Eleanor Oliphant sta benissimo Eleanor Oliphant sta benissimo

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La Lettrice Raffinata Opinione inserita da La Lettrice Raffinata    15 Aprile, 2024
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Ogni riferimento focoso è puramente voluto

Quando alcuni mesi fa stilai un elenco di libri molto popolari su Goodreads che avrei voluto recuperare per capire se meritassero effettivamente tanto successo, non pensavo di imbattermi in titoli davvero degni di nota, perché sappiamo bene tutti quanto la fama su questo social non vada proprio a braccetto con la qualità letteraria. Di conseguenza, le mie aspettative al momento di iniziare "Eleanor Oliphant sta benissimo" erano parecchio tiepide e la cover -significativa, ma per nulla accattivante- non contribuiva di certo a riscaldarle. Per fortuna è arrivata la prosa di Honeyman ad accendermi di entusiasmo verso una lettura molto più appassionante di quanto la sinossi lasci intendere.

La narrazione si ambienta all'interno dei confini della città di Glasgow, nella Scozia dei giorni nostri, anche se risulta difficile crederlo dal momento che quando la sua storia comincia la protagonista, l'impiegata trentenne Eleanor Oliphant, è sprovvista di computer e smartphone. La donna conduce una vita quasi monastica ed oltremodo rigorosa in ogni suo aspetto: dal cibo, al vestiario, agli impegni, tutto segue una tabella di marcia prestabilita all'insegna della moderazione. Una routine nata da un passato traumatico, svelato pian piano all'interno del volume, che una serie di nuovi incontri riescono a stravolgere; primo tra tutti quello con il musicista Johnnie Lomond, del quale Eleanor si invaghisce all'instante, tanto da convincersi di essere la sua anima gemella.

Questo mio sunto fornisce purtroppo un quadro incompleto di ciò che il romanzo effettivamente è, ma ogni informazione in più finirebbe per rovinare l'esperienza di lettura; questo perché l'intreccio è composto da pochi avvenimenti cruciali, mentre la maggior parte del testo è riservata al percorso di crescita intrapreso (prima in modo casuale, poi con assoluta consapevolezza) dalla protagonista. Non che si tratti di un vero e proprio difetto, come pure gli altri: sono soprattutto elementi da quali mi aspettavo qualcosa in più. È il caso dei comprimari non troppo sviluppati caratterialmente o del ruolo ricoperto dal personaggio di Samuel "Sammy" Thom, che mi ero convinta sarebbe stato più presente nella storia.

Personalmente, ritengo il romanzo riuscitissimo in ogni altro aspetto, a cominciare dalla caratterizzazione di Eleanor e dal modo in cui il suo POV dona un tono molto particolare alla narrazione, riuscendo a costruire sia scambi divertenti che confronti emozionanti. In questo senso aiuta il lavoro di foreshadowing svolto dall'autrice nel corso dell'intero volume: quando si arriva alla rivelazioni finali, si ha così un senso di completezza per i misteri chiariti anziché provare uno spaesamento per dei colpi di scena campati per aria, come capita con altri titoli.

A rendere ancor più valida la scrittura di Eleanor sono le relazioni che instaura nel corso del libro: tutte solide e credibili, crescono pian piano senza stravolgere il modo di vedere il mondo della protagonista da una pagina all'altra. Ovviamente la mia preferenza soggettiva va al rapporto amicale (e forse anche romantico) con Raymond Gibbons, che Honeyman è stata davvero brava a non sminuire in nessun modo mettendo l'una o l'altro in condizione d'inferiorità.

Personalmente devo dire di aver molto apprezzato anche l'umorismo -che spesso vira verso un adorabile tono dissacrante- ed il modo per nulla pedante o paternalistico con cui viene rappresentata la particolare condizione di Eleanor. Inoltre, in tempi di potenziale reading slump, abbiamo anche un ulteriore bonus dato dal ritmo incalzante; forse a qualcuno sembrerà anche troppo rapida come narrazione, ma io l'ho trovata piacevolmente scorrevole.

