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Crepuscolare
Cavalli Selvaggi fa parte della "Trilogia della Frontiera" insieme ad altri due libri.
La vicenda è ambientata al confine tra Stati Uniti e Messico, con libero uso della lingua spagnola, non tradotta per rendere più avvincente e aderente alla realtà il romanzo.
Per chi parla decentemente l'idioma iberico è anche piacevole imbattersi in questi termini stranieri, per chi non conosce tale lingua può risultare antipatico.
Mc Charty è un autore che adora narrare le vicende di reietti e dimenticati, che si aggirano in lande desolate o comunque in terre dure e spietate.
In questo romanzo, che a mio avviso è minore, rispetto ai suo capolavori come Non è un paese per vecchi, l'azione è incentrata su due ragazzi vagabondi, che cercano in ogni maniera di sopravvivere alla spietatezza della povertà e dell'animo umano.
Il crepuscolo è l'immagine ricorrente che avvolge l'azione avvolge il pensiero dei protagonisti, la loro azione il loro incedere tra lande desolate e paesaggi spettrali.
Nessuno vuole nessuno, ognuno e nemico del suo prossimo. La dove si erge uno spiraglio di salvezza nel impossibile amore fra due giovani, arriva subito la scure del dolore a separarli.
La vita non vale nulla, la si baratta per un cassa di birra, i cavalli sono piegati al volere dell'uomo sono sfiniti nel percorrere terre immense e senza confine.
L'autore conosce bene fino a che punto si annidi la tenebra nel cuore di chi sopravvive alla violenza e alla corruzione dei costumi.
E' un libro che per come si sviluppa sin dall'inizio fa intuire che il cammino dei protagonisti sarà segnato dalle privazioni, dal freddo, dalle albe implacabile, dalla natura insensibile alle disperazioni umane.
Un pellegrinaggio lungo un confine invisibile che segna il passaggio dalla spensieratezza giovanile al dramma dell'età adulta. Non adatto ai malinconici e ai sognatori.