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Assoluzione difficoltosa
"…Non c’è vita senza una doppia vita…”
Daniel Savage vive come una svolta la propria nomina a giudice penale, un giudice di colore che pensa sia finito il tempo delle metamorfosi e di essere finalmente diventato se’ stesso.
L’ acquisto di una casa con un nuovo caminetto e un nuovo pianoforte, la rappacificazione con la moglie Hilary, insegnante di musica, il tempo da dedicare ai figli Sarah e Tom, la possibilità di diventare grasso, contento e appagato.
Il passato ha archiviato tradimenti e storie dimenticate, il presente è un ruolo di esempio e di integrità da sostenere al cospetto dell’ opinione pubblica e della comunità.
Una storia a lieto fine che comincia a scricchiolare, telefonate notturne, una giovane coreana che lo riporta a una relazione pericolosa e fugace, l’ ostilità di Sarah, la diffidenza di Hilary nel riconoscergli il ruolo di marito devoto, un amico sopraffatto da una profonda crisi depressiva, un fratello con cui riallacciare il legame perduto, nuove scappatelle sentimentali, l’ importanza del proprio ruolo istituzionale alle prese con un caso nebuloso e contorto.
I pensieri di Daniel corrodono la sua tranquillità, si formano e si autoalimentano, braccato dalle ombre di un passato controverso, dai propri desideri inevasi, da una leggerezza emotiva che ogni volta ritorna e che non riesce a dominare. Si scopre vulnerabile, debole, un bersaglio, di fatto sussiste una contiguità tra il tribunale e la sua famiglia, entrambi vanno convinti di un reale possibile in uno stato di menzogna protratto.
La sua felicità nasconde l’ idea di una vita in qualche modo giunta al termine, esaurita, il divario tra realtà e abito cerimoniale sembra stritolarlo, confondendo le acque, chi lo circonda pecca di limpidezza, si mostra per quello che non è, forse un doppiogiochista.
Un giudice che vive una strana sensazione di turbolenza, risospinto in un passato recente, si chiede chi è realmente, un attore con una buona educazione che ha imparato a essere un bravo ragazzo, cresciuto in una famiglia di cui conservare le tradizioni, un egoista che ha sempre pensato a soddisfare i propri appetiti sessuali, un uomo dalla doppia-tripla vita con un ego smisurato?
Quanto sa dei suoi figli, del suo migliore amico, della moglie, delle conoscenze più intime, fino a che punto è disposto a cambiare per salvare la propria continuità famigliare? Solitamente non ricorda le proprie colpe, in parte rimosse, presente e futuro gli restituiscono un vissuto controverso.
Come può un giudice avere la coscienza sporca, guardare gli imputati e pensare di sostituirsi a loro, immaginare di essere altrove, accatastare immagini, paure, sentimenti, travolto da un vortice di precarietà e ricadere nei medesimi sbagli?
Quale realtà nel paludoso giogo tra vita e morte, verità e menzogna, imputati, giuria, vittime, colpevoli, tutto si gioca su un equilibrio precario in un fondale grigio e limaccioso che ogni volta confonde e ribalta ipotesi, indizi, supposizioni.
Il doppio se’ imperversa, la vita non è ciò che dovrebbe, tutto pare finire, rinascere, il telefono strilla, c’è chi è scomparso, chi si è negato, chi cerca di sopravvivere ai propri fallimenti e chi pensa che tutto gli e’ stato sottratto.
Il romanzo di Tim Parks promette una trama ricca di suspance sulla scia di misteri irrisolti e di una vita contorta dagli innumerevoli volti. La prosa è vivace, scorrevole, persuasiva, il giudice Savage insegue e rappresenta voci raffiguranti reale, immaginario, sogni, ipotesi, una coscienza sporca invischiata tra es e super io, uno stato confusionale che finisce con il riproporre identici gesti e parole, mentre il lettore tra le pagine ipotizza scenari improbabili.
Semplicemente permane uno status quo che è il limite del romanzo, perché tutto alla fine si è mostrato esattamente per quello che è lasciandoci un senso di incompiutezza in una ovvia e poco intrigante commedia umana .