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Pelizzari Opinione inserita da Pelizzari    19 Aprile, 2022
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Volare in solitaria

“Come stai? Bene”. Quante volte si risponde in automatico in questo modo a questa domanda così comune, che molto spesso, anche per chi viene pronunciata, ha la stessa valenza di un “Ciao”. Eleanor sembra stare bene, forse è anche un po' convinta di stare bene, ma le manca molto mondo che per gli altri è normale, e solo con quel mondo comincerebbe a stare davvero bene. Con Eleanor ho sentito subito empatia, per il suo isolamento sociale, per i suoi silenzi dal venerdì sera al lunedì mattina, per il suo rito della pizza nel fine settimana, perfino per la sua cicatrice. E, come un fiore che sboccia, ho sentito altrettanto calore quando, complici alcune coincidenze di vita, ha iniziato ad accettare inviti, per cercare di sentirsi uguale agli altri, quando si è sforzata di coltivare la sua capacità di socializzare. Proprio lei, abituata a volare in solitaria a causa di una terribile storia personale che ha radici nella sua infanzia, proprio lei, al centro di un ciclo costante e statico, in cui ruota su se stessa, dentro se stessa, silenziosa e sola, ha cominciato a voler creare qualche incrinatura, per far entrare dentro di lei un po' di luce e per sentire anche quelle sensazioni fisiche che anche solo un semplice abbraccio di un amico è capace di sprigionare. Ha cominciato a percepire la bellezza dell’accoglienza e dell’ascolto, anche se nessuno glielo ha mai insegnato, e la parte priva di cicatrici del suo cuore ha cominciato a pulsare di vita ed a scaldarla. E’ un personaggio che a tratti sembra un po' svitato, ma suscita indubbiamente una grande tenerezza.

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mariaangela Opinione inserita da mariaangela    17 Gennaio, 2021
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Le persone sono più sole di quanto manifestino

“Alcune persone - i deboli - hanno paura della solitudine. Ciò che non riescono a comprendere è che possiede qualcosa di molto liberatorio: una volta che ti rendi conto di non aver bisogno di nessuno, puoi prenderti cura di te stesso. Il punto è questo: è meglio prendersi cura solo di sé stessi. Non puoi proteggere gli altri, per quanto ci provi. Ci provi e fallisci e il tuo mondo ti crolla addosso, brucia e si riduce in cenere.”

Eleanor Oliphant è divertente e commovente.
Con un pizzico di “giallo”, di lasciato in sospeso che si rivelerà solo alla fine che spinge subito il lettore a porsi domande.

Eleanor, una piantina, poche, pochissime persone, un gatto e la liberazione: sono gli step fondamentali della narrazione per me, un crescendo di incontri e presa di coscienza.

Eleanor tanto solitaria quanto coraggiosa e inconsapevole.
Ho amato il suo non prendere in considerazione il giudizio degli altri e il suo porsi e non porsi domande, non ho mai pensato a lei come ad una persona fragile e senza stima di se stessa ma anzi, alcuni accadimenti mi hanno indotta a pensare il contrario.
Il rifiuto di integrarsi socialmente le consente di vivere serena, ignorando che potrebbe avere di più è felice di ciò che ha. Perché lei sta’ bene, e a star meglio non ci pensa.

Riconoscendomi in alcuni suoi atteggiamenti, e non trovando le sue stranezze tali, l’ho sentita subito amica.

La prosa scorrevolissima, forse leggermente prolissa, mi ha quasi spinta ad abbandonare ed ho dovuto compiere uno sforzo per proseguire nella lettura, che mi ha piacevolmente soddisfatta e stupita perché per nulla scontata o banale.

Mi ha fatto riflettere sulle persone che mi circondano e che penso di conoscere bene, che invece potrebbero nascondere più di ciò che mostrano.
Le persone appaiono spesso più sole di quanto manifestino.

Tuttavia protagonista di questo racconto non è la solitudine quanto la capacità di riuscire ad ingannare perfino se stessi. Ma l’inganno, può definirsi tale se non se ne ha consapevolezza?

