Firmino Firmino

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siti Opinione inserita da siti    23 Dicembre, 2017
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Deludente

Caso internazionale nella neo editoria.
Il libro fu pubblicato da una piccola casa editrice in mille copie arrivando a conquistare i più importanti premi letterari per esordienti per poi toccare i principali mercati. A distanza di un decennio: che ne resta?
Parto da un’aspettativa molto alta: il libro è spesso antologizzato ad uso dei ragazzi della scuola media e implicitamente parrebbe veicolare l’amore per la lettura; mi ritrovo a conti fatti con un topolino disilluso dalla vita e dalla visione di essa , cupa e pessimista. Non mi è piaciuto affatto.
Come culla il “Finnegans Wake” di Joyce, “il capolavoro più non letto al mondo”, come nutrimento dapprima il latte addizionato all’alcool di una mamma ubriacona, come cibo per lo svezzamento le pagine ridotte a coriandoli dello stesso capolavoro joyciano, successivamente un’intera biblioteca, contenuta in un negozio di libri, la casa in realtà del tredicesimo di una fantasiosa cucciolata. Firmino è un topolino, non conosce il mondo e si nutre di libri. Il leggere compulsivo dettato dalla fame si traduce nella metafora della lettura come cibo della mente. Lettura come strumento di conoscenza: un tema che saputo sviluppare avrebbe impreziosito la piccola biografia del topolino. Firmino, in realtà, ripercorre la sua vita, è già vecchio e disilluso e purtroppo perde d’incanto. Sono lontani i tempi in cui, reso edotto dalle esplorazioni materne dell’ambiente esterno alla libreria, scelse , pur continuando a uscire e a conoscere la piazza di Boston dove essa era ubicata, di vivere là a stretto contatto con i libri e con Norman, il proprietario della libreria. Firmino lo osservava e ne captava le difficoltà: il quartiere smantellato per un rinnovo architettonico; la libreria che già perdeva clienti …
Il resto, un precipitare di eventi che non destano né interesse né emozione. Non lo consiglierei mai ad un preadolescente. E a voi? Si può trascurare, tranquillamente.

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silvia71 Opinione inserita da silvia71    07 Ottobre, 2017
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Solitudini

Può la storia bizzarra di un topo “umanizzato” con la passione per la lettura essere il fulcro per la trama di un buon romanzo? Forse più di un lettore si è accostato a quest'opera con un simile interrogativo.
Il professor Sam Savage al suo esordio letterario condensa in una manciata di pagine una storia dai contenuti profondi e per nulla scontati; nessuna favoletta inneggiante ad insegnamenti morali, ma una storia pregna di pathos e sentimenti, ammaliante e coinvolgente.
Tra queste pagine prende forma l'infanzia infelice, il senso di abbandono, la ricerca di affetto e di calore familiare, oltre ad innalzarsi il grido della solitudine.
Sono tutti sentimenti tangibili e taglienti che l'esile e reietto topo Firmino ci trasmette senza sconti, facendoci varcare le soglie del suo mondo, un intermezzo animale-umano, luogo di incontro tra due categorie maledettamente simili.
Un racconto intelligente, perchè il bisogno di amore e di protezione non ha età, genere e forma, ma è un valore universale.
Sono trascorsi un po' di anni dall'uscita del libro ed i riflettori si sono spenti, ma resta un titolo appetibile nel mare delle proposte letterarie.

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C.U.B. Opinione inserita da C.U.B.    04 Ottobre, 2014
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Good bye zipper

Nato a Boston da madre alcolizzata e senza fissa dimora, il cibo arraffato alla bell'e meglio tra i bidoni dell'immondizia. La violenza, la fuga, la paura, la disgrazia di appartenere nella catalogazione umana a una razza infestante : " pulci, ratti, ebrei ".
Un rifugio di fortuna nello scantinato di una libreria e Mamma che , intrufolandosi di notte tra pile e pile di libri spinta dallo spirito di sopravvivenza ed ignara del danno culturale, lavora scavando le pagine e spezzettando coriandoli di morbida cellulosa per il giusto giacilio dei suoi figlioli. Dodici piccoli e poi Firmino... Il tredicesimo ratto.
Gracile piu' di tutti, carente l'anatomia materna della tredicesima mammella, il povero Firmino si trova sempre piu' debole ed affamato, incapace di fronteggiare i fratelli nella lotta all'alimentazione. Così chi ha fame da morire, seppur senza saziarsi a dovere, trova il modo di ruminare . Firmino si nutre dei batuffoli di carta stampata, la letteratura diviene il suo pane quotidiano tanto da modificarne i tratti somatici e renderlo un topo estremamente intelligente, un lettore insaziabile ed appassionato, così dissimile dalla sua specie eppure così incompatibile con quella umana.

