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Illusione
Siamo nell’America degli anni venti ed il protagonista è Jay Gatsby, apparentemente ricco, determinato e freddo, in realtà è Jimmy Gatz, di umili origini, triste e sentimentale.
Il grande Gatsby ha coltivato il suo “sogno americano”, non proprio onestamente è riuscito a costruirsi un’immagine ed una vita da vip, inclusi onori ed oneri, ma non per avidità, bensì per un sentimento nobile, l’amore. Innamorato di Daisy, Venere altolocata, intraprende la scalata verso il successo per riuscire a conquistare ancora una volta la donna dei suoi sogni.
Quanta tenerezza che provo nei confronti di Gatsby, perché si è illuso? Ancorato al passato e convinto che un sentimento tanto profondo non possa mutare nel tempo, certo di essere corrisposto dopo diversi anni ed un matrimonio infelice . Ma non è così! Daisy è finta, nulla in lei è autentico, è ipocritica perché l’importante è mantenere un rispettoso ed immacolato posto in società, sotto i riflettori bisogna essere sorridenti, colmi di principi, di moralità e di valori. Tutto questo porta ad una tragedia, solo nel momento del bisogno restano i veri amici. Per fortuna Gatsby una persona fedele accanto ce l’ha, uno che sa di onestà e realtà, che, come me, rimane allibito dall’assurdità di certe situazioni e dal vuoto interiore di certi personaggi (“Ognuno di noi si sospetta dotato di almeno una delle virtù cardinali, ed ecco la mia: sono una delle poche persone oneste che abbia mai conosciuto”).
Ho chiuso il libro triste ma appagata, fa riflettere sull’amicizia, sull’amore, sulle cose che contano nella vita e su quelle inutili. Il tutto è scritto con semplicità, peccato che sia così breve, si legge con interesse e voracità. Posso trarne un utile insegnamento, ricordare il passato senza cercare di riviverlo, costruire il presente guardando al futuro.
Ha proprio ragione Fitzgerald quando scrive “Così remiamo, barche controcorrente, risospinti senza sosta nel passato”
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Commenti
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concordo in pieno con la tua analisi!
Il libro è nella mia libreria in attesa del suo turno... e questo tuo commento lo mette tra i prossimi!! :)
Personalmente questo libro non mi aveva fatto nè caldo nè freddo, cionostante ho sentito pareri discordanti a riguardo... In definitiva, credo che sia proprio la sua abilità a far parlare di sè a renderlo comunque affascinante e trasognato...
Senza dubbio, la frase finale si può definire una delle più poetiche di tutta la narrativa del '900, e non solo!
Bella recensione, sempre avanti così!
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non so forse era lo stile che non mi ha fatto entrare in sintonia....:P