Raymond, tecnico informatico che lavora nello stesso studio di design in cui lavora Eleanor è l’amico prezioso, il dono che ciascuno dovrebbe avere nella vita. E’ possibile vivere senza una tale gioia?

Tanti sono gli argomenti che la scrittrice tira in ballo e tutti ruotano intorno alla socialità e al suo variegato mondo.

Definito un romanzo di resilienza, io preferisco la definizione di romanzo dalla grande anima. Che racconta di una persona che da sola sta’bene.

Narrazione schietta, sincera, senza inutili fronzoli racconta la semplicità della quotidianità e come forzando il proprio cuore e aprendosi si possa star meglio…e perché no, davvero benissimo.

Buone prossime letture.

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Primrose Opinione inserita da Primrose    23 Ottobre, 2020
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COMBATTENTE SOLITARIA

Una ragazza di trent'anni che lavora come impiegata in uno studio di graphic design. Altezza media, corporatura media, capelli lunghi castani,occhi grandi intenti a studiare un mondo a volte indecifrabile. Eccola qua Eleanor Oliphant. Se guardi bene potresti scorgerla china sulla scrivania a risolvere i suoi cruciverba, passatempo prediletto delle pause pomeridiane, o vederla intenta a prendersi cura della sua piantina Polly, unica ad attendere il suo rientro a casa e a tenerle compagnia nel weekend. Sembra di percepire la sua mano che sfiora delicata la cicatrice sul viso dopo la telefonata di sua madre che arriva puntuale ogni mercoledì sera a sconvolgere un equilibrio conquistato con fatica. Eppure Eleanor Oliphant sta benissimo! Accetta con stoicismo la sua condizione, limitandosi a ESISTERE senza avere la pretesa di VIVERE. Silenziosa, taciturna, riservata, tanto anonima nell'aspetto quanto singolare negli atteggiamenti; pungente nella sua schiettezza e irritante nel suo bisogno impellente di dire tutto ciò che le passa per la testa. Ostinata nel voler essere semplicemente se stessa, senza filtri, senza inganni, pagando il caro prezzo dell’indifferenza e a volte addirittura del disprezzo altrui; perché “l’unica cosa che conta è rimanere fedeli a ciò che si è veramente” . Se ti stai chiedendo cosa possa insegnarci questa insolita eroina dovresti prendere tra le mani questo libro e immergerti nelle sue stranezze. Potresti scoprire che la cicatrice sul suo viso è identica alle ferite di chi è stato tradito e deluso dalla vita .Ti accorgeresti che non è poi così sola come sembra. Accanto a lei troveresti ogni animo bisognoso di affetto, ogni amore rifiutato, ogni abbraccio negato. Eleanor ci prende per mano quando indossiamo una maschera per nascondere agli altri chi siamo, solo per sentirci parte anche noi di questo mondo che a volte non ci assomiglia tanto; ci sorride ogni volta che troviamo la forza di prendere la nostra vita tra le mani e ribaltarla; ogni volta che la paura di essere rifiutati ci impedisce di correre verso il traguardo, e che il terrore di guardarci dentro ci fa tremare le gambe. Se finora hai pensato di aver perso la strada sappi che ora sei arrivato a casa... benvenuto nell'incredibile mondo di Eleanor Oliphant. Pagina dopo pagina scoprirai quale mistero si nasconde dietro le sue ferite e alla fine saprai che è bellissimo lottare per risolvere questo straordinario cruciverba che è la nostra vita.

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andrea70 Opinione inserita da andrea70    12 Settembre, 2019
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Bellissimo libro