Ben lontano dall'essere una storiella per bambini, il romanzo di Savage e' uno splendido regalo ai bibliofili adulti. Meravigliosamente intriso di malinconia e solitudine, l'isolamento di un essere intrappolato in un corpo minore ma estremamente dotato si dipana tra sogni e progetti di condivisione, la necessita' di affetto incombe, prorompe, esplode. 
Ben scritto e per nulla banale, metafora del decadimento della societa' e ode alla letteratura, Firmino il roditore depresso e brillante  rattrista, commuove, intrattiene, diverte.

" I ratti non hanno lacrime. Asciutto e freddo era il mondo e bellissime le parole..."

Tra le varie disgrazie sentimentali che rifuggo, mai mi capito' di contemplare l'innamoramento di ratto. Eppure, e' innegabile,  questo racconto non e' stato solo d'effetto ma anche prepotentemente d'affetto . Di quelli che dopo l'ultima pagina abbracci, accarezzi e riponi in libreria lontano da veleni indiscreti. Buona lettura.

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enricocaramuscio Opinione inserita da enricocaramuscio    09 Mag, 2014
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Librivoro e sognatore

Che la vita del ratto Firmino sarebbe stata indissolubilmente legata alla letteratura è stato chiaro fin da subito, da quando Flo, una pantegana libertina e alcolizzata, lo ha messo al mondo nel seminterrato di una libreria di Boston tra brandelli di pagine del Finnegans Wake di Joyce. Per lui i libri hanno sempre rappresentato il pane quotidiano. Escluso dal classico allattamento per insufficienza di mammelle, nei primi giorni della sua esistenza non ha potuto far altro che nutrirsi mangiucchiando pagine di Jane Eyre, di Anime Morte, di Furore, di Padri e figli e di tanti altri capolavori della letteratura finché non smette di divorarli in senso letterale e comincia a farlo in senso figurato, leggendo con avido piacere ogni sorta di libro a sua disposizione tra le centinaia e centinaia ammassati sui polverosi scaffali o impilati sul freddo pavimento. Una passione che sicuramente lo umanizza e lo rende speciale, ma che di fatto lo costringe ad un'esistenza mesta e solitaria. Firmino vorrebbe essere un uomo, è troppo colto e raffinato per poter avere normali rapporti con i suoi simili dediti soltanto allo scrocco, alla fornicazione, al bivacco, ma resta pur sempre un topo e quindi è tagliato fuori anche dal mondo umano a cui può avvicinarsi soltanto come silenzioso osservatore o come simpatico animaletto di compagnia. Non gli resta altro che rifugiarsi in un universo onirico in cui può immaginare di dissertare brillantemente con i grandi della letteratura oppure sognare di essere una sorta di Fred Astaire che rivive le gesta dei personaggi di Cervantes, Fitzgerald, Carroll. Ma questa sua bizzarra esistenza subirà un tremendo colpo quando la demolizione del quartiere stabilita dal nuovo piano edilizio spazzerà via la vecchia libreria e tutti gli altri luoghi a cui il piccolo protagonista è legato. Una distruzione che sembra simboleggiare la decadenza della cultura, dell’arte, della poesia di fronte ad un progresso cinico e materialista che non prevede spazi e tempi per l’immaginazione. Librivoro e sognatore, Firmino incarna il senso di solitudine e di disagio di chi sente di non avere alcuna affinità con il mondo che lo circonda e cerca rifugio tra le pagine di un libro o nelle trame della propria fantasia dove può librarsi fluttuando come su una mongolfiera ed esplorare mondi che non sono suoi. “Nonostante fossi loquace fino al cicaleccio più inverosimile, ero condannato al silenzio. Il punto è che ero privo di voce. Tutte le frasi meravigliose che si libravano in volo nella mia testa come farfalle, in realtà, svolazzavano dentro una gabbia da cui non sarebbero mai uscite.”

