Dettagli Recensione
Amore impossibile
….” In quella notte di agosto del 1967 ho dato fuoco alla casa dove vivevano le persone che più veneravo al mondo, una notte che divide ancora la mia vita”..
L’ incipit del voluminoso romanzo “ Un amore senza fine “ ne è anche la sinossi, laddove la voce narrante, David, si rivolge in prima persona al passato rievocando una vita indirizzata da quel terribile gesto adolescenziale, un gesto estremo e premeditato per salvaguardare e distruggere un amore idealizzato improvvisamente sottrattogli.
Lo stesso protagonista, anni dopo affermerà
…” Basta un niente a segnare una vita intera, il modo in cui gli altri ti vedono e quindi anche il modo in cui ti vedi tu, determinando il tuo comportamento”…
Nel mezzo cinque anni di cura, ripensamenti, desideri, riabilitazione, un rimuginio interiore che rivive l’ accaduto come nuovo inizio, non la fine di tutto, che aspira a riappropriarsi di ciò che credeva perduto per sempre, riabilitandosi agli occhi di chi lo ha cancellato, non lo ha dimenticato, riconquistando l’ amore perduto.
La rivisitazione dei fatti, univoca, fa credere a David di avere smarrito il senno a causa del proprio amore, maltrattato e disperso, la scissione del proprio io in comportamenti dovuti e regolamentati, un percorso riabilitativo che ha previsto ricoveri, libertà condizionale, analista, reinserimento e controllo sociale, in se’ un unico scopo, la volontà di riunirsi a Jade e alla sua famiglia, I Butterfield.
La distruzione di un luogo dove si credeva di sostare, un nucleo familiare che avrebbe sostituito il proprio, una casa in cui tutto veniva condiviso e discusso e dove i bisogni erano molto più numerosi della possibilità di soddisfarli, un amore assoluto, Jade, universo impossibile da avvicinare, criticare, conoscere.
Come in una seduta psicanalitica delle più impegnative si rievocano le possibili cause e concause del gesto criminoso, pazzia, incidente, premeditazione, braccio armato della volontà distruttiva di altri.
Una ricostruzione che evidenzia complessità, incomunicabilità, famiglie implose, disgregate, contraddittorie, sostituite, una solitudine vaga e totalizzante per un diciassettenne che ha ridotto tutto in cenere.
Dopo cinque anni c’è chi vive e chi sopravvive, segnato per sempre, chi mostra crepe e menzogne rivelando verità nascoste, a David rimangono le lettere di Jade, il rapporto amorevole con il padre, la corrispondenza epistolare con Anne.
Nello sviluppo di una trama percorsa da una scrittura fluida, colloquiale, un lungo monologo che scorre alternando realtà a soggettività, David si divincola tra certezza e desiderio, tutt’ora sconosciuto a se stesso, invischiato in quella follia detta amore che lo ha ancorato al passato, sottostimando quanto il fluire del tempo negli accadimenti lo abbia cambiato, influenzato, indirizzato, in una maturazione che non preveda un’ egocentrica, narcisistica, adolescenziale versione di se’.
Se esiste una possibilità di riscatto, a ciascuno concessa, la bramosia inevitabilmente ritorna e il peccato originale indirizza una vita che si credeva risorta, espiata, corretta, in realtà ancora imbrattata di traumi, dolore, odio.
E allora quale relazione tra amore e sofferenza, come rivivere le ceneri del passato, quale condivisione tra l’ immobilità affettiva e il lasciare andare?
Domande difficili, risposte inevase, al centro il dolore, passato e presente, mentre uno strascico di quello che fu invade il quotidiano in una dimensione di morte e uno stato di menzogna obbligata cerca di salvare se stessi e una relazione di fatto malata e sepolta.
Forse gli esordi di un amore, così giovanile e totalizzante ma ossimorico, l’ ingresso in una famiglia ( David ) e il liberarsi della stessa famiglia ( Jade ) possedevano già le stigmate di un sentimento impossibile, impuro, deragliato, pericoloso.
La realtà incombe, il passato ritorna e non concede sconti, non resta che evadere dall’ insostenibile e annullarsi nel senso di colpa.