La solitudine è un tema delicato e complesso, per qualcuno è una prigione per altri un rifugio. Eleanor è una ragazza che fa un tranquillo lavoro d'ufficio, non ha amici, vive di consuetudini e di qualche piccola evasione dal quotidiano. Eleanor fatica a relazionarsi col prossimo, persino i colleghi d'ufficio la considerano un pò stramba e non sanno nulla di lei, non ci sono confidenze o complicità ma neanche antipatie, semplicemente lei sembra essere una presenza silenziosa nelle vite degli altri. Un saggio una volta ha scritto che ognuno di noi lascia negli altri tracce tangibili del proprio passaggio, ad Eleanor questo non accade, sembra voler vivere in una dimensione sua nella quale condividere con il proprio prossimo anche solo dei momenti è qualcosa di cui preoccuparsi, nessuna empatia - nessun dolore - nessun problema. Ma Eleanor sarebbe una ragazza intelligente e simpatica, un universo di possibilità se solo riuscisse a rendere partecipi gli altri dei propri pensieri, non lo fa e scopriremo il drammatico motivo nel suo passato. La routine di Eleanor cambia quando ad un concerto si innamora del cantante della band (Jonnie) e si costruisce una fantasia amorosa, sempre secondo i canoni del suo universo di cristallo dove ogni passo va misurato con cura, quella tra Eleanor e Jonnie è un amore impossibile per via delle differenze di ogni tipo e per il fatto che lui neanche la conosce. In ufficio Eleanor fa la conoscenza con il giovane Raymond, un ragazzo dell'helpdesk, anche lui a suo modo tutt'altro che popolare o "social" ma il ragazzo con la sua sensibilità e naturalezza riesce a poco a poco a tirare fuori Eleanor dal bozzolo in cui si è rifugiata per tanti anni dando vita ad una profonda amicizia. In Raymond non c'è nulla dell'eroe che vediamo nei telefilm, solo la capacità di ascoltare e di saper aspettare i tempi di Eleanor senza nessuna pretesa di avere le risposte ma aiuterà Eleanor a fidarsi nuovamente di qualcuno , perchè amare è donarsi e mettersi in gioco, rischiando di farsi male. Non tutti quelli che ami ti faranno soffrire: “Ecco che cosa provavo: il peso caldo delle sue mani su di me; la sincerità del suo sorriso; il calore delicato di qualcosa che si apriva, nello stesso modo in cui i fiori si schiudono la mattina alla vista del sole. Sapevo che cosa stava accadendo. Era la parte priva di cicatrici del mio cuore. Era abbastanza estesa da lasciare entrare un po’ di affetto. C’era ancora un minuscolo spazio libero”. Bello e diretto senza mai essere melenso o filosofico.

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lapis Opinione inserita da lapis    10 Settembre, 2019
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"Eroina della solitudine"

Eleonor ha scelto di affidare le proprie scelte di vita alla razionalità e alla sicurezza. La stessa strada ogni mattina, la stessa pasta al pesto ogni sera, la stessa bottiglia di vodka ogni fine settimana. Nessuna amicizia, perché essere popolari comporta sorrisi vuoti da elargire, argomenti inutili di cui parlare, compagnie indesiderate da sopportare, meglio volare in solitaria. Nessun affetto, perché se anche dall’unico rapporto famigliare rimasto, la settimanale telefonata con la madre in carcere, ricevi solo cattiverie, offese, delusione, allora il prezzo dell’amore è troppo alto da pagare.
La solitudine finisce così per assalirti, insinuandosi in ogni piega dell’anima e intorno a te non resta altro che vuoto. Ma è proprio quando il cammino sembra ormai inevitabilmente segnato che può accadere qualcosa di così piccolo e quotidiano da sembrare banale, eppure capace di alimentare quella piccola fiamma nel cuore che sembrava ormai spenta: la capacità di vedere la gentilezza, di credere nella verità di un sorriso, di voler cambiare qualcosa.

“Ci vediamo presto, eh? Stammi bene. Sembrava che parlasse sul serio riguardo a entrambe le cose, che effettivamente ci saremmo rivisti presto e che voleva che io stessi bene. Sentii un calore dentro di me, una sensazione piacevole e radiosa, come un tè caldo in una mattina fredda”.

Il mio rapporto con il libro è stato intenso e fortemente empatico, grazie ad una prosa dal taglio emozionale e alla capacità dell’autrice di trattare un tema così doloroso come la solitudine senza scadere in forzature emotive o esagerazioni narrative, ma continuando a muoversi nelle dinamiche della quotidianità. A fare la differenza nella vita di ciascuno di noi non sono le situazioni eccezionali, quelle accadono nei film, ma le cose comuni: una parola d’affetto sincera, un gesto di generosità inaspettato, una scintilla di speranza.

