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La città e le sue mura incerte
 
La città e le sue mura incerte 2025-02-15 14:32:08 Mian88
Voto medio 
 
3.3
Stile 
 
3.0
Contenuto 
 
4.0
Piacevolezza 
 
3.0
Mian88 Opinione inserita da Mian88    15 Febbraio, 2025
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Vuoti a rendere, mura e occasioni perdute

«Basta che tu lo desideri. Però non è semplice, sai desiderare qualcosa con tutto il cuore. Può darsi che ci voglia del tempo. E che lungo il percorso tu debba abbandonare tante cose. Cose preziose, a cui tieni. Non darti per vinto, però. Perché non c’è fretta, la città rimane lì, non sparisce.»

Haruki Murakami è uno di quegli autori che o si amano, o si odiano. Ultima sua fatica è “La città e le sue mura incerte”, titolo non immediato che si scopre poco alla volta ma che richiede anche una discreta dose di pazienza.
In apparenza siamo davanti a una storia d’amore, o almeno è così che ci viene presentata. Lei vive in una città dalle mura insormontabili e che non è segnata o tracciata su mappe. È un luogo che può essere trovato solo se ci si crede con tutto il cuore, con tutta l’intensità del caso. Poi, come se nulla fosse, ella sparisce. Lui per effetto cade nello sconforto e si risveglia in una vita catatonica, monotona, routinaria. Ha una casa in cui abita da tanto, un lavoro in editoria ormai assodato, una serie di abitudini improcrastinabili. Questa vita che è trascorsa lenta, adesso non gli basta più. Si risveglia all’improvviso ritrovandosi ora uomo adulto che torna a pensar al passato e a quella donna che gli ha fatto provare un sentimento fortissimo all’età di diciassette anni. Si rassegna perciò a vivere in solitudine, con quel che ha, di quel che ha. Il risvegliarsi lo porta a rimettere in gioco tutte le carte in tavola, lascia la casa, lascia il lavoro e decide di diventare bibliotecario in un microscopico paesino sconosciuto a Dio e situato in una montagna altrettanto ignota.
E se quella città che aveva scorto in adolescenza stesse tornando? E se quel desiderio fosse davvero a portata di mano ma il tempo per lui fosse ormai passato? È davvero passata quell’occasione? Altri sono pronti a prendere il suo posto?

«Non esiste nessuno che non abbia dei segreti. I segreti sono qualcosa di cui abbiamo bisogno, per vivere in questo mondo. Non è così?»

“La città e le sue mura incerte” di Haruki Murakami è molto più di una storia d’amore. Si tratta di una storia di perdita, di vuoto, di un vuoto che in nessun modo può essere colmato. È la storia di un vuoto con cui si può solo imparare a convivere. È una storia tra fantastico e onirico che solletica e accarezza con l’intensità di una lama tagliente e che ci riporta in quel realismo magico proprio del narratore.
A tornare sono proprio le ambientazioni che abbiamo conosciuto in “La fine del mondo e il paese delle meraviglie”. Tornano le mura, tornano le ombre, tornano i guardiani, i sogni, lo sdoppiamento tra due mondi, il ruolo cardine del bibliotecario, la forza delle parole. La sensazione, tuttavia, è quella del déja-vu e questo a causa del fatto che l’autore torna a soffermarsi su un’idea già trattata ed elaborata seppur non fino a fondo stante la necessità di tornarvi sopra. Il lettore non ne è subito consapevole e dunque è affascinato e al contempo respinto dal narrato. Il retrogusto che lascia è quella di un qualcosa di già scritto, di una riscrittura in toto. Sono presenti anche tutti quei temi – dal modo di narrare la donna e il sesso passando per una prosa chiara con elementi onirci ed ancora protagonisti in procinto di cambiare la propria vita, confusone tra realtà, un finale aperto –, che da sempre ne caratterizzano le opere.

«No, ho mormorato fra me, al mondo non c’è niente di perfetto. Se una cosa ha una forma – qualsiasi cosa, di qualunque genere –, ha sempre un angolo morto che diventa il suo punto debole.»

Un libro, “La città e le sue mura incerte”, da leggere con un approccio asettico, senza aspettative, altrimenti non riuscirà a soddisfarle. Al contempo può essere un buon modo per avvicinarsi a Murakami anche se, certamente, non può annoverarsi tra i lavori più riusciti. Si sente l’esigenza dello scrittore di tornare su un tema che non era stato esaminato in ogni sua sfaccettatura, ma il ritmo è lento, non accelera, procede in modo costante e segue la canonica penna ricca di dettagli e prolissa che da sempre caratterizza il giapponese. Senza lode, senza infamia.

«Ho cercato per anni le parole giuste per spiegare a me stesso quello che vidi quella notte. Ho letto tanti libri, ascoltato i discorsi di tanti saggi. Ma le parole che cercavo non le ho trovate. E senza poterla esprimere con le parole giuste o le frasi adatte, la mia angoscia è diventata sempre più profonda. Il dolore era sempre con me. Ero come un uomo che cerca l’acqua nel deserto.»

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