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Corpi.
«Non sapeva che non era dall’oscurità che avrebbe dovuto proteggermi, ma dalla luce.»
Non ha nome la giovane donna che conosciamo tra le pagine de “La valle dei fiori”. Sappiamo che è sempre stata una diversa, che ama le donne, che il suo corpo la mette a disagio perché troppo grosso, che la sua pelle è troppo scura, che la sua famiglia la opprime in un profondo e costante senso di inadeguatezza diffuso, sappiamo anche che vive a Nuuk, capitale della Groenlandia, ma non conosciamo il suo nome. Già questo è un dato importante per la narrazione perché ci fa subito arrivare alla mente un dato di grande e profonda importanza: la giovane donna protagonista di questo luogo non ha una sua identità riconosciuta.
Vive tra ricordi del passato e una dimensione del circostante che non le appartiene. Sta per partire per la Danimarca, luogo che a sua volta è noto per essere trampolino di lancio di molti studenti promettenti e di sinonimo di nuovi inizi. Questo vale anche per lei, tutti sono convinti che stia per prendere il volo per iniziare un percorso di vita fatto di successi e traguardi raggiunti. Ma non è così, per lei. La sua “tana” è l’unico luogo in cui riesce a vivere, le lezioni sono un qualcosa che acuisce il suo sentirsi fuori luogo, i compagni non capisco il suo senso dell’umorismo, il suo sarcasmo, lei non riesce a comprendere i loro usi e costumi, sa di essere diversa da loro, sa di non essere da loro accettata. Quello che dovrebbe essere per lei il trampolino di lancio è in realtà il baratro che silente l’attende. Anche il legame con la sua fidanzata Maliina risulterà non sufficiente a invertire una rotta destinata al naufragio.
«Voliamo in un caos ardente che tenta di penetrare attraverso le tende nere, ma noi siamo al sicuro, intoccabili. L’afferro da dietro mentre mi passa accanto e crolliamo a terra. La guardo in silenzio, vola via con me.»
È una narrazione forte e intimistica quella della protagonista de “La valle dei fiori”, giovane donna che entra subito in simbiosi con il lettore suscitando in lui un profondo senso di vertigine e anche di empatia. Perché il lettore va avanti tra queste pagine, si sente parte, si sente complice, sa di essere accanto a questa antieroina che non riesce a trovare una strada per accettare se stessa e il suo corpo.
Corpi. Corpi imperfetti, corpi fatti di difetti. Corpi che vivono e che abitano le nostre vite e ci presentano a un mondo che spesso non ci accetta per ciò che siamo pretendendo da noi sempre e sempre di più. Estremamente interessante anche la struttura del testo con capitoli in discesa.
Niviaq Korneliussen ha anche un altro grande merito e cioè quello di donare al suo lettore non solo uno scritto vivido quanto anche un testo di denuncia di una realtà sconosciuta. Eh sì, perché il più alto tasso di suicidi al mondo è proprio in Groenlandia e le causa di questo si attesta su ragioni molteplici ed eterogenee ma anche inspiegabili. Non esiste cioè una motivazione unica per un dato concreto che si manifesta senza sosta. Solo negli ultimi anni questo si è palesato nella percentuale dell’8% sulla popolazione groenlandese e colpendo in particolare la fascia 14/25 anni.
Non mi stupisco della scelta di Iperborea; non poteva esistere testo più adatto alla tematica dei corpi de “La valle dei fiori”. Un libro da leggere e se ancora non lo avete letto, non aspettate oltre.
«Eri una bomba a orologeria. Era come se stessero semplicemente aspettando che riuscissi nel tuo intento. Non potevi essere salvato, né potevi salvare te stesso, dato che nessuno credeva che ci saresti riuscito.»
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