“Sul mio cuore ci sono cicatrici altrettanto spesse e deturpanti di quelle che ho in viso. So che ci sono. Spero che resti un po' di tessuto integro, una chiazza attraverso la quale l'amore possa penetrare e defluire. Lo spero.”

Eleonor è una protagonista singolare e attualissima, dalla voce acida e senza filtri. Dice quel che nessuno di noi si sognerebbe di pronunciare e osserva il mondo attraverso una prospettiva del tutto particolare, risultando talvolta spiazzante e persino comica. Ma la sua vera straordinarietà sta nella capacità di cambiare rimanendo fedele a sé stessa: imperfezioni e debolezze, frasi inappropriate e comportamenti anticonvenzionali, dubbi e stranezze.
Perché per trovare un piccolo lembo di felicità si deve prima di tutto passare per l’accettazione.

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Ginevrosità Opinione inserita da Ginevrosità    26 Dicembre, 2018
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Cenerentola

Il romanzo di Gail Honeyman mi ha piacevolmente stupito, specialmente sul finale.
Specialmente quando ho scoperto che era un romanzo d'esordio. Mi spiego meglio: è scritto così bene che ho stentato a credere che si trattasse davvero di un primo romanzo e ho dovuto interrogare Google per crederci. Piccola parentesi: …per poi realizzare di essere per l’ennesima volta scesa dal pero rendendomi conto che quello che avevo scelto in libreria non era proprio un romanzo a caso, ma il caso letterario dell’anno. Ma ho proseguito leggendo con nonchalance, interrompendo solo per un certo periodo, dopo essere arrivata a metà, perché l’ho giudicata inizialmente una lettura un po’ lenta. Ho preso un respiro e poi il romanzo, con la mia attenzione ha preso a decollare.
Il linguaggio è colloquiale e lo stile semplice, a tratti può sembrare superficiale, ma bastano venti secondi di libero pensiero per accorgersi che nulla è lasciato al caso o buttato lì, ogni informazione è essenziale e sfocia nell'ultima parte del romanzo dove ogni dubbio e curiosità di sorta del lettore trova chiarezza. Parole semplici, ma complesse allo stesso tempo, quando Eleanor parla e da conferma della sua raffinatezza. Parole semplici e ponderate anche se si parla di solitudine e dolore, di spiacevoli sorprese. E forse, per far passare i concetti nel 2018, è in parte ciò che penso ci voglia.
Mi sono rasserenata quando ho letto che l'autrice ha impiegato due anni interi per scrivere "Eleanor Oliphant sta benissimo", in primis perché sto scrivendo un romanzo da circa un anno e non ho ottenuto un risultato neanche lontanamente simile, secondo sono contenta che ci sia qualcuno che non sforni romanzi ogni sei mesi per il gusto di pubblicare. No, questo è un romanzo ben progettato, che si legge velocemente ma che ha bisogno del suo tempo per essere interiorizzato; regala riflessioni a proposito della solitudine, dell'ingenuità, del saper stare al mondo, dell'amicizia, del rapporto genitori-figli... E, visto che siamo in tema di Natale e feste varie, lo regalerei a più di una persona proprio perché si tratta di una storia che può piacere a molti. C'è una discreta ricchezza di temi, in contrasto con lo scenario che è sempre uguale a se stesso: non si discosta dalla realtà cittadina circoscritta in un appartamento per il quale la protagonista paga un affitto, un ufficio brulicante di colleghi con cui non ha niente in comune e in cui svolge un lavoro monotono e malpagato e infine, vari pub e discoteche di sorta, che Eleanor considera a tratti posti insopportabili frequentati da gente incomprensibile.
Eppure le cose possono cambiare, e cambiano in un modo coerente e delizioso.

La storia della Cenerentola del XXI secolo, quello dei casi clinici e degli amori che esistono solo nella testa, quello della realtà che se la guardi bene però, non è poi così male.

