminabili descrizioni e sequele di aggettivi che, dopo le prime cento pagine, si e` portati automaticamente a saltare.
In alcuni punti poi la sequenza di azioni e` serrata e totalmente priva di logica alcuna, quasi da generare ilarita`per il suo essere la caricatura di un mediocre giallo introspettivo.
Banali anche i tentativi di moralismi o esibizioni culturali negli impiciti messaggi sulla vita e la religione.
Insomma, da leggere se si e` veramente appassionati di lettura, possibilmente cercando di non distrarsi per la noia mortale delle prime quattrocento pagine, altrimenti vi ritroverete alla fine con dubbi tipo: ma come era morto il figlio di Marlasca etc.
Interessanti solo le ultime 150 pagine circa, forse e` il caso di leggerlo due volte per non avere l`impressione che Zafon si sia lasciato un po prendere la mano dalla storia e l`abitudine di liberare la vena creativa e scrivere senza controllo fino allo stremo delle forze sia piu` sua che di David...
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- no
papocchio
un pasticciaccio che incolla, ma non decolla e poi tracolla. sensazione di errori e certezza che, ad un certo punto, la storia sia sfuggita di mano all'autore. finale che ci consegna il protagonista in versione highlander, senza la spada e il gonnellino, condannato ad allevarsi la fanciulla amata. lucifero, intanto, con quel bel nome da compositore barocco non fa paura per niente e diventa buono come il pane. mah... non che l'ombra del vento fosse un capolavoro, ma i personaggi e l'azione avevano una certa coerenza. 676 pagine! io non leggo mai libri di questa mole. e infatti... gesù mi ha castigato!
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Zafon docet!
Una lunga ed incessante discesa verso le tenebre, che febbrilmente ho vissuto passo dopo passo assieme a David Martìn, questo è quello che ho provato leggendo "Il Gioco dell'Angelo". E' un romanzo appassionante, intrigante, dolce, inquietante, uno di quelli in cui è impossibile non immedesimarsi a pieno con il protagonista, con i suoi sentimenti e stati d'animo, con l'ambiente in cui vive. E' vero, non è come "L'Ombra del Vento", secondo me è più maturo, più curato nei personaggi, forse anche più avvincente nella storia, che va in crescendo per tutte le 600 pagine.
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giudicarlo è più difficile che idearlo
giudicarlo manda realmente in confusione.
concordo con chi dice che per apprezzarlo deve dimenticarsi l'ombra del vento.
scritto benissimo, atmosfere splendide e momenti di tensione non mancano. ciò che notavo nel corso della lettura è che spesso guardavo assottigliarsi lo spazio che mi restava da leggere e riscontravo che la storia ancora non aveva ancora preso il volo. nell'ombra del vento bastava portare pazienza per le prime 100 pagine per dare addio a qualsiasi impegno con l'esterno, ci si ritrovava coinvolti in una trama che sembrava di vivere in prima persona.
nel gioco dell'angelo la "discesa nell'inferno" delle prime 100 pagine lascia fuori il lettore dalle emozioni in quanto il personaggio non è sufficientemente "simpatico". molti punti in più guadagna invece la guest star isabella e "sempere padre" anche se quest'ultimo, non ben collocato nel tempo fa pensare che sia il padre di daniel.
concludo dicendo che, se mi chiedessero cosa leggere di zafon, consiglierei di iniziare con l'ombra del vento onde evitare di deludere le aspettative.
spero di essere stato di aiuto per i futuri lettori che si avvicineranno a questo fantastico autore.
un saluto a tutti...
p.s. non scordate di leggere "il principe della nebbia"...zafon è anche questo
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Difficile replicare un capolavoro
Se avete letto "L'ombra del vento " e vi aspettavate una sua replica resterete amaramente delusi ma ingiustamente...Zafon doveva per forza scrivere qualcosa di diverso e lo ha fatto.
Che dire della trama senza svelare troppo : il crescendo wagneriano delle ultime 200 pagine vale da solo il libro ma non pensate di poter fare a meno delle prime 400...sono come la crisalide per la farfalla! Direi piuttosto che l'autore poteva metterci una trentina di pagine in più per spiegare meglio alcune cose ma forse voleva lasciare al lettore una libera interpretazione di certe situazioni . Nell'"Ombra del vento" la parte soprannaturale acquisiva gradualmente una concretezza reale ,fino a scomparire nel plausibile e razionalmente spiegabile . Nel "gioco dell'Angelo" invece lo spazio tra il mondo reale e una dimensione onirica e soprannaturale si allarga sempre più per arrivare ad un finale emozionante .