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BellaDentro Opinione inserita da BellaDentro    23 Febbraio, 2012
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Firmino, il topo troppo umano.

“Quando le persone compravano i suoi libri, si scusava del fatto che prendeva da loro dei soldi e diceva che i libri sarebbero stati gratuiti dopo la rivoluzione, un servizio pubblico come i lampioni delle strade”.
Questo passaggio, che si conclude anche con un “Gesù era comunista”, credo sia uno dei pochi apprezzabili di questo libretto.
Non fraintendetemi, non intendo bocciare Firmino, non in toto almeno, ma devo ammettere che in parte capisco le tante recensioni negative, e se poi aggiungiamo il fatto che è stato fortemente sospettato di plagio di un libro italiano allora la situazione peggiora.
Ma andamo per ordine: Firmino è un ratto ( esatto, è un ratto, non un semplice topo, sapete, quegli orribili animali che spesso infestano le fogne cittadine e che suscitano di tutto tranne che simpatia ), nato nello scantinato di una vecchia libreria da una madre che lui stesso definisce “una ragazzaccia”, spesso ubriaca e dedita ai bagordi. La nidiata è formata da tredici cuccioli, ma la madre possiede solo dodici mammelle e Firmino è troppo lento e gracile per raggiungerne una prima dei suoi fratelli; devastato dai morsi della fame inizia quindi, quasi per caso, a mangiare la carta dei libri che trova in abbondanza nelle vicinanze. Ben presto si accorge che quei libri di cui si nutre lo hanno reso anche molto intelligente e colto. Pian piano poi smette di nutrire il corpo di carta, ma continua ovviamente a “nutrire” la sua mente. Essere troppo intelligente però non lo rende felice, anzi, lo rende fin troppo “umano”, depresso, malinconico, nevrotico, solitario, emarginato, “uno scherzo della natura” alquanto pervertito. Eh si, Firmino spasima più volte, durante il suo racconto, per le belle donne - le belle topine non gli interessano - arriva anche a dire che ne stuprerebbe una, se potesse ( e qui mi sono detta “Savage, perché una frase simile? Avresti potuto risparmiartela” ). Questa propensione di Firmino sinceramente mi ha dato molto fastidio, sembra quasi che l’autore associ l’essere solitari all’essere automaticamente pervertiti, mah.. Il topastro cerca inoltre disperatamente di comunicare con gli uomini, di entrare in contatto col mondo che conosce solo attraverso i libri che ha letto, ma ovviamente sa che non può farlo, e questo lo rende ancora più triste e alienato.
Lo stile è molto “filosofeggiante”, concedetemi il termine, ma nel complesso risulta piuttosto pesante e il pessimismo cosmico di Firmino certo non aiuta ( ha fatto storcere il naso anche a me che ottimista non sono ), ma non mi sento di stroncarlo completamente, si tratta comunque di una storia che celebra l’amore per i libri e solo per questo meriterebbe una seconda chance, ma se volete leggerlo non aspettatevi un capolavoro, ma solo una favola malinconica per adulti.

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Lady Libro Opinione inserita da Lady Libro    01 Novembre, 2011
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Il cuore di un topo

Sono veramente dispiaciuta di aver letto così tante opinioni negative su questo libro, non ne capisco il motivo e non concordo affatto con esse, perchè, almeno secondo il mio parere, "Firmino" è un libro stupendo che merita davvero.
Nonostante sia stato scritto da un esordiente, lo stile è raffinato, leggero, godibile, piacevole ricco di filosofia, cultura e al tempo stesso reale.
La trama è a dir poco originale: Firmino, il topo che dà il titolo a questo piccolo grande romanzo, nonchè narratore stesso della vicenda, è l'ultimo di tredici fratelli che per non morire di fame (dato che sua mamma ha solo dodici capezzoli e lui non è abbastanza veloce per raggiungeli e poppare per primo) si nutre delle pagine dei libri della libreria "Pembroke Books" nel quartiere di Scollay Square a Boston in cui è nato.
Ma se dapprima la carta nutre e soddisfa il suo stomaco, ben presto si accorge che essa arricchisce la sua mente.
Così dopo un po'comincia a leggere tutti questi libri, senza tralasciare neanche un genere: narrativa, saggi, poesia, psicologia, manuali di cucina...
Il risultato è che diventa colto, intelligente e perfino più istruito di qualunque persona, ma anche molto cinico, malinconico, riflessivo, sognatore e tendente alla depressione.
Nel suo corpo scheletrico, smilzo, emaciato con un cranio fin troppo grande per un esemplare della sua razza, un muso allungato e privo di mento e gli occhi spalancati, Firmino rimane per tutta la sua vita in quella libreria diventata ormai la sua casa, osservando il mondo dalle vetrine e dai vari buchi scavati nelle pareti del negozio, immaginandolo basandosi sulle sue letture, uscendo di rado per cercare cibo e guardare film pornografici e non in un cinema fatiscente, restando fino alla fine ad osservare la distruzione, la perdita e la disgregazione di tutto ciò che ha amato e conosciuto.
Un libro malinconico, commovente cha fa riflettere.
Chi ama la lettura non può non amare questo straordinario topino.

