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Sorella, mio unico amore
 
Sorella, mio unico amore 2023-10-29 09:02:02 Chiara77
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Chiara77 Opinione inserita da Chiara77    29 Ottobre, 2023
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Racconto dell'orrore

In “Sorella, mio unico amore”, Joyce Carol Oates si ispira liberamente a un fatto di cronaca avvenuto nel 1996 in Colorado, quando una bambina di soli sei anni, che era stata proclamata reginetta di bellezza, venne trovata uccisa nella cantina della sua ricca casa di famiglia.

Il romanzo di Oates è scritto sotto forma del memoir che scaturisce dalla penna e soprattutto dalla mente del fratello di una bimba uccisa, a soli sei anni, nel locale caldaia della sua abitazione a Fair Hills: la bambina, Bliss Rampike, era considerata una promessa del pattinaggio sul ghiaccio. Il ragazzo, Skyler , mentre scrive ha diciannove anni, è un tossico disperato e sfinito che ripercorre nella scrittura tutta la sua infanzia fino al momento della morte della sorellina e tutta la sua adolescenza segnata dal terribile lutto e da un inquietante e potentissimo senso di colpa che lo sta distruggendo. Attraverso il suo racconto, tagliente e raccapricciante per come descrive la sua triste esistenza, possiamo cogliere come le sfrenate e malate ambizioni per raggiungere la fama e il successo presenti in una famiglia americana dei sobborghi abbiano generato mostri.

I genitori, in particolare, sono due personaggi particolarmente squallidi. Il padre sembra concentrarsi solo sulla carriera, pone ogni sforzo nel cercare di aggiungere altri soldi ai tanti che ha già, è assente nei riguardi dei suoi figli e intreccia in continuazione relazioni extraconiugali. La madre cerca spasmodicamente il successo sociale e la celebrità, vuole essere ricercata dai mezzi di comunicazione. Per riuscire in questa impresa però non ha grandi doti personali che le permettano di eccellere in qualcosa: non è così tanto bella, non svolge una professione, non è una campionessa sportiva. (Siamo alla metà degli anni Novanta, non esistono ancora le influencer). Così ci prova con i due figlioletti: inizia con Skyler, il suo “ometto”, il maschio primogenito. Ma il povero bambino non ha nessuna particolare dote sportiva o di altro genere che lo renda un fenomeno mediatico. Anzi, cercando di eccellere nella ginnastica ha un brutto incidente che lo porterà a zoppicare. Non rimane che concentrarsi sulla figlia femmina, che, inaspettatamente, rivela un incredibile talento per il pattinaggio sul ghiaccio. Così la bambina, a soli quattro anni diventa una stella: televisioni che la riprendono durante le esibizioni, allenamenti intensivi, cure mediche ossessive e farmaci per performare di più, trattamenti estetici invasivi per accaparrarsi nuovi contratti pubblicitari… Finché, un giorno, la povera Bliss viene trovata uccisa nel locale caldaia della sua opulenta abitazione a Fair Hills. Chi l’avrà uccisa? I suoi familiari? Lo stesso fratellino Skyler? Oppure un pedofilo che si è introdotto nella casa senza che nessuno se ne sia accorto?

Si tratta di una lettura molto coinvolgente, lo stile dell’autrice riesce a ricreare i tormenti interiori e la profonda sofferenza di Skyler. Le abbondanti pagine che costituiscono il romanzo scorrono via velocemente, portandoci in territori che svelano l’orrore che può annidarsi in esseri umani ricchi e di successo e in relazioni, come quella genitori-figli, in cui al primo posto si dovrebbe trovare l’amore e non certo lo sfruttamento e la violenza.

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Chiara, benché legga volentieri l'autrice, questo libro non mi ha mai attratto. Non pensavo che fosse di così alto livello.
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