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L'estate in cui mia madre ebbe gli occhi verdi
 
L'estate in cui mia madre ebbe gli occhi verdi 2024-04-29 13:25:46 marialetiziadorsi
Voto medio 
 
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Stile 
 
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Piacevolezza 
 
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marialetiziadorsi Opinione inserita da marialetiziadorsi    29 Aprile, 2024
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Novità dalla letteratura moldava

“Io, senza dubbio, stavo dalla parte delle cose, e non delle persone di quel mercatino. Anche io, come loro, ero sempre stato di troppo, mai necessario, il triste risultato di una trattativa momentanea e la brutta copia ingiallita di quel che, un giorno, sarebbe stato il Figlio. Quello normale, capace, degno, bianco e rubicondo come un uovo di Pasqua. […] Né amato, né desiderato né da buttare: una specie di lampada a forma di tulipano in una casa di ciechi”.

“Gli occhi di mia madre piangevano da dentro. “

“Gli occhi di mia madre erano le storie che non mi aveva mai raccontato. “

“Gli occhi di mia madre erano cicatrici sulla faccia dell’estate. “


Aleksy è giovane ed un vissuto familiare difficile. La sorella Mika, adorata da tutti in famiglia, è morta ancora bambina lasciando lui nel dolore e portando il padre a lasciare la moglie per un’altra donna. La madre, completamente annichilita dal dolore si è chiusa in sé stessa per diversi mesi nei quali ha completamente ignorato l’altro figlio ridotto a mendicare brandelli di affetto che non sono arrivati. I disturbi psichiatrici che Aleksy ha poi manifestato con fortissime crisi di rabbia distruttiva lo hanno portato in un istituto per malati di mente.
Una volta uscito, odia la madre dal più profondo di sé stesso: non riesce a trovare nulla di positivo o di bello nella donna che lo ha partorito.
Fino a che la madre, facendo leva sulla promessa di regalargli un’auto, riesce a portare il figlio con sé in una vacanza di tre mesi in un villaggio nelle campagne francesi durante i quali gli chiederà perdono e gli confesserà di avere un cancro e ancora poco tempo da vivere.
Aleksy all’inizio odia quella vacanza che lo ha costretto a rinunciare all’altra che aveva in programma con gli amici, ma il regalo promesso lo tiene ancorato al villaggio.
A seguito della confessione della madre inizia però a guardarla con occhi progressivamente nuovi, finalmente positivi, a partire dai suoi splendidi occhi verdi. Osserva il suo continuare a pensare al futuro, nonostante la consapevolezza che quel futuro per lei non ci sarà. Il dialogo che per così tanto tempo è mancato finalmente si apre mano a mano, la vita lentamente inizia a fluire e Aleksy si sente responsabile di sua madre, i ruoli in qualche modo si invertono.
Quanto tempo hanno perso madre e figlio prima di ritrovarsi, quanta vita mancata per volontà di entrambi.
Ma gli ultimi mesi costituiscono uno spiraglio di luce in un rapporto che troverà la sua pienezza nel poco tempo rimasto per viverlo.
Lo stile del romanzo segue gli avvenimenti. All’inizio durissimo e senza scampo per il lettore, dominato dall’odio di Aleksy per la madre, diviene pagina dopo pagina più riflessivo, delicato e introspettivo. Il passaggio è estremamente graduale e va di pari passo con il desiderio di Aleksy di curarsi per poter essere di aiuto e di supporto alla madre.
Quell’estate rimarrà poi come un segno indelebile sulla vita di Aleksy.
Il romanzo della scrittrice moldava è gradevole, fatico però a capire l’entusiasmo con il quale da alcuni è stato accolto. La storia è molto esile, lo stile non indimenticabile.

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