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Coppie scoppiate
California, primi anni cinquanta, piena ricostruzione post-bellica, Roger e Virginia, coppia in crisi che gestisce un negozio di elettrodomestici a Los Angeles, cercano di liberarsi del figlio Greg iscrivendolo in una scuola privata situata a centinaia di chilometri da casa.
Una scelta travagliata ( solo economicamente) che segnerà l’ incontro con un’ altra coppia, Chic e Liz Bonner, lui noioso uomo d’ affari, lei primadonna svampita, con i quali intrattenere dapprima rapporti di cortesia e di vicinanza, poi un’ intricata relazione sentimentale e lavorativa deragliata nell’ inverosimile.
I quattro protagonisti, accomunati dalla frequentazione scolastica dei rispettivi figli, rincorrono prosperità e gratificazione personale, ciascuno esito di un passato complicato, deragliato, artefatto, il presente la somma di errori e desideri inevasi.
Roger è un uomo immaturo e malleabile vissuto da sempre di sogni impossibili, alla ricerca di un rifugio gratificante, alle spalle un matrimonio fallimentare, Virginia una donna ambiziosa ed egocentrica che non vuole sottrarsi ai propri privilegi matrimoniali, Chic un piccolo imprenditore in balia degli eventi che si è costruito da se’, Liz una primadonna superficiale e artificiosa sempre al centro del proscenio per nascondere insicurezze e fragilità.
Strada facendo esplode un’ esilarante quanto sconcertante recita individuale, flusso di schizofrenica noncuranza, maschere individuali al centro del nulla, nascondendo l’ ovvio, relazioni famigliari sepolte, bugie reiterate, silenzi parlanti, pensieri dissociati e poco gratificanti.
Che cosa rimane oltre uno spot autocelebrativo di macroscopiche assenze, di illusioni negate, di tradimenti pruriginosi, di orgogli feriti, di noncuranza, con il desiderio di essere altrove, immersi in un senso insensato e fallimentare, in una fragilità sentimentale condita da scarsa profondità e sensibilità?
E allora nel cuore di una vita da tempo implosa, che ripercorre giovinezze speranzose declinate in una versione bugiarda di se’, si nascondono segreti inconfessabili, verità negate, colpe evidenti, impegnati in un’ auto celebrazione che sa di commedia degli errori e degli orrori rinviandone ogni volta l’ esito nefasto.
Relazioni insufficienti, inesistenti, perdute, ciascuno testimonia una vita insoddisfacente e la propria immaturità, una versione di se’ che è parte ed evasione da se’.
In questa tormentata e godibile commedia di Philip K. Dick, che esula dalle opere più note dell’ autore, emerge una porzione di America in cui le relazioni famigliari scandiscono tempi e modi all’ ombra di un individualismo poco gratificante e di una nazione che cerca faticosamente di ricostruirsi rigettando paure e dolori recenti.
In un contesto siffatto, con un linguaggio costruito su frasi fatte e luoghi comuni tratti dai film, dalla tv, dai libri, c’è sempre qualcosa che manca, un microcosmo a parte, sordi a se stessi e agli altri, non amando nessuno autenticamente, respirando un fallimento generalizzato, menzogna evidente per chi è destinato a partire o è già partito, per chi vive l’ attesa di un’ unione sentimentale riconosciuta, per chi si ritiene ancora vincente e protagonista, per chi è stato e tuttora è tenuto all’ oscuro della realtà dei fatti.