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Argento Opinione inserita da Argento    14 Settembre, 2011
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Un topo piagnone

Quando è uscito questo libro, tutti hanno gridato al miracolo! Perle di saggezza elargite da un topo, non umanizzato e filosofo, quindi da non perdere. E così anche io l’ho comprato.
Il romanzo inizia con la celebre frase di tolstojana memoria sulle famiglie felici e su quelle infelici. Di sicuro Firmino è nato infelice e la sua vita prosegue nell’infelicità, infatti lui racconta iniziando così: Questa è la storia più triste che abbia mai sentito. Vi assicuro che sono 170 pagine circa di assoluta, pura infelicità. Mai "visto" un topo più lagnoso, per quanto filosofo. Devo dire che la sua fame di libri è appunto solo fame, nel senso che se li mangia. Anche il mio cane, Nara si mangiava le versioni di greco o i vocabolari se i miei figli dimenticavano di togliere gli zaini da terra, ma non per questo è diventata professoressa di lettere. E inoltre questo topo è pure antipatico. Scritto sicuramente bene e altrettanto bene tradotto, belli i disegni, ho faticato a leggerlo perché mi annoiava, cercando di capire quale fosse l’ingrediente “segreto” che ne ha decreto il successo. E’ rimasto un mistero!

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Consigliato a chi ha letto...
Se proprio ci tenete a conoscere il topo ...
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Marghe Cri Opinione inserita da Marghe Cri    22 Aprile, 2011
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Non perdetelo!

La storia di un topo?
Sì, un topo, come il tenero Remy di Ratatouille, anche Firmino è un topo.
Che non impara a cucinare, ma a leggere.
La cultura che mette insieme, leggendo i volumi della vecchia libreria dove è nato, lo allontana per sempre dal mondo dei ratti, ma non lo avvicina ad essere un uomo: sempre topo è!
Si isola dal mondo dei suoi simili, ma il mondo degli umani lo respinge, nonostante i suoi tentativi di comunicare, di farsi apprezzare.
È umanizzato al punto di soffrire delle nostre nevrosi:
“Avevo appreso dalle mie letture che si possono fare cose davvero orribili quando si è annoiati, cose che fatalmente ci rendono infelici.In realtà quelle cose si fanno proprio con l'intento di diventare infelici, in modo da non essere più costretti a provare noia.”
E resta isolato in un mondo che si sta sgretolando intorno a lui, ma nello sfacelo generale Firmino, come un uomo – più di un uomo - non si perde d’animo e rimane padrone fino all’ultimo del suo destino.
Impossibile non amarlo, impossibile restare indifferenti alla lettura di questo piccolo bellissimo libro.

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fabiuzza16 Opinione inserita da fabiuzza16    23 Febbraio, 2011
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Firmino tanto carino

Devo essere sincera...inizialmente ero incuriosita soprattutto dal nome del topo: "Firmino". Mi dava l'idea di qualcosa di piccolo, curioso, solleticante. E poi in copertina c'era proprio lui!E vi assicuro che leggendo il libro non riuscireste ad immaginarlo diversamente! Lui è ironico e introverso, coraggioso ed esitante, affettuoso e distaccato ma sempre e solo un piccolo topo...
E' una lettura divertente e amara allo stesso tempo ma comunque consigliata...libri di questo genere hanno rari concorrenti.

