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Nothing compares 2U
Pubblicato per la prima volta in Italia nel 2021 nella collana I Narratori e nel 2022 nell’Universale Economica di Feltrinelli, Apeirogon, il romanzo di Colum McCann, bellissimo nella sua complessità, affronta il dibattuto e problematico tema del rapporto Palestina-Israele.
Il titolo stesso, Apeirogon, che allude ad un poligono dal numero infinito di lati, ci introduce in un mondo dagli innumerevoli aspetti per lo più in contrasto tra loro. È il mondo di Bassam e Rami, l’uno palestinese, l’altro israeliano, che si trovano accomunati da un dolore immenso generato dalla perdita improvvisa e violenta delle figlie, Abir e Smadar, uccise in due attentati avvenuti in tempi e luoghi diversi. È il dolore per la più grave perdita che l’individuo possa soffrire, un dolore, unica vera espressione di democraticità in quanto può colpire chiunque senza distinzione di origine, di sesso, di ceto o di colore, che dà la forza di superare l’istante dell’odio e della ribellione, per unificare gli animi, invece di dividerli, per operare nell’interesse del resto della società perché casi simili non si ripetano. Ciò significa perseguire un ideale di pace così difficile da realizzare, soprattutto per l’ignavia e gli egoismi della politica. Risulta evidente, dalle pagine di questo romanzo, come vittime non siano solo coloro che cadono sotto i colpi delle armi, ma vittime altrettanto degne di pietà sono coloro che restano, lasciati soli nella loro sofferenza.
Emerge, in quest’opera, tutta la storia della nascita dello stato di Israele e dell’inevitabile contrasto con il popolo palestinese, senza, tuttavia, che l’autore faccia di essa un romanzo storico. È così, certamente, che la narrazione acquisisce maggiore spessore.
Un testo ricco di metafore, in cui traspare tutta la grande eredità della migliore letteratura irlandese, da Sterne, a Swift, a Joyce, con l’inserimento di innumerevoli digressioni e paragrafi bianchi. Non a caso la stessa struttura del libro è estremamente originale: diviso in due parti, ciascuna composta da capitoli, che a volte si riducono a brevi paragrafi, dalla numerazione crescente nella prima parte, decrescente nella seconda. Dal numero uno si inizia, col numero uno si conclude. Tutto ciò si spiega con quella affermazione apparentemente ermetica: “Se dividi la morte per la vita troverai un cerchio”. Il cerchio, la figura geometrica perfetta, dove l’inizio della circonferenza si conclude con la sua fine, in un congiungimento ideale di vita e morte, dove tutti gli innumerevoli lati dell’apeirogon si appiattiscono in quella linea che formerà infine la circonferenza del cerchio.
E ancora le digressioni, così care a Sterne e allo stesso Joyce, sono parte importante della narrazione, perché la vita non ha un solo tema. È questo il motivo per cui Le mille e una notte, un testo così importante sia per la cultura araba, come ormai anche per quella occidentale, torna tanto spesso nel racconto.
Non meno colpisce come il leitmotif del romanzo sia “Nothing compares 2U” scritta da Prince, ma resa immortale dalla voce e dall’interpretazione di Sinead O’Connor, anche lei irlandese, anche lei devastata dalla morte del figlio diciasettenne. Una interpretazione che è un vero urlo di dolore.
Un romanzo da leggere, sia per la sua struttura originale, ma soprattutto perché ogni parola fa riflettere su quanto sia difficile costruire la pace, quanto più coraggio ci voglia a mantenerla di quanto ce ne voglia ad imbracciare le armi
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Commenti
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Un libro abbastanza noto che però non ho letto. Vedo che l'hai apprezzato molto. Hai anche trovato parole convincenti per le digressioni, che spesso nelle letture che ho fatto mi son parse noiose.