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violetta89 Opinione inserita da violetta89    13 Novembre, 2018
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dove ci porta la solitudine

Alzi la mano chi almeno qualche volta nella vita si è sentito inadeguato, non amato, fuori dal gruppo, come se non trovasse il suo posto nel mondo. Tutti prima o poi ci siamo passati, chi per un motivo, chi per un altro. Ecco perché Eleanor Oliphant è tutti noi. Spesso la paura, l'ansia fa sì che ci chiudiamo sempre di più nei confronti del mondo, stiamo bene solo nella nostra comfort zone. Ed è quello che succede ad Eleanor che ha alle spalle un passato tragico, senza famiglia, sbattuta da un istituto a una famiglia in affido, ha imparato a contare solo su se stessa, non ha bisogno degli altri, conduce una vita monotona e abitudinaria, se ne frega delle convenzioni sociali e si rifugia nella vodka per combattere i suoi demoni interiori.
Tutto questa corazza che si è costruita intorno però inizia a sgretolarsi dopo l'incontro con un collega bizzarro ma dolce, col quale si troverà a salvare per caso un anziano per strada. Questo scombussolamento nella routine quotidiana e i conseguenti contatti umani che nasceranno da questo incontro, faranno breccia nel cuore di Eleanor, inizierà a capire che esiste anche la gentilezza e perché no anche l'amicizia, ma soprattutto inizierà un percorso difficile con se stessa che la porterà a combattere il passato e a rinascere sotto una nuova luce.
Una cosa che mi spesso mi colpisce leggendo la cronaca è quanto spesso si senta di persone trovate morte nelle loro case da anni o mesi, ormai mummificate, e mi sono sempre chiesta come sia possibile che non abbiano un parente, un amico, un vicino che si sia mai accertato delle loro condizioni. Invece grazie a questo libro, ho capito quanto sia in realtà molto facile trovarsi in situazioni del genere e soprattutto come alcuni dei disagi vissuti dalla protagonista siano molto più comuni di quanto si creda, io stessa non mi vergogno a dire di essermi sentita a volte fuori luogo nella mia vita, e di aver preferito chiudermi in me stessa invece che affrontare l'esterno. In un'epoca "social" come quella che stiamo vivendo, può sembrare una contraddizione, ma in realtà credo che la solitudine sia ancora uno dei mali che affligge la società e che anzi questi mezzi abbiano talvolta l'effetto opposto, ovvero quello di farti sentire "out" con la conseguenza di isolarti sempre più.
Tornando al libro, ho adorato Eleanor sin dalla prima pagina, col suo essere pragmatica, abitudinaria, per nulla empatica ma anche noncurante delle convenzioni sociali e di quello che la gente pensa di lei. Il suo linguaggio forbito, il modo analitico e scientifico con cui analizza tutto ciò che la circonda, può sembrare quasi assurdo, ma ci fa amare questa ragazza così naif, ce la descrive in maniera intelligente, ironica e soprattutto, nonostante tutto quello che lei ha passato, non scade mai nel melenso. Mi sono trovata a fare il tifo per Eleanor dalla prima all'ultima pagina, perché questa ragazza merita di stare davvero bene ma anche perché c'è un pezzo di Eleanor in tutti noi.

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Anna_Reads Opinione inserita da Anna_Reads    18 Settembre, 2018
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Claustrofobico, ma... sì!

