Dettagli Recensione
Samuel & Anita
«Le umiliazioni continuano ad aumentare: cos’altro possono portarci via? La vita, non ci resta altro.»
Torna in libreria Isabel Allende con “Il vento conosce il mio nome”, opera che oscilla tra presente e passato sino a ricomporre un puzzle fatto di anime, storie e vite. Eh sì, perché l’Allende non teme di porre la sua attenzione su un tema ad oggi scottante: l’immigrazione e in particolare quella del Sud America verso gli Stati Uniti. Ma proseguiamo con ordine.
È il 1938, Vienna non è più la città di un tempo. L’annessione con la Germania ha portato a una diffusione della cultura antisemita, gli ebrei hanno sempre più paura. Qualcuno è riuscito a scappare, la maggioranza non è ancora davvero consapevole del cosa stia accadendo e non è ancora scappata. Tra questi vi è Samuel Adler, un bambino ebreo di quasi sei anni che è fortemente legato alla musica. I suoi genitori cercano di proteggerlo, il padre intesta tutti i beni all’amico di famiglia viennese per tutelarli ma resta vittima delle sovversioni della Notte dei Cristalli, è gravemente ferito e ben presto trova la morte nel campo di concentramento in cui viene deportato. La madre, dal suo canto, perde ogni notizia del marito, cerca di guadagnarsi un visto per il Cile ma senza successo. Non c’è scelta se non quella di separarsi dal figlio mettendolo su un treno destinato all’Inghilterra in modo che possa salvarsi. Anche per lei, le sorti non saranno liete. Samuel parte con la morte nel cuore, una medaglia datagli dal vicino ex colonnello nella Grande Guerra affinché abbia sempre coraggio e il suo inseparabile violino. In Inghilterra la vita non è semplice, ancor meno per chi come lui ha un’indole riservata e un carattere chiuso. Non sarà semplice trovare la giusta famiglia adottiva, crescere e studiare.
«Le immagini più persistenti del suo passato, che sarebbero rimaste intatte nella memoria di Samuel Adler fino alla vecchiaia, sarebbero state quell’ultimo abbraccio disperato e sua madre in un bagno di lacrime, sorretta dal braccio fermo del vecchio colonnello Volker, che sventolava un fazzoletto alla stazione, mentre il treno si allontanava. Quel giorno la sua infanzia finì.»
La narrazione si sposta a Berkeley, siamo tra il 1981 e il 2000 quando conosciamo Leticia Cordero con cittadinanza e passaporto statunitensi e la pelle color dulce de leche. È arrivata nella nuova terra dopo che la sua famiglia è stata massacrata. Si è salvata insieme al padre solo perché nel momento in cui il suo villaggio è stato distrutto si trovava in città per essere operata di una brutta ulcera. Ha attraversato il Rio Grande con Edgar Cordero, il padre, pronto a ogni sacrificio per lei. È ribelle Leticia, ama la vita, ama il padre, ama gli uomini e ama la passione. Scappa giovanissima e non poche saranno le avventure che dovrà vivere.
È il 2019, ci spostiamo a Nogales dove conosciamo Selena Duran, membro attivo del progetto Magnolia nonché assistente sociale. È pronta a recarsi allo studio legale Larson, Montaigne & Lambert per illustrare le sue richieste. Ha bisogno di supporto per aiutare tutti quei bambini che, varcato il confine, a causa della politica di tolleranza zero, vengono separati dalla madre e dal padre. Lo studio è noto per non essere particolarmente onesto e per difendere anche personalità corrotte anche a costo di pagare somme di denaro. Frank Angileri è il pupillo e prediletto della società, resta affascinato da questa donna così lontana dai suoi standard e che non si pone problemi né sul vestire né sul mangiare liberamente. Selena lo incarica di occuparsi di Anita Diaz, di anni sette, separata dalla madre Marisol e cieca. Incontrata la bambina, conosciuto il sistema applicato sui migranti, Frank prenderà a cuore la causa e comincerà a vedere le cose in modo molto diverso.
Isabel Allende con “Il vento conosce il mio nome” dà vita a un romanzo corale narrato su più assi temporali che ricompone il volto di una realtà non facile. Non teme di porre l’accento sul carattere della denuncia, perché se sei un criminale hai diritto a un avvocato, se sei uno straniero no. Non teme di evidenziare le incongruenze di un sistema fallace e contradditorio. Ed ancora, non teme di mostrare il volto di una società basata su una assenza profonda di valori. Ma non si ferma qua. Con “Il vento conosce il mio nome” ci insegna che la Storia fa il suo corso ma che non sempre l’uomo impara dai suoi errori.
Una lettura forte e coinvolgente, che conduce per mano con un ritmo narrativo rapido e fluente, quasi fiabesco in alcuni passaggi, ma mai scontato o staccato dalla realtà. Da leggere.
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Commenti
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La tua bella recensione è un invito alla lettura, anche esplicitato.
Dopo aver letto "L'amante giapponese" , però, non riesco a incuriosirmi verso libri di questa autrice. L'ho trovato così superficiale da far cadere le braccia.