Dettagli Recensione
Inspiegabili assenze
“….Fuggo da un incubo all’ altro ed è così che mi accorgo di avere passato tutta la vita”…
Una vita a rincorrere l’ evidenza, un’ insensatezza destinata a un unicum che sembra niente, condanna per la protagonista e la propria giovane storia in un viaggio tragico e paurosamente scontato.
La Groenlandia e il rapporto conflittuale con la Danimarca, i Groenlandesi e la propria bizzarra unicità, l’ impennata di suicidi dopo la fine dell’ epoca coloniale ( 1953 ), fattori naturali e biochimici, la mancanza di sonno, il troppo sonno, l’assenza di luce, la troppa luce, il sole di mezzanotte, il meccanismo variabile della serotonina, fattori che aumentano impulsività e aggressività, violenza e suicidi.
La giovane protagonista senza nome vive il proprio senso di solitudine in mezzo agli altri, un amore nato dalle ceneri di assenze definitive con la reale impossibilità di amare e di essere amata, la paura di scomparire in una sorta di limbo della dimenticanza, come tanti altri sono finiti e continuano a esserlo.
….” Di cosa hai paura? Ho paura di rimanere sola. No, non è di quello che hai paura, hai paura di essere dimenticata, tu sei groenlandese, hai visto i tuoi capelli neri e i tuoi occhi a mandorla”…..
Tra i giovani in Groenlandia vige una vera e propria cultura del suicidio, il più alto tasso al mondo, violenza, abusi, alcolismo, molte persone scompaiono e nessuno più ne parla.
La protagonista fugge da una terra e da una famiglia che non sembrano potere entrare nelle sue stanze segrete, un futuro di studi in Danimarca, il richiamo alle origini, voci del passato di cui sentire la mancanza, il ricordo vivido di un caro amico d’ infanzia e della nonna che l’ ha cresciuta le cui assenze premature sembrano essere state pianificate.
C’è un posto dove ritrovarsi e perdersi definitivamente in una dimensione parallela
…” La valle dei fiori, un luogo che è una sorta di limbo, dove si trovano i morti che non hanno potuto raggiungere il luogo a cui erano destinati”…
L’ ossessiva presenza di un percorso inverso, una giovinezza che insegue il passato e le sue molteplici ombre, domande e risposte inevase, una bollettino di guerra in continuo aggiornamento, la propria vorace ricerca di un senso, di un angolo di mondo, un desiderio di amore all’ eccesso che plachi la propria sete d’ amore e quell’ assenza definitiva che ogni volta ritorna a rimarcare la propria essenza.
Perché desiderare la fine così intensamente, una condanna da portarsi dentro, per qualcuno semplicemente un sentirsi inadatto alla vita, perché non se ne parla, che cos’è quel non senso che macera dentro?
Il complesso iter della protagonista, la propria stentorea eco di unicità, sentendosi e vedendosi altrove, il desiderio di amare nell’ impossibilità di amare, nascondendo l’ evidenza, percossa da eccessi e bugie, un’autodistruzione definente sottilmente e paradossalmente coperta d’ ironia, una pace famigliare che pare ascritta a un’ accettazione rassegnata.
La Valle dei fiori e’ un romanzo coperto di solitudine, inquietudine, rabbia, un grido lanciato nell’ inconcepibile vuoto dell’ esistenza, voce autentica in un oceano silente, laddove innumerevoli vite inspiegabilmente continuano a mancare, private del proprio senso più vero. La prosa è viva, pulsante, un realismo crudo imbrattato di falso cinismo e di un certo sarcasmo, la ferocia della protagonista ingigantita dal suo progressivo e inevitabile distacco dal mondo.
Risposta non c’è, rimangono assenze sempre più numerose e un silenzio inquietante, inspiegabile, oltre che un grido inevaso in una società anch’ essa silente.
…”Spengo la luce, finisco in un buco nero, non esisto più, non sono nulla”…
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Commenti
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La copertina del libro è bellissima, come spesso succede per i libri Iperborea, ma non so se lo leggerò (vedo che anche per te non è stata una lettura molto agevole).