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garo Opinione inserita da garo    18 Agosto, 2010
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Parte arrancando

Parte arrancando, il libro Firmino. Che tra un fatto, un evento e l'altro passano una trentina di elucubrazioni del personaggio, di Sam Savage (professore di filosofia) e di nessun altro. Un romanzo dove uno scrittore affida i suoi pensieri a un topo, anche se a nessuno interessano, questi pensieri. Ma poi alla fine parte, ed è una bella discesa verso la solitudine, la malinconia, la tragicità. Firmino non è un topo che legge, come molti recensori lo hanno limitatamente descritto, ma è un topo che vive in un quartiere degradato, che conduce una vita miserevole e insoddisfacente, amico di ubriaconi che "scivolano pian piano verso il nulla". Ne è ben consapevole, in fondo al suo cuoricino, e quindi cerca di godere al meglio delle poche cose belle che si trova davanti: i libri, i sorrisi di Jerry, il pianoforte giocattolo. Non è affatto il capolavoro che mi aspettavo, leggendone le critiche, ma tiene compagnia.

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davidemorena Opinione inserita da davidemorena    03 Agosto, 2010
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Un omaggio alla lettura

Un libro che sembra il testamento intellettuale dell'autore. Un omaggio profondo e sincero alla parola scritta, alla letteratura come fonte di gioia. Forse qui sta anche il suo limite: è un libro che parla più agli scrittori che ai lettori, o comunque più al lettore maniacale che al lettore comune. Un'esperienza di lettura che ha il sapore di una serata con gli amici passata a parlare dei "libri più belli che abbiamo mai letto".
Ma la carenza di stile e di esperienza nello strutturare un romanzo è molto evidente e lo rende piuttosto indigesto, soprattutto nella prima parte. Poi pian piano prende quota, ma è difficile dare 100 pagine di fiducia a un autore esordiente...

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exeter64 Opinione inserita da exeter64    22 Agosto, 2009
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Topino mangialibri....

Onestamente ho acquistato questo libro non tanto perchè mi ha incuriosito la trama, ma sull'onda delle segnalazioni e del successo riscosso.

Mi piace molto leggere libri che parlano ed hanno come argomento....i libri stessi. L'OMBRA DEL VENTO, IL GIOCO DELL'ANGELO, I LIBRI DI LUCA, L'ELEGANZA DEL RICCIO e tanti altri, sono romanzi che hanno tra i protagonisti, scrittori, libri e librerie.

Da FIRMINO però mi aspettavo qualcosa di diverso. Forse è troppo malinconico ed, in fin dei conti, prevedibile, ed anche lo stile narrativo non mi è sembrato travolgente da giustificare un tale successo...ma in fin dei conti non ho nessuna competenza per giudicarlo come una lettura da evitare, bensì posso dire che ogni libro merita sempre di essere letto, perchè se l'ho scelto, in un modo o nell'altro, mi aspettava, ed aspettava proprio me, sugli scaffali della libreria dove l'ho trovato.

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andrea70 Opinione inserita da andrea70    27 Aprile, 2009
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Povero Firmino

Leggo tante recensioni di persone colpite dalla "profondità" del racconto e tante negative di chi lo riduce ad una sciocchezzuola di poco valore. Trattasi molto semplicemente di una fiaba per grandicelli , protagonista un topo che ha una incredibile ed umanissima passione per i libri e che porta in se le caratteristiche del diverso, dell'incompreso in quanto ignorato da una società che non sa andare oltre l'apparenza. Il protagonista trova conforto in un vecchio negozio di libri dove riesce a soddisfare la fame di lettura , ma solo un altro emarginato come lui riuscirà ad essergli amico ed ad accettarlo così come è , pur senza arrivare mai a comprendersi fino in fondo.

Forse i commenti di autori e critici illustri nei risvolti di copertina hanno tratto in inganno , qualcuno si apettava un capolavoro di poesia e si è trovato di fronte alla montagna che ha partorito...un topolino, comunque dignitoso e che tiene compagnia piacevolmente.

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Nené Opinione inserita da Nené    31 Marzo, 2009
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Pubblicità ingannevole

L'idea c'era. Il personaggio, a tratti, c'è. Ma Firmino è ben lontano dal trasmette al lettore la profondità e la filosofia raccontata in 4° di copertina. Più che una metafora dell'uomo, una macchietta dei suoi lati peggiori. Noioso. Il clamore suscitato da questo libro è giustificabile solo alla luce della campagna pubblicitaria che ne ha accompagnato la pubblicazione. Pubblicità decisamente ingannevole.