Molto del presunto soprannaturale comunque è puro simbolismo, un drammatico parallelo tra la vita delle opere create dalla penna dello scrittore e la sua stessa esistenza personale, tra le sue aspirazioni e la sua salute: si passa dall'inedia morale e sentimentale quando scrive storielle di successo ma in cui non si riconosce , alla malattia incurabile che rappresenta l'agonia del suo essere scrittore ,della sua ispirazione , del bisogno vitale e crudelmente negato che ciò che lui vorrebbe veramente esprimere tramite le sue pagine venga riconosciuto ed apprezzato.
La fantomatica ed onirica operazione di guarigione a cui viene sottoposto il protagonista rappresenta la rinascita di fronte alla possibilità di essere gratificato per la propria opera e di poter affrontare una nuova sfida .
Qualcuno potrebbe obiettare che la parte sovrannaturale fa perdere punti al romanzo ma ricordo che storie come "Il Signore degli anelli" non sono esattamente razionali e realistiche eppure hanno emozionato milioni di lettori, la storia, il racconto, sono solo un mezzo per farci arrivare un messaggio e più questo rimane e passa da un lettore all'altro più l'autore ha colpito nel segno.
Si tratta di un libro più complesso e meno facile ed immediato del precedente , attenzione a leggerlo tutto d'un fiato perchè sarebbe come entrare in una camera di specchi ed uscire subito perchè si pensa di vedere la stessa cosa da ogni lato e non si capisce l'importanza di vedere ogni lato della stessa cosa...
Se ci è ancora concesso amare un libro per le emozioni che ti fa vivere e il ricordo che lascia nel tempo allora questo libro è promosso a pieni voti , come scrisse Tolstoj "non si ama ciò che è bello ma è infinitamente bello ciò che si ama..."
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Tutti delusi... eccetto il sottoscritto
Premetto di appartenere a quella enorme schiera di entusiasti dall'Ombra del vento (OdV), felicissimi di poter finalmente tenere in mano una nuova fatica di Zafon e al contempo spaventati dalla più che concreta possibilità che si riveli un fiasco... Ciò nonostante basti dire che ho divorato il libro in due giorni. Partendo dalle pecche: concordo con chi ha definito mediocre la traduzione, purtroppo non conoscendo lo spagnolo non posso giudicare l'originale, ma in alcuni punti il linguaggio non raggiunge la sufficienza, e di certo non raggiunge quei livelli onirici e brillanti, solo superficialmente semplici, del primo volume. Inoltre il ritmo è meno serrato che nell'OdV, i colpi di scena più smorzati e meno avvincenti, mentre quelli più riusciti sono, guarda caso, proprio quelli che di più danno un senso di dejavù, situazioni molto simili ad altre già lette nel precedente libro. Per queste ragioni ero portato a bocciare questo secondo titolo a favore del primo, e seppure non possa dire di essermi totalmente ricreduto, devo ammettere che dai 2/3 del romanzo fino al finale incluso, la storia spicca concettualmente il volo, e seppure non voglia essere più preciso per non rovinare l'eventuale lettura di chi ancora deve convincersi all'acquisto, raggiunge livelli di onirismo superbi, nei quali realtà e finzione, passato, presente e futuro si fondono e confondono con toni struggenti: soprattutto nelle ultime pagine ho trovato una particolare affinità con certe sensazioni e sapori che si riscontrano nei libri di Alessandro Baricco, Oceanomare in primis... Pur essendo un entusiasta di Zafon, non posso mascherare che il libro presenta diverse pecche e incongruenze, sia nella trama che nella ricchezza di linguaggio e contenuti simbolici, ma nonostante ciò si posiziona ancora sopra la media di buona parte di altri best sellers pubblicizzati ogni dove... Lontano quindi dallo stroncare il romanzo, lo consiglio anzi a tutti gli appassionati del genere, certo che, nonstante possiate restare delusi rispetto a certe considerazioni, nel tirare le somme promuoverete comunque il Gioco dell'angelo a pieni voti! Buona lettura!!
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Inferiore al primo, leggibile
Consiglio la lettura a chi è amante del genere,tra lo storico,il gotico,ed il thriller.
Con tre grossi però.
Uno,il libro è sicuramente inferiore al primo della serie,l'ombra del vento.
Due,in troppe parti un po'ripetitivo,stanco,farragginoso.
Tre,la traduzione non eccelsa,con una sconvolgente assenza dei congiuntivi (tipo "non vorrai che ti
DICO quello che dovresti fare".
Un pugno nello stomaco per tutta la durata della lettura.
Concludendo,li ho letti volentieri tutti e due,ma non leggerei un eventuale terzo.
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