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L'attesa della primavera dopo l'inverno di povertà
Spaccato di una povertà autentica di una famiglia di immigrati italiani in America. Sogni, rabbia, amori e tradimenti si alternano cullati dallo stile unico, ironico e schietto di John Fante. Le pagine scorrono veloci e mai smielate da inutile idealismo.
La rivalsa dei Bandini non passa attraverso gli ideali nobili di fiabe e favolette. I "poverelli" qui non cercano la pietà di nessuno, sono incazzati e rabbiosi nel loro schiantarsi quotidianamente contro la miseria della loro realtà. Qui nessuno piange su se stesso, nessuno si rassegna a subire i piccoli grandi drammi di una vita di stenti, qui si combatte giorno dopo giorno con unghie, rabbia e preghiere, e se ci si lascia andare alla dolcezza è solo per impulsi momentanei. L'umanità nella sua totalità e non nel suo idealismo.
"Sei un uomo in gamba, papà! Stai uccidendo mamma, ma sei magnifico!"
Una nota finale allo stile di John Fante, a dir poco geniale nel mescolare i diversi punti di vista dei protagonisti del romanzo. Il capitolo relativo al Bandini padre preso dalle sue vicende con la vedova Hildegarde è a dir poco da applausi per come in maniera più o meno indiretta riesce a portar avanti una narrazione fluida e dinamica di eventi in evoluzione alternando il punto di vista della moglie di Bandini con le sue accuse (peraltro non presente direttamente nelle vicende specifiche) e la visione del Bandini stesso, con le sue spiegazioni. Applausi.
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Non ho mai letto il noto autore. Pensavo non fosse nelle mie corde. Forse però dovrei riprenderlo in considerazione.