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La maschera dell’ infelicita’
…” In realtà non ci sono segreti, o forse ce ne sono a centinaia, e nessuno abbastanza interessante per te. Il segreto è che siamo una famiglia, siamo solo una famiglia normale, con una piccola infelicita’ come la tua”…
Quanto la voglia di stupire può deformare la realtà , l’ egocentrismo plasmare un’ invenzione editoriale, quanto dentro una storia puo’ nascondersi un microcosmo famigliare di sbagli, dolori, assenze, inadeguatezza e in una vita che non ha molto da dire ci si può perdere in un’ artefatta e autoreferenziale anestesia del presente ?
“ Piccole umane debolezze “ è la somma di tutto questo, una trama essenziale, cruda, violenta, fondata su un incipit rivelatorio, il ritrovamento del cadavere di una bambina di tre anni, Mia Enright, una terribile accusa rivolta alla sua ultima compagna di giuochi, Lucy Green, posta in stato di fermo, mentre i famigliari, degli sbandati irlandesi imbrattati di stranezza e inadeguatezza sociale, sono ostaggio di un lungo interrogatorio.
Londra, primi anni novanta, Tom Hargreaves è un giornalista di un tabloid alla disperata ricerca di uno scoop, giovane, inesperto, affamato di gloria, in realtà spesso solo, con la voglia di piangere, sessualmente fluido e insoddisfatto, con il bisogno di una vacanza, coinvolto in una storia troppo grande per lui.
I Green verranno isolati in un albergo per rievocare ciascuni la propria porzione di storia e chissà cos’altro, un viaggio nel passato per capire come Lucy abbia potuto diventare una ragazzina pericolosa, probabilmente un’ assassina.
L’ infelicita’ del presente è manifesta, il passato rivela una giovane madre, Carmel, che non avrebbe mai voluto essere madre, che aveva da subito mostrato la propria indifferenza verso Lucy allontanandola da se’ e una nonna, Rose, a lei sostituitasi per otto anni fino alla infausta diagnosi di malattia. Da allora Carmel, nel ricordo della madre, si assume la responsabilità del proprio ruolo, pronta ad occuparsi della figlia, amandola e proteggendola.
I Green sono emigrati irlandesi, hanno avuto problemi di adattamento, di lavoro e di alcool. Richard, il fratello di Carmel, è un alcolizzato che ha paura di restare solo e che si sente solo, la disperazione parte di lui per sempre, Lucy è una piccola creatura nera e imbronciata che somiglia così tanto alla madre, John, il nonno, ha sempre guardato la nipote attraverso gli occhi terrorizzati della moglie Rose e, dopo la sua morte, ha vissuto il desiderio di tornarsene in Irlanda e di finire una vita per lui già finita.
Ma niente si rivela così torbido e terrificante, I Green in fondo sono una famiglia come tante, alle prese con piccole umane debolezze,
…” tragedie troppe ordinarie per essere degne di nota”….
La presunta verità non è certa, il fallimento di Tom nel suo folle desiderio di una trama già scritta, alla fine che cosa rimane? La vita vissuta e il futuro di una giovane madre e della propria figlia, rimorsi, rimpianti, sogni, incubi, difficoltà relazionali, il desiderio di riacciuffare il tempo perduto, con la certezza che
...”le cose che facevi o non facevi non potevano essere cancellate da niente, neppure dall’ amore”..
E allora
…”In quello spazio sperava che i contorni delle scuse che le aveva rivolto anni prima, così trascurabili nella loro forma parlata, diventassero evidenti e concreti. Le scuse che ancora non riusciva a esprimere in modo eloquente, quelle che non sarebbero mai finite e che lei rivolgeva a Lucy e alla bambina a cui aveva tolto la vita, e a se stessa, ogni mattina che si svegliava, pensando, Mi dispiace, mi dispiace, mi dispiace”….
Il romanzo di Megan Nolan sembra presagire un noir dalle tinte forti, ma nel suo incedere assume i tratti di una triste vicenda famigliare narrata dal suo nucleo che non brilla per inventiva e profondità narrativa.
In verità due delitti si sono compiuti con due protagonisti diversi, la superbia di Tom che inscena e da’ credito a un’ accusa infamante e l’ anaffettivita’ di Carmel che, dopo il parto, aveva considerato Lucy già morta.
Il carnefice si è fatto vittima degli errori altrui, la propria violenza riverbera il vissuto e l’ assenza di amore nei primi anni di vita. Il romanzo scava nelle pieghe delle umane debolezze, solitudine, gelosia, abbandono, malattia, alcolismo, asocialità, colpa, isolamento, tutto ciò che può rendere una famiglia infelice infelice a modo suo.
In tale microcosmo fallimentare non c’è assoluzione che tenga, se non un tentativo di espiazione e di riscatto ricercando il perdono con il fondato sospetto di un tempo dissolto e scaduto.