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Un mystery senza misteri
Edizioni E/O ha una gran fortuna: che tanti lettori parlino bene dei romanzi da loro pubblicati e mi incoraggino spesso e volentieri a recuperarli; perché se al contrario dovessi basare il mio interesse soltanto sulle copertine che propongono, mi terrei ben lontana dalle loro edizioni. Questo mi è successo di recente con la serie L'amica geniale, ed è ricapitato ancora con "Amabili resti", un titolo che certamente affronta temi molto pesanti ma non credo proprio si meriti una cover capace di far scappare a gambe levate il potenziale acquirente nella direzione opposta. Anche se avessi voglia di leggere una storia più seria, credo che mi terrei alla larga da un volume presentato in questo modo! Per merito di alcune recensioni favorevoli mi sono però fatta forza, e ora non posso che esserne... moderatamente felice.
La narrazione ci porta nella città di Philadelphia, nella Pennsylvania del dicembre 1973, quando la quattordicenne Suzanne "Susie" Salmon scompare in modo repentino e misterioso. Nonostante la sinossi prometta di assistere ad un'intricata indagine, il lettore viene informato fin dalle primissime pagine che la ragazza è stata adescata da un vicino, tale George Harvey; l'uomo, che si rivela essere un serial killer, le fa violenza, la uccide e ne fa a pezzi il cadavere, per poi sbarazzarsi abilmente delle prove ed allontanare da sé ogni sospetto. Il punto di vista non è però quello dell'omicida, né delle forze dell'ordine impegnate ad investigare o della famiglia Salmon, ma della stessa Susie; dal suo Cielo personale, la ragazza continua a seguire le vicende terrene, mentre attende di raggiungere una sorta di pace interiore.
E partiamo quindi dai dolorosi punti a favore del romanzo (dolorosi perché vengono pian piano spodestati da altrettanti punti a sfavore), dal momento che la partenza d'impatto rientra sicuramente in questa categoria: raramente ho letto incipit tanto riusciti, nonché abbastanza crudi e diretti! forse solo "Rose Madder" è riuscito ad ispirarmi una reazione simile. Da subito scopriamo anche l'insolito POV, che da ricercatrice dell'originalità non potevo che apprezzare, sia per il tono scelto per Susie sia per le possibilità offerte a livello narrativo. Ho apprezzato molto anche il modo in cui vengono raccontate le reazioni dei vari personaggi, in particolare della famiglia Salmon: magari non saranno sempre in linea con i desideri del lettore, ma le ho trovate decisamente verosimili.
Per quanto riguarda le tematiche affrontate, ritengo che l'autrice sia stata molto coraggiosa nel parlare tanto chiaramente e senza remore di violenza sessuale, un tema delicato di per sé e ancor più pesante se si considera la sua storia personale. A livello di prosa invece il mio elogio è frenato da una sorta di riserva; perché se da un lato ho adorato l'ottimo uso delle metafore fatto da Sebold, che rendono estremamente potenti alcune scene -nonché più digeribile la violenza-, dall'altro non mi è piaciuta la scelta di mantenere la narrazione non sempre lineare. Questo senso di confusione permea anche i dialoghi, dove abbondano i sottintesi lasciati alla libera interpretazione del lettore; inoltre l'idea di realizzare dei capitoli tematici, in cui si parte da un luogo o da un evento per seguire più personaggi o scene, per quanto carina rende l'esperienza di lettura caotica senza ragione.
Altri difetti soggettivi riguardano la visione un po' stereotipata della vita in Cielo (mi sembra sia la stessa di tanti film basati sullo stesso concept), alcune scelte narrative relative al finale che ho trovato di cattivo gusto, ed un contesto storico non sempre reso al meglio: più volte mi sono proprio dimenticata che la storia era ambientata dai primi anni Settanta in poi. Personalmente reputo poi poco coerente la scelta di permettere a Susie di vedere anche eventi passati, pensieri e ricordi dei vari personaggi.
Il problema principale è però nella dispersività della trama, che racconta semplicemente le vicende successive alla tragedia iniziale, senza mai focalizzarsi su un intreccio specifico. L'unico filone con un minimo di concretezza è quello della missione auto-assegnatasi da Jack Salmon per smascherare l'assassino della figlia, e anche quella perde progressivamente d'importanza; la narrazione lascia poi intendere un ruolo più centrale per la figura di Ruth Connors -in quanto unica personaggia ad essere stata in contatto diretto con l'anima di Susie-, ma anche lei ha un ruolo circoscritto e marginale. Del contributo dato dalle forze dell'ordine, non parliamo neanche!
Indicazioni utili
- sì
- no