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La mia Ingeborg
 
La mia Ingeborg 2024-05-28 09:09:01 marialetiziadorsi
Voto medio 
 
3.5
Stile 
 
3.0
Contenuto 
 
3.0
Piacevolezza 
 
4.0
marialetiziadorsi Opinione inserita da marialetiziadorsi    28 Mag, 2024
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Un amore distruttivo

“Sono Tollak di Ingeborg. Appartengo al passato”

Tollak è un uomo ormai anziano, vedovo (la moglie Ingeborg è sparita nel bosco molti anni prima e mai più tornata), i figli Hillevi e Jan Vidar non lo amano e vivono ormai lontano, in città, quasi senza contatti con il padre. Tollak vive in un certo modo da eremita insieme a Oddo, un ragazzo con un ritardo cognitivo, da tutti considerato “lo scemo del paese” che ha accolto in casa sin da quando era bambino perché la famiglia originaria non poteva mantenerlo. Lo ha praticamente adottato e fatto crescere con i suoi figli che hanno sempre faticato a capire questa scelta paterna.
Nonostante il forte desiderio di Ingeborg di trasferirsi in città Tollak, che ha rilevato una fattoria e una segheria che non fa buoni affari pur di rimanere a vivere ai margini del bosco, si rifiuta categoricamente di abbandonare la sua casa e la sua vita. E nulla riesce a farlo desistere da questa scelta.
Il romanzo è un lungo soliloquio di Tollak, in primo luogo, con la moglie Ingeborg, amatissima, dai bei lineamenti dolci, e che ha sempre ricambiato il suo amore. Ma Tollak parla anche con se stesso e con le persone via via venute in contatto con lui per le necessità della vita.

“È con lei che parlo.
Le parlo più adesso di quanto non abbia mai fatto prima. Giro per la casa, in cortile, per i boschi e parlo con Ingeborg.”

Tollak è un uomo pieno di rabbia e di rancore, furioso con se stesso e con il mondo. Sembra non avere pace nella sua furia cieca e non trovare requie mai e in nessun luogo salvo nell’alcol.
Dopo la diagnosi di cancro decide di convocare i figli e di spiegare loro cosa è realmente successo nel loro passato, tutto quanto loro non sanno e che pensa che debbano finalmente venire a sapere. Ha bisogno di condividere alla fine i suoi segreti, le terribili verità che ha sempre tenuto nascoste.
Tollak nel corso del romanzo ci ricorda momenti di vita familiare passata: i figli bambini, tante scene di quotidianità con la moglie. Si avverte che in fondo ha amato tutti benché in modo decisamente distruttivo. Un amore scuro e profondo come la notte.
Il libro è però anche una lunga storia d’amore. Una storia triste e malinconica che riesce a trascinare il lettore nelle spire dei contorti pensieri di Tollak, nella sua linga confessione: è un uomo che non è mai riuscito ad accettare i progressi ed i passi avanti del mondo rimanendo ancorato ad una vita fuori da tutto, a lavorare in una segheria che non gli dà più lavoro, mentre la moglie ed i figli tendevano ad una vita al passo con i tempi. Lui considera invece corrotto tutto ciò che è contemporaneo, che è diverso dal suo mondo. Per questo non approva i desideri della moglie così come quelli dei figli lo lasceranno infatti solo, oltre la “prigione” nella quale lui li avrebbe voluti confinati. E gli daranno in cambio un forte carico di rancore e incomprensioni.
E’ un romanzo triste questo, senza scampo e senza pietà. E’ la parabola di un uomo che non ha mai saputo godere di tutto quanto la vita gli ha offerto e che ha, anzi distrutto con caparbia volontà.

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Consigliato a chi ha letto...
Baumgartner, di Paul Auster
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