Dettagli Recensione

 
Demon Copperhead
 
Demon Copperhead 2024-10-20 07:45:21 Chiara77
Voto medio 
 
5.0
Stile 
 
5.0
Contenuto 
 
5.0
Piacevolezza 
 
5.0
Chiara77 Opinione inserita da Chiara77    20 Ottobre, 2024
Top 50 Opinionisti  -   Guarda tutte le mie opinioni

Diventare grande tra solitudine e abbandono

«Non essere mai meschino in nulla, non essere mai falso, non essere mai crudele. Io potrò sempre sperare in te.»
Charles Dickens, “David Copperfield”.

L’ultimo romanzo che ho finito di leggere è stato “Demon Copperhead” di Barbara Kingsolver, vincitore del premio Pulitzer per la narrativa 2023 e edito da Neri Pozza. Vi si racconta, attraverso la sua stessa voce, la vita di un giovane orfano originario della Lee County sui monti Appalachi, Virginia.
Il modello letterario di riferimento espressamente dichiarato dall’autrice è il “David Copperfield” di Charles Dickens: anche qui il protagonista racconta la propria difficile esistenza, a partire dalla nascita. Fin dalle prime pagine la voce di Demon riesce a catturare il lettore e trascinarlo in una storia tanto drammatica quanto coinvolgente. Il suo racconto ci parla di un ragazzino abbandonato e solo, che ha dovuto lottare fin da piccolo per affermare il suo diritto a esistere, a essere accudito, protetto, rassicurato, amato. Ha dovuto combattere per conquistarsi questi diritti, che chiamiamo inalienabili, che ogni bambino dovrebbe avere garantiti solo per il fatto di essere al mondo.
Ma Demon è nato già orfano del padre e la bionda madre adolescente, anch’essa con una storia di abbandono e solitudine alle spalle, è tossicodipendente. Si prospetta una strada completamente in salita per questo bambino.

I pregi più elevati di questo ricco romanzo, secondo il mio modesto parere, sono sostanzialmente due: il primo è che tratta tematiche abbastanza note in modo però originale. Mi spiego meglio. È presente il tema del disagio sociale, dei diritti negati agli individui più fragili e alle comunità più in difficoltà, molto presente di solito nella letteratura americana. Ma qui si parla di individui e comunità che non ti aspetteresti di incontrare nella realtà degli Stati Uniti degli anni Duemila: bambini orfani sfruttati che vengono fatti lavorare, maltrattati, abbandonati; bianchi poveri, montanari e campagnoli, ex minatori o coltivatori di tabacco, i Melungeon, una popolazione diffusa nel Sud Est degli Stati Uniti, probabilmente discendente da colonizzatori spagnoli e portoghesi mescolata a tribù di nativi, di cui ignoravo l’esistenza. Di solito, pensando all’America vengono in mente altri scenari, invece questo romanzo ci offre uno spaccato su una comunità rurale poco considerata e un po’ disprezzata dagli stessi americani.

«Mostratemi quell’universo al cinema o alla tv. Montanari, gente di campagna e delle fattorie, noi non ci siamo mai, da nessuna parte. È un fatto, siamo invisibili. Arrivi al punto che cerchi di fare più rumore possibile solo per vedere se sei ancora vivo.»

È presente anche il tema della tossicodipendenza, soprattutto nella seconda parte del romanzo, quando alcune atmosfere mi hanno ricordato “I cieli di Philadelphia” di Liz Moore. Il contesto è però diversissimo, qui siamo di fronte a frotte di persone che hanno iniziato a drogarsi prendendo antidolorifici dati inizialmente su prescrizione medica, a ragazzi lasciati da soli, indifesi davanti alla complessità della vita, senza gli strumenti per poter crescere in modo sano e equilibrato.

«Se non conoscete il drago al quale davamo la caccia, le parole non bastano. La gente parla dello sballo, della botta che ti arriva, ma non è tanto quello che provi quanto quello che non provi più: la tristezza e il terrore viscerale, tutta la gente che ti ha giudicato inutile. Il dolore di un ginocchio esploso. Quel laccio che dovrebbe farti sentire attaccato a qualcosa per tutta la vita, che sia una casa o i genitori o la sicurezza, che ti ha lasciato sventolare attorno, sciolto, per tutto il tempo, strattonando le radici del cervello, frustando l’aria con tanta forza da rischiare di cavarti un occhio. E poi di colpo quel laccio si blocca a terra, e sei tranquillo.»

L’altro grande pregio di questo romanzo è lo stile, che dà vita a una narrazione ricca e complessa ma allo stesso tempo vivace e coinvolgente. La voce di Demon è una voce lucida nei confronti della propria realtà e della propria responsabilità, critica verso le ingiustizie che ha dovuto subire, compassionevole verso se stesso. Una storia che riesce a uscire dalle pagine di carta e arriva diretta a sfiorare il cuore di chi la legge.

Indicazioni utili

Lettura consigliata
Consigliato a chi ha letto...
A tutti
Trovi utile questa opinione? 
50
Segnala questa recensione ad un moderatore

Commenti

1 risultati - visualizzati 1 - 1
Ordina 
Per inserire la tua opinione devi essere registrato.

Bella e interessante recensione, Chiara.
La tua valutazione non lascia dubbi sulla qualità del libro. Di fronte alle novità letterarie preferisco attendere, benché qui ci sia il supporto di un importante premio assegnato.
1 risultati - visualizzati 1 - 1

Le recensioni delle più recenti novità editoriali

Volver. Ritorno per il commissario Ricciardi
Valutazione Utenti
 
4.0 (1)
Identità sconosciuta
Valutazione Utenti
 
3.3 (1)
Incastrati
Valutazione Utenti
 
3.8 (1)
Tatà
Valutazione Utenti
 
4.0 (1)
Intermezzo
Valutazione Utenti
 
4.0 (1)
Il mio assassino
Valutazione Utenti
 
4.5 (1)
La vita a volte capita
Valutazione Utenti
 
4.4 (2)
Il dio dei boschi
Valutazione Utenti
 
4.1 (3)
La prova della mia innocenza
Valutazione Utenti
 
3.3 (1)
Il sistema Vivacchia
Valutazione Utenti
 
4.5 (1)
Il passato è un morto senza cadavere
Valutazione Utenti
 
4.3 (2)
La mano dell'orologiaio
Valutazione Utenti
 
4.3 (1)

Altri contenuti interessanti su QLibri

La compagnia degli enigmisti
Il mio assassino
Demon Copperhead
La stagione degli amori
Il dio dei boschi
Tatà
La prova della mia innocenza
La città e le sue mura incerte
Per sempre
La terra d'ombra
In questo piccolo mondo
Lo spirito bambino
Sirene
Giorno di vacanza
Génie la matta
Mattino e sera