Dettagli Recensione
Top 50 Opinionisti - Guarda tutte le mie opinioni
La vita è tutta un quiz
Clayton Stumper è un giovane di venticinque anni e ha sempre vissuto in una tenuta signorile nel Bedfordshire (Creighton Hall), con la madre adottiva, Philippa Allsbrook, e la sua famiglia “allargata”.
Questa famiglia, però, è tutt’altro che convenzionale: Philippa, ma per tutti Pippa, Pip o, addirittura Pipster, non è mai stata una donna comune. È stata la prima enigmista donna del Regno Unito, per importanza, e quella che, sotto lo pseudonimo di Squire, ha prodotto il maggior numero di schemi di parole crociate con definizioni criptiche: al suo attivo ci sono migliaia e migliaia di diagrammi pubblicati sul Times.
Proprio questa sua indubbia e rinomata abilità l’ha convinta, nel lontano 1979, a fondare quella che verrà chiamata la Compagnia degli enigmisti. In essa la donna, con caparbia tenacia, era riuscita a radunare attorno a sé le più brillanti menti britanniche nel campo: cruciverbisti, creatori di labirinti, quiz, puzzle, crittografie, giochi di parole, quesiti aritmetici, rompicapi in legno, vetro e metallo si erano, per la prima volta, riuniti e trovati tra simili, per confrontarsi, discutere e sviluppare sempre nuove idee.
Inizialmente questa variegata combriccola si era incontrata, una volta a settimana, in un pub londinese, poi, però, Pippa, messi insieme i risparmi, era riuscita a ricomprare Creighton Hall, la dimora avita in cui era cresciuta coi nonni. La vecchia casa s’era trasformata in una residenza comune dove i più assidui membri della Compagnia avevano cominciato a vivere assieme, aiutandosi e sorreggendosi tra loro nelle varie vicende della vita e, soprattutto, nella loro attività d’enigmisti, divenendo la società che produceva e vendeva più materiale in Inghilterra. I parti della loro fantasia e inventiva erano celebrati e apprezzati ovunque.
Davanti alla porta di Creighton Hall, in un mattino del 1991, Pippa aveva trovato una elegante cappelliera poggiata davanti all’ingresso dell’edificio. Dentro c’era un neonato, Clayton. Come a rispondere a un desiderio mai esaudito di Pippa, quel trovatello, era venuto a completarne l’esistenza.
Nei successivi venticinque anni Clayton era vissuto come il figlio di tutta la Compagnia, per la gioia dei suoi componenti.
Nel 2016, Pippa, dopo una breve malattia, viene a mancare all’età di 89 anni. A curare la cerimonia di esequie è Clayton, il quale, davanti al feretro della madre adottiva, sente esplodere in sé il desiderio, mai espresso a voce, di scoprire le sue origini, di sapere chi era la sua madre naturale. A Pippa non lo aveva mai rivelato, per non turbarla, ma questo desiderio, ora, è divenuto prepotente e assoluto. Ma Pippa non s’è dimenticata del suo ragazzo e, anche da morta, si prenderà cura di lui.
Così, nei giorni successivi, Clayton scoprirà che la madre gli ha preparato una sorta di caccia al tesoro, irta di difficoltà ed enigmi, seminati ovunque, che dovrebbero spingerlo a scoprire le sue origini e, soprattutto, a capire quale potrà essere il suo futuro. Ma, a differenza di tutti gli altri occupanti della casa, Clayton non è un enigmista. Così si dovrà impegnare con fatica e tenacia a risolvere cruciverba enigmatici, labirinti intricati, puzzle con pezzi mancanti, rompicapo letterari e così via.
Perciò, nel mentre al lettore viene raccontata l’incredibile avventura di Philippa Allsbrook e della Compagnia di cui era presidente, Clayton affronterà questi giochi che, per lui, sono anche un modo per scoprire la vita e sé stesso.
“La Compagnia degli enigmisti” è un romanzo che brilla per la sua straordinaria originalità. Infatti quasi in ogni capitolo al lettore sono proposti gli stessi giochi che debbono risolvere i protagonisti. Così, mentre assistiamo ai difficili inizi dell’iniziativa di Pippa o partecipiamo, assieme a Clayton, del dolore e dello smarrimento per la perdita appena subita, ci troviamo davanti schemi di parole crociate, sciarade, anagrammi, crittografie e ogni altro genere di giochi enigmistici.
La vicenda in sé è lieve e garbata, senza eccessi o emozionanti colpi di scena. La storia della Compagnia ci viene raccontata in modo lineare, con amabilità e pacatezza come una bella fiaba a lieto fine: l’avventura affascinante di un gruppo di menti geniali ed eccentriche che, nonostante le traversie personali o, forse, anche a causa di esse, riesce a trovare una propria posizione alternativa nel mondo che consenta loro di emergere e dimenticare gli strazi e i dolori patiti. La “caccia al tesoro” di Clayton si svolge con altrettanta linearità, senza particolari suspense o misteri: addirittura Claytom esasperato, ad un certo punto aprirà a martellate una Alphabetibox — una elegante scatola di legno con riposti segreti che si aprono solo alla soluzione di un piccolo enigma letterario, per vero non particolarmente complicato — giusto per trovare nuovi enigmi da risolvere.
Il ritmo, in generale è pacato e abbastanza lento, ma tra spunti umoristici e passaggi commoventi, si fa leggere con piacere.
Forse l’unico aspetto che non funziona totalmente è proprio la parte relativa ai giochi. Ovviamente questi, che sono per la maggior parte giochi di parole, enigmi letterari e cruciverba, sono stati pensati per la lingua inglese e la traduttrice avrà dovuto fare salti mortali per adattare gli stessi all’italiano. Quindi un plauso va all’impegno profuso, ma il risultato non è esaltante. Alcuni, nella nostra lingua, sono quiz abbastanza banali che un buon appassionato di enigmistica risolve in pochissimo tempo, altri, come lo schema di parole crociate iniziale, sono troppo legati alla lingua inglese (dove gli schemi sono tutti particolarmente “traforati”, ma le varie caselle consentono di inserire una e una sola soluzione compatibile con la definizione, spesso un intricato indovinello) per avere il medesimo appeal in italiano dove, invece, la risposta potrebbe non essere univoca e la stessa definizione appare non di rado ambigua e imprecisa. Altri, come il labirinto, si prestano a soluzioni multiple che non consentono di ottenere l’esito sperato dall’Autore.
Quindi, purtroppo, chi affronta il libro con la speranza di trarre divertimento anche dai singoli giochi offerti resta un po’ deluso e, alla fine, si accontenta di “pedinare” Clayton nella sua ricerca, senza essere stimolato a precederlo, impegnandosi, prima di lui, nelle singole soluzioni.
Però, a prescindere da questa pecca si tratta di un romanzo dai toni intimistici che si nutre delle emozioni dei singoli personaggi, ben ambientato e caratterizzato, che risulta amabilmente piacevole e distensivo; magari non un capolavoro, ma una lettura di sicuro relax.