Con questo ho fatto fatica, all'inizio.
Un po' devo ammettere che avevo alcuni preconcetti sul "caso editoriale" dell'anno, e poi ero (e sono) un po’ stuccata dai protagonisti simil autistico/asperger che da quando letteratura e cinema li hanno scoperti, pare non ci sia altro; invece poi la storia si dipana bene, pur con qualche escamotage un po’ facile.
Quello che mi è piaciuto è che funziona il personaggio e – soprattutto – funziona la sua evoluzione.
La psicosi di Eleanor è reattiva al “fatto centrale” intorno al quale lei è costretta a ricostruirsi e ri-strutturarsi.
Illustra in modo mirabile la necessità di un bambino di vedere i genitori (qui la madre) in luce positiva e l’evoluzione da un pensiero derivato da quello genitoriale ad uno autonomo ed originale.
In questo senso quanto è bello il passaggio sull’autobus, quando si accorge che il signore malvestito e dall’aspetto bizzarro è il solo ad accorgersi di lei e del suo pianto.
La sua agnizione, la sua scoperta, il suo svincolarsi, finalmente, dal pensiero materno è tutto in quel "Non era pazzo. Non portava i calzini, tutto lì."
Eleanor è molto rigida nella gestione delle relazioni umane ed estremamente (ed eccessivamente) razionale nelle medesime. Quasi leopardiana, dall’inizio: "In ufficio c’era quel senso palpabile di gioia del venerdì, quando tutti sono collusi con la menzogna che il weekend sarà fantastico e che la settimana seguente il lavoro sarà diverso e migliore. Sono incorreggibili."
È scarsamente empatica e legge con logica matematica le relazioni sociali:
“Però, attraverso l’attenta osservazione dai margini, avevo scoperto che spesso il successo sociale si basa su un minimo di finzione. A volte le persone popolari devono ridere di cose che non trovano molto divertenti, devono fare cose cui non tengono particolarmente, con gente di cui non apprezzano particolarmente la compagnia. Io no. Anni prima avevo deciso che se la scelta fosse stata tra fare così o volare in solitaria, allora avrei volato in solitaria. Era più sicuro. Il dolore è il prezzo che paghiamo per l’amore, dicono. E questo prezzo è troppo alto."
Ha più di qualcosa del nostro amatissimo Spock, n’est-pas? Ma avverte il bisogno di qualcosa che manca, che non sa definire, che le è stato portato via: "Inoltre è sempre bello sentire il mio nome scandito da una voce umana".
Lo avverte in modo nebuloso all’inizio e poi sempre più chiaramente.
Ok, è una specie di favola con tanto di simil happy end.
Ma la storia funziona e pur facendo un po’ male, scorre in modo razionale ed apre ad una cauta speranza. Alla fine Eleanor trova un compromesso accettabile fra l’essere sé stessa, essere parte di una comunità e, soprattutto, liberarsi dai fantasmi.
E – altro punto interessante - l’autrice giuda la storia in modo intelligente, non indulgendo mai nel patetico, nel macchiettismo, nell’effetto facile.
Bon.
Claustrofobia a parte, son lieta di averlo letto e lo consiglio affettuosamente.
Ad Maiora.

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LittleDebbie Opinione inserita da LittleDebbie    09 Settembre, 2018
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Il percorso del miglioramento di una persona

All’inizio ho trovato la protagonista del romanzo odiosa. Proprio così. Ho sentito che teneva una certa distanza da tutti, diceva che l’odiavano, ma è stata la prima a giudicare in modo molto critico altri personaggi del libro.
Lei, forse, non avrà bisogno di nessuno (sebbene non sia vero), ma se giudica sempre così le persone comprendo il motivo per il quale non va d’accordo con nessuno.
Poi, in pochissimo tempo, parte subito in quarta e si ritrova “innamorata” di una persona che vede su un palco, se ne infatua per come è vestito, idealizza nella testa il suo carattere, decidendo che dovrà instaurare con lui una relazione. Tutto ciò, durante i primi capitoli del romanzo, mi ha fatto torcere il naso.
Continuando con la lettura, però, si comprende come la protagonista, sebbene lei non riesca ad ammetterlo, ha qualche problema. La madre, durante la sua infanzia, l’ha condizionata, e non poco.
Mi è piaciuto il modo in cui è stato sviluppato il romanzo e tutti i nodi si slegano pagina dopo pagina, ponendo fine ai dubbi caratteriali che il lettore si fa su Eleanor.
Ho apprezzato il fatto che l’amore, sotto un certo punto di vista, venga accantonato per l’amicizia e che dal romanzo si comprende come al mondo esistano persone di buon cuore, semplici, che, nel loro piccolo, vogliono aiutare. Che con i loro pregi e difetti cercando di stare il più possibile vicino alle persone alle quali tengono e tentano di aiutarli.
Proprio per questo il mio personaggio preferito è Raymond. Semplice nella sostanza, limpido e di buon cuore.
Eleanor ha avuto la possibilità, incontrandolo, di poter comprendere davvero cosa sia l’amicizia incondizionata, riuscendo quindi a cominciare ad uscire dal suo loop di autoconvincimento che l’aveva accompagnata tutta la vita.
Sebbene all’inizio del romanzo si possa storcere il naso per determinati pensieri della protagonista, consiglio la lettura del libro. Leggendolo non si potrà fare a meno di affezionarsi a lei come è successo con Raymond. Grazie a lui, Eleanor è riuscita scendere a patti con se stessa, a muovere i primi passi verso un miglioramento della sua vita.

