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Quella linea d'ombra...
È noto che laddove l’emozione affiora l’ironia incomincia a scemare. Eppure in quest’incontro diciamo ossimorico, deve esistere una zona neutra, come una linea invisibile che, nel passaggio da uno stato all’altro, la nostra psiche diventa ibrida. Qui, in questa sorta di linea d’ombra alla Conrad, troviamo la scrittura di John Fante: a un tempo, esilarante, malinconica. Basti pensare che le vicende de “Il mio cane stupido” – uno dei due racconti di A ovest di Roma - avevano destato l’interesse di Peter Sellers e di altri attori famosi, interessati a farne un film. Alla fine il film non c’è stato: ma rimane il romanzo. Forse un cane umanizzato, così come lo crea la penna di Fante difficilmente poteva trovare un interprete degno. Un cane di carattere, sempre eccitato e con la voglia di incularsi il padrone, tanto per presentarlo ai lettori. In letteratura non sono molti che hanno utilizzato un personaggio - cane dandogli un ruolo da protagonista. Mi viene in mente Bulgakov, in “Cuore di cane” e Agnon in “Un cane randagio”. Per raccontare le rispettive vicende, entrambi hanno scelto di “farsi cane”. Ma un cane pensante, non può che essere un cane umanizzato. Un punto di vista umano che s’incrocia con le condizioni miserabili di un cane! Non poteva che scatenare il risibile a cielo aperto ma allo stesso tempo scuotere le coscienze più attente: si pensi alla cure amorevoli del medico che nutre il cane randagio col solo scopo di vivisezionarlo, o quelle del cane Balak che, scacciato da tutti, quando scopre che sul dorso porta il marchio del lebbroso (l’ebreo), incomincia ad assalire tutti i suoi nemici e chi incontra davanti a sé. Anche Fante sceglie questa strada: il cane Stupido - alter ego di Fante - infatti, gli resterà l’unico fedele. Dell’altro racconto inserito ne “A ovest di Roma”, “L’Orgia”, a memoria rimane la scrittura fluida e sciolta di Fante: che ad oggi fa impallidire quella di certi nostri autori così tanto acclamati. Di John Fante va letto tutto, anche se a lettura finita ti lascia dentro un macigno che non sai più come toglierti.