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Una sola lettura non basta
La recensione di oggi – se di recensione si può parlare, dato che il romanzo in questione è considerato uno dei massimi capolavori della letteratura moderna – riguarda "L’urlo e il furore" di William Faulkner. Premetto che, trattandosi di un’opera molto complessa, non me la sono sentita di condurre un’analisi approfondita, ma ho preferito limitarmi a parlare della mia esperienza di lettura.
Il romanzo parla dei Compson, una famiglia aristocratica del Sud degli Stati uniti, e del loro progressivo decadimento in seguito alla Grande Depressione del 1929. Tale vicenda è narrata da quattro punti di vista diversi, quelli dei tre figli maschi e quello della domestica nera, che corrispondono ad altrettanti capitoli. L’elemento più interessante del libro non è però tanto la trama, quanto piuttosto lo stile con cui è esposta. Faulkner, infatti, fa ampio uso delle tecniche moderniste del “flusso di coscienza” e del “narratore inattendibile”, saltando continuamente dal presente al passato e dalla realtà all’immaginazione, in un intreccio che, soprattutto nei primi due capitoli, risulta assai difficile da districare.
La scrittura di Faulkner possiede sicuramente un gran numero di pregi, primo tra tutti la capacità di restituire i pensieri, le emozioni e i ricordi dei protagonisti con estrema precisione. Inoltre, mantiene sempre una forte carica patetica, anche quando sfiora i limiti della correttezza grammaticale. I personaggi del romanzo sembrano usciti da una tragedia, vittime passive delle loro pulsioni inconsce e delle norme morali proprie della loro classe sociale. Allo stesso tempo, si trovano a fare i conti con l’apparente inutilità di tutte le azioni umane, in perfetta coerenza con il monologo del "Macbeth" da cui è tratto il titolo.
Ciononostante, devo ammettere che, mentre leggevo, ho colto questi pregi solo di sfuggita. Il motivo è che, come già accennato, i primi due capitoli presentano continui salti temporali, costringendo il lettore a concentrare tutte le sue energie nella comprensione della trama. "L’urlo e il furore" risulta quindi, almeno a mio avviso, un romanzo controverso: se, da un lato, il suo stile consente di raggiungere un livello di verosimiglianza psicologica molto elevato, dall’altro rende la lettura poco fluida e piacevole. Probabilmente, il modo migliore per affrontarlo sarebbe leggerlo due volte, una prima per ricostruirne gli eventi, e una seconda per apprezzare appieno la sua bellezza.
“Perché, disse, le battaglie non si vincono mai. Non si combattono nemmeno. L'uomo scopre, sul campo, solo la sua follia e disperazione, e la vittoria è un'illusione dei filosofi e degli stolti.”
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Anche se volevi scrivere annotazioni su un'esperienza di lettura, di fatto hai scritto una recensione assai interessante.
Date la struttura del libro (che non ho letto) e lo stile dell'autore, comprendo che non hai riscontrato quella piacevolezza di fruizione che cerchiamo in un romanzo. E' un po' ciò che ho provato anch'io nell'unica lettura fatta dell'autore : "Mentre morivo" : apprezzato ma non amato.