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Etica e moralismo vs corruzioni e disumanità
«[…] Non lasciarla là fuori – qualcosa se la mangerà. Questo è un paese affamato.»
Cormac McCarthy è uno di quegli scrittori che ti prendono per mano e ti accompagnano in viaggi mai uguali ma sempre diversi, tanto per intensità quanto per profondità. McCarthy ha da sempre trattato anche temi in particolar modo più cari, temi che vanno dalla violenza, alla metafisica, alla religione, a dio, all’uomo e alla morte. “Meridiano di sangue” non è da meno ed è senza dubbi una delle produzioni dell’autore più intense e crude non solo per la struttura ma anche per i personaggi che abitano queste pagine.
Ed ecco allora che conosciamo lui, un quattordicenne che nell’America di metà Ottocento, nel Tennessee rurale, deve sopravvivere. Orfano di madre dalla nascita, con un padre che si sbronza dalla nascita da mattina a sera, e nessuna prospettiva per il futuro, ecco che decide di spostarsi verso l’Ovest per cercare un qualcosa, un futuro migliore. Quel che si trova ad affrontare lo porta a vivere situazioni estreme, fatte di violenza, fatte di odio e crudeltà, situazioni in cui la sua sicurezza è sempre a rischio così come la sua vita. Per sopravvivere dopo un cruento pestaggio decide di affiliarsi a una banda in caccia di apache. Ben presto si rende conto, però, la sua situazione non va a migliorare bensì a peggiorare. La banda è capitanata da un uomo che si fa chiamare Giudice, emblema di ogni sentimento negativo radicabile nell’animo umano. La banda vaga nei deserti texano-messicani con la scusante di combattere e cercare un messicano rinnegato a capo di un gruppo di apache ma in realtà uccide chiunque trova sul cammino. Che siano uomini, donne o bambini, non fa differenza; chiunque osa trovarsi sulla loro strada avrà una sorte tragica.
«Un uomo non riesce a conoscere la propria mente perché la mente è tutto quello che ha per conoscerla. Può conoscere il proprio cuore, ma non vuole. E fa bene. Meglio non guardarci dentro. Non è il cuore la creatura che sta percorrendo la via che Dio le ha preparato. La cattiveria la puoi trovare anche nell’ultima delle creature, ma quando Dio ha fatto l’uomo doveva avere il diavolo accanto. Una creatura che sa fare tutto. Sa fare una macchina. E una macchina per fare la macchina. E tanto male che può andare avanti da solo per mille anni, senza manutenzione. Ci credi?»
Una volta tornati in Messico con gli scalpi apache, verrà indetto in loro onore un banchetto che porterà alla luce la follia e a nuovi scatti di violenza gratuita e non preventivata. Ed anche quando saranno costretti a ripiegare sui deserti di confine, non si esimeranno da atti di violenza estremi. Perché questo è ciò che accade a chi si è abbruttito, a chi ormai non vede altro che il male. Altri scontri avverranno proprio all’interno della banda e sarà quando la resa dei conti sarà tra Giudice e ragazzo che lo scontro etico avrà luogo in perfetto stile McCarthy. Perché se da un lato il Giudice ha raggiunto il disprezzo totale per tutto, vita umana compresa, il ragazzo, invece, nonostante abbia visto il male ovunque e si sia abbruttito a sua volta moralmente, rappresenta la speranza di un riscatto etico. Ne è dimostrazione il fatto che, nonostante l’occasione propizia, non colpirà alle spalle il Giudice.
Ma il tempo passa. Passa e passa ancora. Il ragazzo è adesso un adulto, un uomo, che segue il proprio rigore etico, che non ha smesso di vagare per i territori dell’Ovest. Un giorno rincontrerà il Giudice che, al contrario, non è minimamente cambiato. Anzi.
Si sa, c’è un momento per tutto, compreso quello della resa dei conti. Uno stesso atto di clemenza può avere una ambivalenza e un significato diverso. Se per l’uomo moralmente etico è un atto di bontà e benevolenza, per l’uomo eticamente e moralmente corrotto è un mero atto di debolezza e in guerra non c’è spazio per la debolezza, non c’è spazio per l’umanità, non c’è spazio per il sentimento diverso dall’odio.
Cormac McCarthy dona ai suoi lettori un testo forte, ragionato, pensato, un testo che torna a interrogarsi sull’etica e sull’esistenza umana, sui grandi temi che da sempre e per sempre l’hanno ossessionato ed ancora una volta ci fa destinatari di uno scritto affatto banale quanto carnale e viscerale.
«Luccicavano tutte leggermente nell’aria torrida, queste forme di vita, come minuscole apparizioni. Rozze sembianze elevate a dicerie, dopo che le cose stesse erano svanite nella mente degli uomini.»