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Maristella Opinione inserita da Maristella    29 Marzo, 2009
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Un topo-uomo pieno di dignità

Prima della pubblicazione di questo libro, Sam Savage era uno sconosciuto professore di filosofia della Carolina del Sud che aveva fatto tanti mestieri come il pescatore di granchi, il carpentiere e il meccanico di biciclette. Con questo suo libro d’esordio, in un primo tempo pubblicato da una piccola Casa Editrice no profit con una tiratura limitata di mille copie, ha vinto tutti i più importanti premi letterari per esordienti negli Stati Uniti, diventando poi un caso editoriale in tutto il mondo. Accompagnato da molteplici polemiche legate ad un presunto plagio del romanzo “ La bibliotecaria” dell’italiano Claudio Ciccarone, il libro ha suscitato una marea di consensi insieme a una grande quantità di critiche. Il protagonista è Firmino, tredicesimo nato di Flo, una pantegana avvinazzata, che partorisce i suoi piccoli negli anfratti di una antica e polverosa libreria di Boston, negli anni ‘60. Ma Mamma Flo ha 12 mammelle e Firmino, il più gracile, non riesce ad avere la meglio sui suoi fratelli. Così comincia a cibarsi delle pagine dei libri che lo circondano fino a che impara a leggere e la sua mente può trarre da quegli scritti tutto il nutrimento spirituale di cui ha bisogno. Ed è a questo punto che Firmino cessa di essere topo e diventa metafora umana, sviluppando pensiero, cultura, senso critico, cuore, desiderio, consapevolezze, esperienza, fantasia, sogni, disincanti, delusioni, aspirazioni, malinconia, solitudine, scoraggiamenti e slanci e una marea di sentimenti ed emozioni che non fanno certo parte né dello spirito né della genetica “ topesca”. Affascinato dai Grandi della Letteratura, insieme ai quali evade nell’immaginario da una vita relegata e solitaria per l’impossibilità al comunicare, nella consapevolezza di non sentirsi ratto ma di non poter nemmeno essere uomo, Firmino ricerca il contatto umano, subendo delusioni brucianti ( come con il libraio Norman che cerca di ucciderlo con il veleno) o trovando corrispondenza d’affetti (come con il frustrato ma cordiale scrittore Jerry Magoon, che lo accoglie e lo cura). Al teatro Rialto, Firmino scopre la magia del cinema; si nutre di Bellezza nella visione delle dive d’allora, sogna di essere Fred Astaire che balla con Ginger Rogers, allo stesso modo in cui fantastica di ballare con Natasha Rostova, cingendole la vita sottile e immergendo se stesso in un’atmosfera di ottocentesco romanticismo spesso affiancato da un’aura di leopardiano sconforto. Vorrebbe discorrere, se solo avesse la voce, vorrebbe suonare, se solo avesse le mani, vorrebbe amare ed essere amato, se solo fosse accettato per quello che è : un uomo inserito nella fisicità di un topo, un diverso. E, quando intorno a lui tutto crollerà ed il vecchio quartiere di Boston sarà costretto a lasciare spazio ad un’urbanizzazione globalizzante, facendo scomparire tutti i luoghi legati alla sua breve ed intensa esistenza, solo il ritorno alle origini e la fusione dei sogni e dei ricordi che costruiscono una vita intera sarà il nido ospitale dove arrendersi amabilmente ad un Angelo della Morte che non potrà che chiamarsi Ginger. No, “ Firmino” non è un capolavoro, ma è un libro che solo superficialmente può apparire lieve. E’ un libro denso di significati, che non lascia spazio alla leggerezza, intriso com’è di angoscia, di solitudine, di poetica mestizia, di dignità che non punta sul patetico, metafora di una società esiliante, apertura di una finestra sul vivere vite non tue; è monologo intimo, è fame di condivisione, è desiderio di comprendere ed essere compresi, è cogliere la realtà con occhi differenti, è assaporare ogni attimo che ci viene regalato ed è soprattutto un intenso atto d’amore nei confronti della lettura che, insieme alla fantasia, è ancora capace di innalzarci in voli di stupore, di sogno e di poesia, sopra un mondo che appare sempre più indifferente.