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Chiara77 Opinione inserita da Chiara77    01 Giugno, 2018
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Giorni migliori

Confesso di essermi avvicinata alla lettura di questo libro con qualche preconcetto.
Un romanzo d'esordio tradotto in 35 lingue.
Uno dei casi editoriali dell'anno.
Ho pensato che fosse il solito romanzo carino ma anche molto “commerciale”. Poi, per caso, mi sono imbattuta in un'anteprima e ne ho letta qualche pagina: è scoccata subito la scintilla e non sono più riuscita a smettere di leggere, ho comprato il libro e l'ho terminato in breve tempo. E mi è piaciuto tantissimo.
Eleanor Oliphant è una donna di trent'anni che vive in Scozia. Lavora da circa nove anni in un ufficio dove si occupa di contabilità. Eleanor non ha una famiglia, non ha parenti né amici, nemmeno con i colleghi di lavoro è mai riuscita ad instaurare una minima relazione. La sua vita è caratterizzata da un'intensa solitudine che viene interrotta soltanto dalle telefonate della madre, ogni mercoledì sera. Eppure questi momenti sono forse i più tremendi e difficili, anche più del resto della settimana che trascorre in una solitaria routine. La madre di Eleanor infatti è un essere cattivo, che le ricorda un passato tristemente doloroso che ancora la nostra protagonista non si è lasciata alle spalle e di cui sono una testimonianza continua le cicatrici che sono rimaste su un lato del suo volto.
La vita di Eleanor comunque non può continuare così. Lei dichiara di stare bene, anzi benissimo, ma in realtà è alla ricerca di un cambiamento della sua situazione esistenziale. Così si innamora di un musicista visto una sera ad un concerto: non sa niente di lui eppure si lancia in questa cotta dal sapore molto adolescenziale. E' un modo per iniziare a prendersi cura di sé stessa, per fare qualche cambiamento alla propria immagine ed allo stesso tempo iniziare lentamente ad uscire dalla corazza che si è costruita.
Negli stessi giorni dell'inizio dell'amore virtuale conosce una persona che realmente è gentile con lei e si mostra senza preconcetti, Raymond, un nuovo collega informatico. Per caso avviene un qualcosa che costringe Eleanor e Raymond ad iniziare a frequentarsi ed i due diventano amici.

“Sul mio cuore ci sono cicatrici altrettanto spesse e deturpanti di quelle che ho in viso. So che ci sono. Spero che resti un po' di tessuto integro, una chiazza attraverso la quale l'amore possa penetrare e defluire. Lo spero.”

Inizia così un percorso molto difficile per la protagonista,che la porterà a ricordare e in qualche modo, superare, le sofferenze ed i gravi traumi che si porta dietro dall'infanzia e che purtroppo l'avevano costretta a vivere questa vita di solitudine.
“Eleanor Oliphant sta benissimo” è un romanzo in grado di far emozionare, far commuovere e far sorridere i lettori. La protagonista è veramente indimenticabile, ed è impossibile non amarla, con il suo linguaggio forbito e la sua ingenuità da adolescente, per la forza straordinaria che continua a dimostrare nei confronti della vita. Davvero una lettura coinvolgente ed affascinante.

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