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La terra d'ombra
 
La terra d'ombra 2024-11-03 16:26:48 68
Voto medio 
 
3.3
Stile 
 
3.0
Contenuto 
 
4.0
Piacevolezza 
 
3.0
68 Opinione inserita da 68    03 Novembre, 2024
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Destino nefasto

Una valle tetra e maledetta tra i monti Appalachi incastonata nel grigiore di infiniti giorni di pioggia, una casa e un capanno nella fitta vegetazione di un bosco, due orfani uniti dalla solitudine lavorativa nella fattoria di famiglia. Laurel e Hank, lei invisa alla comunità che le attribuisce poteri nefasti per una voglia che porta sul corpo, lui reduce di guerra senza una mano, lunghi anni di isolamento in attesa di un cambiamento, per Laurel un inizio che si manifesti dal nulla.
Che sia una triste figura emersa dal bosco, sola, ferita, silente, con un’ armonica in bocca, il cui mutismo ne assolve la presenza enigmatica, la musica somma espressione di se’, un uomo perso, apolide, di cui si ignora la provenienza?
Un legame alimentato dalla condivisione dei giorni, dal lavoro, dalla fatica, dai pasti, cura vicendevole per chi è stato abbandonato e respinto, un’ unione che alimenta speranze, calata nel silenzio intenso di sguardi, immaginazione, sogni, desideri, per nascondere e confondere un passato nebuloso e triste.
La solitudine si fa comunanza, la speranza genera aspettative, costruzioni mentali, desiderio, fidarsi è confidarsi e consegnarsi, mostrando il vero volto, dubbi, ansie, debolezze, auspicando fedeltà, sincerità, lealtà.
Laurel sa di essere sola al mondo, imprigionata in un luogo non luogo, destinata al niente, presto abbandonata da Hank, promesso sposo destinato a una vita altrove, la comunità l’ ha sempre ignorata, trattata con sufficienza, allontanata, considerandola una strega, Walter la sua unica speranza, per questo cerca di capirne e interpretarne il mondo, ma come comunicare l’ incomunicabile a chi non parla, non legge, non scrive, anche confrontati a sguardi che non mentono e a lunghi silenzi parlanti?
Esposti al desiderio di amare, figli fragili di una solitudine protratta, non resta che fidarsi e affidarsi all’ altro, disposti a superare l’ insuperabile, a perdonare, a nascondere, a ricominciare, alternativa ultima alla solitudine più estrema, uno stato di morte in vita e di morte certa.
Purtroppo permane e incalza la crudeltà di una guerra tuttora in corso e di una comunità arrogante, bigotta, impaurita, violenta, l’ odio generalizzato per un nemico immaginato e riconosciuto in un volto e in parole ritenute pericolose, cavalcando una retorica fuorviante e una violenza cieca indirizzata alla crudeltà più molesta, che richiama altra violenza, imbrattando di morte tutto quello che incontra .
Ron Rash, grazie a una prosa cruda, dura, reale, accompagnata per contro da una dolce poetica dell’ amore e del desiderio, dipinge con indubbia maestria un’ angolo sperduto di America dove la vita pare spegnersi indegnamente ma dove rimangono anime che ancora inseguono speranze e desideri.
Il respiro della guerra pare lontano ma la sua eco mai così presente, una natura inclemente trasmette la propria magnificenza condannando i protagonisti all’ interno della propria zona d’ ombra.
Permane un intenso paesaggio interiore riflesso di armoniosa presenza, un viaggio stanziale per il mondo laddove il desiderio riempie giorni difficili e pericolosi, sospinti dal dolce richiamo di poesia, musica, letteratura, da gentilezza, condivisione, fratellanza, prima che la furia cieca di un’ umanità disadorna azzeri presente e futuro mostrando il volto inespressivo e silente della solitudine più nera.

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