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Opinione inserita da valentina    13 Marzo, 2009

Deprimente

lo stile narrativo, alquanto pretenzioso e gonfio di citazioni, comunque è apprezzabile, l'unico lato positivo tale da consigliarne la lettura...per il resto, la scelta dei personaggi, e l'argomento di per sè trattato, lasciano molto a desiderare, apparendo squallidi e definiti macchiettisticamente; la trama è priva di ritmo e colpi di scena, solo verso la fine, diventa un po' meno noiosa e ripetitiva...un libro che, complessivamente, non credo meritasse tanto clamore. Decisamente deprimente.

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Opinione inserita da khristy83    01 Febbraio, 2009

che delusione!

non capisco come possa essere tanto piaciuto... all'inizio è incredibilmente lento, poi comincia a diventare un po' più scorrevole ma fino alla fine aspetti che accada qualcosa di interessante che dia una svolta alla storia, invece ti accorgi che il libro è già finito e che avresti potuto leggere qualcosa che ti lasciasse di più che semplice stupore per il suo successo

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Opinione inserita da elisa    15 Novembre, 2008

Più umano di un umano!

Se vi oscurassero la copertina, le prime pagine vi scorrerebbero tra le mani pensando che l' io narrante sia un uomo... Firmino è la trasposizione topesca del... classico topo da biblioteca!E' affascinato dai classici( tanto da mangiarseli!), fa continue citazioni cinematografiche, musicali e letterarie, ha pulsioni sessuali soddisfatte andando al cinema a vedere film a luci rosse e si immagina in panciotto e mocassini a conversare amabilmente con il libraio, che crede suo amico fino ad un inatteso "incontro a cena".. L' ho trovato uno dei personaggi meglio caratterizzati degli ultimi libri da me letti, e immaginarlo a suonare note struggenti con il suo mini- pianoforte vale da sè il prezzo del libro!Lo consiglio senz' altro!

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Luciana Opinione inserita da Luciana    08 Settembre, 2008
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Chiari e scuri

L'idea del topino di biblioteca che rosicchia libri per sopravvivere e si fa una cultura sconfinata è molto originale, ma... altrettanto noiosa come solo un topo di biblioteca sa essere!
E' un libro praticamente senza dialogo, tutto raccontato: pesantissimo. Spesso anche i dialoghi vengono raccontati.
Comunque, è geniale raccontare la vita attraverso gli occhi di un topo di biblioteca. Il finale, più triste, diventa vivace nel sentimentalismo di un topo di biblioteca che muore per far nascere uno scrittore.

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pfert Opinione inserita da pfert    09 Agosto, 2008
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il topo lettore

Il romanzo è il racconto in prima persona di un ratto nato nel deposito di una libreria di Boston negli anni Sessanta. La madre ha partorito tredici cuccioli, ma ha solo 12 mammelle. Il piccolo Firmino, più deboluccio e fragile dei suoi fratelli è perdente nella corsa ai capezzoli materni ed è costretto a cercare altro cibo per sopravvivere. Scopre che la carta dei libri ha un buon sapore e che ogni libro ha un sapore diverso dall’altro. Mangiando mangiando, impara a leggere e da mangiatore si trasforma in lettore. Non si tratta di un libro per bambini ma per adulti, e soprattutto per adulti lettori che si identificano nel piccolo Firmino, un po’ emarginato, orgoglioso di trovare nei libri il ‘gusto’ della vita, ma incapace a trasmetterla agli altri perché l’esperienza della lettura è un’esperienza che ognuno deve farsi da sé.

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Opinione inserita da Margherita    09 Luglio, 2008

Un piccolo gioiello

Firmino è un piccolo gioiello, scritto divinamente, ironico e tenero al tempo stesso, meraviglioso omaggio alla letteratura.
Cercherò di leggere il supposto libro "plagiato", (la bibliotecaria)anche se non mi ispira e mi sa di triste tentativo per cercare a tutti i costi un exploit mancato...
I punti di congiunzione citati proprio su questo sito mi sembrano insignificanti. Di variazioni sullo stesso tema poi è pieno l'universo letterario. Comunque approfondirò.

