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Fine asprezza
Una donna che, dopo una vita dedicata alla famiglia, si ritira in mezzo alla natura per godere in solitudine degli anni di riposo che le sono rimasti; una nipote giunta all'improvviso a dare un tocco di vitalità a quest'eremo; un'amica che è stata quasi una sorella e che dopo tanti anni ricompare reclamando, ormai in tarda età, quel legame che è stato così forte tanti anni addietro. Sullo sfondo l'Himalaya, tutto intorno un'atmosfera che sa d'altri tempi. Con ingredienti di questo tipo, è più che lecito aspettarsi, ad un primo impatto, un bel romanzo al femminile, tutto buoni sentimenti, legami familiari, senso dell'amicizia, immerso nella natura e nelle tradizioni indiane. Niente di tutto ciò, tuttavia, appartiene a questo breve romanzo di Anita Desai. A partire dall'ambientazione, un desolato pendio divorato dagli incendi e invaso da ogni tipo di rifiuto, liquame chimico, carcassa di animale, infestato da fastidiosi insetti e da famelici sciacalli. Per passare poi ai personaggi, Nanda Kaul, la protagonista principale, chiusasi in se stessa, isolatasi dal mondo, che vede nell'arrivo della piccola pronipote Raka nient'altro che fastidio e nelle telefonate e nelle visite della vecchia amica Ila Das soltanto scocciature. La stessa ragazzina appare scontrosa, isolata, silenziosa, capace di sentirsi a suo agio soltanto durante le sue scorribande solitarie in mezzo alla natura. Ila Das, che nasconde dietro un ostentato spirito battagliero e una decaduta nobiltà le ferite di una vita di stenti, sofferenza, fallimento. Solo un senso di profonda solitudine accomuna le tre donne, un sentimento quasi viscerale, innato, che soltanto chi è capace di sentirsi solo anche in mezzo agli altri può comprendere appieno. La tragedia è dietro l'angolo, sembra poter spuntare all'improvviso ogni volta che si gira pagina. Eppure, anche se nel complesso può essere definito aspro, duro, il romanzo risulta molto interessante, a tratti anche avvincente, caratterizzato da uno stile di scrittura asciutto ma al tempo stesso fine, da un'ottima caratterizzazione dei personaggi, da una profonda capacità di esplorazione dell'animo umano. A farla da padrone è un forte senso di malinconia che sembra incombere sulla condizione umana, così come incombe, insidioso, spietato, potenzialmente mortale, il pericolo del fuoco sulla montagna.
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Libro letto e riletto. L'ho trovato splendido. Mi piacerebbe infatti leggere altri testi dell'autrice.