Dettagli Recensione
Il destino in una scelta
La vita presenta ombre insospettabili e minacciose presenze, un passato ingombrante, è cruda, misteriosa, indecifrabile, violenta. Quando un amico viene a mancare improvvisamente un inevitabile vuoto ci prende ed è difficile sottrarsi al senso di colpa, a un destino che poteva essere altro, circondati dal dolore muto di amici e parenti, dalle voci dei conoscenti.
E allora, sopraffatti da una curiosa presenza, il destino dell’ altro si allinea al proprio e, specchiandoci, ci domandiamo chi siamo e che cosa realmente sappiamo di noi,
identificandoci con l’ umano che resta, con la paura della morte, con un lascito insostenibile.
Inevitabilmente ci addentriamo nel passato del defunto scoprendo che di lui ben poco ci resta se non quell’ idea con la quale abbiamo convissuto da sempre, una visione di superficie che si nutre di uno stato apparente.
Questo quanto accade al dottor Charles Coindreau, voce narrante, un medico parigino alle prese con la tragica notizia della morte dell’ amico Bob Dandurand, improvvisamente annegato lungo la Senna.
Che sia un incidente o un suicidio la ricerca della verità ne ricostruisce la trama, Bob era un quarantanovenne dalla battuta pronta, disponibile, giocoso, ospitale, divertente, la sua casa parigina sempre aperta.
Perché lo ha fatto? Difficile dirlo, ciascuno nasconde una parte di se’, il proprio ménage famigliare, codici personali di comunicazione e appartenenza, figlio di legami atavici, prodotto di scelte avventate, ponderate, insondabili, giovanili, di una narrazione trasversale che non ci tocca, con il diritto di decidere della propria fine .
Lulu, moglie di Bob, che gestisce una modisteria, è percossa dai sensi di colpa, da un dolore muto che non cede all’ evidenza, nell’ impossibilità di ricominciare, una parte di se’ definitivamente consumata e persa.
Giorni rivestiti di un abito smunto, lei che ha sempre amato e giustificato Bob, anche nelle sue ripetute scappatelle, che non ha niente da rimproverargli, che gli è grata di averla scelta, che si incolpa di quello che potrebbe essergli successo, consumata da uno sfinimento psichico e corporale.
A contorno rapporti famigliari tronchi, una gioventù deragliata precocemente, la ricerca di momenti giocosi, un’ affezione profonda, un’ abitudine protratta, una solitudine profonda.
Charles si immedesima in Bob a tal punto da sostituirlo in alcune debolezze, da domandarsi che fine farebbe se fosse vittima della medesima sorte, rivisitando il proprio ménage famigliare, cercando di leggersi dentro, richiamando emozioni sopite.
La morte di Bob scoperchia un nuovo volto, sociale e famigliare, oltre ogni costruzione apparente, sulle sue origini, sulla sua storia, sulle sua famiglia, sui suoi desideri, scoperte sorprendenti delle quali non resta che accettare l’ evidenza.
Oltre il dolore dell’ assenza una certa inquietudine riveste la propria maschera di invisibilità, sconosciuti a se stessi, soli tra tanti, un piccolo mondo borghese pervaso da un alone di frequentazioni e conoscenze che mira alla sopravvivenza, che vede ciò che crede, eppure basterebbe un po’ di ascolto, uno sguardo attento, l’ accettazione dell’ altro nel suo diritto di compiersi.
Il grande Bob e’ un testo costruito su una trama scarna che scava in piccoli dettagli significanti lasciando domande inevase.
…a cosa pensi? A niente, a tutto…
Un’ indagine del profondo dalla quale emergono verità più o meno evidenti, una vita alla quale l’ uomo si adatta, con l’ esclusione di felicità e riposo, una società che egli combatte continuamente, la quotidiana infelicita’, di se stesso e della propria esistenza, una vita nella quale c’è chi ci sbatte in faccia sgradevoli verità e chi cerca di fare gioire gli altri, chi sembra un fallito e chi ha scelto di esserlo consapevolmente.
Niente può essere predetto o domato, conosciuto perfettamente, la verità ( fattuale ) lentamente prende forma e, dopo una lunga rincorsa, si mostra, fredda e deludente, quanto è complicato e complesso comprendere l’ altro, prima sarebbe opportuno leggersi dentro.