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Relazioni pericolose
Lo scorrere di una vita invivibile e invisibile, chiedendosi chi realmente si è , che cosa gli altri vedono di noi, qualcuno o qualcosa, figli e figlie, quanto tempo a rigettare l’ evidenza per ritrovarsi a rimpiangere chi si è amato e inesorabilmente perso per indifferenza, paura, egoismo.
Ognuno è la propria unicità ma si trascina la colpa di chi non ci ha voluto, investendoci delle proprie manchevolezze, delle violenze subite, di tradizioni vetuste, di rabbia, della paura della diversità.
E allora quale umanità se nel presente una giovane donna immobilizzata in un letto non può esprimere i propri sentimenti e incontrare la persona amata, se un giovane che è stato una bambina infelice tuttora è ignorato e respinto, se una madre abbandonata sentimentalmente dai propri figli nasconde un’ infanzia di violenze, di torti subiti e una giovinezza rubata ai propri sogni di donna?
Ciascuno ha una storia da raccontare, contigua e diversa, capolinea di un luogo della memoria che respira di solitudine, amarezza, rimpianti, consapevole di avere perduto per sempre chi in momenti più o meno lontani gli è stato accanto, ha cercato di capirlo, di renderlo libero, la vicinanza può esprimere lontananza.
Lucija è un corpo immobilizzato dopo un terribile incidente, sente e comprende ma non riesce a esprimersi se non a cenni, porta la sua storia dentro, un amore bellissimo e impossibile perché diverso, abbandonato a se stesso quando andava tenuto stretto e ora, paradossalmente, in una totale dipendenza fisica, il proprio sentimento non è mai stato così lucido e presente.
…” Non c’è orrore che possa più ferirmi, io al momento non esisto nemmeno, il mio corpo è triturato, la mia anima è altrove. Era rimasto il soffitto al tramonto, tutto quello che ho”…
Dorian e’ stata Dora ma si è sempre sentita Dorian, un cammino doloroso e dolente per acquisire una nuova identità, costretto a nascondere quello che è e che sente di essere, i propri sentimenti e l’ amore per Lucija.
…”Sono io la causa di tutto questo, è colpa mia quello che è successo. Il mio nome corrisponde alla mia immagine, la mia immagine alle vostre aspettative, le vostre aspettative sono la garanzia della mia esistenza”….
La madre di Lucija, che non ha mai approvato la relazione della figlia, nasconde una fragilità che le rimanda una se’ bambina tra privazioni, violenze, sogni infranti, arrendevolezza in una società patriarcale in cui la donna è da sempre ridotta al silenzio e considerata un’ appendice di manchevolezze.
I suoi due figli hanno scontato l’esito infausto di una vita fagocitata dalla furia materna, ma lei ha un’ intensa storia da raccontare consapevole che
…” ora, a distanza di tempo, so che se l’avessi lasciata andare, l’avrei avuta con me per sempre “…
E c’è un uomo trasformato in un grumo di dolore che, posto di fronte a una scelta, ha imbracciato un fucile per andare in guerra, ha visto corpi deturpati, case bruciate, la follia, in lui odio, buio e violenza ormai sedimentati.
Oltre l’ indicibile sopravvive un desiderio di normalità e di libertà che andrebbe ridefinito, una vita coraggiosa vissuta in prigionia, genitori soli, un corpo triturato, un’ anima altrove, chi senza passato e chi senza futuro in
…..” una società in cui era iniziata la persecuzione di quelle persone che la natura, nel suo affascinante miscuglio, aveva reso diverse, che soffrono sin dall’ infanzia l’ impossibilità di essere quello che sono, perdendo sovente casa, famiglia, lavoro, dignità”…
E allora non resta che abbandonarsi al caos, vivere la profondità delle proprie storie e dei propri mondi …” ingordi di pensiero”…, allontanandosi da chi crede che i propri …”occhi difettosi”… controllino la realtà.
“:Figli, figlie”, della scrittrice croata Ivana Bodrozic, è un romanzo intenso, a tre voci, diverse e complementari, che si avvale di una prosa essenziale, cruda, diretta per esprimere l’ insensatezza di una vita continuamente sottratta e violata.
Emozioni, sentimenti, società, famiglia, tradizioni, guerra, una superficie stratificata nel proprio desiderio più intimo, sovente inespressa e repressa, un linguaggio dosato e un timbro che insegue i tratti dei personaggi. È una vita invischiata tra possibilità di essere e obbligo di apparire, denuncia sociale e famigliare con intensi e fugaci attimi di intimità in una mirabile lucidità descrittiva.
Come l’ autrice ha sottolineato,
….”questo romanzo è una profonda richiesta di perdono verso gli invisibili, i sottomessi, gli indesiderati, coloro che hanno subito violenze e che sono stati costretti a vivere in Croazia all’ epoca della discussione sulla convenzione di Istanbul, questo romanzo è un atto di amore”….