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Realtà o fiction?
Realtà e fiction nel nuovo romanzo di Jonathan Coe, un viaggio in un paese sopravvissuto alla Brexit, martoriato dall’ epidemia di Covid, in lutto per la scomparsa della regina Elisabetta II ( settembre 2022 ), guidato dal governo più breve della storia del paese, durato solo 44 giorni, con Liz Truss come primo ministro.
Nel cuore della nazione vige uno stato di precarietà, la contrapposizione tra boomer e generazione Z, una crisi economica sfociata nel tentativo estremo di detassazione, un sistema sanitario al collasso, giovani privati dei propri sogni, incarcerati in un paese aggrappato ai privilegi di una classe di settantenni senza risposte per il futuro.
In un contesto siffatto Phyl, la giovane protagonista, neo laureata in lettere con un lavoro precario al minimo salariale nella filiale di una catena di ristoranti giapponesi, ritornata a vivere dai genitori, spera di raggiungere il proprio sogno di scrittrice, fermando la realtà per dare spazio alla fantasia.
In un’ alternanza di pubblico e privato, realtà e fiction, più trame all’ interno dello stesso filo conduttore, l’ evoluzione e gli intrighi politici di una deriva conservatrice, ci si addentra in un giallo dalle tinte fosche, un’ indagine investigativa divisa in tre parti ciascuna rispondente a un preciso genere letterario.
Quanto i generi sperimentati, ( Cosy story, Dark Accademia e Autofiction ) sono opera di fantasia, appartengono ai propri giorni, quanto la penna di Phyl è sagace, arguta, ricca d’ immaginazione, o trattasi di semplice capacità narrativa?
Difficile dirlo considerando la realtà come una semplice percezione e trasposizione personale dei fatti, generata dalla mente di uno scrittore che mira a lasciare il segno nelle generazioni future, una realtà romanzata, discutibile, artefatta, anche se i morti di Covid, il decesso della regina e il governo di Liz Truss paiono quantomai reali e ogni racconto potrebbe esserlo.
Nell’ alternarsi di possibile e improbabile, di reale e immaginario, una parte del paese guarda con nostalgia agli anni ‘50, Phyl si rifugia costantemente nella leggerezza atemporale della serie Friends in fuga dall’ amarezza dei propri giorni, i suoi genitori faticano a riconoscersi nel presente mentre un gruppo di destra ( Processus Group ) fondato a Cambridge negli anni ‘80 e’ sempre più presente nella politica del paese, un misterioso incidente d’ auto coinvolge un caro amico di famiglia, riemergono frequentazioni scolastiche condivise, il suicidio di uno scrittore, un memoir scritto da un medico in fin di vita, una deriva conservatrice che condurrà il paese al di fuori della realtà per dare spazio alla fantasia.
La scrittura di un romanzo può riferirsi al reale non eccedendo in tratti autobiografici, rimane una storia da definire e una verità da svelare, la propria.
Il complesso intreccio narrativo insegue un assassino senza nome, ricerca il senso di un gesto estremo, ricostruisce l’ origine di un gruppo di pensiero, guarda agli indizi e agli indiziati, riflette su un messaggio da decodificare.
In questo giuoco di scatole chiuse all’ interno di un puzzle scomposto una vita che scorre nella storia tracciando la propria storia, una fine accertata, nuovi indizi e verità presunte, forse era solo fiction, la verità per il momento può attendere, un grosso dubbio rimane.
Un romanzo pensato e costruito inseguendo tracce vere e presunte, che si rinnova continuamente interrogandosi sul valore intrinseco della scrittura, sul suo rapporto con il reale, sul ruolo dello scrittore all’ interno di una vita vissuta in un determinato periodo storico.
L’ idea è lodevole, meno la rappresentazione, l’ omogeneità della narrazione, l’ incastro delle singole parti.
Che sia realtà o fiction, nella difficile definizione di un genere dominante e nella prolungata sperimentazione letteraria predomina una certa fragilità espositiva, presenza malinconica rivolta a un passato dissolto in una nazione tramontata, senza via d’ uscita, un mondo a parte difficile da definire, sempre lo stesso, e allora l’ idea di un romanzo generato dalla fantasia di uno spirito creativo in una parvenza di realtà è evasione dall’ invivibilita’ e non rappresentatività del presente.