Dettagli Recensione
PARTICELLE COMPLESSE
Primo in ordine cronologico, secondo delle mie letture dopo "Sottomissione", questo romanzo conferma la personale convinzione che spesso l’opera prima sia tale anche in qualità. Se non altro è più fresca e autentica. Forse poiché dettata da un’urgenza che, nel prosieguo delle opere, perde slancio e vigore.
Ma, in questo caso, non solo. Rispetto a "Sottomissione", qui, l’utilizzo di più protagonisti: due maschili principali, Bruno e Michel, e due femminili ancillari, Annabelle e Christiane, permette all’autore di andare oltre al proprio ombelico e dare un respiro più ampio e sfaccettato alla storia e anche alla scrittura.
Allo stile tagliente e umoristico che caratterizza la sua penna (esilaranti, i capitoli ambientati nel Luogo del Cambiamento), si affianca uno sguardo compartecipe e commosso. Come uno zoom che un po’ si allontana dal soggetto, ne ride e ne prende le distanze, un po’ si avvicina e con esso patisce e si identifica, consapevole di essere accomunato dalla medesima sorte.
Ma è soprattutto verso le donne che la sua scrittura si polarizza, alternando pennellate feroci a momenti di profonda tenerezza.
I temi sottesi alla storia sono quelli cari a Houellebecq: la crisi di valori del mondo occidentale soppiantati dai nuovi vessilli del razionalismo, della libertà e dell'edonismo a cui consegue, come in un effetto domino, il disgregamento dei nuclei sociali, la solitudine, l’alienazione, fino alla ricerca affannosa di nuovi valori e aggregati entro cui ritrovare una collocazione sociale, un'identità, un senso appartenenza.
Al ciclo di vita del moderno Occidente, Houellebecq affianca parallelamente la parabola dell'esistenza umana: spirito di libertà in gioventù, senso di vuoto sulla soglia dell'età adulta, bisogno di legami nella fase di maturità che prelude alla vecchiaia.
Così che alla fine il cerchio si chiude, si direbbe. E invece no, poiché il percorso assomiglia più a una spirale che non permette ai protagonisti di ricongiungersi, ancorché animati dai medesimi desideri.
Poiché, due solitudini insieme non fanno un’unione, bensì una grande, immensa solitudine.