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La vegetariana
 
La vegetariana 2024-11-24 13:56:46 68
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68 Opinione inserita da 68    24 Novembre, 2024
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Disgregazione aggregante

“ Ciò a cui lei aveva rinunciato era la vita stessa che il suo corpo rappresentava “

Una giovane donna, Yeong-Hye, rifiuta improvvisamente di mangiare carne tralasciando un corpo che non le appartiene e da cui si sente violata per uno stato immateriale che la ricongiunga a se’ stessa.
Parenti e conoscenti la guardano con sospetto, inorriditi, increduli, giudicanti, lei sempre più magra, zigomi sporgenti, fattezze scheletriche, uno stato invalidante, perché ha deciso di rifiutare la carne, quale il significato del proprio gesto, in fondo è qualcosa che non li riguarda, che non comprendono, in qualche modo responsabili, ma quanto è difficile leggersi dentro.
Yeong-Hye e’ vissuta in un matrimonio di non amore, di invisibilità, di indifferenza, in lei i resti di una gioventù violata, oscuri recessi portati dentro, segreti insospettabili, una trama nascosta, nessuno può salvarla, aiutarla, farla respirare, la scelta vegetariana è un grido silente, accompagnata da un sogno in una neo dimensione appuntita e trafiggente.
Nei tre capitoli del romanzo, cosparsi di un sentimento apparentemente gelido, stantio, inquietante, si accede a un canto che abbandona l’ impercettibile per assumere una nuova forma, una trasformazione e migrazione che riallinei Yeong-Hye a se stessa avvicinandola alla terra nella propria essenza più vera.
Il marito, il cognato, la sorella cercano di interpretarne la mutazione corporale in riferimento a se stessi, all’ impossibilità di capire e amare una donna siffatta, osservando la sua macchia mongolica sulla pelle per asservirla alla propria arte, rispondendo al dolore fraterno per non poterla allontanare da una condizione siffatta.
Di fronte a se’ il corpo di una bella ragazza sottratto al superfluo, a tutto quello che esso rappresenta, in primis il desiderio e la vita stessa, un corpo parlante essendo soltanto se stesso. Quando tutto questo è iniziato, quando Yeong-Hye è caduta a pezzi in uno stato di prolungato silenzio, il sogno di un viso, un gesto estremo di lontananza nell’ attesa di un ricongiungimento armonioso e definitivo?
E allora la carne è il simbolo di quella corporeità a cui si è sottratta, di una sofferenza presente e negata nel tentativo di ricongiungersi a tutti gli alberi del mondo, un corpo smaterializzato che oggi necessita solo di un po’ d’ acqua e di sole, il resto si scioglie sotto la pioggia.
Un dubbio finale insorge, che Yeong-Hye, sin dall’ inizio, abbia cercato la morte e

“ perché è così terribile morire?”

Di certo ha assorbito tutta la sofferenza dentro se stessa, fino al midollo, una ferita nera e profonda che la risucchia in una vita che non le è mai appartenuta realmente,

“ che è solo uno spettrale, sfiancante sfoggio di resistenza”

accompagnandosi verso una morte che le è famigliare come un parente ritrovato dopo una lunga separazione, un corpo che le appartiene nel sacrosanto diritto di farne ciò che vuole.
Uno splendido romanzo nel cuore di una sofferenza, un grido silente e inascoltato, un canto poetico indirizzato a un’ essenza suprema che ricongiunga il proprio se’ al mondo.
Identità, arte, amore, la fluidità della materia, una natura parlante, sogni in cui dissolversi, l’ attesa di una risposta inevasa in uno sguardo cupo e insistente.

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