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fabiomic75 Opinione inserita da fabiomic75    04 Luglio, 2008
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Adorabile!

Che dire... Il personaggio di Firmino, questo topo divoratore di libri che sogna di essere un essere umano, è meraviglioso. Complimenti a Savage per lo stile e l'ironia presente in tutto il libro anche considerando il fatto che si tratta di un'opera prima. Naturalmente nel caso in cui la polemica scatenatasi negli ultimi giorni circa il presunto plagio perpetrato nei confronti de "La bibliotecaria" si rivelasse fondata il giudizio andrebbe completamente rivisto. A me piace pensare che tutto si risolverà in una bolla di sapone e quindi nel frattempo lo consiglio a tutti.

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Mara Opinione inserita da Mara    18 Giugno, 2008
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Struggente

Firmino è un ratto nato in una umida e calda libreria di Boston. La mamma Flo, una pantegana randagia ed alcolizzata, ha solo dodici mammelle e per lui che è l’ultimo della nidiata, il tredicesimo, non c’e altra soluzione che rosicchiare libri per sopravvivere. A forza di mangiare libri se ne innamora, diventa un accanito lettore, cominciando ad identificarsi con i grandi eroi della letteratura di ogni tempo. Scopre che i libri più belli sono anche i più buoni. Ogni tanto esce, per procurarsi del cibo, la sua meta è sempre un vecchio cinema, dove rosicchia popcorn caduti, si delizia con le storie di Fred Astaire e, a notte fonda, sbircia film porno. Firmino è affascinato dagli uomini, dei quali sa tutto grazie alle sue letture, ma per i quali è pur sempre uno schifoso animale. Sono due gli esseri umani che segnano la vita di Firmino, Norman il Libraio, e Jerry lo Scrittore. Da Jerry, Firmino riceve affetto e cibo, diventa un animale domestico, in grado di suonare Cole Porter e Gershwin su un pianoforte giocattolo. E' un romanzo breve, delicatissimo e struggente, spiritoso e malinconico, che ci riconcilia con il bistrattato mondo dei roditori. Una lettura spassosa e commovente, venata di tristezza e solitudine. Vi saluto come farebbe Firmino...con un "arrivederci, zip".
Buona lettura:)

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galloway Opinione inserita da galloway    05 Giugno, 2008
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Marta e Firmino

E' di questi giorni il sospetto che Savage abbia tratto ispirazione, se non copiato i temi del suo libro, da quello di uno scrittore napoletano autore di un libro "La bibliotecaria" edito da Guida anni orsono. Su Qlibri troverete la sua presentazione. Ciccarone ha dichiarato, riassumendo la situazione: "Entrambi i protagonisti rischiano di essere uccisi dai proprietari delle librerie dove vivono; entrambi si rendono conto che non tutti gli umani sono cattivi; entrambi rischiano ch il loro mondo (il quartiere per Firmino, tutto il globo per Marta) sia distrutto. E, poi, in entrambi i libri si parla di fantascienza, della seconda guerra mondiale, della rivoluzione, ci sono scene ambientate in un bagno. Firmino vuole scrivere un libro e Marta ne scrive uno." Si tratti di plagio oppure no, forse sarà deciso in tribunale. Quel che importa a Ciccarone adesso, è che "i lettori prendano in mano la mia Marta e giudichino". Ciò detto la nostra lettura è rimasta influenzata dalla notizia e non possiamo essere del tutto positivi nel giudizio. A voi la parola. fatto è che "Firmino" vende e ha venduto, "La Bibliotecaria" spera di recuperare.
A lettura del libro ultimata e meditata mi sento di dire che, tutto considerato, Firmino non è granchè. A dire il vero l'idea che un topo possa essere il personaggio del bibliofilo mi fa un poco schifo. Sono animali che strisciano e lo fanno in tutti i luoghi e in tutti modi. So bene che è una metafora, ma non mi convince come lettore e amante dei libri. Come tutti gli animali roditori, rodono soltanto, e del loro rodere non resta niente. Oppure l'autore ha voluto forse dire che i libri non vanno letti come fanno i topi e come fa Firmino. Vanno letti e meditati, conservati e ricordati, non rosi, corrosi e distrutti.

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Consigliato a chi ha letto...
"La bibliotecaria" di Claudio Ciccarone presente anche su Qlibri per supposte affinità
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