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cinquantatré anni, sette mesi e undici giorni
Storia d’amore. Scordatevi fronzoli, canzonette, lacrime.
Qua si parla di amore forte, tenace, di un amore raro, che sa aspettare e nutrire la propria attesa-
C’è il protagonista che è finito in una di quelle storie adolescenziali che di solito popolano i nostri ricordi, ci fanno sorridere per la loro superficialità, innocenza, leggerezza ma nulla più. Invece per Florentino Ariza non è cosi, lui sa che Ferminia Daza è La Storia, lo sa per istinto e sa resistere ed aspettare la sua nuova occasione,negli anni, come un soldato in guerra. E ci sarà un lieto fine, che però non è forzato, ma giunge con leggerezza, quasi a compimento del cammino del protaginista, più simile alla morte che non al classico happy end.
Mentre lei si sposa e lui vive innumerevoli avventure carnali, amorose, o solamente mentali, scalate sociali ed economiche (non è la storia di un innamoratio alla deriva) noi riusciamo anche a lasciarci affascinare insolita atmoisfera dei caraibi.
Grazie Garcia Marquez per questo capolavoro.
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Non ho parole, spettacolo.
Non tanto la storia, che è una storia come un'altra, ma lo stile mi ha fulminato.
Un capolavoro, quei periodi lunghi, quelle descrizioni sintetiche
Ci sono autori come Follett, Cussler, Smith dove la storia la fa da padrone e si punta al finale.
Qui ogni pagina si autoconclude, basta a se stessa e al lettore.
Non cerco la fine, mi godo ogni pagina.
La differenza fra Marquez e quegli autori che ho citato sopra è quella che passa fra Manzoni e i fumettisti (senza offesa per questi ultimi)