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Apeirogon
 
Apeirogon 2024-04-03 21:21:25 mariaangela
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mariaangela Opinione inserita da mariaangela    03 Aprile, 2024
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"Basta Pre Occupazione"

Questa storia, vera, sembra incentrarsi sull’amicizia impossibile tra il palestinese Bassam e l’israeliano Rami che vivono a Gerusalemme su fronti geograficamente opposti e sulle loro bambine Abir e Smadar. C’è qualcosa che li unisce nel profondo, e questo qualcosa non fa differenza di nazionalità, cultura, ideologia, religione…hanno entrambi visto morire le proprie figlie innocenti in situazioni violente.

Smadar ha tredici anni, quando il 13 settembre 1997 dei terroristi si fanno esplodere in strada e lei viene travolta dall’esplosione. Ascoltava musica in cuffia e camminava in compagnia di altre amiche. McCann non ci risparmia dettagli sui corpi dilaniati.

Abir Aramin viene colpita dal proiettile sparato da un ufficiale israeliano che si era sentito in pericolo, in pericolo da una bambina di dieci anni, tanti ne ha Abir nel 2007. Indossava la divisa scolastica ed era appena uscita da un negozio dove aveva comprato le caramelle, un bracciale di caramelle che suo padre porterà con sé alle riunioni. Le caramelle più costose del mondo dirà sempre.
“Il proiettile di gomma scagliò Abir al suolo a faccia avanti.”

Bassam ripercorre la tentata corsa verso l’ospedale, venti minuti al di là del Muro, l’ambulanza col divieto di muoversi, ferma al checkpoint e la sua litania…ti prego, ti prego, ti prego... La descrizione è talmente angosciante che un film non riuscirebbe a rendere più nitidamente lo strazio di questo padre impotente che implora l’ambulanza di partire. Mi ritrovo a farlo anche io parti, parti, parti…anche se già so come evolverà.
“Continuo a sedermi in quell’ambulanza, ogni giorno. In attesa che si muova.”
“Svegliati, Abir, svegliati.””

Questo lunghissimo racconto di eventi nasce dai numerosi incontri dell’autore con i due genitori, che hanno fatto una scelta diversa dall’odio che pure provano, ma che sarebbe stato solo autodistruttivo e che invece diventa un punto di ripartenza per instaurare un dialogo, un comune sentire il dolore, una consolazione, non ho paura di dire un’amicizia che diventa fratellanza, oltre il credibile, oltre il possibile, oltre i contrasti e le divergenze. La loro calma, compostezza, dignità.
L’autore ce lo racconta in tanti piccoli commoventi suggestivi passaggi.
Rami e Bassam, il loro capirsi al volo, il loro salutarsi come fossero fratelli da sempre, alzando semplicemente la mano in segno di saluto. Sono dettagli di straordinaria commozione, poche parole che bastano ad aprire un mondo, un apeirogon.

L’autore parlando di Rami e Bassam dice, “guarda l’amico infilare il casco”.
“Hai un faro spento.
Il tuo faro è rotto, fratello.”
Non si chiamano per nome ma dicono l’amico, il fratello.
“Tre brevi pulsazioni della luce di stop, il loro personale codice morse.”
“Basta PreOccupazione.”
“Sono a casa fratello, il pollice su come risposta.”

Il dolore abbatte le barriere, abbatte i muri, abbatte i preconcetti, rende tutti uguali, tutti ugualmente straziati.

E’ una cosa enorme. E nel libro si percepisce tutta questa magia.

Bassam, è così empatico, così attrattivo. Il suo zoppicare così familiare. Distolgo lo sguardo dalla carta perché non so come reagire. Ma poi riprendo la lettura perché è talmente magnetico, voglio sapere di più, voglio conoscerlo meglio.

Mi soffermo a pensare che le loro figlie sono uguali alle nostre, con i piercing, i Dr. Martens, le cuffie e la musica che è quella che conosco benissimo perché l’ascolto anche io, i capelli cortissimi, i balli sfrenati e improvvisati.
Il dolore e le lacrime sono le stesse di quelle che sto’ piangendo io.
Allora mi chiedo…pensavo che il dolore in quelle zone fosse un’abitudine? Che fosse un rischio calcolato? Mi vergogno di questa riflessione.
“Era strano pensare che fuori da lì ci fosse anche un altro mondo, un mondo normale e funzionante.”
Quella che io genericamente e con ignoranza definisco banalmente guerra, Medio Oriente, è la vita di donne, uomini, bambini che non possono distrarsi.

Il racconto degli eventi tragici che hanno visto morire Smadar e Abir raccontati più e più volte, continuamente, affinché il dolore ci investa davvero nella sua grandezza.

I capitoli sono brevissimi, anche di una sola frase. La prosa è fluente ma a volte devo tornare indietro per fare ordine e rileggere.

Dopo le rispettive tragedie trovano un nuovo motivo di vita nell’organizzazione di cui Bassam è tra i fondatori, “Combattenti per la Pace”, composta da israeliani e palestinesi uniti per fermare le violenze e promuovere il dialogo e la reciproca accettazione dell’altro.
Iniziano i loro incontri sempre allo stesso modo, sempre come fosse la prima volta, perché in questo modo Abir e Smadar rinascono a nuova vita ogni volta.
“Sono Bassam Aramin, il padre di Abir.”
“Sono Rami Elhanan, il padre di Smadar.”
“Abir. Dall’arabo antico. Il profumo. La fragranza del fiore.”
“Smadar. Dal Cantico dei Cantici. Il grappolo della vigna. Il fiore che si schiude.”
“Erano così uniti e vicini che, dopo un po’, Rami sentì che avrebbero potuto concludere l’uno la storia dell’altro.”

“Non finirà finché non ci parliamo.”

Il titolo del libro diventa sempre più chiaro man mano che si avanza nella lettura, il poligono dall’infinito numero di lati rimanda a tantissimi pensieri che via via prendono forma. Mai un titolo è stato più centrato.
Infiniti sono i punti di vista che mi appaiono durante la lettura. Non uno. Non due. Infiniti. Si è possibile.
Sembra strano come una lettura possa avere un effetto così “illuminante”, ma tanto è successo. Non sono israeliani, non sono palestinesi…sono persone non violente, che non hanno chiesto di vivere ciò che hanno vissuto, ma più di tutto nessuno di loro ha più ragioni o più torti dell’altro…suo fratello.
Non ci avevo mai riflettuto abbastanza, così concentrata a sentire solo il rumore assordante delle esplosioni e dei bombardamenti che ci sono, non ho colto nella confusione generale l’urlo disperato dell’innocente ambulanza ferma al checkpoint. Non ho colto l’infinità delle molteplici possibilità.
Non ho visto questi due uomini che si tengono per mano.
Non avevo.

Buone prossime letture.

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Commenti

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Bella presentazione, Mariangela. Un libro sicuramente interessante.
grazie Emilio.
Effettivamente per me è stato così
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