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La (poco) Divina Commedia del Polacco
Si potrebbe sintetizzare l’ultimo romanzo di Coetzee, scrittore sudafricano Premio Nobel per la Letteratura nel 2003, come breve ma molto intenso. In poco più di 100 pagine infatti Coetzee riesce a realizzare un libro dal profondo contenuto, in cui traspare l’importanza che assume l’amore nella vita delle persone. Evidenziando quanto lo stesso amore vissuto univocamente da un uomo (“Cara Signora -dice il Polacco- , non sono un poeta. L'unica cosa che posso dire è che da quando ti ho incontrata la mia memoria è piena di te, dell'immagine di te”), seppur non ricambiato, possa spingere gli individui a mostrare le proprie debolezze senza paura di mettersi a nudo, anche a rischio di essere compatiti dal destinatario della propria passione.
L’uomo in questione è appunto Witold, “Il Polacco” del titolo, celebre pianista dal nome impronunciabile e grande interprete di Chopin che a seguito di una performance in una sala concerto di Barcellona incontra Beatriz, affascinante donna del Comitato organizzatore dell’evento, di cui si innamora perdutamente senza però trovare lo stesso sentimento nella controparte. Partendo da questo presupposto Coetzee tratteggia la figura del Polacco, talentuoso pianista si, ma al tempo stesso non dotato di quella “sensibilità” musicale che invece dovrebbe rappresentare un must per chi interpreta Chopin. Tuttavia visto che il concetto di arte è insito nel personaggio, Witold veste i panni di un novello Dante dei nostri tempi, dedicando appassionate poesie alla sua "musa" con il dichiarato intento di riuscire a scalfire l'anima di Beatriz andando oltre ai brevi momenti di passione vissuti.
Poesia e musica risultano così intrecciate ed in questo accostamento, nel goffo tentativo di emulare "Il Sommo Poeta" da parte del Polacco, si svela la grandezza di questo breve romanzo in cui la sublime arte della poesia, vista come strumento per raggiungere il cuore della sua Beatrice con l’intento di “corteggiarla, perché lei lo ami e lo mantenga vivo nel suo cuore”, ha un risvolto ironico con effetti tutt’altro che producenti. Perché Beatriz riconosce la grandezza del gesto, conscia che il significato ultimo di questa "Commedia" scritta per lei con il fine di renderla immortale, ha in realtà veramente poco di "Divina" ed anzi risulta piuttosto comica.
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M'interessa molto.